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Miopia grave, quando preoccuparsi?

Miopia grave, cos’è? Tra i difetti visivi la miopia è il più diffuso al mondo. Si stima che nel mondo occidentale ne siano affette 3 persone su 10, mentre in Oriente la quota salga addirittura a quota 8 su 10. Numeri davvero impressionanti ed in costante aumento, che esperti ed addetti ai lavori non hanno esitato a paragonare a quelli di una vera e propria pandemia. Ma fino a che punto una persona con miopia può stare tutto sommato tranquilla? Che fare quando l’entità del difetto diviene particolarmente importante? Che risvolti più avere una miopia grave sulla salute dell’occhio? Rispondiamo ad alcuni quesiti sul tema.

Cosa si intende per miopia grave o forte

Tutti i difetti visivi possono presentarsi in forme ed entità differenti. Alcuni possono essere congeniti, cioè già presenti alla nascita, altri possono insorgere nel corso della vita. Ancora, alcuni rimangono sempre tutto sommato lievi, cambiando impercettibilmente nel tempo, altri invece peggiorano sempre più con l’andare del tempo. Nella miopia accade esattamente questo: per questa ragione gli esperti parlano di progressione miopica. Nella maggior parte dei casi la miopia esordisce in età evolutiva e va via via aggravandosi nel tempo. Anche in modo importante. Quando supera le 7 diottrie, si parla appunto di miopia grave o patologica.

Qual è la differenza tra miopia leggera o media e miopia elevata?

Com’è facile immaginare, la prima e più evidente differenza tra miopia leggera o media e miopia elevata risiede nella quantità di diottrie mancanti. Nel gergo comune si sente spesso chiedere quanto ti manca? con riferimento alle diottrie. Lato medico è forse un’espressione imprecisa, ma ci dà esattamente l’idea della difficoltà visiva alla quale il miope va incontro.

Riassumendo:

  1. miopia lieve: tra -1 e -3/4 diottrie
  2. miopia media: tra -4 e -7 diottrie
  3. miopia grave o elevata: oltre -7 diottrie

Ma la differenza più importante risiede altrove. Ovvero, nel fatto che nella miopia patologica l’occhio è sottoposto ad una tensione continua che, a lungo andare, ne danneggia le strutture. In primis la retina e il nervo ottico. Questo accade perché il bulbo oculare del paziente affetto da miopia tende ad allungarsi leggermente. Ma se la miopia è importante, anche l’allungamento e la sporgenza dell’occhio saranno più importanti. Una condizione che è bene non si protragga troppo a lungo nel tempo. Non solo per la salute delle strutture oculari come la retina ed il nervo ottico, ma anche perché, per esempio, chi è affetto da miopia forte sviluppa con maggior probabilità e più precocemente la cataratta, così come la maculopatia (con la cosiddetta maculopatia miopica) ed il glaucoma.

Quando preoccuparsi della miopia forte?

Conviene preoccuparsi quando la miopia supera le 7 diottrie e quando si lascia trascorrere troppo tempo senza intervenire. Chi è affetto da una miopia forte dovrebbe pensare a non affidarsi solamente ad ausili esterni e temporanei per la sua correzione.

Oggi è possibile curare e correggere la miopia grave con la chirurgia. In questo senso, le lenti intraoculari sono altamente risolutive e performanti anche laddove vi sono carenze visive importanti. 

In cosa consiste l’intervento chirurgico per la correzione della miopia grave

Esiste una tipologia di lente intraoculare di ultima generazione forse meno nota dei tradizionali cristallini artificiali ma estremamente performante, proprio per chi soffre di miopia elevata. Le lenti intraoculari in questione prendono il nome di lenti fachiche. Sono progettate in un materiale altamente biocompatibile chiamato Collamer. Il dispositivo è già oggi diffusamente impiantato in tutto il mondo.

Le lenti fachiche si impiantano subito dietro l’iride ed hanno le seguenti caratteristiche:

  1. rappresentano la soluzione ideale per la correzione della miopia grave
  2. sono dotate di filtro UV
  3. sono impercettibili ed invisibili
  4. si possono rimuovere ove necessario

Guarda l’intervista al Dottor Lucio Buratto sul tema delle lenti fachiche per la correzione della miopia grave

Concludiamo l’approfondimento sull’importanza della correzione permanente della miopia grave rispondendo a 3 domande frequenti

1 – Cosa fare se la miopia ritorna?

Può capitare che a distanza di anni dall’intervento per la correzione della miopia forte, il difetto faccia ritorno. Cosa fare dunque? Ciascuna casistica deve essere sempre discussa con lo specialista: nella maggior parte dei casi, tuttavia, egli proporrà un ritocco laser. Un breve intervento laser totalmente indolore da eseguire esclusivamente sulla cornea.

2 – Cosa fare se dopo l’intervento per l’impianto di lenti fachiche sopraggiunge la cataratta?

I pazienti miopi sono maggiormente soggetti al rischio di sviluppare una cataratta. Qualora si presenti la cataratta, sarà possibile rimuovere la lente fachica e ricorrere ad un cristallino artificiale.

3 – Perché sottoporsi all’intervento di correzione permanente della miopia grave presso il Centro Ambrosiano Oftalmico

L’intervento è di breve durata e per nulla doloroso: le tecnologie e le strumentazioni d’avanguardia disponibili presso i centri d’eccellenza come il Centro Ambrosiano Oftalmico fanno oggi della chirurgia oftalmica una branca della medicina:

  • minimamente invasiva
  • libera dall’uso di lame e strumenti taglienti ove possibile
  • capace di raggiungere gli obiettivi prefissati con altissima precisione
  • in grado di ridurre al minimo il trauma operatorio e post operatorio
  • e di favorire un recupero post operatorio molto celere

In più, si ha la certezza di trovare chirurghi esperti nell’esecuzione di questa tipologia di interventi.

