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Iniezioni intravitreali, domande frequenti

iniezioni intravitreali - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Le iniezioni intravitreali rappresentano oggi la terapia più efficace per chi è affetto da una maculopatia umida. Ma cosa sono di preciso le iniezioni intravitreali? Quando e in che modo portano un beneficio a chi vi si sottopone? Può eseguirle chiunque? Dubbi e domande non mancano mai.

Cos’è la maculopatia?

La maculopatia è una patologia degenerativa che colpisce la porzione centrale della retina, chiamata appunto macula. Si tratta di un’area importantissima e delicatissima dell’occhio. La macula svolge un ruolo cruciale nel buon andamento della vista e nella percezione dei colori. Nelle maculopatie essudative ciò che accade è che si vengono a formare dei neovasi a livello sottoretinico che determinano il deterioramento e la morte dei fotorecettori.

Le maculopatie sono di diverse tipologie, ma la più nota e comune è quella senile, cioè tipica dell’età che avanza. Si presenta in età matura favorita spesso da una serie di fattori predisponenti: stili di vita orientati all’eccessiva sedentarietà, fumo di sigaretta, abuso di alcolici, un’alimentazione poco sana e poco varia e altri.

La molecola che causa la proliferazione di neovasi nella maculopatia essudativa si chiama VEGF. Le iniezioni intravitreali a base di farmaci anti-VEGF sono altamente efficaci e rappresentano l’unica cura scientificamente comprovata per rallentare notevolmente e persino arrestare l’avanzamento di una patologia per la quale ad oggi ancora non esiste una soluzione definitiva.

Le iniezioni sono dolorose?

L’idea di sottoporsi ad una iniezione oculare può intimorire. Tuttavia, le iniezioni intravitreali non sono dolorose: si eseguono previa somministrazione di un anestetico per uso topico, e l’ago è davvero sottilissimo.

Come farò a tenere l’occhio aperto?

Non è necessario sforzarsi di tenere l’occhio aperto né cercare di controllare l’ammiccamento. Per mantenere le palpebre aperte si usa un apposito strumento chiamato blefarostato. E l’occhio rimane immobile naturalmente per tutta la durata del trattamento, che dura pochi secondi appena.

A chi rivolgersi in caso di maculopatia essudativa? Chi è lo specialista che esegue le iniezioni intravitreali?

La maculopatia è una patologia oculare che deve essere diagnosticata, valutata e trattata esclusivamente da un oculista, ancor meglio se retinologo, cioè specializzato in patologie della retina. Per quanto riguarda le iniezioni intravitreali, si consiglia di rivolgersi ad uno specialista dalla comprovata esperienza nell’eseguirle. E’ proprio l’esperienza a dare quella perizia e quella manualtà fondamentali per portare a termine la procedura con sicurezza e senza alcuna esitazione. Si ricordi inoltre che le iniezioni intravitreali si eseguono in ambiente sterile.

Quante iniezioni è necessario eseguire? In quanto tempo si ottengono i primi risultati?

L’importante è essere costanti e sempre presenti agli appuntamenti con la terapia. Per quanto riguarda le iniezioni intravitreali per la maculopatia essudativa, si possono prevedere 3 iniezioni nei primi 3 mesi, per poi diradare gli incontri nei restanti mesi dell’anno, sino ad arrivare ad un totale di 7 o 8 iniezioni.

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Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.

Benefici del pomodoro per la vista

benefici del pomodoro - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

E’ il re dell’estate, ma anche il dominatore assoluto della dieta mediterranea. Perché a noi italiani piace mangiare “in rosso”. Che sia cotto, crudo, sotto forma di sughi, pelati, capresi o sulla pizza, il pomodoro mette sempre di ottimo umore e rallegra il palato. Ebbene, oltre ad essere molto gradito al palato e agli occhi, il pomodoro è davvero un toccasana anche per la salute oculare. Alcuni ricercatori hanno analizzato i benefici del pomodoro per la vista e stanno persino mettendo a punto una serie di preparati specifici a base di questo fantastico frutto. 

Prodotti a base di pomodoro: quali benefici?

In passato decotti, impacchi e altri remedia erano davvero all’ordine del giorno. Oggi, naturalmente, la medicina fa affidamento su una serie di molecole altamente efficaci, frutto della ricerca chimica e farmacologica ad altissimi livelli. Grazie ad essa godiamo di una salute eccellente e la durata della vita media si è dilatata notevolmente.

Una ricerca pubblicata recentemente sulla rivista Plant Phisiology, a cura dei ricercatori del laboratorio di Biotecnologia dell’Enea, ha sottolineato gli straordinari benefici del pomodoro per la produzione di farmaci antinfiammatori e antiossidanti per la vista, con particolare riferimento alla prevenzione delle patologie legate allo stress ossidativo ed all’invecchiamento cellulare. In particolare, gli accademici hanno rivolto la loro attenzione alla molecola della crocina.

Benefici del pomodoro: il ruolo delle crocine nella prevenzione della maculopatia

Come accennato, il frutto del pomodoro è ricchissimo di crocine, carotenoidi dal notevole effetto antiossidante e fotoprotettivo nei confronti della retina. Le crocine rivestono un ruolo fondamentale e preziosissimo a livello di protezione delle strutture oculari dai raggi ultravioletti e aiutano a prevenire l’insorgenza della Degenerazione Maculare Senile.  Le crocine sono altamente presenti anche nello zafferano e si estraggono anche dalle foglie di tabacco e dal batterio dell’escherichia coli. Se per quanto riguarda lo zafferano, produrre ed estrarre crocine diventerebbe poco sostenibile dal punto di vista economico, possiamo affermare lo stesso per quanto riguarda le altre due fonti citate, per le quali invece è necessario intervenire con adeguati processi di purificazione.

