Curiosità sugli occhi

Perché la presbiopia peggiora?

La presbiopia è il difetto visivo che tipicamente e, talvolta inaspettatamente, ci catapulta nell’età adulta. Costringendoci a fare i conti con le prime difficoltà visive, anche dove prima la nostra vista è stata sempre perfetta. Oppure, aggiungendosi nostro malgrado ai difetti visivi già presenti. Ma perché si diventa presbiti? E’ possibile evitarlo? E perché la presbiopia peggiora mano a mano che il tempo avanza?

Perché si diventa presbiti?

Mano a mano che il tempo passa il nostro organismo invecchia insieme a noi. Perdendo l’efficienza della giovane età e andando incontro a qualche piccola difficoltà. La digestione si fa più lenta o difficoltosa, possono insorgere piccoli dolori articolari a seguito di posture sbagliate (come il dolore alla cervicale) e, non ultimo, si sperimenta un lieve ma progressivo calo visivo specie per la visione da vicino. Si tratta, appunto, della presbiopia.

Un difetto visivo diverso dagli altri

La presbiopia è annoverata tra i difetti visivi – come miopia, ipermetropia e astigmatismo. Ma mentre questi ultimi sono causati da un errore di rifrazione, ovvero di messa a fuoco dei raggi luminosi sulla retina, la presbiopia è causata da una perdita di flessibilità del cristallino, dovuta al suo invecchiamento: non flettendosi più come un tempo, il cristallino non permette più la messa a fuoco degli oggetti molto vicini. Perde, dunque, il suo potere accomodativo.

E’ possibile evitare la presbiopia?

Il lettore si domanderà se esiste una cura, un integratore, una soluzione qualunque per evitare che il cristallino perda la sua innata flessibilità. La risposta è no. Non è possibile evitare né arrestare l’invecchiamento del cristallino. Ecco dunque spiegato perché la presbiopia peggiora.

Come risolvere la presbiopia oggi?

Oggi le strade per risolvere la presbiopia sono molteplici.

La prima è l’uso degli occhiali da vista o delle lenti a contatto per presbiopia. Il classico occhiale da vicino o da lettura, insomma. A meno che non si sia affetti già da altri difetti visivi, in tal caso si ricorrerà all’occhiale progressivo. E’ un tipo di correzione temporanea e talvolta fastidiosa.

La seconda strada attinge al vasto panorama degli interventi di chirurgia refrattiva e consente di correggere la presbiopia in modo permanente. Tra gli interventi maggiormente eseguiti menzioniamo:

  • FemtoLASIK, una soluzione altamente risolutiva con un elevatissimo apporto tecnologico;
  • l’utilizzo della modalità monovisione: non è propriamente una tecnica e può essere eseguita con tutte le tecniche tipiche della chirurgia refrattiva – anche con l’impianto del cristallno! La monovisione attinge al concetto di “occhio dominante” per correggere il modo differente i due occhi ed ottenere così una visione globale ottimale
  • un intervento molto simile a quello per la rimozione della cataratta, che si avvale delle più moderne lenti intraoculari

Sta naturalmente allo specialista, a seguito di una visita oculistica approfondita e dettagliata, stabilire quale sia la tecnica chirurgica più idonea per il paziente. Questa decisione sarà presa in condivisione con il paziente e in accordo con lo stato di salute visiva, con la valutazione di altre patologie oculari o difetti visivi preesistenti, con la sua età e con le sue aspettative sul fronte pratico.

Vuoi saperne di più?

Il Centro Ambrosiano Oftalmico è specializzato nella correzione permanente dei difetti visivi: all’interno di una struttura dotata di moderna sala opereatoria e delle migliori strumentazioni diagnostiche e chirurgiche del momento, prestano servizio i più preparati ed esperti specialisti in oftalmologia. Chiamaci per fissare la tua visita specialistica, dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.

Quanti tipi di cataratta esistono?

Con il termine cataratta si intende una patologia che colpisce il cristallino, la piccola lente situata all’interno dei nostri occhi che ricopre un ruolo cruciale e fondamentale nella funzione visiva. La forma più nota e conosciuta di cataratta è quella legata all’età, chiamata pertanto cataratta senile. Ma ve ne sono anche altre. Cogliamo l’occasione per scoprirle assieme.

Cosa hanno in comune tutte le varianti della patologia?

Tutte le tipologie di cataratta che ci accingiamo a menzionare hanno in comune un sintomo principale: l’opacizzazione del cristallino. Quando questo si ammala, perde trasparenza. Ed è proprio la trasparenza (ma non solo) una delle caratteristiche fondamentali di un cristallino sano e perfettamente efficiente. Mano a mano che l’opacizzazione avanza, i raggi luminosi che penetrano nell’occhio dall’esterno attraverso la pupilla faticano a raggiungere la retina, e la funzione visiva si fa imprecisa e difficoltosa. Come se un velo (o una cataratta, appunto) si interponesse tra chi guarda e il mondo.

Elenchiamo brevemente le tipologie di cataratta:

Cataratta congenita

Capita di nascere già affetti da cataratta e per questo motivo la patologia si dice congenita. Questa variante può interessare un occhio solamente, oppure entrambi. Le cause possono essere ereditarie, ma può anche essere dovuta ad altri fattori intervenuti in fase gestazionale

  • patologie contratte dalla madre (rosolia, parotite, varicella, herpes sistemico)
  • esposizione ai raggi X
  • assunzione di particolari farmaci

La cataratta congenita è curabile chirurgicamente, ma è fondamentale che la diagnosi sia particolarmente tempestiva.