Vuoi saperne di più?

Vuoi conoscere più da vicino le potenzialità delle lenti fachiche per la correzione dei difetti visivi elevati? Chiamaci oggi stesso: il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.

Maculopatia senile, come si cura nei centri d’eccellenza

degenerazione maculare senile - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

La maculopatia senile, nome d’uso comune per intendere la degenerazione maculare senile, è una patologia che interessa la parte centrale della retina. E’ proprio lì che vanno a dirigersi in prima battuta i raggi luminosi provenienti dall’esterno. Ed è proprio lì che avviene gran parte della funzione visiva. Va da sé che se la macula si ammala, la funzione visita ne risulta compromessa. Oggi la scienza medica ci viene incontro con una gamma di soluzioni interessanti. Terapie capaci di offrire una prospettiva ottimistica a chi è affetto dalla patologia. 

Dove curare la maculopatia in Italia?

Esistono tante strutture, pubbliche e private, presso cui rivolgersi per la terapia delle maculopatie. Presso le strutture sanitarie d’eccellenza, come il Centro Ambrosiano Oftalmico, è oggi possibile curare la maculopatia con efficacia e, soprattutto, senza rischiare lunghe liste d’attesa. A fare la differenza sono sicuramente le moderne apparecchiature tecnologiche, utilissime per non dire indispensabili sia in fase diagnostica che terapeutica. A queste, si aggiungano anche staff di medici altamente competenti e specializzati proprio nella cura delle patologie della retina. 

1 – Parola d’ordine, OCT

Uno degli strumenti fondamentali per diagnosticare con precisione la maculopatia senile è l’OCT. OCT è l’acronimo di Tomografia Ottica Computerizzata. In breve, una sorta di TAC dell’occhio. L’apparecchio che consente di eseguirla è altamente sofisticato. Disporre di un apparecchio di ultima generazione per eseguire l’OCT con il giusto tempismo è sicuramente una marcia in più in fase diagnostica. 

2 – Iniezioni intravitreali: anche la mano fa la differenza

Una delle terapie maggiormente efficaci per il trattamento della Degenerazione Maculare Senile è la somministrazione di iniezioni intravitreali. Nonostante non si tratti di una terapia rischiosa o pericolosa, è necessario che questa sia eseguita da un medico esperto nella sua somministrazione. Presso CAMO è possibile rivolgersi a specialisti altamente preparati nella somministrazione delle iniezioni intravitreali con farmaci anti-VEGF. Oculisti che eseguono questo trattamento quotidianamente, con la giusta dose di perizia, manualità ed esperienza.

3 – Poca attesa, attenzioni personalizzate

Le cliniche d’eccellenza come CAMO riescono a gestire il flusso di pazienti dedicando il giusto tempo e le giuste attenzioni a ciascuno di essi. I pazienti sono prima di tutto persone con le quali instaurare un rapporto virtuoso basato sul dialogo e sull’empatia. Con l’obiettivo di condurre il paziente al raggiungimento del massimo livello di benessere e di salute visiva possibile.

Infine, i ridotti tempi di attesa consentono di massimizzare gli effetti benefici delle terapie prescritte. Per fare un esempio, le iniezioni intravitreali per la maculopatia devono essere somministrate con una cadenza ben precisa che non ammette ritardi. Solo in questo modo è possibile godere del massimo beneficio offerto dal trattamento. 

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Saremo lieti di prenderci cura della tua salute visiva e di fornirti tutte le informazioni di cui hai bisogno. Il nostro centralino è a disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191.

Degenerazione Maculare Senile: i primi sintomi

La conoscenza delle patologie e dei loro sintomi è fondamentale per fare una corretta prevenzione. A questa, va naturalmente associata l’abitudine di sottoporsi a controlli periodici della propria salute, anche in assenza di sintomi. A proposito di prevenzione, spendiamo oggi due parole sulla Degenerazione Maculare Senile, una patologia oculare dell’età avanzata che conviene conoscere meglio. I motivi sono presto detti. La sua incidenza è piuttosto elevata (in Italia ne sono affetti 1 over 60 su 10 e 1 over 75 su 4) e perché, se trascurata, può causare danni gravi ed irreversibili agli occhi, compromettendo seriamente la capacità visiva. Vediamo dunque che cos’è la Degenerazione Maculare Senile e quali sono i suoi sintomi d’esordio.

Che cos’è la Degenerazione Maculare Senile

La parte interna del nostro occhio è rivestita da una membrana tanto sottile quanto preziosa. Il suo nome è retina. La retina riveste un ruolo di primo piano nella funzione visiva: essa è infatti punteggiata da una miriade di fotorecettori, minuscole cellule (coni e bastoncelli) che ci aiutano a riconoscere forme e colori, e a convogliare l’informazione visiva al nervo ottico e di lì al cervello. La parte di retina situata in fondo all’occhio, in prossimità del nervo ottico, è la più preziosa e delicata. La sua parte più al centro prende il nome di macula, ed è responsabile del buon andamento della visione centrale.

Con l’avanzare dell’età ed insieme ad alcuni fattori predisponenti, può capitare che la macula vada incontro ad un invecchiamento severo che ne compromette il funzionamento. Un invecchiamento che diviene patologico quando i coni e bastoncelli subiscono una degenerazione. Di fatto, perdendo la loro funzionalità. Si tratta di un processo irreversibile, che peggiora mano a mano che il tempo avanza.

