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Occhi e Covid: in arrivo un innovativo gel oftalmico

Come già evidenziato sulle pagine di questo magazine in altre occasioni, la superficie oculare è una delle possibili vie d’accesso dei virus all’interno del nostro organismo. Nello specifico, sono diverse le ricerche scientifiche che hanno provato come sia il tessuto epiteliale che quello congiuntivale siano più sensibili al contatto con il Sars-CoV-2. E se una superficie oculare sana è vulnerabile, lo è ancor di più una compromessa o indebolita da alterazioni del film lacrimale: ci riferiamo, per esempio, agli occhi dei pazienti affetti da Sindrome dell’Occhio Secco. Alla luce di queste considerazioni, un team di ricercatori italiani ha messo a punto un gel oftalmico che sembra possa proteggere la superficie oculare dalla minaccia di virus indesiderati. Conosciamo più da vicino le caratteristiche di questa soluzione così innovativa.

Caratteristiche e proprietà dell’ozono

Alla base della messa a punto del gel all’ozono per la protezione della superficie oculare dal virus Sars-CoV-2 vi è la constatazione che la molecola di questo gas così particolare è dotata di alcune caratteristiche specifiche. L’ozono è un potente antimicrobico, già ampiamente usato in medicina. Oggi trova impiego come potente disinfettante, antibatterico e antifungino. E’ altresì in grado di favorire la rigenerazione cellulare dopo una ferita.

In generale, l’O3 ha le seguenti proprietà:

  • antinfiammatorie
  • antivirali
  • immunogeniche

Ma vediamo in che modo l’ozono possa interferire positivamente sul temuto legame tra occhi e Covid.

Occhi e Covid: in arrivo un gel all’ozono per proteggere la superficie oculare

I preparati per uso topico a base di ozono non sono una novità in medicina così come, nello specifico, in oftalmologia. Si prescrivono talvolta per curare patologie infiammatorie ed infettive. Per quanto riguarda l’innovativo gel oftalmico per uso topico a base di ozono, la specifica formulazione messa a punto dai ricercatori italiani ha la capacità di inibire la replicazione del virus Sars-CoV-2 ed il suo accesso nell’organismo, laddove questo entri in contatto con la superficie oculare. Questo accade perché la molecola dell’ozono riesce a danneggiare l’involucro nel quale il virus è contenuto, chiamato capside virale. 

Il preparato messo a punto dai ricercatori esercita un vero e proprio effetto barriera. La ricerca scientifica sulle capacità di difesa del gel oftalmico a base di ozono nei confronti del virus del Covid19 per ora è stata condotta solamente in vitro. Ma è molto promettente. Se gli effetti positivi di questo innovativo farmaco per uso topico saranno confermati, il gel oftalmico sarà un’arma in più a disposizione degli operatori sanitari ma anche di chi viaggia molto in aereo o, più in generale, è maggiormente esposto al rischio di contagio.

Occhi e Covid: vuoi saperne di più?

Hai bisogno di ulteriori informazioni sul legame tra occhi e Covid? Hai la necessità di prenotare una visita oculistica? Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione: puoi chiamarci dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191.

Cheratocono: sintomi, cura, prevenzione

Il cheratocono è una patologia oculare poco conosciuta e piuttosto imprevedibile. La sua imprevedibilità, inoltre, risiede nel fatto che la patologia può esordire “in sordina”, a tal punto che chi ne è affetto tende spesso a confonderla con un peggioramento dei propri difetti visivi ed in particolare dell’astigmatismo. Questo equivoco offre alla patologia tutto il tempo per avanzare e peggiorare, andando a provocare danni anche di una certa importanza. Dunque, a proposito di cheratocono, sintomi, cura e prevenzione sono 3 argomenti su cui conviene essere informati.

Che cos’è il cheratocono

Il cheratocono è una patologia che colpisce la cornea, la porzione anteriore del nostro occhio. La cornea è composta da fibre di collagene, disposte in modo da dar vita ad una membrana dall’aspetto uniforme, regolare, perfettamente concavo ed assolutamente trasparente. Nel cheratocono, le fibre di collagene tendono a deformarsi ed a subire uno sfiancamento verso l’esterno. Il risultato è che la cornea a sua volta perde in regolarità, in forma, in spessore ed in trasparenza. Di conseguenza, i raggi luminosi faticano sempre più ad oltrepassarla e la funzione visiva diviene difficoltosa mano a mano che la patologia avanza. 