Cataratta giovanile

La cataratta giovanile fa invece il suo esordio in giovane età, al contrario di quanto accade con la variante più nota e diffusa della patologia, che invece si presenta in età matura. Le cause possono essere:

  • una miopia molto forte, uno dei più comuni fattori predisponenti l’opacizzazione del cristallino prima dell’età avanzata
  • la presenza di altre patologie oculari, come il glaucoma
  • la presenza di una patologia sistemica, come il diabete di tipo 1
  • una dermatite atopica
  • l’esposizione intensa e protratta nel tempo a raggi ultravioletti
  • l’assunzione massiccia e prolungata di farmaci cortisonici
  • una iperferritinemia, ovvero livelli molto elevati di ferro nel sangue

Cataratta diabetica

Come già accennato relativamente alla cataratta giovanile, il diabete può favorire l’insorgenza di diverse patologie oculari, tra cui la cataratta, ma anche la retinopatia diabetica e la maculopatia diabetica. Si tratta di patologie che è necessario affrontare con prontezza e serietà, pena una compromissione importante della salute del proprio apparato visivo. Il consiglio è quello di rivolgersi ad uno specialista in oftalmologia così come, parallelamente, ad un diabetologo.

Cataratta traumatica

Può capitare che la cataratta si presenti come conseguenza di un forte trauma oculare: un incidente, un trauma di origine sportiva o altro possono innescare l’opacizzazione del cristallino. In tal caso potrà trattarsi di una opacizzazione monolaterale oppure bilaterale, a seconda della tipologia di trauma.

Cataratta secondaria

La cataratta secondaria è un possibile incoveniente del tradizionale intervento di cataratta. Può accadere che, a seguito della rimozione del cristallino opacizzato, la parte posteriore della sacca che lo conteneva (che non viene rimossa durante l’intervento), si opacizzi a sua volta. Non è nulla di allarmante e, come detto, può accadere. Si risolve con una brevissima seduta laser del tutto indolore.

Cataratta senile

Terminiamo la carrellata delle tipologie di cataratta con la cataratta senile, quella legata a doppio filo al tempo che avanza. E’ la variante più diffusa, ed è dovuta al fatto che, mano a mano che gli anni passano, il cristallino perde trasparenza in modo del tutto naturale. Un processo irreversibile, che trova soluzione solamente nella sostituzione del cristallino naturale con uno artificiale.

Quali sono le cure?

La cataratta è una patologia che:

  • non trova soluzione nell’assunzione di farmaci di sorta
  • e non migliora con l’andare del tempo

L’unica strada da intraprendere per curarla è chirurgica e consiste nella sostituzione del cristallino opacizzato con uno nuovo, perfettamente trasparente e destinato a durare per tutta la vita. Si tratta di un intervento poco invasivo che non deve suscitare alcun timore ma che, anzi, oggi va vissuto come una vera e propria opportunità.

Di seguito i vantaggi dati dall’intervento

  • è una opportunità per ripristinare la propria capacità visiva e per recuperare un senso di indipendenza motoria e di autonomia a tuttotondo, specie in età avanzata
  • consente di risolvere anche eventuali difetti visivi preesistenti, dal momento che il cristallino artificiale può essere dotato del potere diottrico necessario al paziente (anche qualora i difetti visivi siano più d’uno)
  • nella variante dell’intervento denominata femto-cataratta, eseguita solo in alcuni centri d’eccellenza, l’intervento non prevede l’uso di lame, strumenti taglienti o punti di sutura, e offre un recupero visivo ancor più veloce e gradevole. Questo accade perché il protagonista è uno strumento laser: il laser a femtosecondi.

Vuoi saperne di più?

Prenota la tua visita oculistica specialistica. Saremo lieti di prenderci cura della tua salute oculare e di raccontarti tutto sull’intervento di cataratta con laser a femtosecondi. Il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.

Abrasione corneale, che fare?

L’abrasione corneale è una delle più co,uni lesioni della superficie oculare. Nella maggior parte dei casi non si tratta di una lesione di grave entità e si risolve nel giro di pochi giorni. Tuttavia, e in virtù della sua elevata incidenza, spendiamo qualche parola sui sintomi che porta con sé, a beneficio di chi abbia subito un piccolo trauma oculare e vada alla ricerca di qualche informazione utile per gestire la situazione in prima battuta.

Cos’è l’abrasione corneale

L’abrasione corneale è una lesione superficiale della cornea. La cornea è la membrana che riveste e protegge la parte anteriore del nostro occhio, composta da più strati. Lo strato superficiale prende il nome di epitelio e, com’è naturale intuire, è quello maggiormente colpito da traumi ed abrasioni. Questo non significa che la lesione non possa essere più profonda, interessando anche gli strati sottostanti. Per questo motivo, è sempre fondamentale rivolgersi al proprio oculista di fiducia o recarsi presso un pronto soccorso oculistico, evitando di fare supposizioni sulla base dei soli sintomi che si sperimentano.

Come capire se si ha un’abrasione corneale?

I sintomi dell’abrasione corneale sono dolore oculare, bruciore, iperlacrimazione, sensazione di corpo estraneo, fotofobia. Sarà l’oculista a diagnosticare l’entità dell’abrasione e il protocollo di cura più idoneo. La diagnosi si esegue previa visita oculistica specialistica, che può includere la somministrazione di una sostanza fluorescente capace di evidenziare la porzione di cornea danneggiata.

Cosa fare in caso di trauma oculare

Un’abrasione corneale può essere causata da un trauma di origine esterna: un corpo estraneo che entra in contatto con l’occhio, come il ramo di un albero, una mano o unghia di qualcuno, un pezzettino di carta…); oppure, da un corpo estraneo come un granello di sabbia o una pietruzza che rimangono troppo a lungo sulla cornea prima di essere espulsi.

