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Il Centro Ambrosiano Oftalmico premiato per la Prima Campagna di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia

Il nostro direttore scientifico, il dottor Lucio Buratto, ha ritirato nei giorni scorsi a Milano il premio “Le eccellenze dell’informazione scientifica e la centralità del paziente” – sezione speciale “Nutraceutici” – come riconoscimento per la Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia. Il premio, promosso da SIFI, azienda farmaceutica in ambito oftalmologico e promossa dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha l’obiettivo di sottolineare, elogiare e valorizzare quei progetti che, in ambito medico e farmaceutico, hanno avuto l’obiettivo di affermare in modo concreto la centralità del paziente, del suo benessere e della sua qualità di vita.

La Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, promossa e voluta dal Centro Ambrosiano Oftalmico in collaborazione con IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e patrocinata dal Ministero della Salute e dalla SOI, Società Oftalmologica Italiana, si è svolta dal 29 gennaio al 23 febbraio scorso in 17 città italiane. Lo scopo, quello di offrire alla popolazione una valida e concreta opportunità di informazione e di screening sulla maculopatia, una patologia dell’occhio che può condurre ad una grave carenza visiva qualora venga diagnosticata con ritardo o non opportunamente trattata.

Ricordiamo che la maculopatia è un deterioramento della porzione centrale della retina che si trova dietro alla pupilla, laddove la maggior parte dei raggi luminosi viene trasformata dai fotorecettori in informazione visiva. Il deterioramento, che porta ad un peggioramento sensibile della visione centrale, può essere dovuto a diversi fattori: uno di questi è l’invecchiamento, ed in questo caso si parla di degenerazione maculare senile. Informare, prevenire e trattare sono tre punti chiave fondamentali per consentire alla popolazione di innalzare la sua qualità di vita ed al Sistema Sanitario Nazionale di risparmiare sui costi. É questo il concetto che il dottor Lucio Buratto ha voluto esprimere nel ritirare il premio:

«Sono davvero soddisfatto e ringrazio la giuria di questo importante Premio ottenuto dalla nostra Campagna di prevenzione sociale e d’informazione verso i pazienti su una condizione delicata come la maculopatia – ha commentato il dottor Buratto -. Oggi, infatti, il problema della medicina contemporanea è che non vengono eseguiti sufficienti screening di prevenzione che consentano la diagnosi precoce, un trattamento tempestivo delle principali patologie e una conseguente corretta aderenza terapeutica. Tre elementi che portano ad un innalzamento della qualità di vita dei cittadini oltre che a un importante risparmio per il Servizio sanitario nazionale».

Un grande successo sociale, insomma, quello della Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, che ha consentito a molti cittadini di conoscere e diagnosticare una patologia poco conosciuta, ma soprattutto di trattarla opportunamente per affrontare il futuro sotto il segno del benessere. Non resta ora che attendere la seconda edizione della campagna, affinché l’informazione circa la maculopatia continui ad essere opportunamente divulgata con l’obiettivo di avere una popolazione informata e soprattutto in salute.

Distacco di retina: che cos’è e come si risolve

La retina è una sottilissima membrana che riveste tutta la superficie interna del nostro bulbo oculare. Il suo ruolo nella visione è fondamentale, perché su di essa sono collocati i fotorecettori – coni e bastoncelli – che trasferiscono l’informazione luminosa al cervello. Se la retina va incontro ad una rottura e, peggio ancora, ad un distacco, la visione è compromessa, così come la salute dell’occhio. Si rende dunque necessario intervenire. Vediamo come. 

Cos’è un distacco di retina

Il distacco di retina non è un’evenienza molto frequente, ma quando accade è sempre bene correre ai ripari quanto prima, onde non veder compromesse le proprie capacità visive. Il distacco di retina si ha quando la retina si stacca dalla superficie del bulbo oculare alla quale, in condizioni normali, essa aderisce perfettamente. In particolare, il distacco può avvenire nelle zone periferiche della retina, oppure nella parte posteriore, in una zona molto importante chiamata macula, ricca di fotorecettori e deputata alla percezione dei colori: in questo caso si ha una patologia appartenente alla famiglia delle maculopatie. Quando la retina si stacca dal bulbo oculare, si viene a formare un liquido, chiamato anche sottoretinico.