Cheratocono: sintomi ed avvisaglie

A proposito di cheratocono, sintomi ed avvisaglie non sono facili da elencare in quanto, come detto in apertura, la patologia esordisce spesso in modo subdolo ed il paziente tende a confonderla con un semplice abbassamento della sua capacità visiva. Sfortunatamente, molte persone si rendono conto di avere un problema oculare quando oramai la patologia è conclamata. Va da sé che, come sempre accade in medicina, la parola d’ordine è ancora una volta prevenzione.

Recarsi dall’oculista con cadenza regolare, anche in assenza di sintomi particolari, è il primo passo per diagnosticare non solo il cheratocono, ma qualunque altra patologia oculare in modo tempestivo. Un discorso, questo, che vale in particolar modo per il glaucoma, ma anche per la cataratta.

Una curiosità sul cheratocono

Chi ha una cornea particolarmente fragile e delicata può andare incontro a cheratocono semplicemente sfregandosi gli occhi di frequente. Un soggetto con una cornea molto delicata ed una storia clinica di allergie persistenti o non opportunamente trattate, che tende quindi a sfregarsi sovente gli occhi, sarà maggiormente predisposto ad ammalarsi di cheratocono.

In generale, tuttavia, i sintomi che possono indicare un cheratocono sono i seguenti:

  • fotofobia;
  • difficoltà visiva ed affaticamento oculare;
  • iperlacrimazione;
  • dolore oculare;
  • cefalee;
  • arrossamento oculare;
  • visione doppia o offuscata.

Come si cura il cheratocono?

Le cure per il cheratocono sono diverse e spaziano da trattamenti mini invasivi sino a procedure chirurgiche vere e proprie, in accordo con lo stadio evolutivo della patologia.

Cheratocono lieve o medio

Qualora la patologia sia ancora in una fase d’esordio e non abbia prodotto gravi danni sulla cornea, è possibile intervenire con un trattamento chiamato cross-linking corneale. Questo trattamento include una serie di tecniche volte a somministrare in modo topico riboflavina (vitamina B2) sulla cornea. La riboflavina è una vitamina fotosensibile che ripristina e rinforza i ponti di legame tra le fibre di collagene, irrobustendo la cornea e limitandone lo sfiancamento verso l’esterno.

Un’altra opzione di trattamento è data dagli anelli intracorneali, dei piccoli anellini realizzati in un materiale plastico perfettamente biocompatibile che, inseriti nella cornea, le offrono l’opportuno sostegno, prevenendo l’avanzamento della patologia

Cheratocono avanzato

Se la patologia ha già innescato esiti difficilmente riparabili, sarà opportuno invece ricorrere ad un trapianto di cornea. Il trapianto può essere parziale o totale, a seconda del grado di gravità della patologia. Nel primo caso è sufficiente sostituire solamente una porzione di cornea (cheratoplastica lamellare), nel secondo caso invece si procede al trapianto dell’intera membrana (cheratoplastica perforante).

Altre opportunità di trattamento del cheratocono

Un’altra interessante opportunità di trattamento del cheratocono è data dai cristallini artificiali. Si tratta di piccolissime lenti intraoculari proposte solitamente a pazienti con cheratocono stabile ed un’età superiore ai 50 anni. In questo caso si andrà a sostituire il cristallino naturale con una lente intraoculare fachica, risolvendo contestualmente le difficoltà visive dovute al cheratocono, come la miopia indotta dalla patologia, la cataratta ove presente e persino altri difetti visivi. E non solo: qualora il paziente non sia affetto da cataratta, potrà comunque contare sul fatto che non svilupperà più la patologia.

Vuoi saperne di più?

Hai notato un peggioramento delle tue capacità visive e desideri sottoporti ad una visita oculistica specialistica in CAMO? Saremo lieti di prenderci cura della tua salute oculare, e di rispondere ad ogni tuo dubbio sul cheratocono (sintomi e cure) così come su altre patologie oculari. Ti aspettiamo!

Chiamaci dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191.

Lacrimazione eccessiva, a cosa è dovuta?

Non è infrequente preoccuparsi a fronte di una costante e fastidiosa secchezza oculare, talvolta causata da una vera e propria patologia, la Sindrome dell’Occhio Secco. Talvolta, però, accade anche il contrario, cioè l’iperlacrimazione. Ovvero che gli occhi lacrimino frequentemente, anche, apparentemente, quando non ve n’è motivo. Insomma, se piangere per un dispiacere o piangere di gioia è del tutto normale (così come lo è farlo mentre si tagliano le cipolle), lacrimare senza ragione non lo è. E allora, quali sono le ragioni che causano l’iperlacrimazione? E come porvi rimedio? Scopriamolo assieme. 