La prima cosa da fare in caso di abrasione corneale è quella di recarsi al pronto soccorso oculistico o di contattare il proprio oculista di fiducia. E’ importante cercare di evitare di strofinare o lavare l’occhio prima di avere la certezza della diagnosi. Analogamente, si sconsiglia di somministrare colliri o altri farmaci senza aver parlato con lo specialista.

Un consiglio che vale in particolar modo per i genitori, che spesso ricorrono ad acqua, colliri da banco o bendaggi improvvisati per dare sollievo ai loro piccoli. Piuttosto, si può far indossare ai piccoli un paio di occhiali da sole durante il tragitto verso il pronto soccorso o lo studio oculistico.

Come si cura e quanto ci mette a guarire l’abrasione corneale?

L’abrasione corneale nella maggior parte dei casi si risolve quasi spontaneamente nel giro di pochi giorni. Spesso è sufficiente ricorrere ad un bendaggio. In altri casi si somministrano dei colliri adatti a favorire la guarigione dell’epitelio corneale e a mantenere una buona idratazione oculare. L’oculista potrà altresì prescrivere dei farmaci antinfiammatori da assumere per bocca per calmare il dolore provocato dall’abrasione corneale. Infine, può rendersi necessaria una terapia antibiotica, per scongiurare il rischio di infezioni nella zona interessata dal trauma oculare. Naturalmente, se il paziente indossa d’abitudine le lenti a contatto, dovrà sospenderne l’uso sino a guarigione avvenuta.

Vuoi saperne di più?

Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione con un team di oculisti specialisti specializzati nella cura della salute visiva di tutta la famiglia. Chiamaci e prenota oggi stesso la tua visita oculistica: il nostro centralino risponde dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.

Come curare il benessere visivo dopo le vacanze

Le vacanze estive sono state un vero e proprio toccasana per il tuo benessere psicofisico e, perché no, per il tuo benessere visivo. Momenti di relax all’aria aperta, splendidi paesaggi da contemplare, più tempo trascorso lontano dagli ambienti chiusi e poco luminosi e dai device elettronici. Ebbene, ora che hai fatto ritorno in città, coccola la tua salute oculare in modo da prolungare l’effetto benefico della tua vacanza il più a lungo possibile. Abbiamo tre semplici consigli per te.

1 – Mangia sano, sempre

Durante le vacanze con molta probabilità hai avuto modo di curare maggiormente la tua alimentazione, di dedicare più tempo alla preparazione dei pasti e di evitare pranzi frettolosi. Ottimo! Cerca di conservare queste buone abitudini il più a lungo possibile:

  • prediligi frutta e verdura di stagione
  • introduci nella tua dieta il maggior quantitativo possibile di antiossidanti: olio extravergine di oliva, mirtilli, uva, ananas, pomodori sono solo alcuni dei cibi maggiormente ricchi di antiossidanti naturali
  • fai il pieno di grassi buoni, come gli Omega 3: semi oleosi, frutta secca e pesce azzurro non dovrebbero mai mancare nella tua dieta settimanale

In questo modo, coccolerai il tuo organismo ma anche il tuo apparato visivo, prevenendo o ritardando l’insorgenza di tutte le patologie tipicamente legate al tempo che avanza, come la cataratta e la degenerazione maculare senile.

2 – Passa tempo di qualità all’aria aperta

Fino a quando la stagione lo consente, effettua la maggior parte dei tuoi spostamenti a piedi o in bici, se puoi. In alternativa, alzati un po’ prima la mattina e concediti una passeggiata veloce: una mezz’ora sarà sufficiente. Stare all’aria aperta durante il giorno favorisce e stimola la produzione di vitamina D, l’ossigenazione dei tessuti e il benessere del sistema cardiovascolare. Per quanto riguarda la salute oculare, chi trascorre molte ore a video ha l’esigenza di rilassare l’apparato visivo volgendo lo sguardo in lontananza. Un esercizio tutto sommato semplice, perfetto per non far perdere ai nostri occhi l’abitudine di guardare anche verso distanze maggiori del solito. A questo proposito, conviene sapere che i raggi solari stimolano anche la produzione di dopamina, un ormone che, parola di scienza, inibisce e contrasta il processo di allungamento del bulbo oculare tipico di chi soffre di miopia.

3 – Cura l’igiene dei tuoi occhi

Infine, il terzo consiglio è quello di curare maggiormente la tua igiene oculare. Al ritorno in città, il cambio repentino di clima o gli agenti inquinanti possono affaticare l’apparato visivo, irritandolo e vanificando i benefici offerti dalla pausa estiva. Impariamo dunque a tenere sottomano un collirio idratante (per esempio a base di acido ialuronico) o delle salviettine oculari umettanti e detergenti. Conserviamone una confezione sulla scrivania dell’ufficio, nel cruscotto dell’auto oppure in borsa. Un po’ come abbiamo imparato a fare con la soluzione disinfettante per le mani. Tenere gli occhi puliti ed idratati diventerà un’abitudine imprescindibile capace di regalarci un ritrovato benessere visivo in qualunque momento della giornata.

Vuoi saperne di più?

Vuoi programmare un controllo della salute visiva prima di affrontare un nuovo ed intenso periodo scolastico o lavorativo? E’ un’ottima idea. Chiamaci: il nostro centralino è a tua disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 al numero 02 636 1191.