Esistono due tipologie di Degenerazione Maculare Senile: una detta umida (o essudativa), l’altra detta secca (o atrofica). La scienza si sta occupando da tempo di studiare queste due varianti della DMLE (Degenerazione Maculare Legata all’Età). Oggi, la tipologia più facile da curare è quella umida, che si tratta efficacemente con le iniezioni intravitreali. Più insidiosa è invece la variante secca.

Le iniezioni intravitreali per la Degenerazione Maculare Senile di tipo umido

Le iniezioni intravitreali sono miuscole punturine del tutto indolori. Sono preziosissime per la cura della DMLE di tipo essudativo. Si somministrano nell’ambito un protocollo di cura ben preciso e consentono di arrestare l’avanzamento della patologia con grande efficacia. Il Centro Ambrosiano Oftalmico ha ormai da diversi anni l’autorizzazione sanitaria per la somministrazione delle iniezioni intravitreali. Presso la nostra struttura, prestano servizio medici oculisti di grande e comprovata esperienza, altamente preparati e specializzati nell’esecuzione di tali iniezioni.

La diagnosi tempestiva può fare la differenza

La capacità visiva perduta a causa della patologia non è recuperabile. Ciò che si può fare è intervenire per arrestare o rallentare l’avanzamento della patologia ed evitare di avere ulteriormente compromessa la propria funzione visiva.

Obiettivo di queste poche righe è tuttavia quello di sensibilizzare all’attenzione verso i sintomi che accompagnano la patologia già nella sua fase d’esordio. La tempestività infatti è fondamentale. Prima si riceve la diagnosi di Degenerazione Maculare Senile, prima è possibile intervenire.

Come detto, i danni arrecati dalla patologia sono irreversibili, ma riguardano la visione centrale. Un paziente con una Degenerazione Maculare Senile anche in stadio avanzato, potrà comunque contare sulla visione periferica.

Quali sono i primi sintomi della Degenerazione Maculare Senile?

Ora che abbiamo capito che cos’è la Degenerazione Maculare Senile e perché la diagnosi tempestiva è fondamentale, cerchiamo di illustrarne i sintomi d’esordio

  • una inusuale difficoltà nella visione centrale: gli oggetti posti proprio davanti a noi ci sembrano più sfocati e meno nitidi rispetto a quelli situati nella periferia del campo visivo
  • sensazione di vedere un’ombra o un’area più scura davanti agli occhi, che prende il nome di scotoma
  • percezione delle linee dritte o delle immagini come distorte
  • generale calo della capacità visiva
degenerazione maculare senile - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico
La Degenerazione Maculare Senile causa una compromissione della visione centrale, mentre quella periferica rimane inalterata.

Impariamo ad ascoltare i segnali che il nostro corpo ci invia

…ma anche a rivolgerci ai giusti specialisti

Il nostro corpo ci invia frequentemente dei segnali che è importante cogliere ed interpretare. Capita spesso che un calo della capacità visiva sia erroneamente imputato ad un peggioramento dei difetti visivi. Al contrario, un peggioramento della funzionalità visiva può accompagnare anche l’esordio di alcune tra le più comuni patologie oculari. Tra queste la cataratta, il glaucoma, ma anche la Degenerazione Maculare Senile.

Il consiglio è quello di evitare di perdere tempo formulando ipotesi o eseguendo autodiagnosi sulla base dell’esperienza di parenti o amici. Al contrario, conviene sottoporsi agli opportuni e periodici controlli della salute visiva. Una scelta che spesso può fare davvero la differenza.

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Prenota oggi stesso la tua visita oculistica specialistica per le malattie della retina. Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 636 1191.

Prevenire la maculopatia: a tavola si può?

La maculopatia senile è una patologia oculare piuttosto insidiosa che è fondamentale trattare opportunamente e mantenere costantemente monitorata. Stando ai numeri, ad oggi la patologia colpisce il 10-13% degli adulti over 50 in Europa, Asia, Australia e Nord America. Le opportunità terapeutiche non mancano, e pur tuttavia il mondo della scienza non cessa di interrogarsi ed andare alla ricerca di nuove soluzioni ancor più performanti e risolutive per il trattamento della maculopatia. Nel frattempo, un aiuto per prevenire la maculopatia ci arriva dalla buona tavola. Parola di scienza.

Due parole sulla maculopatia degenerativa senile

La maculopatia degenerativa senile è una patologia oculare che interessa la parte più centrale della retina. Il suo nome è macula, e si trova proprio in corrispondenza della pupilla. La macula è deputata al corretto funzionamento della visione centrale nonché della percezione dei colori. Nei pazienti affetti da maculopatia degenerativa senile, la macula va incontro ad un progressivo deterioramento con conseguente perdita della capacità di svolgere le sue funzioni. Questo accade perché i fotorecettori presenti sulla sua superficie vanno incontro a decadimento e morte. Il risultato è una visione centrale sempre più compromessa mano a mano che la patologia avanza. Ove non trattata opportunamente, la degenerazione maculare senile può condurre a cecità.