Le ragioni dell’iperlacrimazione

I fattori che possono causare iperlacrimazione sono differenti. Naturalmente, una visita oculistica accurata ed approfondita rappresenta il primo passo per identificarli e, se necessario, porvi rimedio.

Riassumiamo le cause che più frequentemente inducono una iperlacrimazione

  • Una congiuntivite: sia essa di origine infettiva oppure non infettiva (allergica, per esempio), la congiuntivite può causare iperlacrimazione oculare. Assieme alla lacrimazione abbondante, chi ne è affetto sperimenta occhi arrossati, che bruciano, o fastidio alla luce intensa.
  • Uno o più difetti visivi non corretti: sforzare oltremodo la vista e l’apparato visivo può innescare, come reazione, oltre ad una generale sensazione di affaticamento oculare, cefalee e senso di pesantezza, anche una lacrimazione abbondante. In questo caso è necessario recarsi dall’oculista per controllare la capacità visiva e capire come sia possibile correggere i propri difetti visivi. I tipi di correzione oggi esistenti sono sia temporanei (lenti, occhiali), che definitivi (interventi laser mirati, indolori e di breve durata).
  • Un’alterazione del film lacrimale: può capitare che il film lacrimale, nonostante sia concepito per proteggere e lubrificare gli occhi, non vi aderisca perfettamente e vada perduto, defluendo verso il basso. A quel punto il paziente sperimenterà una lacrimazione eccessiva.
  • Una lesione dell’epitelio corneale: un’abrasione o un graffio sulla parte più superficiale della cornea può causare, come reazione, una lacrimazione abbondante. In questo caso si tratta di un fenomeno transitorio.
  • Un malposizionamento della palpebra: può capitare che la palpebra inferiore penda verso l’esterno, favorendo l’epifora, cioè la fuoriuscita delle lacrime. Questo disturbo prende il nome di ectropion e si corregge tramite un intervento di oculoplastica, indolore e di breve durata.
  • Una marcata secchezza oculare: sembra una contraddizione, eppure è così. Un film lacrimale alterato, se da un lato induce ad una generale secchezza oculare, dall’altro può portare ad episodi di iperlacrimazione, in virtù di un meccanismo di “compensazione” dell’occhio. In chi soffre di secchezza oculare, però, la qualità delle lacrime è particolarmente povera, molto acquosa e priva di quelle sostanze lipidiche che dovrebbero renderle idonee alla loro funzione protettiva dell’occhio. Più si verificano questi episodi di iperlacrimazione e più le lacrime si impoveriscono ulteriormente, innescando un vero e proprio circolo vizioso capace di peggiorare la situazione e di cronicizzare la condizione clinica del paziente, innescando una vera e propria patologia: la Sindrome dell’Occhio Secco.

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Cheratocono: le opportunità di trattamento

cheratocono - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Il cheratocono è una patologia oculare poco comune e poco nota. La sua minore incidenza rispetto ad altre patologie oculari più comuni (come la cataratta, per fare un esempio) fa sì che il numero di persone che sono a conoscenza delle sue caratteristiche, dei suoi sintomi e delle opportunità di trattamento sia davvero esiguo. Conviene dunque spendere due parole sul cheratocono. Anche perché conoscere è sempre il primo passo per intervenire tempestivamente. 

Che cos’è il cheratocono e come si manifesta? 

La parte anteriore dell’occhio si chiama cornea ed in condizioni sane è perfettamente convessa, regolare, uniforme per forma e per struttura e naturalmente trasparente. Nel cheratocono la cornea perde queste caratteristiche e si deforma, assottigliandosi e sfiancandosi verso l’esterno. Di conseguenza, i legami tra le fibre di collagene che la compongono diventano sempre più instabili, irregolari e “disordinati”. Una caratteristica che rende sempre più difficoltoso il passaggio della luce, a causa della progressiva perdita di trasparenza della cornea. E non solo: l’assottigliamento progressivo dei tessuti può condurre persino a spiacevoli lesioni e perforazioni, compromettendo molto seriamente la funzione visiva. 

Come si cura il cheratocono?