Lenti a contatto smart: cosa sono? – Parte 2

Le lenti a contatto smart promettono di migliorare sensibilmente la qualità di vita e la capacità visiva di tanti pazienti affetti da ipovisione o affetti da determinate patologie. Si tratta di dispositivi intelligenti ad altissimo apporto tecnologico. Molti di essi oggi sono ancora in fase di sperimentazione. Sono dotati di peculiarità e funzionalità interessanti e potenzialmente rivoluzionarie: dall’assistenza nei confronti di pazienti affetti da gravi stati di ipovisione, sino alla misurazione di diversi parametri misurabili, quali livelli di glucosio ma anche colesterolo, ioni di potassio e sodio. Vediamo insieme nuove proposte attualmente al vaglio della scienza medica, con l’aiuto della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli del Centro Ambrosiano Oftalmico.

Le lenti a contatto smart sviluppate dall’Università di San Diego

I ricercatori dell’Università di San Diego stanno lavorando ad un prototipo di lenti a contatto smart. Si tratta di lenti a contatto morbide in grado di ingrandire con uno zoom ciò che si sta guardando semplicemente ammiccando due volte. Un risultato raggiunto utilizzando materiali che di solito vengono utilizzati nella robotica.

La giusta combinazione tra biomimetica ed elettrooculografia

Alla base del progetto, l’intuizione che combinando biomimetica ed elettrooculografia è possibile ottenere un prodotto finale altamente tecnologico ed efficiente. La biomimetica è una scienza che osservando la natura trae spunti utili a riprodurre strutture artificiali. L’elettrooculografia, invece, permette di registrare la differenza di potenziale esistente tra cornea e retina. I ricercatori hanno misurato i segnali elettrooculografici che si ottengono quando gli occhi effettuano determinati movimenti. In questo modo sono riusciti a costruire una lente a contatto morbida biomimetica in grado di rispondere agli impulsi elettrici; i movimenti della lente si hanno con l’attivazione di alcune aree di pellicola di elastomero dielettrico. L’obiettivo è quello di imitare il meccanismo di funzionamento degli occhi umani

Le lenti a contatto smart per diabetici

Avviene sovente che la tecnologia si ponga al servizio della salute, del benessere e soprattutto della prevenzione in ambito medico e sanitario. Le lenti a contatto smart che stiamo per illustrare non sono pensate per compensare uno stato di ipovisione. Le lenti a contatto smart per diabetici sono state messe a punto da un gruppo di ricercatori sudcoreani e sono in grado di misurare il livello di glucosio nelle lacrime che si è visto essere correlato a quello del sangue.

Un dispositivo che infonde ottimismo nei confronti di una patologia ad ampia diffusione

Il progetto è ancora in fase puramente sperimentale, ma apre le porte ad un futuro nel quale la prevenzione nei confronti del diabete potrebbe diventare una realtà tangibile capace di invertire la tendenza per la quale, ad oggi, la patologia sta assumendo i contorni di una vera e propria pandemia. Com’è noto, il diabete colpisce oltre 400 milioni di persone nel mondo con un impatto importante sulla società sia sanitario che economico. Questa tecnologia permetterebbe di sostituire i controlli dei livelli di glucosio nel sangue nei pazienti che sono costretti a farlo quotidianamente. Ma non solo. Essa è pensata per svolgere anche un importante ruolo preventivo: tenere sotto controllo il glucosio nelle lacrime (e di conseguenza nel sangue) svolge un importante ruolo di prevenzione nei confronti di alcune patologie tipicamente correlate al diabete: tra queste menzioniamo la retinopatia diabetica, l’insufficienza renale e complicanze cardiovascolari.

Come sono fatte le lenti a contatto smart per diabetici

Il dispositivo è costruito su un polimero biocompatibile e contiene circuiti elettrici ultrasottili e flessibili, biosensori e sistemi di somministrazione controllata di farmaci oltre che di comunicazione dati. 

La lente è composta da cinque parti principali:

  1. biosensore
  2. sistema per l’erogazione di farmaci
  3. sistema di trasferimento di energia senza fili
  4. microcontrollore a circuito integrato con un’unità di gestione dell’alimentazione
  5. sistema di comunicazione a distanza a radiofrequenza

Le lenti a contatto smart per diabetici sono state prodotte con un materiale che garantisce una trasparenza ottimale e sono molto flessibili. Sul bordo della lente sono collocati minuscoli sensori in grafene che permettono, essendo a contatto diretto con la lacrima, di far partire un segnale che viene captato da un dispositivo wireless che legge la concentrazione di glucosio nel film lacrimale. Quando i livelli del paziente superano una soglia predefinita, un led presente nella lente lo segnala. E’ in progetto un’App in grado di monitorare e archiviare le varie registrazioni.

A cura della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli, medico oculista presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico.

Occhi e Covid: un vademecum per chi viaggia in aereo

Il SARS-CoV-2 si è manifestato ormai da qualche anno in tutta la sua forza dirompente, capace di eradicare gran parte delle nostre abitudini e di intaccare persino la qualità dei rapporti interpersonali. Ma ancor prima che questo accadesse, era già noto che viaggiare in aereo esponesse ad un rischio di contrarre virus respiratori più elevato di quanto non accadesse in altri mezzi di trasporto. La trasmissione del virus avviene, da parte di chi ne è affetto, principalmente tramite emissione di minuscole ed invisibili secrezioni respiratorie (i cosiddetti droplets). Ma non solo: alcune ricerche scientifiche hanno messo in evidenza come anche la superficie oculare costituisca una sorta di via preferenziale di accesso del virus. Chi viaggia in aereo, dunque, dovrebbe stare all’erta rispetto al rischio di contagio orale così come oculare. Stiliamo allora un piccolo vademecum per volare in sicurezza, limitando al minimo, ove possibile, il rischio di contagio. E senza trascurare la potenziale insidiosità della combinazione occhi e Covid.

Occhi e Covid: perché in aereo si rischia di più?