Rimandare gli appuntamenti con la prevenzione per mancanza di tempo o per paura di contrarre altre patologie può essere controproducente e favorire un peggioramento anche importante del quadro clinico. Questo vale per la degenerazione maculare senile ma anche per altre patologie oculari, come il glaucoma.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Perchè la dieta può essere un valido alleato, e in che modo

Anche se la buona tavola non può metterci al riparo da qualunque patologia, è sicuramente un buon punto di partenza. Al fine di prevenire la maculopatia, due ricerche scientifiche hanno sottolineato il ruolo dell’alimentazione nell’aiutare a ridurre significativamente il rischio di sviluppare la patologia o nel rallentarne la progressione. I due studi, chiamati AREDS e AREDS2, hanno indicato una serie di elementi nutritivi che, se assunti regolarmente, possono portare benefici alla macula ed all’apparato visivo più in generale. Eccoli:

  • vitamina C
  • vitamina E
  • zinco
  • omega3
  • luteina
  • zeaxantina

Si tratta di preziosi elementi nutritivi contenuti in buona parte delle verdure di stagione, ma anche nel pesce, nei cereali e nella frutta sia fresca che secca. Anche senza ricorrere necessariamente agli integratori, dunque, una dieta ricca e varia è sicuramente d’aiuto nel prevenire la maculopatia.

Fonte: Fondazione Macula

Opportunità di trattamento della maculopatia

Come detto, la dieta è sicuramente un valido aiuto per mantenere l’occhio e la macula in salute e per prevenire la maculopatia. Tuttavia, la degenerazione maculare senile, ove manifesta, va trattata con opportune terapie farmacologiche. In questo senso, due sono i fattori che possono determinare di una prognosi favorevole:

  • una diagnosi tempestiva
  • l’aderenza alla terapia indicata dallo specialista

Ad oggi la terapia più efficace per il trattamento della patologia nella sua variante essudativa è data dalle iniezioni intravitreali. La terapia si basa sulla somministrazione cadenzata e periodica di un farmaco contenente una proteina capace di inibire il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), responsabile dello sviluppo di neovasi a livello sottoretinico. Per ciò che concerne la variante atrofica della patologia, sono al vaglio della scienza altre opportunità di trattamento.

La degenerazione maculare senile atrofica ha un esordio lento e subdolo. Talvolta può evolvere nella forma essudativa della patologia. Ma non accade mai il contrario.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Cosa sono le iniezioni intravitreali

Le iniezioni intravitreali sono minuscole punturine eseguite all’interno dell’occhio. Nonostante l’idea di sottoporsi a tale trattamento possa risultare sgradevole, il fastidio è davvero minimo ed il beneficio è tangibile e scientificamente comprovato. Le iniezioni intravitreali sono eseguite in ambiente sterile e sicuro da mano esperta. La cadenza è rigorosa ed è fortemente sconsigliato soprassedere rispetto agli appuntamenti fissati dallo specialista.

Presso i centri d’eccellenza è possibile cominciare il trattamento con iniezioni intravitreali non appena si riceve la diagnosi. Un tempismo che gioca a favore della prognosi.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

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Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191. Chiamaci per una visita oculistica specialistica per le patologie della retina: sarà nostra cura illustrarti nel dettaglio caratteristiche e benefici delle iniezioni intravitreali e rispondere alle tue domande sul tema. 

Alimenti per la vista: mangiar bene per vedere meglio

Durante il processo di invecchiamento i muscoli tendono a perdere tono, l’epidermide si fa meno elastica e mostra qualche macchiolina, l’apparato scheletrico diviene più sensibile e ce ne presenta il conto sotto forma di dolori articolari, mentre l’apparato digerente è sempre meno disposto a tollerare stili alimentari disordinati. E gli occhi? Ci avevate mai pensato? Anche l’apparato visivo invecchia insieme a noi. Non dimentichiamo che l’alimentazione sana aiuta a prevenire tante patologie, incluse quelle oculari. E ci può aiutare ad arrivare a tarda età con una vista il più possibile in forma. Scopriamo dunque insieme quali sono i migliori alimenti per la vista, capaci di proteggere i nostri occhi dall’insorgenza di patologie come la cataratta e la Degenerazione Maculare Senile.

Parola d’ordine: alimentarsi bene per preservare la salute oculare

Tra le innumerevoli ore trascorse di fronte ai supporti elettronici, lo smog, lo stress e la stanchezza, i nostri occhi sono sottoposti ad un carico di lavoro davvero notevole. Che spesso diamo per scontato. Nutrirsi correttamente, assumendo alimenti ricchi di vitamine ed antiossidanti, ci aiuta a contrastare l’influenza negativa di questi fattori, ed a prevenire l’insorgenza di alcune patologie tipiche dell’età, come la degenerazione maculare senile e la cataratta.

Mettere in tavola i migliori alimenti per la vista: da dove si comincia

In linea generale, alimentarsi correttamente significa evitare gli eccessi e prediligere frutta e verdura di stagione in abbondanza, in abbinamento a pesce azzurro e carne bianca. E bere molta acqua. Ottimi anche i semi oleosi, i cereali integrali, le farine non raffinate, i latticini magri e le uova. Da gustare con moderazione carni rosse, insaccati ed alcolici. La regola è quella di non privarsi mai di carboidrati, proteine, grassi. Sono i tre pilastri che consentono al nostro corpo di ricevere tutto ciò di cui necessita per produrre energia e per mantenersi in forma. E, naturalmente, di preservare la sua salute oculare.

A questa semplice regola si aggiunge l’importanza di fare un po’ di movimento all’aria aperta qualche volta la settimana: chi non è particolarmente sportivo, potrà optare per una lunga passeggiata a passo veloce. Un piccolo trucco che stimola il metabolismo e favorisce l’ossigenazione cellulare.