Il cheratocono è una malattia che non è possibile gestire con il solo apporto farmacologico. Il suo esordio e la sua progressione sono peraltro piuttosto imprevedibili, dunque è anche fondamentale intervenire non appena si è in possesso della diagnosi. Se la diagnosi avviene in uno stadio ancora evolutivo della patologia, è possibile ricorrere ad una tecnica para-chirurgica detta cross linking corneale. Se al contrario la patologia ha già raggiunto uno stato più avanzato, bisognerà ricorrere ad una cheratoplastica, ovvero un trapianto di cornea. Conosciamo brevemente le caratteristiche di queste opzioni di trattamento del cheratocono.

Il cross linking corneale

Il cross linking corneale è una tecnica parachirurgica che consiste nella somministrazione topica di riboflavina (vitamina B2), seguita da irraggiamento con raggi ultravioletti UVA, che ne favoriscono la penetrazione nei tessuti e di conseguenza l’azione. Il trattamento consente di rinforzare la struttura della cornea arrestando la progressione della patologia e limitandone lo sfiancamento. Il termine cross linking si riferisce proprio ai ponti di legame che, grazie a questa particolare vitamina fotosensibile, si vengono a creare tra le fibre di collagene.

Cross linking corneale: due tecniche, un obiettivo

Le tecniche oggi in uso per eseguire il cross linking sono due, e prendono il nome di epi-off ed epi-on con iontoforesi. Le differenze tra di esse sono relative agli aspetti tecnici ed esecutivi della terapia. Anche i tempi d’esecuzione possono essere differenti, così come quelli necessari per il recupero del paziente, ma gli obiettivi sono i medesimi in entrambi i casi.

La cheratoplastica come trattamento del cheratocono

Nei casi più avanzati, laddove il trattamento con cross linking non sia più sufficiente, si ricorre invece alla cheratoplastica, ovvero al trapianto di cornea. Questo può essere solamente parziale oppure totale, a seconda della gravità e della progressione della patologia. Si consideri che la cornea è fatta “a strati” (come una cipolla, per intenderci), dunque è possibile sostituire solamente lo strato oppure gli strati danneggiati dalla patologia. In quel caso si parlerà di cheratoplastica lamellare. Se invece a dover essere sostituita è tutta la cornea, si parlerà di cheratoplastica perforante.

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Parte la Campagna di Prevenzione e Diagnosi del Cheratocono

Prima campagna di prevenzione e diagnosi del Cheratocono - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Avrà luogo dal 10 settembre all’11 ottobre prossimi la prima edizione della Campagna di Prevenzione e Diagnosi del Cheratocono, un’interessante occasione di conoscenza e di screening nei confronti di una patologia oculare ancora poco conosciuta. La Campagna è promossa dall’Università di Verona, dal Centro Nazionale di Alta Tecnologia in Oftalmologia dell’Università di Chieti-Pescara e da Neovision Cliniche Oculistiche, con la partecipazione di CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico, il patrocinio di A.I.CHE – Associazione Italiana Cheratoconici, SOI – Società Oftalmica Italiana e SITRAC – Società Italiana Trapianto di Cornea ed il patrocinio richiesto di Ministero della Salute e Regione Veneto. Le prenotazioni saranno aperte dal 10 settembre sul sito ufficiale: se hai piacere di sottoporti al tuo screening del cheratocono presso il Centro Ambrosiano Oftalmico, potrai dunque selezionare la nostra clinica in fase di prenotazione.

Cos’è il cheratocono? Chi si ammala di cheratocono?

Il cheratocono è una patologia oculare che colpisce la cornea, ovvero il tessuto esterno del nostro occhio. Le origini della patologia sono ancora oggetto di indagine, mentre è ben definita l’età durante la quale essa tende ad insorgere, ovvero tra la fine della pubertà e l’età matura. Se in condizioni sane la cornea si presenta come una membrana uniforme sia per struttura che per forma, in condizioni patologiche essa perde forma e struttura, assumendo una forma conica. Con l’avanzare della patologia il tessuto corneale, deformandosi ed assottigliandosi, perde anche trasparenza. Il risultato è una visione sempre più indefinita e difficoltosa.

A chi è rivolta la Campagna?

La Campagna è rivolta a tutti i cittadini di età compresa tra i 15 ed i 35 anni di età che non abbiano già avuto diagnosi di cheratocono perché, come accennato, il cheratocono fa il suo esordio generalmente sul finire della pubertà, per poi progredire fino ai 30-40 anni circa.