Il pomodoro, ottimo per preservare la vista

Anche senza attingere agli ultimissimi e sempre interessanti ritrovati della scienza e senza doversi recare in farmacia, conviene sapere che il pomodoro è un ottimo alleato della nostra salute oculare. Dunque renderlo protagonista della nostra dieta settimanale, sia in estate che in inverno, è davvero una scelta consigliata e condivisa da tutta la comunità scientifica. In cosa consistono i benefici del pomodoro per la vista?

Il pomodoro è ricchissimo di vitamina C (e betacarotene), un potente antiossidante capace di:

  • proteggere il sistema immunitario
  • rinforzare le strutture oculari
  • prevenire l’insorgenza della cataratta e della degenerazione maculare senile
  • rigenerare la vitamina E, un antiossidante preziosissimo per prevenire o ritardare l’insorgenza delle patologie oculari degenerative

Il pomodoro è anche particolarmente ricco di polifenoli, importantissimi antiossidanti capaci di contenere lo stress ossidativo cellulare, ritardare l’invecchiamento e prevenire tutte le patologie (anche oculari) legate a doppio filo al tempo che avanza.

Ancora, nel pomodoro troviamo ferro, calcio, fosforo, potassio e molte vitamine preziose per la nostra salute. E tantissimo licopene, presente maggiormente nei pomodori maturi. Il licopene ha le seguenti proprietà:

  • è un antiossidante
  • ha un eccellente potere antinfiammatorio
  • protegge le strutture oculari dai raggi UV
  • protegge in particolar modo la retina, quindi è un ottimo alleato nella prevenzione della maculopatia (si pensi che secondo i risultati di una ricerca scientifica, chi è affetto da Degenerazione Maculare Senile ha livelli particolarmente bassi di licopene nel sangue)

I benefici del pomodoro sia cotto che crudo

Una curiosità: il licopene è assorbito meglio e il suo effetto benefico nei confronti della salute oculare è potenziato, se i pomodori sono stati cotti! Se invece desiderate fare il pieno di antiossidanti senza cuocere il pomodoro, potete preparare una ricca insalata mista con pomodori e verdure di stagione, condita con un filo di olio extravergine di oliva, anch’esso ricchissimo di polifenoli e antiossidanti naturali.

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La salute oculare prima di tutto, in tutte le stagioni. Se desideri prenotare una visita oculistica specialistica, siamo a tua disposizione. Il nostro centralino è a disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 119

Blefaroplastica: le domande dei nostri pazienti

Intorno al tema della blefaroplastica si sentono e si leggono (specie sul web) tante notizie ed informazioni spesso discordanti. Quando si cerca di reperire informazioni utili in ambito medico e scientifico è fondamentale attingere a fonti autorevoli e sicure. E’ per questo motivo che abbiamo rivolto al dottor Christophe Buratto – responsabile della Divisione Oculoplastica presso il Centro Ambrosiano Oftalmico – alcune tra le domande più frequenti che i nostri pazienti spesso ci rivolgono in merito alla blefaroplastica. Domande di indole pratica, tipiche di chi sta per sottoporsi ad un intervento di oculoplastica (o ci sta pensando) e vorrebbe saperne di più. Leggiamo assieme le risposte che ci ha gentilmente fornito.

Cos’è l’intervento di blefaroplastica?

La blefaroplastica è un intervento chirurgico che si esegue nell’area periorbitale. L’obiettivo è quello di ridurre le lassità cutanee dovute al rilassamento del tessuto palpebrale o alla presenza di accumuli di adipe. Il fine dell’intervento può essere duplice: se da un lato risponde ad un’esigenza estetica, dall’altro non tutti sanno che la sua finalità può essere anche orientata al ripristino della funzionalità visiva. Questo accade quando, per esempio, una palpebra superiore cadente copre parzialmente in campo visivo del paziente.

 

Quando si vedono i risultati della blefaroplastica?

Il decorso post operatorio dell’intervento di blefaroplastica è di breve durata: dopo una settimana si rimuovono i sottilissimi punti di sutura applicati sulle palpebre. Poiché nei giorni successivi all’intervento gli occhi possono presentare un modesto gonfiore passeggero, sarà necessario attendere qualche settimana prima di apprezzare totalmente i risultati della blefaroplastica. In generale, tuttavia, dopo un mese circa è possibile cominciare a godere dei benefici estetici dell’intervento.

 

Quanto dura il gonfiore nel post intervento?

Come detto, la blefaroplastica regala uno sguardo fresco e decisamente ringiovanito. Ma è necessario avere un po’ di pazienza. Durante la prima settimana dopo l’intervento, l’area interessata si presenterà leggermente gonfia ed affaticata. Un fenomeno del tutto normale e, ricordiamo, transitorio. In questo contesto, è fondamentale ricordare che è bene cercare di dormire in posizione supina e con il capo sollevato: un cuscino in più sarà d’aiuto. In aggiunta a questa piccola attenzione, sarà utile praticare qualche impacco freddo o con ghiaccio.