Alimenti per la vista: 3 gruppi di alimenti da tenere a mente

1 – Alimenti ricchi di carotene

I carotenoidi esercitano un’azione protettiva ed antiossidante nei confronti delle strutture oculari. Tra questi, spicca la luteina, un antiossidante presente naturalmente nella macula e nel cristallino. In generale, i carotenoidi si suddividono in alfa-carotenoidi e beta-carotenoidi: questi ultimi sono i più diffusi in natura. Il beta-carotene è fondamentale per la vista, con particolare riferimento alla visione notturna: una volta ingerito, si trasforma in vitamina A o retinolo. Analogamente, sono carotenoidi anche la zeaxantina e il licopene. I carotenoidi sono presenti in tutti gli alimenti di colore giallo, rosso e arancio, come le carote, la zucca, i peperoni, i pomodori e lo zafferano. Anche il tuorlo d’uovo è ricco di carotenoidi e di vitamina A. Per quanto riguarda il pomodoro, in particolare, conviene sapere che in cottura esso sprigiona ancor più licopene di quello presente a crudo (5 volte di più).

Il consiglio: non dimentichiamo mai di seguire la stagionalità degli alimenti per trarre il massimo beneficio da ciascuno di essi.

2 – Verdure a foglia

Le verdure a foglia sono ricche di vitamine, tra cui spiccano la C e la E. La vitamina C, in particolare, oltre ad essere fondamentale per il buon andamento di molte funzioni del nostro organismo (l’assimilazione del ferro, per esempio) svolge un’azione difensiva contro gli attacchi virali ed è in grado di rigenerare la vitamina E. In questo modo, difende i tessuti – anche quelli dei nostri occhi – dallo stress ossidativo causato dai radicali liberi. Una funzione preziosissima per il nostro benessere oculare, dal momento che le patologie oculari tipicamente connesse all’invecchiamento cellulare sono proprio legate allo stress ossidativo. Tra le verdure a foglia menzioniamo la lattuga, le cicorie, i radicchi, la scarola, i broccoli.

Il consiglio: alternare i colori consente anche di alternare i principi nutritivi di ogni alimento. Via libera ad una dieta arcobaleno!

3 – La frutta

Concludiamo la nostra carrellata di alimenti per la vista menzionando la frutta. Anche la frutta non deve mai mancare in tavola. Largo ad agrumi, fragole, kiwi, papaya, frutti rossi ed a tutta la frutta secca. Tutta la frutta è ricca di vitamine, tra cui la vitamina C, la vitamina E, gli antiociani (altri elementi preziosi e antiossidanti), ma anche zinco e zolfo. I mirtilli, per esempio, sono davvero ricchi di antiociani, che proteggono la retina dalle radiazioni solari e ne rinforzano i vasi sanguigni.

Il consiglio: la frutta è l’alimento ideale anche per gli spuntini di metà mattina e di metà pomeriggio.

Infine: ebbene, il cioccolato aiuta a mantenere a lungo la salute degli occhi

Abbiamo parlato fino ad ora di alimentazione sana menzionando una piccola “hit” dei cibi virtuosi. Gli amanti dei dolci saranno felici di sapere che anche il cioccolato è un alleato prezioso per la salute oculare, in quanto ricco di flavonoidi. Si tratta di polifenoli capaci di rallentare i processi degenerativi e favorire l’ossigenazione dei tessuti. Consumare del buon cacao o cioccolato fondente (contenente almeno il 70% di cacao) aiuta dunque a proteggere sia la retina che il cristallino dai processi ossidativi che possono portare all’insorgenza della Degenerazione Maculare Senile e della cataratta. Da evitare, invece, il cioccolato al latte. Troppo ricco di zuccheri e con una scarsa percentuale di cacao.

Il consiglio: leggere bene le etichette aiuta ad acquistare il cioccolato migliore. Meglio evitare i prodotti con l’aggiunta di zuccheri, sali o altri ingredienti non necessari.

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Fumo passivo e salute oculare nei bambini

Quando si pensa al fumo passivo ed ai danni che questo può causare, sicuramente si è portati ad immaginare una serie di patologie a carico dell’apparato respiratorio. Ma non solo: il fumo passivo può mettere a repentaglio anche la salute oculare, specie nei bambini. Scopriamo come, e perché.

Fumo passivo e salute visiva nei bambini

Manteniamo le distanze

Sono già diversi anni che il fumo di sigaretta, sigaro e pipa è vietato nei luoghi pubblici. Tuttavia, sono milioni le persone in Italia che non rinunciano al rito della sigaretta. Attenzione però ai piccoli di casa: il consiglio ovvio sarebbe quello di non fumare. In ogni caso, è importante allontanarsi dai bambini, di fumare ove possibile in spazi aperti e di arieggiare molto bene gli ambienti dopo aver fumato. Come mai? Se il buon senso non è sufficiente a rispondere a questo quesito, oggi è la scienza ad affrontare l’argomento. 

Leggi anche: quando portare i bambini dall’oculista?

Fumo passivo e salute oculare nei bambini: cosa dice la scienza

Secondo i risultati di una ricerca scientifica recentemente apparsa su Jama Network, l’esposizione al fumo passivo nei pazienti in età pediatrica causa un assottigliamento della coroide, in misura direttamente proporzionale rispetto alla dose alla quale si è stati esposti. Lo studio ha visto la partecipazione di 1400 bambini d’età compresa tra i 6 e gli 8 anni, residenti ad Hong Kong. Gli studiosi hanno misurato lo spessore della coroide dei partecipanti tramite una OCT. L’OCT è una Tomografia Ottica Computerizzata. L’OCT è un esame non invasivo che permette di vedere e misurare nel dettaglio le diverse strutture oculari, inclusi gli strati di cui è composta la retina. Gli studiosi hanno tenuto conto di una vasta serie di fattori tra cui:

  • l’età dei bambini;
  • il loro peso corporeo;
  • il genere;
  • il peso alla nascita;
  • la presenza di almeno un fumatore in famiglia.

Stando ai risultati, dunque, l’assottigliamento della coroide aumentava in modo direttamente proporzionale al numero di fumatori presenti in famiglia ed alle ore d’esposizione al fumo passivo. 

Cosa implica l’assottigliamento della coroide?

La coroide è una sottile membrana della retina. Laddove questa si assottigli e si indebolisca, è più probabile che si vada incontro ad alterazioni vascolari della retina, con conseguente compromissione della sua funzionalità e dunque del buon andamento della funzione visiva. 

Leggi anche: bambini e videoterminali, che fare? 

Il fumo come fattore di rischio di altre patologie oculari

In generale, non si dimentichi che il fumo – anche passivo – è fattore di rischio per una lunga serie di patologie oculari, tra le quali citiamo la Sindrome dell’Occhio Secco, la cataratta, la retinopatia diabetica, la Degenerazione Maculare Senile, il glaucoma ed alcune patologie che interessano il nervo ottico. 

Leggi anche: il fumo fa male agli occhi, ecco perché

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Disturbi oculari da non sottovalutare

Aver cura della propria salute oculare significa non dimenticare di recarsi periodicamente dall’oculista, attenersi ad eventuali indicazioni terapeutiche prescritte, correggere opportunamente i propri difetti visivi, avere uno stile di vita sano ed equilibrato. Insomma, vuol dire volersi bene. Spesso, tuttavia, capita di prendere con leggerezza alcuni segnali che i nostri occhi ci inviano. Sarà un po’ di stanchezza! Pensiamo dentro di noi…. e invece no. Vediamo quindi 3 disturbi oculari da non sottovalutare.

1 – Un leggero ma costante calo della capacità visiva in età matura

Solitamente i difetti visivi – miopia, ipermetropia ed astigmatismo – raggiungono una loro stabilità in età adulta. Eppure, può capitare di cominciare a vedere sempre meno (o sempre peggio) in età matura ed avanzata. “Sarà la miopia che peggiora con l’età!” Si tende a pensare. “Avrò bisogno di un paio di occhiali nuovi…”. Questo tipo di pensiero è davvero molto comune, e pur tuttavia è sbagliato. Un peggioramento della vista in età matura ed avanzata è più spesso imputabile alla cataratta, l’opacizzazione del cristallino che accompagna tipicamente questa fase della vita. 

Che fare: programmare una visita oculistica per la cataratta è il primo passo per accertare la causa della propria difficoltà visiva. Intervenire tempestivamente consente non solo di recuperare una salute visiva ottimale, ma anche di mantenere, sul lungo periodo, una qualità di vita all’altezza delle proprie aspettative. Perché vedere bene tiene alto l’umore, fa sentire dinamici ed attivi anche in tarda età e mette al riparo da piccoli o grandi incidenti, anche domestici. 

2 – Disturbi oculari correlati ad una sensazione di secchezza oculare

Il secondo tra i disturbi oculari da non ignorare è la secchezza oculare. Può verificarsi a qualunque età, anche se è più diffusa nella popolazione femminile di età superiore ai 40 anni. L’errore sta nel prenderla sottogamba sin dal principio e di pensare di trattarla in autonomia tramite semplici colliri da banco. “Sarà il cambio di stagione!” si pensa. Le spiegazioni che si possono dare alla secchezza oculare sono davvero innumerevoli. Tuttavia, conviene sapere che se non trattata a dovere o se trattata autonomamente in modo scorretto, essa può diventare recidivante e difficile da risolvere, assumendo i contorni di una vera e propria patologia, la Sindrome dell’Occhio Secco.

Che fare: anche di fronte ad un episodio di secchezza oculare per noi inusuale, rechiamoci dall’oculista: saprà valutare lo stato di salute del nostro apparato visivo e spiegarci le cause del disturbo, oltre ad indicarci il percorso terapeutico da intraprendere.

3 – Percezione di flash e lampi luminosi nel campo visivo

Anche la comparsa improvvisa di flash o lampi luminosi nel campo visivo è un sintomo da non sottovalutare. Lasciar passare troppo tempo e pensare che non sia nulla di particolare è un errore. Spesso, specie se si è affetti da una miopia forte, questi flash luminosi – se associati anche ad una visione alterata e poco nitida – possono essere il campanello d’allarme di qualcosa che non va. Potrebbe essere in corso una rottura retinica capace di condurre, se trascurata, ad un distacco di retina.

Che fare: in presenza di flash luminosi improvvisi e di un abbassamento visivo, e nonostante l’assenza di alcun tipo di dolore, recatevi subito dall’oculista. Niente panico: una rottura retinica non è un’evenienza infrequente ed è trattabile con successo. L’importante è non aspettare troppo.

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Come vede il mondo chi è affetto da daltonismo?

Sul daltonismo, perdonateci il gioco di parole, se ne sentono e se ne dicono davvero di tutti i colori. Anche sbagliando. Perché essere daltonici non significa semplicemente “non saper distinguere i colori”. E allora, conosciamo più da vicino il daltonismo e le sue caratteristiche, magari sfatando anche qualche falso mito sul tema.

Che cos’è il daltonismo?

Una visione cromatica normale prende il nome di tricromatismo: questo significa che, grazie ai fotorecettori presenti sulla retina e deputati alla visione dei colori (i coni lunghi, medi o corti), noi vediamo perfettamente il rosso, il verde e il blu e, di conseguenza, tutto lo spettro visibile. Quando, per una causa di tipo genetico, si ha un’anomalia dei coni deputati alla visione di uno dei tre colori, si avrà una percezione alterata o una mancata percezione dei colori. La trasmissione del daltonismo avviene per via materna e, nella sua variante più diffusa, si sviluppa maggiormente nei maschi. Può capitare, nelle forme più lievi e qualora non ci si sottoponga agli opportuni test, di non essere nemmeno consapevoli di essere affetti dalla patologia

Quali e quanti tipi di daltonismo esistono?