Previeni il cheratocono: trova subito la città più vicina a te

Prima campagna di prevenzione e diagnosi del Cheratocono - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Le città aderenti alla prima Campagna di Prevenzione e Diagnosi del Cheratocono saranno 17: Bari, Bologna, Casale Monferrato (AL), Catanzaro, Chieti/Pescara, Firenze, Genova, Lecce, Macerata, Mestre, Milano, Moncalieri (TO), Napoli, Roma, Verona, Villorba (TV). Approfitta di questa importante opportunità di screening e prenota anche tu il tuo appuntamento presso la struttura più vicina a te. Qualora tu desideri prenotare il tuo screening per la diagnosi del cheratocono in CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico, collegati al sito ufficiale dell’iniziativa e seleziona la nostra clinica.

Miopia, la parola all’esperto: intervista a Lucio Buratto

miopia - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

La miopia è il difetto visivo più diffuso al mondo. Fattori genetici, endocrini, razziali, ambientali, sono sicuramente tra i responsabili di un fenomeno che sta assumendo sempre più i contorni di “un’epidemia”. Con essi, forse anche uno stile di vita sempre più incline all’uso di device elettronici per diverse ore al giorno e molti più anni trascorsi sui libri di quanto non si facesse qualche decennio fa, a scapito del tempo trascorso all’aria aperta. Ma cosa si può fare per “arginare” il fenomeno? Ed una volta scoperto di essere miopi, quali sono le soluzioni possibili? Abbiamo rivolto qualche domanda al nostro direttore scientifico, il dottor Lucio Buratto. 

Dottor Buratto, ci può spiegare cos’è la miopia?

In un occhio sano, i raggi luminosi penetrano nell’occhio attraverso la cornea ed il cristallino e vanno a focalizzarsi sulla retina, generando una visione normale. Quando l’immagine non va a fuoco sulla retina, ma cade davanti ad essa, si ha un difetto visivo chiamato miopia. Il risultato è che il soggetto miope riesce a vedere bene da vicino, ma ha delle difficoltà nella visione da lontano. La miopia in molti casi si corregge con un occhiale da vista oppure con una lente a contatto; in altri, invece, si può ricorrere ad un trattamento laser.

Chi può andare incontro a miopia?

La miopia è un difetto visivo che può colpire praticamente tutti, e che oggi è davvero molto diffuso. Può fare il suo esordio in età pediatrica, e progredire con l’avanzare del tempo. Solitamente i difetti visivi trovano una loro stabilità dopo i 20 anni circa, ed è allora che si può valutare di intervenire con il laser per correggerla. Oggi sono sempre di più i bambini affetti da miopia, complice uno stile di vita che li tiene molto più incollati ai videogiochi ed ai libri, in ambienti chiusi. Se un bambino strofina gli occhi, sembra impacciato o nervoso, avvicina molto gli oggetti al viso per vederli, forse non vede bene. Il consiglio che diamo generalmente è di fare una visita dal medico specialista oculista e poi cercare di fare tanta prevenzione sin dall’infanzia.

Quali sono le tecniche di correzione della miopia?

La miopia molto lieve si può correggere ottimamente con un occhiale da vista oppure con lenti a contatto. Quando il difetto comincia a diventare più impattante, è associato ad altri problemi visivi (come astigmatismo, per esempio), o il paziente semplicemente “vive male” il suo rapporto con gli occhiali, si può e si deve valutare di intervenire con un trattamento laser. Le tecniche che attualmente usiamo per la correzione della miopia da lieve a media sono chiamate PRK e Femto-Lasik. Sono entrambe sicure ed indolori, e consentono al paziente di recuperare un’ottima capacità visiva e di poter fare a meno degli occhiali.

Dottore, e se la miopia è molto forte?

In caso di miopia forte, detta anche malattia miopica, si ricorre ad altre tecniche, che intervengono non più (o non solo) sulla cornea. In tal caso, se il paziente è di età inferiore ai 40-50 anni, si può inserire nell’occhio una piccola lente (simile ad una lente a contatto), se di età superiore si può prendere in considerazione l’impianto di un cristallino artificiale dopo aver rimosso quello umano che solitamente a questa età lavora poco. Nel caso di una miopia molto forte o associata ad altri difetti visivi, ogni singolo caso andrà valutato con attenzione, ma le soluzioni ci sono quasi sempre.

E se si soffre anche di altri difetti visivi?

Chi soffre di altri difetti visivi concomitanti alla miopia, può ugualmente valutare con uno specialista la possibilità di sottoporsi ad un intervento per la correzione permanente di tutti i difetti in un’unica soluzione.