All’interno di un velivolo lo spazio è angusto e non sempre è facile mantenere il corretto distanziamento interpersonale. Inoltre, si tratta di un luogo chiuso, con un ricambio d’aria limitato ed un livello di umidità generalmente molto contenuto. Laddove l’aria si fa più secca, l’evaporazione del film lacrimale aumenta. E la superficie oculare diviene più vulnerabile. E’ in questo contesto che l’infezione da Sars-CoV-2 può trovare terreno fertile per accedere al nostro organismo. Questo vale ancor di più nel caso di soggetti immunodepressi o già affetti da altre patologie (come alcune patologie sistemiche, per esempio, quali diabete o disturbi della tiroide).

Perché se il film lacrimale evapora, l’occhio è più vulnerabile?

Il film lacrimale è un insieme di componenti acquose e lipidiche che mantengono l’occhio ben idratato e lo proteggono dalle aggressioni esterne. Quando il film lacrimale si impoverisce, l’occhio perde la sua naturale idratazione e va incontro a secchezza, bruciore, arrossamento, sensazione di corpo estraneo. Chi è affetto da Sindrome dell’Occhio Secco conosce bene questi sintomi e sa quanto essi sono fastidiosi. All’interno di un velivolo anche un occhio sano può perdere il suo naturale equilibrio, seppur temporaneamente. E può tramutarsi nella via d’accesso preferenziale per alcuni virus respiratori tra cui il noto Covid-19.

Occhi e Covid, come proteggersi se si viaggia in aereo?

Ecco alcune indicazioni di indole generale per proteggere i propri occhi durante i viaggi in aereo e limitare al massimo la possibilità di contagio per via oculare:

  • igienizzare le mani frequentemente e ripetere l’igienizzazione anche durante il volo, specie se ci si alza per sgranchirsi le gambe o se ci si reca ai servizi igienici;
  • evitare di portare le mani agli occhi o alla bocca (o più in generale al viso);
  • i portatori di lenti a contatto dovrebbero toglierle prima del viaggio;
  • se il volo è particolarmente lungo, si consiglia di procurarsi una mascherina oculare personale, di quelle che si utilizzano per dormire, o un paio di occhiali protettivi;
  • mantenere la superficie oculare ben idratata grazie ad un lubrificante oculare, da somministrare personalmente previa sanificazione delle mani;
  • bere molta acqua durante tutta la durata del volo;
  • limitare il consumo di caffeina così come di alcolici;
  • rispettare la distanza interpersonale prevista dalla compagnia aerea, evitando di cambiare posto e lasciando vuoti i sedili che non si prevede siano occupati.

Fonte: ncbi.nlm.nih.gov

Occhi e Covid: un ultimo consiglio

Si consiglia inoltre di prenotare una visita oculistica specialistica prima del viaggio in aereo, specie se si tratta di un viaggio di una certa durata. Una valutazione clinica e qualche indicazione precauzionale potranno essere d’aiuto nel caso si sviluppino sintomi oculari sconosciuti o improvvisi durante i propri spostamenti.

Vuoi saperne di più?

Stai per metterti in viaggio? Vuoi conoscere più da vicino i rischi connessi al binomio “occhi e Covid”? Prenota la tua visita specialistica chiamando dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191. Saremo lieti di prenderci cura della tua salute visiva.

Lenti a contatto smart: cosa sono? – Parte 1

La bioelettronica è una materia di grande interesse con una spiccata applicabilità in più ambiti. Permette di unire le proprietà dei materiali e dell’elettronica per creare dispositivi sanitari innovativi e soprattutto indossabili. La diagnosi rapida e lo screening delle malattie sono diventati sempre più importanti nella medicina preventiva. Il loro obiettivo è migliorare le strategie di trattamento dei pazienti. Ma anche ridurre gli oneri per il sistema sanitario. I dispositivi indossabili stanno emergendo come diagnostica efficace ed affidabile al fine di monitorare la propria salute a casa. Ma non solo. Molti di essi sono altresì pensati per fronteggiare meglio stati di ipovisione anche particolarmente marcati. Tra i vari dispositivi in fase di studio, le lenti a contatto smart sono molto promettenti.

Le lenti a contatto speciali progettate da Samsung

La compagnia sud-coreana Samsung ha depositato il brevetto per lenti a contatto smart che utilizzano l’intelligenza artificiale. Il prodotto è ancora in fase di sperimentazione. Si tratta di lenti con uno spessore uguale a quello delle altre lenti a contatto.

Queste sono equipaggiate di:

  • display;
  • fotocamera;
  • antenna per connettività wireless;
  • sensori per il rilevamento dei movimenti oculari (in particolare per l’ammiccamento).

Le immagini proiettate dalle lenti possono essere visionate da chi indossa le lenti grazie ad un specifico device associato. Per esempio un comune smartphone. Le lenti a contatto smart di Samsung di si applicano sulla cornea e si rimuovono come le altre lenti a contatto. Non c’è bisogno di alcun intervento chirurgico. Esse sono in grado di migliorare il campo visivo, di zoomare e di vedere al buio. Sono, in breve, una sorta di dispositivo mobile su lente a contatto: in futuro sostituiranno lo schermo di uno smartphone o di un tablet.

Questa innovazione aprirà sicuramente un acceso dibattito in materia di privacy: questo dispositivo praticamente invisibile è in grado di scattare immagini all’insaputa delle persone e di trasmettere informazioni in tempo reale in modalità wireless ad un device.