Cosa non fare dopo l’intervento?

Subito dopo l’intervento di blefaroplastica è consigliato non fare sforzi, non chinarsi, non tossire (ove possibile), non sollevare pesi. Come già detto, il capo va tenuto sollevato anche durante il riposo notturno, con l’aggiunta di un secondo guanciale. Ancora, è vietato toccare o sfregare gli occhi. In caso di dolore è possibile assumere degli analgesici: nei documenti post operatori, si rilasciano sempre tutte le indicazioni del caso, inclusi gli eventuali farmaci ai quali è possibile ricorrere.

Dott. Christophe Buratto - CAMO Centro Ambrosiano Oftalmico

A che età è possibile ricorrere alla blefaroplastica?

La maggior parte dei segni che inducono i pazienti a decidere di sottoporsi ad un intervento di blefaroplastica hanno a che fare con l’avanzare del tempo. Occhi stanchi, spenti, sguardo affaticato: ecco cosa accade quando il tempo avanza e la pelle dell’area perioculare comincia a perdere tono ed elasticità. Dunque, molti dei pazienti che si rivolgono a noi per un intervento di blefaroplastica, si trova già in età adulta o matura. Ma non solo. La blefaroplastica è anche la soluzione a problemi di indole anatomica o a patologie dell’area perioculare che portano con sé un inestetismo (come una ptosi palpebrale, che può influire negativamente anche sulla funzionalità visiva). Questi disturbi possono interessare anche pazienti più giovani. Dunque possiamo affermare che la blefaroplastica sia un intervento che non presenta particolari limiti d’età.

Leggi anche: blefaroplastica, domande frequenti

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La Divisione Oculoplastica del Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione. Il team di specialisti include professionisti di grande competenza, esperienza e perizia, in grado di curare una vasta gamma di patologie e di inestetismi oculari per rispondere con efficacia tanto ad esigenze di indole estetica, quanto a necessità di tipo funzionale. Il risultato è un approccio globale e a tuttotondo alla salute oculare. Chiamaci: il nostro centralino è a disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.

Alimentazione e vista: domande frequenti

E’ opinione diffusa che le più marcate ed evidenti ripercussioni che l’alimentazione può esercitare sulla nostra salute si manifestano a livello di peso corporeo o sui valori di alcuni parametri del sangue. In parte è così, ma non esclusivamente. L’alimentazione è legata a doppio filo anche alla nostra salute oculare. I nostri occhi possono infatti risentire di abitudini alimentari sbagliate, restituendoci alcuni segnali spesso inequivocabili. Indaghiamo dunque assieme al dottor Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico, il legame esistente tra alimentazione e vista. 

Dottor Buratto, in che modo gli stili di vita moderni influiscono sulla vista?

La nostra salute oculare è il risultato dell’interazione tra una vasta gamma di fattori. Alcuni già noti alla scienza e ampiamente indagati, altri invece più nuovi, figli del tempo nei quali viviamo e delle circostanze nelle quali a volte ci ritroviamo nostro malgrado.

Tra questi, citiamo:

  • l’uso e spesso l’abuso casuale di farmaci;
  • l’uso prolungato di cosmetici e prodotti per il make up (dei quali spesso non abbiamo cura di leggere l’INCI);
  • le condizioni ambientali che caratterizzano i luoghi nel quale trascorriamo il nostro tempo (in particolare la qualità dell’aria);
  • l’uso ed abuso di strumenti digitali, necessari per motivo di studio o lavoro, non sempre necessari per la socializzazione il gioco o l’intrattenimento;
  • l’uso protratto nel tempo di lenti a contatto;
  • un’alimentazione poco bilanciata e poco curata, pensata per soddisfare il palato e per saziare velocemente;
  • e più in generale, le sfide sociali poste in essere da epidemie (come nel caso della pandemia da Covid-19).

Gli occhi sono un delicatissimo “ecosistema” messo spesso alla prova a volte da tutti questi fattori assieme, altre volte solo da alcuni di essi. E a questi potremmo aggiungere i classici fattori di rischio di molte patologie oculari, di vizi dannosi per la salute, come il fumo, l’esposizione ai raggi ultravioletti senza adeguata protezione, le patologie sistemiche, le patologie della sfera emotiva, la genetica.

Dottor Buratto, abbiamo capito che i fattori da tenere in considerazione quando si parla di vista sono davvero innumerevoli. Ma quanto pesa l’alimentazione?

Un noto filosofo dell’Ottocento ha dichiarato che “noi siamo quello che mangiamo”. E non aveva tutti i torti. Il cibo riveste oggi un ruolo davvero fondamentale nella nostra vita ed ha interessanti ripercussioni anche a livello sociale. Se molti di noi si nutrono in maniera frenetica ed inconsapevole, spinti dalla mancanza di tempo e da ciò che la pubblicità dà loro letteralmente “in pasto”, altri cercano di riscoprire l’autentico valore dell’alimentazione. Compiendo un vero e proprio ritorno alle origini, scegliendo alimenti prodotti tradizionalmente e a chilometro zero. Una scelta virtuosa che mi sento di consigliare a tutti.