Chirurgia refrattiva: ad ognuno la sua

chirurgia refrattiva - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Il desiderio di poter fare a meno di lenti a contatto o occhiali da vista non è poi così infrequente. La presenza di uno o più difetti visivi anche piuttosto marcati, la sensazione di essere costantemente “vincolati” alla protesi esterna per poter svolgere qualunque attività, la percezione di avere un limite di indole estetica capace di compromettere il buon andamento della propria vita sociale, lavorativa, amorosa, sono pensieri piuttosto diffusi. 

Le tecniche di chirurgia refrattiva

Con il termine di “chirurgia refrattiva” si intende un insieme di tecniche volte al raggiungimento dell’obiettivo di poter fare a meno dell’uso di qualunque protesi esterna per poter vedere bene. Ogni paziente, però, è un mondo a sé, ed il suo apparato visivo presenta caratteristiche peculiari e difetti visivi del tutto “personali”.

Le tecniche di chirurgia refrattiva corneale

Un colloquio approfondito con l’oculista in merito alle proprie aspettative ed una valutazione dettagliata dello stato di salute oculare consentiranno di individuare la tecnica più consona alla situazione peculiare del paziente. Le tecniche di chirurgia refrattiva corneale si praticano sulla cornea, ovvero la membrana più esterna del nostro apparato oculare. L’obiettivo di queste tecniche è quello di correggere la curvatura della cornea e con essa correggere gli errori di messa a fuoco che caratterizzano i difetti visivi.

  • PRK: si tratta di una tecnica consolidata che viene praticata piuttosto frequentemente. Si avvale dell’uso del laser ad eccimeri, uno strumento al servizio della chirurgia oftalmica già dal finire degli anni Novanta e che si presta perfettamente ad eseguire l’intervento in tutte le sue fasi.
  • LASIK: nel caso della procedura LASIK, il laser ad eccimeri viene utilizzato solamente sullo stroma, ovvero la parte più interna della cornea, per accedere al quale viene sollevato un piccolo lembo dell’epitelio corneale.
  • MONOVISIONE: con questa tecnica si interviene solamente su un occhio, quello dominante. L’altro occhio viene lasciato invece lievemente miope, con l’obiettivo di compensare naturalmente le capacità visive dell’intero apparato e garantire una buona visione complessiva.

Le tecniche di chirurgia refrattiva intraoculare

Le tecniche di chirurgia refrattiva intraoculare prevedono che si intervenga sul cristallino, la lente naturale posta all’interno dell’occhio. Le opzioni in questo caso sono due.

  • INTERVENTO DI FACOEMULSIFICAZIONE:  il cristallino naturale viene sostituito con una lente intraoculare perfetta per le esigenze del paziente. Questa tecnica è ideale per chi soffre di difetti visivi piuttosto marcati ed è già in età matura.
  • TECNICA DEI DUE CRISTALLINI: prevede l’impianto di un cristallino artificiale all’interno dell’occhio, mentre il cristallino naturale rimane nella sua sede naturale. E’ ideale per pazienti giovani con difetti visivi marcati. Lasciare il cristallino naturale nella sua sede è utile, perché non preclude al paziente la sua normale funzione accomodativa.

In alcuni casi può anche essere utile combinare una tecnica di chirurgia refrattiva corneale con una tecnica di chirurgia refrattiva intraoculare.

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Luce blu, ecco perché è così dannosa per i nostri occhi

maculopatia - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Avevamo già affrontato tempo fa l’argomento dell’uso dei dispositivi elettronici in condizioni di poca luce, sottolineando come al diminuire della luce aumentasse il possibile danno al nostro apparato visivo. Oggi un nuovo studio comparso sulla rivista scientifica Nature entra ulteriormente nel merito dei danni che la luce blu emessa dai dispositivi elettronici può produrre ai nostri occhi. Il risultato? Un consiglio: non usare i dispositivi elettronici al buio e soprattutto non troppo a lungo. 

Ecco perché usare i dispositivi elettronici a letto fa male

Usare i dispositivi elettronici a letto o in condizioni di poca luce fa male ai nostri occhi per diversi motivi:

  • affatica la muscolatura oculare;
  • compromette la circolazione sanguigna dell’apparato visivo;
  • peggiora la percezione corretta sia delle immagini vicine che di quelle lontane;
  • causa la cosiddetta “cecità temporanea da smartphone”, specie se si privilegia l’uso di un occhio a discapito dell’altro (con la testa posata lateralmente sul cuscino, per esempio);
  • potrebbe favorire l’insorgenza di maculopatie;
  • compromette la qualità del sonno e del riposo.

Si tratta di una già lunga serie di ragioni piuttosto importanti e preoccupanti, che è bene non sottovalutare, e che da sole dovrebbero indurci a posare o meglio spegnere i nostri device elettronici preferiti quando ci rechiamo in camera da letto. Ma non finisce qui.

Ecco i risultati di un nuovo studio pubblicato recentemente su Nature

La luce blu favorisce la formazione di una molecola dannosa per la retina

In aggiunta ai motivi sopra citati per i quali sarebbe preferibile evitare l’uso prolungato dei device elettronici in condizioni di poca luce, citiamo oggi i risultati di un nuovo studio apparso sulla rivista scientifica Nature. La ricerca è stata condotta dal professor Ajith Karunarathne, dell’Università di Toledo nell’Ohio. Secondo il professore, la luce blu emessa dai dispositivi elettronici sarebbe responsabile della formazione di una molecola chimica particolarmente dannosa per le strutture oculari, con particolare riferimento alla retina. Questa molecola sarebbe tossica e sarebbe responsabile di diversi danni oculari particolarmente gravi, tra cui anche l’insorgenza della degenerazione maculare senile. A subire maggiormente il danno da parte della luce blu sarebbero i fotorecettori presenti sulla retina, cellule nervose molto importanti per il corretto andamento della funzione visiva, che verrebbero danneggiati in modo irreversibile proprio da questa molecola.

Fonte: Nature.com

Perchè la luce blu è pericolosa per i nostri occhi

La luce blu è pericolosa per i nostri occhi non solo per quanto dichiarato dal professor Karunarathne, ma anche perchè, vista la sua lunghezza d’onda, riesce a penetrare in profondità attraverso la cornea ed il cristallino fino alla retina. Inoltre, non essendo una luce calda, non innesca il naturale riflesso di restringimento della pupilla, e quindi l’occhio non è in grado di difendersi in alcun modo da essa.

Lenti a contatto medicinali: quale utilità?

lenti a contatto - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Noi tutti siamo abituati a concepire le lenti a contatto come protesi da utilizzare per sopperire alle carenze visive. E se avessero invece un vero e proprio scopo terapeutico? Recentemente, Google e Novartis hanno annunciato che stanno lavorando alla la messa a punto di una nuova generazione di lenti a contatto con per monitorare i livelli di glicemia. Un’altra funzione decisamente interessante che le lenti a contatto potrebbero esercitare, è quella di rilasciare nanoparticelle di farmaci a livello oculare. 

Lenti a contatto medicinali o collirio?

Alcuni anni fa, i ricercatori dell’Università della Florida hanno realizzato delle lenti a contatto particolarmente morbide contenenti minuscole particelle capaci di rilasciare, lentamente e sul lungo periodo, diversi tipi di medicinali. Lo studio – pubblicato su American Chemical Society – partiva dal presupposto che molti farmaci oftalmici si disperdono con le lacrime stesse e dunque, anche se la posologia indicata dallo specialista viene rispettata, parte dell’effetto terapeutico si perde. Quanto alle tipologie di farmaci potenzialmente “rilasciabili” dalle suddette lenti, in quell’occasione i ricercatori avevano avanzato la proposta di sfruttare la nuova tecnologia per somministrare antibiotici o farmaci a base di vitamina E contro il glaucoma.

Fonte: News-medical.net

Lenti a contatto a rilascio di farmaci antistaminici? Sì grazie!

Più recentemente, uno studio pubblicato su Cornea, ha dimostrato che è possibile anche somministrare farmaci antistaminici attraverso le lenti a contatto. Ci riferiamo alla molecola del ketitofene, normalmente prescritta e somministrata per il trattamento della congiuntivite allergica. I test condotti dagli studiosi hanno dimostrato i positivi effetti terapeutici derivanti dall’uso di lenti a contatto medicali a rilascio di farmaco antistaminico. Potrebbero essere presto disponibili sul mercato, insomma, delle lenti a contatto medicinali ad effetto antistaminico: l’ideale per chi soffre di congiuntivite allergica.

Lenti medicali sì, ma senza potere diottrico

Un sistema – quello del rilascio di nanoparticelle di farmaco tramite lenti a contatto – la cui potenzialità potrebbero essere davvero non sottovalutabili, e che potrebbe portare beneficio anche a pazienti affetti da diverse patologie oculari. Tuttavia, vale la pena di sottolineare che le lenti medicinali in questione non hanno anche un potere diottrico, e che non possono essere indossate assieme a quelle che normalmente si indossano per correggere le proprie carenze visive. Insomma: o l’una, o l’altra.

Fonte. Healio.com

 

Cheratite: sintomi, cura, prevenzione

La cheratite è un’infiammazione della cornea, quella delicatissima e preziosa membrana trasparente che riveste e protegge la parte anteriore del nostro occhio. Da cosa è causata la cheratite? Ci sono soggetti più o meno predisposti a contrarla? E soprattutto, come si può trattare e risolvere? Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento. 

Che cos’è la cheratite? Quali sono le cause e i sintomi della cheratite?

La cornea presenta una forma ed una struttura che la rendono perfetta per il ruolo che riveste nella funzione visiva. Essa è composta per la maggior parte da fibre di collagene disposte in modo da permetterne una perfetta trasparenza. La cheratite è un’infiammazione della cornea che, se non diagnosticata e trattata per tempo, può danneggiare la struttura della cornea e compromettere anche seriamente la capacità visiva.

Quali sono le cause della cheratite?

La cheratite può avere origine da differenti cause.

  • può essere di origine infettiva (un batterio, un virus, un fungo);
  • può essere connessa alla presenza di una patologia sistemica (come per esempio l’artrite reumatoide ed altre. Fonte Ncbi.nlm.nih.gov);
  • può avere una causa fisica ed ambientale (l’esposizione ai raggi ultravioletti).

Chi può contrarre la cheratite?

Poiché le cause della cheratite sono differenti, altrettanto differenti sono i soggetti che possono andarvi incontro. In generale, sono più esposti al rischio di contrarre una cheratite

  • i portatori di lenti a contatto, che se non utilizzate correttamente possono innescare delle spiacevoli infezioni;
  • chi frequenta piscine oppure ama nuotare al mare, al lago o nei corsi d’acqua, dove è possibile che vi siano dei funghi o dei protozoi o in generale agenti infettivi;
  • chi si espone con una certa frequenza ai raggi ultravioletti, per esempio facendo lampade abbronzanti senza indossare gli opportuni occhiali protettivi, o sciando senza occhiali;
  • chi è affetto da Herpes Zoster;
  • chi soffre di Sindrome dell’Occhio Secco, una patologia oculare il cui sintomo principale è un’alterazione del film lacrimale e dunque una secchezza corneale che predispone alla formazione di una sofferenza della cornea.

Le caratteristiche della cheratite sono:

  • l’edema, ovvero l’accumulo di un liquido all’interno della cornea;
  • la crescita di neovasi alla periferia e all’interno della cornea provenienti dalla zona del limbus;
  • la formazione di tessuto fibroso a vari livelli di profondità;
  • lo sfaldamento del tessuto corneale;
  • la formazione di ulcere corneali.

Questi sintomi non sono sempre tutti concomitanti, ma possono manifestarsi a seconda della causa della cheratite. Una cheratite di origine infettiva potrebbe essere associata a dolore, ma questo potrebbe non accadere quando la causa è, per esempio, una patologia sistemica.

I sintomi della cheratite sono:

  • un generale calo della capacità visiva;
  • fotofobia (difficoltà a tollerare la luce, specie durante le ore notturne);
  • dolore oculare.

Come si cura la cheratite?

Il trattamento della cheratite varia a seconda della sua origine. Nel caso di un’origine infettiva, si dovrà naturalmente ricorrere all’uso di antibiotici, o antivirali, o antimicotici. Saranno poi prescritti farmaci antinfiammatori per il trattamento dell’infiammazione e del dolore. Le eventuali ulcere vengono invece trattate con farmaci aventi lo scopo di favorire la rimarginazione del tessuto corneale. Nei casi più gravi, quando la cheratite è stata trascurata e la patologia ha progredito notevolmente, i danni al tessuto corneale potrebbero essere non più risolvibili con una semplice terapia farmacologica, ma può rendersi necessario intervenire con un trapianto di cornea, superficiale o a tutto spessore.

Ricordarsi di sottoporsi a visite oculistiche frequenti nell’arco della propria vita, non sottovalutare anche il minimo dolore o fastidio ed evitare di ricorrere all’automedicazione sono consigli fondamentali per aver cura dei propri occhi e per non lasciare che patologie come la cheratite, ma anche il glaucoma, la cataratta e molte altre, facciano in tempo a produrre danni difficili da trattare se non addirittura irreversibili.