Le lenti a contatto smart di casa Sony

Anche SONY ha richiesto il brevetto per lenti a contatto smart chiamato Contact Lens and Storage Medium. Grazie a queste lenti è possibile scattare foto e girare video salvando tutto il materiale automaticamente all’interno di un piccolo spazio di archiviazione presente nella lente. Con un semplice movimento di ammiccamento si aziona la micro fotocamera della lente a contatto. I ricercatori stanno progettando due ulteriori funzioni:

  • l’introduzione dell’autofocus, che permetterebbe la stabilizzazione ottica dell’immagine
  • un sensore di inclinazione che potrebbe essere utilizzato per aprire un menù a tendina con opzioni aggiuntive.

Le lenti a contatto smart di casa Sony saranno anche in grado di interagire con dispositivi esterni, come smartphone o tablet. A questi dispositivi sarà infatti possibile inviare i file prodotti con la fotocamera. Anche questo progetto è in fase sperimentale. Verosimilmente, passerà molto tempo prima di vedere realizzato un prototipo funzionante ed indossabile.

Le nuove LAC speciali progettate da Mojo Vision

Mojo Vision è una nuova start up della Silicon Valley. Al momento sta elaborando un prototipo di lenti a contatto smart. Le nuove lenti dispongono di un display miniaturizzato pensato per proiettare le immagini sulla retina. E non solo. Sono anche in grado di fornire informazioni di vario tipo:

  • messaggi di testo (informazioni meteo, livelli di glicemia in tempo reale, traduzioni di parole o brevi testi, risultati sportivi);
  • indicazioni di navigazione passo-passo;
  • elaborazione di punti di discussione per presentazioni;
  • indicazioni per la preparazione di macchinari;
  • indicazioni visive in condizioni di luminosità ridotta.

Il display MicroLed è collegato ad una batteria e ad un processore esterno: ha una densità di 14.000 pixel per pollice quadrato (ppi). Questo consente di avere contenuti ben definiti nonostante la distanza di pochi millimetri dalla retina. (Si consideri che gli smartphone di fascia alta toccano quota 300-500 ppi).

Le lenti a contatto intelligenti di casa Mojo Vision dispongono anche di 3 sensori:

  • di immagine integrato;
  • radio
  • di movimento (l’eye tracking) che tiene traccia dei movimenti oculari in modo da stabilizzare il display MicroLed

I ricercatori si stanno attualmente occupando di capire come integrare il processore e la batteria. L’attuale prototipo è alimentato in modalità wireless ma la versione finale prevede una batteria a film sottile che dovrebbe durare un giorno intero. La ricarica, stando al progetto, avviene tramite induzione.

Obiettivi delle lenti a contatto intelligenti di casa Mojo Vision

L’obiettivo di questo dispositivo è di mostrare a chi lo indossa informazioni utili e tempestive senza estrarre lo smartphone; la società promette che il sistema darà le informazioni richieste quando il portatore lo desidera  senza che questo subisca distrazioni da dati non voluti. Allo stesso modo degli occhiali AR, le informazioni visualizzate sono trasmesse in modalità wireless allo smartphone dell’utente tramite un piccolo dispositivo indossabile.

Gli utenti ai quali Mojo Vision si rivolge con il progetto relativo alle lenti a contatto smart sono:

  • aziende;
  • persone ipovedenti o con problemi di vista non gestibili con un comune paio di occhiali da vista.

A cura della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli, medico oculista presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico.

Antibiotico resistenza e patologie oculari

antibiotico resistenza - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

L’antibiotico resistenza è un fenomeno che vede la sopravvivenza di alcuni ceppi batterici agli antibiotici. L’abuso di antibiotici, anche laddove questi non siano stati prescritti, è una delle principali cause di questa resistenza. Ma non è l’unica. Anche l’uso massivo di antibiotici in ambito veterinario ne è responsabile, in quanto le carni che normalmente acquistiamo nella grande distribuzione possono contenere al loro interno tracce dei farmaci normalmente usati per trattare gli animali destinati al consumo umano. Ma non è il tema che andremo ad affrontare in questa sede. Obiettivo di questo breve articolo è, invece, considerare quali possano essere gli effetti dell’antibiotico resistenza con riferimento alle patologie oculari.

L’antibiotico resistenza è un problema anche in ambito oftalmologico

In oftalmologia vi sono innumerevoli patologie che necessitano di un trattamento tramite terapia antibiotica. Si pensi alle blefariti, alle congiuntiviti batteriche, alle cheratiti ed alle endoftalmiti. In breve, a tutte le patologie oculari su base infettiva. Patologie che, laddove risolte efficacemente con l’assunzione di un farmaco per pochi giorni, ci sembrano tutto sommato poco rilevanti. Ma quando invece il farmaco non sembra essere efficace, è allora che ci rendiamo conto di quanto anche una “banale” congiuntivite possa influenzare negativamente la qualità della nostra vita (e della nostra capacità visiva, naturalmente).

I responsabili dell’antibiotico resistenza sono le persone

Oggi si registra un sensibile aumento dei casi in cui l’antibiotico non è del tutto efficace. Come detto in apertura, spesso i responsabili siamo proprio noi, che a volte abusiamo sconsideratamente di questi preziosissimi farmaci senza nemmeno interpellare un medico.

L’antibiotico resistenza si pone quindi come un circolo vizioso innescato dai pazienti stessi, che avendo tratto beneficio dal farmaco, tendono a procurarselo e ad assumerlo in autonomia. Questo vale anche per i più comuni farmaci da banco. Essi non innescano un antibiotico resistenza, ma possono causare uno spiacevole effetto boomerang in chi tende ad abusarne. Finendo con l’esacerbare i sintomi anziché minimizzarli.

Una visita oculistica accurata ed approfondita è sempre il primo passo da compiere anche quando si ritenga di trovarsi in presenza di un disturbo di lieve entità. E’ compito del medico stabilire la diagnosi e indicare il trattamento opportuno di caso in caso.