Le cause di un distacco di retina possono essere:

  • un trauma al bulbo oculare
  • una rottura spontanea (causata talvolta da una miopia medio-alta, perchè la miopia porta l’occhio ad allungarsi)
  • una trazione vitreoretinica (causata per esempio da una retinopatia diabetica oppure dalla presenza di miodesopsie particolarmente accentuate, che possono indurre una trazione del vitreo capace di danneggiare la retina)

I sintomi di un distacco di retina sono:

  • sensazione di offuscamento del campo visivo: al paziente sembra di vedere una “tenda nera” in parte del campo visivo
  • fosfeni: sono dei flash luminosi percepiti a livello periferico
  • miodesospie: sono le cosiddette “mosche volanti”

Come si risolve un distacco di retina

Il distacco di retina va risolto in modo piuttosto tempestivo, in particolar modo se si tratta di un distacco periferico, così da limitare l’espansione del danno anche al resto della retina, inclusa la macula. La terapia da mettere in atto è di tipo chirurgico. Le strade percorribili sono due e consentono, eseguite singolarmente oppure in abbinamento a seconda della situazione specifica del paziente, di ridurre le trazioni viteoretiniche, chiudere le eventuali rotture della retina e far aderire nuovamente la retina nella sua sede naturale.

  1. Chirurgia episclerale: esterna dell’occhio
  2. Vitrectomia: interna all’occhio

La chirurgia episclerale

La chirurgia episclerale prevede che si intervenga sulla sclera, ovvero la parte bianca del bulbo oculare. Le tecniche messe in atto sono due, e prendono il nome di piombaggio e cerchiaggio.

Con il piombaggio, le rotture retiniche vengono “tappate” con l’ausilio di una spugnetta di silicone. Con il cerchiaggio, invece, si posiziona una sorta ci “cintura” lungo tutto il diametro dell’occhio, per ridurne la dimensione e contrastare le forze messe in atto da eventuali trazioni vitreoretiniche. Entrambe le tecniche vengono eseguite in day surgery, sono poco invasive perchè effettuate solo esternamente all’occhio, e sono rapide.

La vitrectomia

La vitrectomia consiste nella rimozione parziale o totale del vitreo, quella sostanza gelatinosa ricca di fibre di collagene che “riempie” il bulbo oculare. Questa opzione si sceglie nel caso vi siano in atto patologie che compromettono l’omogeneità del vitreo e che hanno innescato una dannosa trazione sulla retina.

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CENTRO AMBROSIANO OFTALMICO P.zza Repubblica, 21 – 20124 Milano

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Le malattie della retina

La retina è una sottile membrana situata nel segmento posteriore dell’occhio: il suo ruolo è fondamentale in quanto è lei a ricevere i segnali luminosi ed a trasmetterli al nervo ottico. Ma cosa succede se la retina “si ammala”? Quali e quante patologie della retina esistono? Sono curabili? Ecco tutte le risposte. 

Che cos’è la retina?

La retina è una membrana molto sottile che riveste la parte interna posteriore del nostro bulbo oculare. Su di essa sono posizionati i fotorecettori, coni e bastoncelli, responsabili della ricezione degli impulsi luminosi e della loro trasmissione al nervo ottico, che a sua volta li condurrà al cervello trasformandoli in informazione visiva. Il meccanismo è simile a quello di una macchina fotografica tradizionale, e la retina è dunque paragonabile alla pellicola. Al centro della retina, proprio dietro alla pupilla, si trova la macula, una piccolissima ma importantissima zona, molto ricca di fotorecettori, deputata al riconoscimento dei colori. Quando “il meccanismo” funziona alla perfezione, non ci sono problemi. Diverso è il caso se la retina si ammala, si deteriora o si danneggia, come conseguenza di una patologia o di un trauma oculare.

Cosa succede se la retina si ammala? Quali sono le più comune patologie della retina?

La retina è molto delicata ed è fondamentale nel processo visivo, che può venire pregiudicato da un’eventuale patologia o da un trauma oculare. Alcune patologie della retina coinvolgono solamente la macula, e sono chiamate per questo maculopatie.

L’elenco delle patologie della retina è piuttosto vasto. Eccone alcune:

Le patologie sopra citate non sono risolvibili, come i difetti visivi, con l’ausilio di lenti, ma necessitano un’attenta valutazione ed un intervento medico, sia esso farmacologico o chirurgico. In CAMO siamo specializzati nel trattamento delle patologie retiniche ed incluso delle maculopatie, grazie ad un team di oculisti altamente specializzati ed al supporto di un moderno reparto di chirurgia del segmento posteriore.

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Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Un recente studio condotto da Jennifer Deal – medico ricercatore della J.Hopkins University di Baltimora (Maryland) – e pubblicato su Neurology nel febbraio del 2018, ha mostrato come i soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave intorno ai 60 anni siano più predisposti a sviluppare problemi neurologici e di perdita di memoria intorno agli 80 anni, se paragonati ai loro coetanei aventi un apparato visivo perfettamente sano. 

Lo studio ha coinvolto 12.317 persone, le quali sono stati sottoposte ad una serie di test di memoria ed esercizi di apprendimento in tre momenti differenti: all’inizio della ricerca, dopo sei anni, e dopo 20 anni. Di queste oltre 12 mila persone, a soli 3 anni dall’inizio della ricerca, 11.692 non mostravano segni di retinopatia, 365 mostravano segni di moderata retinopatia e 256 avevano invece una grave retinopatia.

L’esito della ricerca

I soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave hanno ottenuto un punteggio minore ai test di apprendimento e memoria ai quali sono stati sottoposti dopo 20 anni, rispetto ai loro coetanei aventi un apparato visivo sano. 

Osservare l’occhio per osservare il cervello

Lo studio, pubblicato in Neurology il 28 febbraio 2018, ha dimostrato dunque che una retinopatia moderata o grave intorno ai 60 anni predispone allo sviluppo di problemi di memoria intorno agli 80 anni. Alla base dello studio vi è l’idea che il declino cognitivo sia causato dai piccoli vasi sanguigni presenti nel cervello, che però sono impossibili da fotografare e monitorare. Perchè allora non osservare i vasi sanguigni presenti nell’occhio?

Insomma, l’integrità della retina sarebbe l’unità di misura dell’integrità dei vasi sanguigni del cervello, e ci consentirebbe di stimare lo stato di salute di un organo che non sempre è facile esaminare, permettendoci altresì di valutare il declino cognitivo di ciascun soggetto.

Limiti della ricerca

La ricerca della quale vi abbiamo parlato oggi, nonostante sia davvero interessante ed innovativa, non è esaustiva e sicuramente apre la strada ad un’ulteriore serie di studi sulla connessione tra lo stato di salute dell’occhio e quello del cervello e sull’uso dell’occhio come “indicatore” della situazione cognitiva degli individui. Inoltre, Jennifer Deal ha sottolineato come un potenziale limite della ricerca abbia sede nel fatto che, per ciascun individuo, è stato preso in esame un solo occhio.

Fonte: www.aan.com

Amaurosi Congenita di Leber, sviluppata la prima terapia genica al mondo

L’americana Spark Therapeutics ha messo a punto la prima terapia genica per la cura di una malattia rara dell’occhio, la Amaurosi Congenita di Leber. I costi sono vertiginosi, tuttavia la terapia promette bene. Vediamo di che si tratta. 

Cos’è l’Amaurosi Congenita di Leber

L’Amaurosi Congenita di Leber è una malattia genetica della retina che esordisce ed è diagnosticabile sin dalla primissima infanzia – dai sei mesi di vita in poi – e porta alla cecità nell’arco di circa 30 anni di vita. E’, come detto, un disturbo ereditario, che colpisce in media 3 soggetti su 100mila. I suoi sintomi sono l’ipovisione, che si aggrava progressivamente sino a condurre alla cecità, e il nistagmo, ovvero il movimento involontario e continuo degli occhi. Un altro sintomo importante per la diagnosi dell’Amaurosi Congenita di Leber è l’assenza di attività elettrica della retina, appurabile tramite elettroretinogramma.

Qual è la causa dell’Amaurosi Congenita di Leber

La cecità ereditaria causata dall’Amaurosi Congenita di Leber è causata dalla mutazione di un gene. Al momento la ricerca ha individuato una ventina di geni che, se mutati, sono responsabili dell’esordio della malattia. Tuttavia, nel 10% dei casi, essa è dovuta alla mutazione del gene RPE65: è l’Amaurosi Congenita di Leber di tipo 2. Per ereditare la malattia, è necessario che entrambi i genitori siano portatori (anche sani) di questa alterazione genetica.

Terapia genica per la cura dell’Amaurosi Congenita di Leber

Buone notizie per i malati di Amaurosi Congenita di Leber: americana Spark Therapeutics è riuscita a mettere a punto una terapia genica che consente, con un solo trattamento, di migliorare ampiamente questa forma di cecità ereditaria. Si tratta di una iniezione di un farmaco contenente il gene responsabile della malattia, l’RPE65, nella sua versione non alterata, e dunque corretta. Il farmaco – il cui principio attivo è il voretigene neparvovec –  viene iniettato direttamente nella retina del paziente, cosicché le cellule retiniche riprendano la loro attività naturale, garantendo ampi margini di miglioramento visivo. I soggetti che si sono sottoposti a terapia con il nuovo farmaco hanno mostrato un significativo miglioramento della capacità visiva non solo nell’immediato, ma anche sul lungo periodo (1 anno).

Una terapia dai costi proibitivi

La nota dolente, tuttavia, sembra essere il costo: in America, dove il farmaco è stato sviluppato e brevettato, esso ha un costo di 425 mila dollari per occhio, il che significa 850 mila dollari per effettuare la terapia su entrambi gli occhi. Un costo decisamente proibitivo, anche se il colosso farmaceutico sta valutando di mettere a punto formule di pagamento più flessibili ed accessibili. Non sono mancate, tuttavia, le polemiche su questo punto.

Presto il farmaco per il trattamento dell’Amaurosi Congenita di Leber accessibile anche per i pazienti europei

E’ notizia di ieri che la commercializzazione del voretigene neparvovec avverrà al di fuori del confini americani. Anche i pazienti italiani affetti da Amaurosi Congenita di Leber insomma potranno usufruire dei frutti di questo grande traguardo della ricerca. Non resta che da appurare a che prezzo sarà reso disponibile in farmaco nei paesi europei.

Mosche volanti, quando preoccuparsi?

Può capitare, soprattutto dai 40 anni in poi, di vedere, nel proprio campo visivo, degli strani puntini o macchioline in movimento. Chiamati anche “corpi mobili”, “miodesopsie” o “mosche volanti”, essi sono maggiormente visibili quando si guarda verso uno sfondo chiaro ed uniforme. Ma di cosa si tratta? Sono sintomo di qualche patologia? Quando è il caso di preoccuparsi e/o di contattare uno specialista. Vediamolo nel dettaglio.

Il termine “miodesopsia” deriva dal greco myōdes (simile a mosche) e òpsis (visione), da cui deriva l’espressione più comune “mosche volanti”. La parola, va da sè, è davvero molto antica, il che ci fa comprendere che il fenomeno dei corpi mobili non ha nulla a che vedere con la modernità, le abitudini di vita del nostro secolo oppure con l’inquinamento.

Un fenomeno fisiologico dovuto all’avanzare del tempo

La struttura vitreale, esattamente come tutte le altre cellule del nostro organismo, tende ad invecchiare ed a degenerare in maniera del tutto fisiologica. Il collagene, la proteina che costituisce il vitreo, con l’avanzare degli anni, perde progressivamente omogeneità e si addensa sotto forma di piccoli accumuli gelatinosi. Le mosche volanti altro non sono che il risultato di questo fenomeno del tutto naturale e fisiologico. Esse si presentano sotto forma di pallini, puntini, anelli, ragnatele o filamenti.

Quando non è il caso di allarmarsi

La prima volta che capita di osservarle, si ha l’impressione che esse siano al di fuori del nostro occhio, mentre in realtà esse sono all’interno di esso. Per la precisione, non vediamo le mosche volanti, ma la proiezione delle stesse sulla retina, un pò come avviene in una eclissi. Una volta compreso che questi strani corpi estranei non sono al di fuori del nostro occhio ma bensì al suo interno, sicuramente può subentrare in noi un pò di ansia e di apprensione. Tuttavia, è bene sapere che essi sono un fenomeno più frequente e più comune di quanto si possa immaginare, e che nella maggioranza dei casi esse non sono sintomo di alcuna patologia. Vedere le mosche volanti occasionalmente non è nulla di patologico, anzi, fa parte della maturazione e del naturale invecchiamento dell’apparato visivo. Con l’avanzare degli anni, al contrario, non ci si fa nemmeno più caso, finendo con l’ignorarle e con l’imparare a conviverci “pacificamente”.

Quando invece è opportuno rivolgersi allo specialista?

Se il fenomeno insorge in maniera del tutto improvvisa e particolarmente intensa o se le mosche volanti sono particolarmente grandi, se il disturbo insorge in abbinamento a vista offuscata, dolore agli occhi o alla testa, è bene invece contattare il proprio specialista di fiducia, che valuterà attentamente la situazione.

Anche se, come già detto, le mosche volanti sono nella maggioranza dei casi un fenomeno del tutto naturale e fisiologico dovuto ad un lieve addensamento del gel vitreale, in alcuni casi esse potrebbero essere anche sintomo di una patologia da non sottovalutare. Potrebbe essere in atto, per fare un esempio, un’infiammazione della retina, oppure un distacco della retina. O ancora, un incremento improvviso di mosche volanti nel campo visivo potrebbe essere sintomo di un esordio di maculopatia, di una malattia autoimmune o di un’infezione in atto. E’ sempre bene, nel caso di dubbio, consultare il proprio specialista di fiducia, oppure rintracciarne uno al quale affidarsi, il quale avrà cura di esaminare la situazione approfonditamente.

Soluzioni terapeutiche alle mosche volanti

In caso di presenza di mosche volanti particolarmente fastidiose, si può provare a compiere dei movimenti dal basso verso l’alto con gli occhi, così da spostare gli addensamenti di gel vitreale da una parte all’altra. Non vi è prova scientifica, invece, relativamente all’efficacia di terapie di integratori vitaminici per limitare il fenomeno delle mosche volanti. Nei casi più invalidanti, invece, si può ricorrere ad un intervento chirurgico, la vitrectomia, che però comporta alcuni rischi che è bene non sottovalutare. Sarà il medico a stabilire se sia il caso di scegliere la strada dell’intervento oppure se sia meglio convivere con le mosche volanti.

Laser 2RT per maculopatia: Domande e risposte

Per chi è indicato il laser 2RT?

Questo nuovo laser è attualmente indicato per il trattamento della maculopatia in forma secca (DMLE secca, o degenerazione maculare senile di tipo secco), quando sono presenti drusen di medie o grandi dimensioni. Ad oggi, è l’unico laser esistente con questa specifica indicazione. Inoltre, è indicato per la terapia dell’edema maculare diabetico.

Altre possibili indicazioni vanno valutate caso per caso dal medico oculista, e potrebbero comprendere la corioretinopatia sierosa centrale, l’edema maculare da occlusione venosa o di altra origine, ecc…

E per la maculopatia in forma umida, o essudativa?

Per questa forma di maculopatia si utilizzano le iniezioni intravitreali.
Solo in alcuni casi, attentamenti selezionati dal medico oculista, il laser 2RT potrebbe essere utilizzato in combinazione alle iniezioni, o quando queste sono controindicate.

Quante volte bisogna sottoporsi al trattamento col laser 2RT?

Nella maggior parte dei casi, un solo trattamento laser risulta sufficiente per stabilizzare la situazione clinica del paziente. Se la maculopatia dovesse peggiorare, si può comunque ripetere il trattamento, in genere non prima dei 6 mesi.

Il Laser 2RT può essere pericoloso?

Il 2RT è un laser estremamente sicuro. Ad oggi, sono già diverse migliaia le persone nel mondo che si sono sottoposte al trattamento con il laser 2RT, e non è stato dimostrato finora alcun effetto avverso imputabile al laser.

Il Laser 2RT può far recuperare la vista?

Il trattamento con il 2RT può fermare, o quantomeno rallentare, la progressione della maculopatia, ma ci sono anche pazienti che hanno migliorato la visione. Molto dipende dal grado di evoluzione della malattia. Pertanto, prima si interviene, più alte sono le probabilità di mantenere la visione.
Anche nelle forme più avanzate con presenza di atrofia, quando la vista continua a peggiorare, il Laser 2RT sta dimostrando dei risultati promettenti, quantomeno nello stabilizzare la situazione.

Il trattamento Laser 2RT per maculopatia è un intervento doloroso?

Assolutamente no. È un trattamento molto ben tollerato, anche dai pazienti più anziani, e dura pochi minuti.

Quali sono le controindicazioni?

Non ci sono controindicazioni, né interazioni con altri farmaci. Inoltre, il trattamento non preclude altri tipi di interventi chirurgici successivi.

Si può viaggiare dopo il trattamento?

Sì, non ci sono limitazioni in tal senso. Tuttavia, il paziente trattato non può guidare lo stesso giorno del trattamento a causa della dilatazione pupillare. Sarà meglio poi munirsi di occhiali scuri, da usare dopo la dimissioni ed evitare intensi sforzi fisici per uno o due giorni. Non è necessario bendare l’occhio.

Perché questo trattamento non è disponibile presso gli ospedali pubblici?

Si tratta di una tecnologia molto avanzata, sviluppata di recente in Inghilterra e Australia. Come spesso accade con le nuove cure, è ad oggi disponibile solo in pochi centri d’avanguardia, tra cui il Centro Ambrosiano Oftalmico.

Il mio Oculista non ne ha mai sentito parlare!…

Gli studi clinici sul laser a nanosecondi 2RT sono molto recenti e sono pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Tra le altre, la prestigiosa rivista Ophtalmology Retina, che ha pubblicato uno studio sul laser a nanosecondi proprio sul primo numero di quest’anno.

Chi è il medico che effettua il trattamento con il 2RT?

Al Centro Ambrosiano Oftalmico i trattamenti con il 2RT sono eseguiti dal Dott. Eugenio Sancin e dalla Dott.ssa Laura Sacchi.

Contattaci per maggiori informazioni.

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