Poichè la condizione di visione normale dei colori è detta tricromatismo, il daltonismo si definisce anche tricromatismo anomalo. Questo si verifica quando uno dei tre tipi di coni, pur percependo la luce, manifesta una minor sensibilità verso di essa. A seconda di quali coni sono interessati dall’anomalia – se i lunghi, i medi oppure i corti – si avranno 3 tipi di daltonismo:

  1. Deuteranomalia: i coni alterati sono quelli deputati alla visione del colore verde con difficoltà a percepire correttamente il verde ma anche il giallo, il marrone e il rosso.
  2. Protanomalia: i coni alterati sono quelli deputati alla visione del colore rosso, con difficoltà nella percezione, oltre che del rosso, anche del giallo e del marrone.
  3. Tritanomalia: i coni alterati sono quelli deputati alla visione del colore blu, con ripercussioni sulla percezione corretta del giallo, del viola, del rosso.

Qualora invece una tipologia di coni non funzioni affatto come dovrebbe e non percepisca la luce, si parlerà di dicromatismo. Si avranno dunque:

  1. Deuteranopia: quando i coni responsabili della visione del colore verde non funzionano;
  2. Protanopia: quando a non funzionare sono i coni responsabili della visione del colore rosso;
  3. Tritanopia: quando, infine, non percepiscono la luce i coni deputati alla visione del blu.

Infine, esiste una forma di daltonismo molto rara chiamata monocromatismo, che porta ad una totale incapacità di distinguere e percepire i colori. Chi ne è affetto vede il mondo in tante tonalità di grigio.

Caratteristiche e sintomi del daltonismo

Il daltonismo si presenta dunque con una difficoltà nella percezione corretta oppure della visione dei colori, a seconda della sua gravità e della tipologia di fotorecettori coinvolti. I sintomi sono relativi solamente alla capacità ed alla qualità della visione dello spettro dei colori. La patologia rimane stabile ed uguale a se stessa nel tempo e non va incontro a peggioramento o miglioramento. Per completezza, tuttavia, segnaliamo che esistono delle patologie oculari e dei farmaci che possono innescare un’anomalia nella visione dei colori che nulla ha a che fare con la patologia genetica in questione.

Chi è affetto da daltonismo può condurre una vita normale?

La risposta è naturalmente sì. Tuttavia, sul piano pratico, essere affetti da una delle tante forme di daltonismo può in qualche modo limitare la propria vita professionale: vi sono alcune professioni che sarebbe impossibile svolgere se affetti da un’alterazione della visione dei colori. Per concludere, non possiamo non spendere due parole nei confronti dei bambini: il daltonismo può impattare sul buon andamento della loro vita scolastica, innescando difficoltà di apprendimento. Per questo motivo è fondamentale aiutare i piccoli nel loro percorso scolastico coinvolgendo ed informando al contempo anche gli insegnanti e sottoponendoli ai necessari controlli della salute visiva.

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Malattie della retina: che fare?

malattie della retina - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Con retinopatia si intende una patologa che interessa la retina. Quest’ultima è la sottilissima membrana posta a rivestimento del bulbo oculare, con il ruolo di catturare i raggi luminosi e di convogliare l’informazione verso il nervo ottico. Il ruolo della retina nel processo visivo è dunque centrale e delicatissimo. E, per questo motivo, le patologie retiniche possono essere molto insidiose e mai banali. Quali sono le più comuni malattie della retina? E soprattutto, come è possibile trattarle al giorno d’oggi?

La retinite pigmentosa

La retinite pigmentosa è una patologia della retina di tipo ereditario che porta ad un progressivo deterioramento dei fotorecettori. I fotorecettori – coni e bastoncelli – sono delle minuscole cellule situate proprio sulla retina, che catturano l’informazione luminosa e la convogliano verso il nervo ottico. Quando i fotorecettori subiscono un danno, questo è irreversibile. Nella retinite pigmentosa, il paziente sperimenta un progressivo peggioramento della visione periferica e di quella notturna. Nei casi peggiori, è possibile anche andare incontro ad un grave stato di ipovisione.

Ad oggi non vi è una cura per la patologia, che è costantemente oggetto d’indagine da parte di molti ricercatori. 

A proposito di retinite pigmentosa: cosa fare in caso di cataratta?

La retinite pigmentosa è una patologia ereditaria alla quale, come può capitare, si può sovrapporre anche la cataratta. Un altro studio ha dimostrato che l’intervento di cataratta nei pazienti affetti da retinite pigmentosa può, in taluni casi, migliorare l’acuità visiva.

Le maculopatie

Le maculopatie sono un insieme di patologie che interessano la macula, la porzione più piccola ma anche più delicata della nostra retina. E’ riccamente punteggiata di fotorecettori e riveste un ruolo centrale tanto nella percezione corretta dei colori, quanto nella visione centrale. Quando si ha una maculopatia, i fotorecettori si degenerano e vengono meno alla loro preziosissima funzione.

La degenerazione maculare senile: atrofica ed essudativa

Tra le maculopatie, quella più comune è indubbiamente di tipo senile, cioè legata a doppio filo all’avanzare dell’età. Si manifesta in due possibili varianti, una detta secca o atrofica, l’altra detta umida o essudativa.

Al pari della retinopatia, la maculopatia atrofica è molto insidiosa e, ad oggi, non esistono protocolli terapeutici efficaci e mirati. Al contrario, per quanto riguarda la degenerazione maculare senile essudativa è trattabile efficacemente grazie alle iniezioni intravitreali. 

Cosa sono le iniezioni intravitreali?

Le iniezioni intravitreali sono piccole punturine eseguite con un ago sottilissimo all’interno dell’occhio. Sono totalmente indolori, perchè il corpo vitreo non è innervato. Il farmaco iniettato contiene una proteina ben precisa, detta anti-VEGF. La proteina ha lo scopo di contrastare la proliferazione di neovasi a livello sottoretinico. Questi vasi rappresentano la caratteristica tipica della malattia e si sviluppano proprio a causa di una proteina chiamata VEGF, andando a danneggiare la retina ed i fotorecettori. 

Leggi anche: iniezioni intravitreali per maculopatia, a chi sono utili? 

Foro maculare, pucker maculare e trazione vitreo maculare

Altre tipologie di retinopatie prendono il nome di foro maculare, pucker maculare e trazione vitreo maculare. Brevemente: 

  1. il foro maculare è, come il suo nome stesso suggerisce, un forellino che si forma sulla macula;
  2. il pucker maculare è la formazione di una sottilissima membrana al di sopra della macula. Questa membrana si contrae e danneggia la macula stessa;
  3. la trazione vitreo maculare è una contrazione del vitreo, che esercita una trazione sulla macula, danneggiandola. 

Queste tre malattie della retina si possono trattare con iniezioni intravitreali. Stavolta il farmaco non contiene una proteina, bensì una molecola chiamata ocriplasmina. Si tratta di una molecola disponibile nel nostro paese da pochissimi anni: nel 2014 proprio il Centro Ambrosiano Oftalmico è stato uno dei primi centri d’eccellenza a proporre questo tipo di iniezioni.

Ricordiamo che il Centro Ambrosiano Oftalmico è uno dei pochi centri d’eccellenza a disporre dell’autorizzazione sanitaria per il trattamento delle malattie della retina con iniezioni intravitreali. Presso il Centro, inoltre, operano alcuni tra gli specialisti più affermati e preparati nel campo delle malattie della retina. 

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La visita oculistica: tutto quello che c’è da sapere

La visita oculistica è uno dei capisaldi della salute oculare. Il suo scopo è duplice: preventivo e curativo. Prenderla in considerazione solamente al sopraggiungere di disturbi oculari e dimenticarsene per tutto il resto della propria vita, è decisamente sbagliato. Così come lo è considerarla una semplice misurazione della vista. Insomma, è forse giunto il momento di fare chiarezza intorno alla visita oculistica, spiegando che cos’è, come si svolge e perché è così utile.

Perché la visita oculistica è importante

La visita oculistica è il primo passo per preservare la propria salute oculare, così come la propria autonomia e la propria indipendenza personale. Il benessere oculare va mantenuto e custodito con le giuste cure ed attenzioni perché può esercitare un forte impatto sulla qualità della nostra vita. Si potrà immaginare che i difetti visivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia) siano le maggiori insidie capaci di mettere a repentaglio la capacità visiva, ma non è così: la gamma delle patologie oculari – alcune di esse anche piuttosto comuni – che possono manifestarsi nel corso della vita, è ben più ampia. Ecco perché, anche in quest’ambito, prevenzione e diagnosi precoce sono davvero le parole d’ordine. Per stare bene sempre, e molto a lungo. 

In cosa consiste una visita oculistica specialistica

La salute oculare: non solo diottrie…

Una visita oculistica seria non è una semplice “misurazione” della vista. E’ molto di più. La visita è solitamente preceduta da un colloquio durante il quale l’oculista o il suo assistente raccolgono informazioni utili su di noi, sul nostro passato clinico, su eventuali sintomi, disturbi o patologie dai quali siamo affetti, sul nostro stile di vita. La visita vera e propria, poi, include una serie di esami diagnostici durante i quali l’oculista osserva attentamente tutte le strutture oculari. L’occhio umano si compone di tante preziosissime parti che, proprio come in un delicato ingranaggio, ci consentono di godere del dono della vista: palpebre, cornea, cristallino, retina, macula… La diagnostica messa in campo durante una visita oculistica specialistica si avvale oggi di strumenti altamente tecnologici pensati proprio per fornire una serie di dati utili all’osservazione delle strutture oculari ed alla valutazione della loro salute e del loro buon funzionamento.

Quali sono gli esami svolti durante una visita oculistica specialistica?

Durante una visita oculistica specialistica si eseguono una serie di esami diagnostici non invasivi. Tra questi, citiamo l’esame della lampada a fessura, l’autorefrattometria, la tonometria, l’esame dell’acuità visiva, l’esame del fondo oculare. A questi, laddove lo specialista lo ritenga necessario, se ne possono aggiungere molti altri, come, per fare qualche esempio, l’OCT, la fluorangiografia, la topografia corneale, la retinografia

Quando sottoporsi ad una visita oculistica?

A partire dalla prima infanzia, sino all’età avanzata, la salute oculare passa attraverso una serie di tappe imprescindibili. I difetti visivi ed alcune tra le patologie più comuni fanno tradizionalmente la loro comparsa in epoche ben precise delle nostre vite. Si pensi, per fare qualche esempio tra i più noti, al cosiddetto occhio pigro tipico dell’età pediatrica, alla presbiopia che fa capolino intorno ai 40 anni, o alla cataratta, patologia tipica dell’età matura.

Leggi anche: benessere visivo, età dopo età tutte le tappe della prevenzione

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