Antibiotico resistenza in ambito oftalmologico

Per quanto riguarda le patologie oculari, gli antibiotici maggiormente in uso hanno l’obiettivo di contrastare alcune tipologie di batteri particolarmente frequenti: lo Staphylococcus aureus, lo Staphylococcus epidermidis e gli Stafilococchi Coagulasi-Negativi sono tra questi. Dati alla mano, gli oftalmologi italiani hanno registrato negli ultimi 6 mesi un numero di casi – che oscilla tra il 10% e il 30% dei loro pazienti – nei quali si è manifestata una resistenza agli antibiotici. Non a caso proprio l’Italia detiene il triste primato europeo dei casi di antibiotico resistenza in ambito oftalmologico. Anche laddove la terapia preveda una combinazione di più antibiotici differenti.

Parola d’ordine, informare

Fortunatamente, vi sono alcune classi di antibiotici meno usate tanto a livello topico che a livello sistemico, sulle quali oggi gli oftalmologi possono contare per risolvere le patologie oculari più difficili da trattare. Ma non è sufficiente. Dal momento che, come detto, proprio in Italia il livello di antibiotico resistenza è tra i più alti d’Europa, è fondamentale intraprendere anche altre strade. Tra queste, diffondere un’informazione capillare ed esaustiva sull’uso corretto dei farmaci e sottolineare l’importanza di rivolgersi sempre ad un medico anziché praticare l’autodiagnosi.

Vuoi saperne di più?

Chiamaci. Saremo lieti di fare la tua conoscenza e di rispondere a qualunque tua domanda. Ti ricordiamo che puoi prenotare una visita oculistica specialistica presso il Centro Ambrosiano Oftalmico è chiamando dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo allo 02 6361 191.

Occhiali speciali, occhiali intelligenti – Parte 2

Seconda parte dell’approfondimento a cura della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli del Centro Ambrosiano Oftalmico sugli ausili ad alto apporto tecnologico e sugli occhiali per ipovedenti che possono migliorare sensibilmente la qualità di vita di chi è affetto da ipovisione.

Gli occhiali intelligenti di Stephen Hicks

Stephen Hicks, inventore e neurologo dell’università di Oxford, ha messo a punto assieme al suo team di ricerca un prototipo di occhiali intelligenti per disabili visivi che potrebbero aiutare le persone ad utilizzare la vista residua per vedere ed evitare gli ostacoli e godere di una maggiore indipendenza

Consentono di vedere le immagini innanzi a sé in modo ravvicinato, permettendo di evitare eventuali ostacoli; le immagini vengono captate e visualizzate in tempo reale su speciali display che permettono anche di zoomare.

Questo prototipo di occhiali per ipovedenti si avvale di videocamere incorporate nella montatura dell’occhiale e di un software per rilevare gli oggetti più vicini, che vengono visualizzati su lenti trasparenti dotate di led e presentati in forma semplificata e intuitiva. Il prototipo segnala acusticamente gli ostacoli, che visivamente risultano tanto più luminosi quanto sono prossimi e che si presentano come sagome chiare su sfondo scuro. Si sta mettendo a punto una funzione che tradurrà in audio le scritte.

Gli occhiali intelligenti potrebbero essere disponibili tra qualche anno e permetterebbero agli ipovedenti di spostarsi in ambienti non familiari aiutandoli ad orientarsi.

Il progetto EVA: Extended Visual Assistant

Il progetto EVA, finanziato dall’Unione Europea, ha sviluppato occhiali a comando vocale per le persone affette da disabilità visiva. EVA si basa sulla visione automatica che riconosce oggetti, testi e descrive verbalmente ciò che vede.

Si tratta di un prototipo di occhiali leggeri dotati di diverse funzionalità quali telecamera, microfono, altoparlante e pulsanti di comando. Gli occhiali EVA raccolgono e pre-elaborano i dati audiovisivi prima di inviarli allo smartphone di chi li indossa per ulteriori elaborazioni che si traducono per l’utente in indicazioni udibili. Un’interfaccia intuitiva aiuta chi li indossa a controllare gli occhiali non solo attraverso i pulsanti sul telaio ma anche attraverso i gesti, i movimenti della testa ed i comandi vocali.

Gli occhiali per ipovedenti possono leggere materiale stampato, riconoscere oggetti, gestire telefonate e messaggi brevi e aiutare a scrivere le risposte. In futuro saranno in grado di avvisare della vicinanza di veicoli e auto elettriche che sono più silenziose. La tecnologia EVA può anche integrarsi con le infrastrutture del traffico come i semafori, per darne informazioni sullo stato, e con i mezzi pubblici: se si è in prossimità di una fermata del bus, gli occhiali comunicheranno tutti i dati: qual è il prossimo autobus in arrivo e quali sono i tempi di percorrenza.

Liberty Delta

Tre studenti dell’Università di Almeria (Spagna) hanno ideato un prototipo di occhiali intelligenti in grado di rilevare ostacoli nell’ambiente urbano tramite speciali sensori, per permettere agli ipovedenti e ai ciechi di muoversi in sicurezza per le strade ed in ambito domestico.

Sono occhiali dotati di sensori ad ultrasuoni che individuano gli ostacoli e trasmettono le informazioni in fasce posizionate sui piedi; una applicazione trasforma queste informazioni in un codice di vibrazioni: quando il non vedente si avvicina ad un ostacolo il ritmo degli impulsi aumenta e l’impulso diventa continuo quando l’ostacolo è vicinissimo. Il prototipo attualmente funziona con cavi che in futuro saranno sostituiti dal Bluetooth.