Grazie agli innumerevoli programmi di screening ed alle campagne di sensibilizzazione a carattere medico e scientifico, oggi è sempre più chiaro che la manifestazione di alcune patologie è strettamente legata alle abitudini alimentari. Mi riferisco ai disturbi gastrointestinali (come la sindrome del colon Irritabile, per esempio), al diabete di tipo II, all’ipertensione. Più in generale, la scienza ha messo spesso in correlazione lo stato di salute del microbiota intestinale con quello del resto dell’organismo.

E per quanto riguarda la salute oculare nello specifico? Il legame tra alimentazione e vista è davvero così stretto?

Il legame tra alimentazione e vista è più stretto di quanto si possa pensare. Alcune ricerche scientifiche per esempio hanno indagato il legame tra la disbiosi intestinale (cioè l’impoverimento marcato della flora intestinale) e il rischio di sviluppare la degenerazione maculare senile di tipo secco. Ancora, tra le complicanze del morbo di Crohn e della colite ulcerosa (spesso favorite da un’alimentazione sbilanciata e da uno stile di vita irregolare) troviamo spesso la Sindrome dell’Occhio Secco. E poi ancora, alimentarsi in modo scorretto, prediligendo cibi grassi, molto conditi e calorici a scapito di frutta e verdura di stagione, favorisce l’insorgenza del diabete di tipo II. Che come sappiamo è un fattore di rischio importante della retinopatia diabetica, una patologia oculare molto insidiosa, non sufficientemente nota al di fuori del mondo medico-scientifico.

C’è un consiglio generale che possiamo dare a chi vuole prevenire le patologie oculari a partire dalla buona tavola?

Il consiglio è quello di seguire i precetti della dieta mediterranea e di bere molta acqua. L’acqua è preziosissima per la salute degli occhi, perché fornisce l’idratazione della quale le strutture oculari hanno bisogno per mantenersi in salute e ben ossigenate. Un altro consiglio è quello di mangiare a colori, alternando frutta e verdura fresche e di stagione nell’arco della giornata. Un’abitudine che fornisce tutte le vitamine e i minerali necessari per il benessere oculare. Un altro alimento preziosissimo per la salute oculare è l’olio extravergine di oliva, ricco di antiossidanti preziosi per mettere le strutture oculari al riparo dallo stress ossidativo, che è fattore di rischio di alcune patologie tipiche dell’età avanzata. Come la cataratta, per esempio. Un cucchiaio di olio di oliva a crudo al giorno, è un vero toccasana anche per gli occhi. E per finire privilegiare l’uso di pesce alla carne rossa, perchè i prodotti di mare sono ricchi di Omega3 e Omega6.

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Nel ringraziare il Dottor Buratto per le sue esaustive risposte sul tema alimentazione e vista, vi ricordiamo che il Centro Ambrosiano Oftalmico è a vostra disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191.

Occhi e Covid: in arrivo un innovativo gel oftalmico

Come già evidenziato sulle pagine di questo magazine in altre occasioni, la superficie oculare è una delle possibili vie d’accesso dei virus all’interno del nostro organismo. Nello specifico, sono diverse le ricerche scientifiche che hanno provato come sia il tessuto epiteliale che quello congiuntivale siano più sensibili al contatto con il Sars-CoV-2. E se una superficie oculare sana è vulnerabile, lo è ancor di più una compromessa o indebolita da alterazioni del film lacrimale: ci riferiamo, per esempio, agli occhi dei pazienti affetti da Sindrome dell’Occhio Secco. Alla luce di queste considerazioni, un team di ricercatori italiani ha messo a punto un gel oftalmico che sembra possa proteggere la superficie oculare dalla minaccia di virus indesiderati. Conosciamo più da vicino le caratteristiche di questa soluzione così innovativa.

Caratteristiche e proprietà dell’ozono

Alla base della messa a punto del gel all’ozono per la protezione della superficie oculare dal virus Sars-CoV-2 vi è la constatazione che la molecola di questo gas così particolare è dotata di alcune caratteristiche specifiche. L’ozono è un potente antimicrobico, già ampiamente usato in medicina. Oggi trova impiego come potente disinfettante, antibatterico e antifungino. E’ altresì in grado di favorire la rigenerazione cellulare dopo una ferita.

In generale, l’O3 ha le seguenti proprietà:

  • antinfiammatorie
  • antivirali
  • immunogeniche

Ma vediamo in che modo l’ozono possa interferire positivamente sul temuto legame tra occhi e Covid.

Occhi e Covid: in arrivo un gel all’ozono per proteggere la superficie oculare

I preparati per uso topico a base di ozono non sono una novità in medicina così come, nello specifico, in oftalmologia. Si prescrivono talvolta per curare patologie infiammatorie ed infettive. Per quanto riguarda l’innovativo gel oftalmico per uso topico a base di ozono, la specifica formulazione messa a punto dai ricercatori italiani ha la capacità di inibire la replicazione del virus Sars-CoV-2 ed il suo accesso nell’organismo, laddove questo entri in contatto con la superficie oculare. Questo accade perché la molecola dell’ozono riesce a danneggiare l’involucro nel quale il virus è contenuto, chiamato capside virale. 

Il preparato messo a punto dai ricercatori esercita un vero e proprio effetto barriera. La ricerca scientifica sulle capacità di difesa del gel oftalmico a base di ozono nei confronti del virus del Covid19 per ora è stata condotta solamente in vitro. Ma è molto promettente. Se gli effetti positivi di questo innovativo farmaco per uso topico saranno confermati, il gel oftalmico sarà un’arma in più a disposizione degli operatori sanitari ma anche di chi viaggia molto in aereo o, più in generale, è maggiormente esposto al rischio di contagio.

Occhi e Covid: vuoi saperne di più?

Hai bisogno di ulteriori informazioni sul legame tra occhi e Covid? Hai la necessità di prenotare una visita oculistica? Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione: puoi chiamarci dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191.

Retinopatia diabetica: questione di fenotipi?

La retinopatia diabetica è una patologia oculare particolarmente insidiosa, nonché una delle maggiori cause di ipovisione grave (e persino cecità) al mondo. Stili di vita sani e prevenzione sono, in questo senso, dei preziosi assi nella manica dai quali non bisognerebbe mai prescindere. Ma c’è di più. Secondo i risultati di una ricerca scientifica, esiste una correlazione ben precisa tra fenotipo di appartenenza e modalità di progressione della retinopatia diabetica correlata al diabete di tipo II. A seconda del fenotipo, è possibile indicare la percentuale di rischio di sviluppare altre complicanze pericolose per la salute oculare. Vediamo assieme i dettagli di questa interessante ricerca scientifica. 

Cos’è la retinopatia diabetica e cos’è il diabete di tipo II

Prima di approfondire gli aspetti salienti della ricerca scientifica citata in apertura, spendiamo due parole sulla retinopatia diabetica e sul diabete di tipo II. La retinopatia diabetica è una patologia oculare che risente della diffusa debolezza dei vasi sanguigni causata dal diabete. Chi ne è affetto va incontro al deterioramento ed alla morte dei fotorecettori, come conseguenza di una insufficiente irrorazione sanguigna a livello retinico e di una perdita anomala di liquidi. Si tratta di un processo irreversibile, che può colpire tutta la retina così come la sua porzione più preziosa ed importante: la macula. In tal caso, si parlerà di maculopatia diabetica. 

Il diabete di tipo II è una patologia che solitamente si presenta in età già adulta e che si caratterizza per una iperglicemia persistente dovuta a due fattori:

  • una ridotta produzione di insulina da parte del pancreas
  • e/o una ridotta sensibilità del fegato all’insulina

A differenza del diabete di tipo I, non è una patologia autoimmune, ma è innescata da molteplici fattori. In particolare, stili di vita sedentari e poco propensi all’attività fisica e una dieta sbilanciata a favore di cibi grassi, molto elaborati e poco salutari rappresentano un fattore di rischio non trascurabile. Non a caso, molti pazienti affetti da diabete di tipo II sono in sovrappeso.

Retinopatia diabetica e fenotipi: quale connessione?

Stando ai risultati di una recente ricerca scientifica, lo studio dei fenotipi della retinopatia nei pazienti affetti da diabete di tipo II può dare indicazioni utili per predire la progressione della patologia. Per fare ciò, gli studiosi hanno monitorato la salute visiva di un gruppo di pazienti affetti da retinopatia diabetica per un periodo di 5 anni. I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi, corrispondenti a tre fenotipi differenti.

Individuazione dei fenotipi

Gli studiosi hanno misurato due parametri specifici in tutti i pazienti, chiamati MAT e CRT (rispettivamente turnover dei microaneurismi e spessore retinico centrale). A seconda dei valori riportati per ciascun parametro, i pazienti sono stati assegnati a 3 fenotipi differenti, A, B e C.

I risultati della ricerca

Gli studiosi hanno potuto rilevare che il fenotipo di appartenenza è un indicatore predittivo dell’andamento della patologia e del rischio più o meno alto di sviluppare le seguenti complicanze:

  • edema maculare diabetico
  • retinopatia diabetica proliferante

La ricerca scientifica si è rivelata preziosa per due motivi. Per il valore predittivo sopra descritto, ma anche perché ha evidenziato la straordinaria potenzialità di strumenti ed esami quali la tomografia ottica computerizzata (OCT) e la fotografia del fondo oculare. Grazie a questi strumenti diagnostici sofisticati e per nulla invasivi, è possibile oggi giungere ad una diagnosi tempestiva ed accurata della patologia. E, di conseguenza, a soluzioni di trattamento capaci di limitare fortemente l’impatto negativo che la retinopatia diabetica può esercitare sulla capacità visiva del paziente. In ultima istanza, ed alla luce di queste osservazioni, possiamo affermare che fare prevenzione e sottoporsi a percorsi di diagnostica mirata è fondamentale per invertire la tendenza attuale che vede un numero sempre maggiore di pazienti affetti da retinopatia diabetica in condizioni di grave deficit visivo.

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Lenti a contatto smart: cosa sono? – Parte 2

Le lenti a contatto smart promettono di migliorare sensibilmente la qualità di vita e la capacità visiva di tanti pazienti affetti da ipovisione o affetti da determinate patologie. Si tratta di dispositivi intelligenti ad altissimo apporto tecnologico. Molti di essi oggi sono ancora in fase di sperimentazione. Sono dotati di peculiarità e funzionalità interessanti e potenzialmente rivoluzionarie: dall’assistenza nei confronti di pazienti affetti da gravi stati di ipovisione, sino alla misurazione di diversi parametri misurabili, quali livelli di glucosio ma anche colesterolo, ioni di potassio e sodio. Vediamo insieme nuove proposte attualmente al vaglio della scienza medica, con l’aiuto della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli del Centro Ambrosiano Oftalmico.

Le lenti a contatto smart sviluppate dall’Università di San Diego

I ricercatori dell’Università di San Diego stanno lavorando ad un prototipo di lenti a contatto smart. Si tratta di lenti a contatto morbide in grado di ingrandire con uno zoom ciò che si sta guardando semplicemente ammiccando due volte. Un risultato raggiunto utilizzando materiali che di solito vengono utilizzati nella robotica.

La giusta combinazione tra biomimetica ed elettrooculografia

Alla base del progetto, l’intuizione che combinando biomimetica ed elettrooculografia è possibile ottenere un prodotto finale altamente tecnologico ed efficiente. La biomimetica è una scienza che osservando la natura trae spunti utili a riprodurre strutture artificiali. L’elettrooculografia, invece, permette di registrare la differenza di potenziale esistente tra cornea e retina. I ricercatori hanno misurato i segnali elettrooculografici che si ottengono quando gli occhi effettuano determinati movimenti. In questo modo sono riusciti a costruire una lente a contatto morbida biomimetica in grado di rispondere agli impulsi elettrici; i movimenti della lente si hanno con l’attivazione di alcune aree di pellicola di elastomero dielettrico. L’obiettivo è quello di imitare il meccanismo di funzionamento degli occhi umani

Le lenti a contatto smart per diabetici

Avviene sovente che la tecnologia si ponga al servizio della salute, del benessere e soprattutto della prevenzione in ambito medico e sanitario. Le lenti a contatto smart che stiamo per illustrare non sono pensate per compensare uno stato di ipovisione. Le lenti a contatto smart per diabetici sono state messe a punto da un gruppo di ricercatori sudcoreani e sono in grado di misurare il livello di glucosio nelle lacrime che si è visto essere correlato a quello del sangue.

Un dispositivo che infonde ottimismo nei confronti di una patologia ad ampia diffusione

Il progetto è ancora in fase puramente sperimentale, ma apre le porte ad un futuro nel quale la prevenzione nei confronti del diabete potrebbe diventare una realtà tangibile capace di invertire la tendenza per la quale, ad oggi, la patologia sta assumendo i contorni di una vera e propria pandemia. Com’è noto, il diabete colpisce oltre 400 milioni di persone nel mondo con un impatto importante sulla società sia sanitario che economico. Questa tecnologia permetterebbe di sostituire i controlli dei livelli di glucosio nel sangue nei pazienti che sono costretti a farlo quotidianamente. Ma non solo. Essa è pensata per svolgere anche un importante ruolo preventivo: tenere sotto controllo il glucosio nelle lacrime (e di conseguenza nel sangue) svolge un importante ruolo di prevenzione nei confronti di alcune patologie tipicamente correlate al diabete: tra queste menzioniamo la retinopatia diabetica, l’insufficienza renale e complicanze cardiovascolari.

Come sono fatte le lenti a contatto smart per diabetici

Il dispositivo è costruito su un polimero biocompatibile e contiene circuiti elettrici ultrasottili e flessibili, biosensori e sistemi di somministrazione controllata di farmaci oltre che di comunicazione dati. 

La lente è composta da cinque parti principali:

  1. biosensore
  2. sistema per l’erogazione di farmaci
  3. sistema di trasferimento di energia senza fili
  4. microcontrollore a circuito integrato con un’unità di gestione dell’alimentazione
  5. sistema di comunicazione a distanza a radiofrequenza

Le lenti a contatto smart per diabetici sono state prodotte con un materiale che garantisce una trasparenza ottimale e sono molto flessibili. Sul bordo della lente sono collocati minuscoli sensori in grafene che permettono, essendo a contatto diretto con la lacrima, di far partire un segnale che viene captato da un dispositivo wireless che legge la concentrazione di glucosio nel film lacrimale. Quando i livelli del paziente superano una soglia predefinita, un led presente nella lente lo segnala. E’ in progetto un’App in grado di monitorare e archiviare le varie registrazioni.

A cura della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli, medico oculista presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico.

Occhi e Covid: un vademecum per chi viaggia in aereo

Il SARS-CoV-2 si è manifestato ormai da qualche anno in tutta la sua forza dirompente, capace di eradicare gran parte delle nostre abitudini e di intaccare persino la qualità dei rapporti interpersonali. Ma ancor prima che questo accadesse, era già noto che viaggiare in aereo esponesse ad un rischio di contrarre virus respiratori più elevato di quanto non accadesse in altri mezzi di trasporto. La trasmissione del virus avviene, da parte di chi ne è affetto, principalmente tramite emissione di minuscole ed invisibili secrezioni respiratorie (i cosiddetti droplets). Ma non solo: alcune ricerche scientifiche hanno messo in evidenza come anche la superficie oculare costituisca una sorta di via preferenziale di accesso del virus. Chi viaggia in aereo, dunque, dovrebbe stare all’erta rispetto al rischio di contagio orale così come oculare. Stiliamo allora un piccolo vademecum per volare in sicurezza, limitando al minimo, ove possibile, il rischio di contagio. E senza trascurare la potenziale insidiosità della combinazione occhi e Covid.

Occhi e Covid: perché in aereo si rischia di più?

All’interno di un velivolo lo spazio è angusto e non sempre è facile mantenere il corretto distanziamento interpersonale. Inoltre, si tratta di un luogo chiuso, con un ricambio d’aria limitato ed un livello di umidità generalmente molto contenuto. Laddove l’aria si fa più secca, l’evaporazione del film lacrimale aumenta. E la superficie oculare diviene più vulnerabile. E’ in questo contesto che l’infezione da Sars-CoV-2 può trovare terreno fertile per accedere al nostro organismo. Questo vale ancor di più nel caso di soggetti immunodepressi o già affetti da altre patologie (come alcune patologie sistemiche, per esempio, quali diabete o disturbi della tiroide).

Perché se il film lacrimale evapora, l’occhio è più vulnerabile?

Il film lacrimale è un insieme di componenti acquose e lipidiche che mantengono l’occhio ben idratato e lo proteggono dalle aggressioni esterne. Quando il film lacrimale si impoverisce, l’occhio perde la sua naturale idratazione e va incontro a secchezza, bruciore, arrossamento, sensazione di corpo estraneo. Chi è affetto da Sindrome dell’Occhio Secco conosce bene questi sintomi e sa quanto essi sono fastidiosi. All’interno di un velivolo anche un occhio sano può perdere il suo naturale equilibrio, seppur temporaneamente. E può tramutarsi nella via d’accesso preferenziale per alcuni virus respiratori tra cui il noto Covid-19.

Occhi e Covid, come proteggersi se si viaggia in aereo?

Ecco alcune indicazioni di indole generale per proteggere i propri occhi durante i viaggi in aereo e limitare al massimo la possibilità di contagio per via oculare:

  • igienizzare le mani frequentemente e ripetere l’igienizzazione anche durante il volo, specie se ci si alza per sgranchirsi le gambe o se ci si reca ai servizi igienici;
  • evitare di portare le mani agli occhi o alla bocca (o più in generale al viso);
  • i portatori di lenti a contatto dovrebbero toglierle prima del viaggio;
  • se il volo è particolarmente lungo, si consiglia di procurarsi una mascherina oculare personale, di quelle che si utilizzano per dormire, o un paio di occhiali protettivi;
  • mantenere la superficie oculare ben idratata grazie ad un lubrificante oculare, da somministrare personalmente previa sanificazione delle mani;
  • bere molta acqua durante tutta la durata del volo;
  • limitare il consumo di caffeina così come di alcolici;
  • rispettare la distanza interpersonale prevista dalla compagnia aerea, evitando di cambiare posto e lasciando vuoti i sedili che non si prevede siano occupati.

Fonte: ncbi.nlm.nih.gov

Occhi e Covid: un ultimo consiglio

Si consiglia inoltre di prenotare una visita oculistica specialistica prima del viaggio in aereo, specie se si tratta di un viaggio di una certa durata. Una valutazione clinica e qualche indicazione precauzionale potranno essere d’aiuto nel caso si sviluppino sintomi oculari sconosciuti o improvvisi durante i propri spostamenti.

Vuoi saperne di più?

Stai per metterti in viaggio? Vuoi conoscere più da vicino i rischi connessi al binomio “occhi e Covid”? Prenota la tua visita specialistica chiamando dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191. Saremo lieti di prenderci cura della tua salute visiva.

Glaucoma e miopia forte: che fare?

Il glaucoma è una patologia oculare ad ampia diffusione, tanto da rappresentare, oggi, la seconda causa di cecità al mondo. Gli esperti la definiscono una malattia sociale, in quanto il suo esordio silente innesca conseguenze sociali ed economiche decisamente impattanti. Se al ritardo diagnostico aggiungiamo anche la non completa aderenza alla terapia da parte di molti pazienti, va da sé che l’esito non può essere che preoccupante. Analogamente, anche la miopia forte è stata più volte definita un’epidemia. In questo senso, lockdown, permanenza forzata in luoghi chiusi e forme di studio/lavoro da remoto non sono state d’aiuto. Anzi. Che fare dunque se ci si trova a dover affrontare glaucoma e miopia forte assieme? Come curare la propria salute visiva adeguatamente? Approfondiamo assieme l’argomento.

Perché glaucoma e miopia forte possono manifestarsi assieme?

Diversi studi scientifici hanno evidenziato che la connessione tra glaucoma e miopia forte non è poi così rara. Di fatto, la malattia miopica è un fattore di rischio per il glaucoma. Questo accade perché nell’occhio miope il bulbo oculare è fortemente allungato. Le alterazioni anatomiche poste in essere dalla miopia degenerativa sono fattore predisponente l’esordio del glaucoma.

Glaucoma e miopia forte: da dove cominciare

Possiamo affermare senza indugio che un paziente affetto da miopia forte (chiamata anche malattia miopica) e glaucoma rappresenta una sfida importante per il medico oculista. Ancor di più se si considera che sovente questo spiacevole binomio è presente in pazienti di giovane età. Quando le due patologie si presentano in modo concomitante, i fattori da prendere in considerazione saranno:

  • aumento della pressione intraoculare;
  • cambiamento nella morfologia di alcune strutture intraoculari;
  • osservazione attenta dei cambiamenti morfologici anche a carico del nervo ottico.

Al fine di valutare correttamente lo stato di salute oculare del paziente affetto da glaucoma e miopia forte e di mettere a punto il corretto iter terapeutico, è fondamentale recarsi prontamente dall’oculista. Una visita oculistica tempestiva ed accurata è sicuramente il primo passo da compiere. La visita includerà alcuni esami diagnostici particolarmente mirati, tra cui OCT – Tomografia Oculare Computerizzata, ma anche tonometria, pachimetria corneale ed altri.

Come si curano glaucoma e miopia forte?

Sarà cura del medico oculista, dopo un’attenta ed approfondita valutazione del quadro clinico del paziente, indicare quali siano le strade da intraprendere per monitorare, trattare e curare efficacemente entrambe le patologie. Il consiglio generale è di rivolgersi ad un centro d’eccellenza, dove sarà possibile trovare medici dalla comprovata preparazione e dalla notevole esperienza clinica, capaci di cogliere anche le sfide più insidiose.

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Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02. 6361191.

Cura per il glaucoma: un elenco delle terapie disponibili

Il glaucoma è una patologia oculare subdola e insidiosa che può condurre ad uno stato di ipovisione anche molto marcato. Una condizione che, sfortunatamente, è irreversibile. Non a caso la patologia è anche nota con il nome di “ladro silenzioso della vista”. Ma quali sono ad oggi le cure per il glaucoma? Stiliamo assieme un piccolo decalogo delle cure ad oggi disponibili.

Una premessa importante 

Le terapie e le cure per il glaucoma oggi esistono e sono diverse. Al fine di massimizzarne l’efficacia, tuttavia, è fondamentale agire con tempestività. Il glaucoma è una patologia capace di “battere sul tempo” chi ne soffre. Mai come in questo caso la prevenzione è la chiave per la buona riuscita di qualunque tipo di terapia. Per il trattamento e la cura del glaucoma non è dunque possibile prescindere da una visita oculistica accurata, dettagliata e soprattutto tempestiva. Il consiglio è quello di recarsi dall’oculista con frequenza regolare per un controllo della salute visiva anche in assenza di sintomi durante tutte le tappe della propria vita.

Cura per il glaucoma: ecco le opzioni

Veniamo dunque alle possibili cure per il glaucoma oggi messe a disposizione dei pazienti dalla medicina: 

  1. Somministrazione di colliri per uso topico volti ad abbassare la pressione intraoculare. Nel caso della somministrazione di colliri per la cura per il glaucoma, l’aderenza alla terapia da parte del paziente si rivela cruciale. Difatti, il carattere asintomatico della patologia può portare ad assumere la terapia con discontinuità. Un atteggiamento che può spianare la strada alla progressione dei sintomi con conseguenze anche irreversibili.
  2. Uso di farmaci neuroprotettori: poiché il glaucoma è una patologia neurodegenerativa, ha qualcosa in comune con il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson (solo per citare alcune patologie tra le più note). Una delle molecole usate per arrestare il processo di morte dei neuroni e rallentare l’avanzamento di tali patologie è la citolina. Per quanto riguarda la cura per il glaucoma, esistono dei colliri così come dei farmaci per uso orale a base di questa molecola. 
  3. Intervento chirurgico tradizionale: le tecniche sono diverse e prendono il nome di trabeculectomia, canaloplastica e sclerectomia profonda. Senza entrare nel merito di ciascuna di esse, basti sapere che hanno tutte in comune l’obiettivo di agevolare il deflusso dell’umor acqueo all’interno delle strutture oculari e di conseguenza di favorire un abbassamento della pressione intraoculare.
  4. Intervento chirurgico con l’ausilio di moderni strumenti laser: la laserterapia per il glaucoma oggi include molteplici tecniche che si avvalgono di laser differenti. La scelta della tipologia di laser e di tecnica dipende dallo stato di salute oculare del paziente e dell’avanzamento della patologia. In generale, si tratta di procedure minimamente invasive e totalmente indolori, eseguite in modalità ambulatoriale. La laserterapia è disponibile oggi quasi esclusivamente nei centri d’eccellenza.

Ultime frontiere della ricerca sulle cure per il “ladro silenzioso della vista”

La ricerca scientifica in ambito medico ed oftalmologico sta vagliando attualmente altre ipotesi di cura per il glaucoma. I numerosi trial clinici così come le ricerche attualmente in corso stanno prendendo in esame i possibili effetti positivi sul glaucoma di alcune molecole già note. Tra queste, e solo a titolo di esempio, il già famoso Nerve Growth Factor, il fattore di crescita nervoso scoperto dal premio Nobel Rita Levi Montalcini e già in uso per il trattamento della retinite pigmentosa. 

Anche l’intervento di cataratta può stabilizzare la pressione intraoculare

Anche l’intervento di cataratta può esercitare un effetto benefico sulla salute oculare dei pazienti affetti da glaucoma. La cataratta – specie se molto matura – è talvolta responsabile di un aumento della pressione intraoculare. Operarsi di cataratta può riportare la pressione intraoculare a livelli normali anche nei pazienti affetti da glaucoma. Alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato che la pressione intraoculare non solo si stabilizza su parametri normali dopo l’operazione di cataratta, ma che alcuni pazienti sotto terapia ipotonizzante hanno anche avuto modo di sospendere il trattamento a seguito dell’intervento.

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Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02. 6361191. Chiamaci per prenotare la tua visita oculistica specialistica per il glaucoma: saremo lieti di prenderci cura della tua salute visiva.