Occhiali per ipovedenti per il riconoscimento dei volti

Progettati da un team brasiliano, questi occhiali intelligenti sono stati pensati per aiutare le persone ipovedenti a muoversi con facilità e sicurezza. Utilizzano una fotocamera ad alta risoluzione per riconoscere oggetti e volti, ed un sensore ad ultrasuoni per rilevare gli ostacoli. Quest’ultimo ha lo scopo di monitorare la distanza dell’oggetto più vicino, attivando un segnale di avvertimento se la persona sta per scontrarsi inavvertitamente con esso. Il dispositivo è costantemente collegato a Internet e con gli operatori sanitari, per trasformarsi all’occorrenza in dispositivo di emergenza per la localizzazione. 

A cura della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli, medico oculista presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico.

Occhiali speciali, occhiali intelligenti – Parte 1

L’ipovisione, condizione di riduzione irreversibile della funzione visiva centrale e/o periferica causata da patologie che colpiscono la cornea, la retina o il nervo ottico, condiziona la vita di relazione, l’attività lavorativa, la mobilità , l’orientamento spaziale. Colpisce milioni di adulti sopra i 40 anni e non può essere corretta da occhiali ordinari.
Sono in fase di studio e iniziano ad affacciarsi sul mercato diverse innovazioni tecnologiche – occhiali per ipovedenti, e non solo – in grado di aiutare gli ipovedenti a vivere una vita più indipendente. Scopriamone assieme alcuni, cominciando oggi da OrCam MyEye PRO, un innovativo dispositivo oggi di grande aiuto nella gestione della vita quotidiana di molte persone affette da ipovisione in tutto il mondo. 

Cos’è OrCam MyEye PRO

Sviluppato da OrCam Technologies, azienda con sede in Israele, è un ausilio di nuova generazione nato per migliorare l’autonomia di ipovedenti e non vedenti. Consente di convertire in tempo reale le informazioni visive in informazioni verbali. Per decifrare il mondo che li circonda, le persone cieche impiegano i quattro sensi rimanenti, in particolare il suono, con il cervello che usa segnali uditivi per creare immagini mentali: questa è la premessa alla base di OrCam MyEye Pro.

Non si tratta di un paio di occhiali per ipovedenti, è molto di più. Si tratta di una piccola videocamera wireless, compatta e leggera che pesa circa 28 grammi, basata su intelligenza artificiale che si aggancia sull’asticella di qualsiasi modello di occhiale mediante una clip magnetica consentendo ai non vedenti di leggere testi, di riconoscere volti, colori, il taglio delle banconote, codici a barre, di distinguere i prodotti.

Racchiude gli sviluppi più avanzati in fatto di tecnologia assistita per la visione artificiale e di “gesture technology“, una tecnologia che si attiva ed esegue operazioni interpretando i semplici gesti delle mani. E’ semplice da usare, risponde a semplici gesti della mano: quando OrCam è in posizione, basta indicare con il proprio indice cosa si vuole leggere o riconoscere ed il dispositivo attraverso l’auricolare dà le informazioni richieste attraverso la sintesi vocale installata. 

Com’è fatto OrCam My Eye Pro

Molto di più di un paio di occhiali per ipovedenti

Ha due estremità: quella da posizionare frontalmente ha una fotocamera, l’altra ha un altoparlante a connettività Bluetooth collegato ad un auricolare che punta verso l’orecchio dell’utente, consentendo così al paziente di ascoltare ciò che i suoi occhi non vedono. In mezzo c’è il corpo del dispositivo, dotato di una superficie touch che permette di comandare il dispositivo con un dito: basterà toccare la barra di sfioramento e la fotocamera acquisterà un’immagine di ciò che si ha di fronte comunicando le informazioni in audio attraverso il piccolo altoparlante che si trova sopra l’orecchio. Ecco l’ultima frontiera degli occhiali per ipovedenti.

Nelle versioni inglese ed americana del dispositivo sono anche disponibili i comandi vocali oltre a quelli touch: per leggere un articolo di un giornale basterà dare il comando “leggi l’articolo” e il dispositivo eseguirà automaticamente quanto indicato.

Il device non è connesso ad Internet: l’intelligenza di MyEye non deriva dalla connessione ad un cloud remoto, ma è già nell’hardware incluso nel dispositivo: questo per evitare che in caso di mancata connessione il non vedente non possa usare MyEye.

Sfruttandogli algoritmi di intelligenza artificiale, MyEye è in grado di individuare un testo e leggerlo per l’utente che pochi secondi dopo l’inquadratura potrà ascoltare il tutto dall’altoparlante posteriore. Può anche riconoscere i volti delle persone: basta inquadrare la persona e salvare il suo volto nel database interno del dispositivo. La volta successiva che quella persona entrerà nel campo visivo di MyEye il dispositivo pronuncerà il suo nome nell’orecchio del non vedente. 

Legge tutti i testi (giornali, libri, bugiardini medicinali, etichette, menù, schermi di computer, telefoni cellulari), data e ora, indicazioni stradali. Il modello OrCam My Eye 1.5 aggiunge anche le funzioni di riconoscimento automatico di volti di persone, oggetti precedentemente memorizzati, banconote e carte di credito.

Ha una velocità di riproduzione regolabile da 100 a 240 parole/minuto e una capacità della memoria interna di 100 volti e 150 prodotti. Ha inoltre autonomia per 24 ore e un tempo di carica di 4 ore( 8 ore per la prima carica).

Le persone con problemi di udito potrebbero non beneficiare del dispositivo; l’utente deve inoltre avere il pieno controllo sui movimenti della testa e delle mani. Il dispositivo oggi è già utilizzato in oltre 36 Paesi e supporta più di 20 lingue.

A cura della Dott.ssa Maria Luisa Verbelli, medico oculista presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico.