Come vede il mondo chi è affetto da daltonismo?

Sul daltonismo, perdonateci il gioco di parole, se ne sentono e se ne dicono davvero di tutti i colori. Anche sbagliando. Perché essere daltonici non significa semplicemente “non saper distinguere i colori”. E allora, conosciamo più da vicino il daltonismo e le sue caratteristiche, magari sfatando anche qualche falso mito sul tema.

Che cos’è il daltonismo?

Una visione cromatica normale prende il nome di tricromatismo: questo significa che, grazie ai fotorecettori presenti sulla retina e deputati alla visione dei colori (i coni lunghi, medi o corti), noi vediamo perfettamente il rosso, il verde e il blu e, di conseguenza, tutto lo spettro visibile. Quando, per una causa di tipo genetico, si ha un’anomalia dei coni deputati alla visione di uno dei tre colori, si avrà una percezione alterata o una mancata percezione dei colori. La trasmissione del daltonismo avviene per via materna e, nella sua variante più diffusa, si sviluppa maggiormente nei maschi. Può capitare, nelle forme più lievi e qualora non ci si sottoponga agli opportuni test, di non essere nemmeno consapevoli di essere affetti dalla patologia

Quali e quanti tipi di daltonismo esistono?

Poichè la condizione di visione normale dei colori è detta tricromatismo, il daltonismo si definisce anche tricromatismo anomalo. Questo si verifica quando uno dei tre tipi di coni, pur percependo la luce, manifesta una minor sensibilità verso di essa. A seconda di quali coni sono interessati dall’anomalia – se i lunghi, i medi oppure i corti – si avranno 3 tipi di daltonismo:

  1. Deuteranomalia: i coni alterati sono quelli deputati alla visione del colore verde con difficoltà a percepire correttamente il verde ma anche il giallo, il marrone e il rosso.
  2. Protanomalia: i coni alterati sono quelli deputati alla visione del colore rosso, con difficoltà nella percezione, oltre che del rosso, anche del giallo e del marrone.
  3. Tritanomalia: i coni alterati sono quelli deputati alla visione del colore blu, con ripercussioni sulla percezione corretta del giallo, del viola, del rosso.

Qualora invece una tipologia di coni non funzioni affatto come dovrebbe e non percepisca la luce, si parlerà di dicromatismo. Si avranno dunque:

  1. Deuteranopia: quando i coni responsabili della visione del colore verde non funzionano;
  2. Protanopia: quando a non funzionare sono i coni responsabili della visione del colore rosso;
  3. Tritanopia: quando, infine, non percepiscono la luce i coni deputati alla visione del blu.

Infine, esiste una forma di daltonismo molto rara chiamata monocromatismo, che porta ad una totale incapacità di distinguere e percepire i colori. Chi ne è affetto vede il mondo in tante tonalità di grigio.

Caratteristiche e sintomi del daltonismo

Il daltonismo si presenta dunque con una difficoltà nella percezione corretta oppure della visione dei colori, a seconda della sua gravità e della tipologia di fotorecettori coinvolti. I sintomi sono relativi solamente alla capacità ed alla qualità della visione dello spettro dei colori. La patologia rimane stabile ed uguale a se stessa nel tempo e non va incontro a peggioramento o miglioramento. Per completezza, tuttavia, segnaliamo che esistono delle patologie oculari e dei farmaci che possono innescare un’anomalia nella visione dei colori che nulla ha a che fare con la patologia genetica in questione.

Chi è affetto da daltonismo può condurre una vita normale?

La risposta è naturalmente sì. Tuttavia, sul piano pratico, essere affetti da una delle tante forme di daltonismo può in qualche modo limitare la propria vita professionale: vi sono alcune professioni che sarebbe impossibile svolgere se affetti da un’alterazione della visione dei colori. Per concludere, non possiamo non spendere due parole nei confronti dei bambini: il daltonismo può impattare sul buon andamento della loro vita scolastica, innescando difficoltà di apprendimento. Per questo motivo è fondamentale aiutare i piccoli nel loro percorso scolastico coinvolgendo ed informando al contempo anche gli insegnanti e sottoponendoli ai necessari controlli della salute visiva.

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Pensi di essere affetto da una forma di daltonismo? Hai legami di parentela con soggetti daltonici e desideri toglierti ogni dubbio? Hai ulteriori domande sul tema? Prenota una visita oculistica specialistica chiamandoci dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191.

Malattie della retina: che fare?

malattie della retina - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Con retinopatia si intende una patologa che interessa la retina. Quest’ultima è la sottilissima membrana posta a rivestimento del bulbo oculare, con il ruolo di catturare i raggi luminosi e di convogliare l’informazione verso il nervo ottico. Il ruolo della retina nel processo visivo è dunque centrale e delicatissimo. E, per questo motivo, le patologie retiniche possono essere molto insidiose e mai banali. Quali sono le più comuni malattie della retina? E soprattutto, come è possibile trattarle al giorno d’oggi?

La retinite pigmentosa

La retinite pigmentosa è una patologia della retina di tipo ereditario che porta ad un progressivo deterioramento dei fotorecettori. I fotorecettori – coni e bastoncelli – sono delle minuscole cellule situate proprio sulla retina, che catturano l’informazione luminosa e la convogliano verso il nervo ottico. Quando i fotorecettori subiscono un danno, questo è irreversibile. Nella retinite pigmentosa, il paziente sperimenta un progressivo peggioramento della visione periferica e di quella notturna. Nei casi peggiori, è possibile anche andare incontro ad un grave stato di ipovisione.

Ad oggi non vi è una cura per la patologia, che è costantemente oggetto d’indagine da parte di molti ricercatori. 

A proposito di retinite pigmentosa: cosa fare in caso di cataratta?

La retinite pigmentosa è una patologia ereditaria alla quale, come può capitare, si può sovrapporre anche la cataratta. Un altro studio ha dimostrato che l’intervento di cataratta nei pazienti affetti da retinite pigmentosa può, in taluni casi, migliorare l’acuità visiva.

Le maculopatie

Le maculopatie sono un insieme di patologie che interessano la macula, la porzione più piccola ma anche più delicata della nostra retina. E’ riccamente punteggiata di fotorecettori e riveste un ruolo centrale tanto nella percezione corretta dei colori, quanto nella visione centrale. Quando si ha una maculopatia, i fotorecettori si degenerano e vengono meno alla loro preziosissima funzione.

La degenerazione maculare senile: atrofica ed essudativa

Tra le maculopatie, quella più comune è indubbiamente di tipo senile, cioè legata a doppio filo all’avanzare dell’età. Si manifesta in due possibili varianti, una detta secca o atrofica, l’altra detta umida o essudativa.

Al pari della retinopatia, la maculopatia atrofica è molto insidiosa e, ad oggi, non esistono protocolli terapeutici efficaci e mirati. Al contrario, per quanto riguarda la degenerazione maculare senile essudativa è trattabile efficacemente grazie alle iniezioni intravitreali. 

Cosa sono le iniezioni intravitreali?

Le iniezioni intravitreali sono piccole punturine eseguite con un ago sottilissimo all’interno dell’occhio. Sono totalmente indolori, perchè il corpo vitreo non è innervato. Il farmaco iniettato contiene una proteina ben precisa, detta anti-VEGF. La proteina ha lo scopo di contrastare la proliferazione di neovasi a livello sottoretinico. Questi vasi rappresentano la caratteristica tipica della malattia e si sviluppano proprio a causa di una proteina chiamata VEGF, andando a danneggiare la retina ed i fotorecettori. 

Leggi anche: iniezioni intravitreali per maculopatia, a chi sono utili? 

Foro maculare, pucker maculare e trazione vitreo maculare

Altre tipologie di retinopatie prendono il nome di foro maculare, pucker maculare e trazione vitreo maculare. Brevemente: 

  1. il foro maculare è, come il suo nome stesso suggerisce, un forellino che si forma sulla macula;
  2. il pucker maculare è la formazione di una sottilissima membrana al di sopra della macula. Questa membrana si contrae e danneggia la macula stessa;
  3. la trazione vitreo maculare è una contrazione del vitreo, che esercita una trazione sulla macula, danneggiandola. 

Queste tre malattie della retina si possono trattare con iniezioni intravitreali. Stavolta il farmaco non contiene una proteina, bensì una molecola chiamata ocriplasmina. Si tratta di una molecola disponibile nel nostro paese da pochissimi anni: nel 2014 proprio il Centro Ambrosiano Oftalmico è stato uno dei primi centri d’eccellenza a proporre questo tipo di iniezioni.

Ricordiamo che il Centro Ambrosiano Oftalmico è uno dei pochi centri d’eccellenza a disporre dell’autorizzazione sanitaria per il trattamento delle malattie della retina con iniezioni intravitreali. Presso il Centro, inoltre, operano alcuni tra gli specialisti più affermati e preparati nel campo delle malattie della retina. 

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La visita oculistica: tutto quello che c’è da sapere

La visita oculistica è uno dei capisaldi della salute oculare. Il suo scopo è duplice: preventivo e curativo. Prenderla in considerazione solamente al sopraggiungere di disturbi oculari e dimenticarsene per tutto il resto della propria vita, è decisamente sbagliato. Così come lo è considerarla una semplice misurazione della vista. Insomma, è forse giunto il momento di fare chiarezza intorno alla visita oculistica, spiegando che cos’è, come si svolge e perché è così utile.

Perché la visita oculistica è importante

La visita oculistica è il primo passo per preservare la propria salute oculare, così come la propria autonomia e la propria indipendenza personale. Il benessere oculare va mantenuto e custodito con le giuste cure ed attenzioni perché può esercitare un forte impatto sulla qualità della nostra vita. Si potrà immaginare che i difetti visivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo, presbiopia) siano le maggiori insidie capaci di mettere a repentaglio la capacità visiva, ma non è così: la gamma delle patologie oculari – alcune di esse anche piuttosto comuni – che possono manifestarsi nel corso della vita, è ben più ampia. Ecco perché, anche in quest’ambito, prevenzione e diagnosi precoce sono davvero le parole d’ordine. Per stare bene sempre, e molto a lungo. 

In cosa consiste una visita oculistica specialistica

La salute oculare: non solo diottrie…

Una visita oculistica seria non è una semplice “misurazione” della vista. E’ molto di più. La visita è solitamente preceduta da un colloquio durante il quale l’oculista o il suo assistente raccolgono informazioni utili su di noi, sul nostro passato clinico, su eventuali sintomi, disturbi o patologie dai quali siamo affetti, sul nostro stile di vita. La visita vera e propria, poi, include una serie di esami diagnostici durante i quali l’oculista osserva attentamente tutte le strutture oculari. L’occhio umano si compone di tante preziosissime parti che, proprio come in un delicato ingranaggio, ci consentono di godere del dono della vista: palpebre, cornea, cristallino, retina, macula… La diagnostica messa in campo durante una visita oculistica specialistica si avvale oggi di strumenti altamente tecnologici pensati proprio per fornire una serie di dati utili all’osservazione delle strutture oculari ed alla valutazione della loro salute e del loro buon funzionamento.

Quali sono gli esami svolti durante una visita oculistica specialistica?

Durante una visita oculistica specialistica si eseguono una serie di esami diagnostici non invasivi. Tra questi, citiamo l’esame della lampada a fessura, l’autorefrattometria, la tonometria, l’esame dell’acuità visiva, l’esame del fondo oculare. A questi, laddove lo specialista lo ritenga necessario, se ne possono aggiungere molti altri, come, per fare qualche esempio, l’OCT, la fluorangiografia, la topografia corneale, la retinografia

Quando sottoporsi ad una visita oculistica?

A partire dalla prima infanzia, sino all’età avanzata, la salute oculare passa attraverso una serie di tappe imprescindibili. I difetti visivi ed alcune tra le patologie più comuni fanno tradizionalmente la loro comparsa in epoche ben precise delle nostre vite. Si pensi, per fare qualche esempio tra i più noti, al cosiddetto occhio pigro tipico dell’età pediatrica, alla presbiopia che fa capolino intorno ai 40 anni, o alla cataratta, patologia tipica dell’età matura.

Leggi anche: benessere visivo, età dopo età tutte le tappe della prevenzione

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Cos’è il distacco di retina

distacco di retina - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Quando si pensa alla salute degli occhi si tende spesso a pensare ai difetti visivi oppure a patologie comuni come la cataratta. Eppure, all’interno del nostro apparato visivo c’è una struttura preziosissima e delicatissima senza la quale la funzione visiva sarebbe del tutto impossibile: la retina. Anche la retina, però, talvolta si ammala: tra le patologie che la coinvolgono citiamo le retinopatie (la più nota delle quali è quella diabetica) e le maculopatie (la più comune delle quali è la Degenerazione Maculare Senile). Un altro inconveniente al quale la retina può andare incontro è un distacco. Capiamo dunque cos’è il distacco di retina, come si manifesta e come trattarlo efficacemente.

Cos’è la retina e perché è così preziosa?

Prima di spiegare meglio che cos’è il distacco di retina, conviene conoscere quest’ultima più da vicino. La retina è una membrana sottilissima che riveste la parte interna del bulbo oculare e vi aderisce alla perfezione. Essa è punteggiata da piccole cellule, chiamate fotorecettori. I fotorecettori catturano la luce e la convogliano sotto forma di informazione al nervo ottico, che a sua volta la trasferisce al cervello per essere decodificata.

Ogni parte della retina è preziosa, ma più preziosa di tutte è la porzione chiamata macula, perché consente la visione nei dettagli (leggere, scrivere, usare il PC, guidare, vedere la televisione), mentre la restante retina permette di distinguere le immagini nella totalità del campo visivo. Qualora anche una sola piccola parte di essa dovesse subire un danno, si avrebbe una visione non più precisa o non più completa.

Cos’è il distacco di retina?

Il distacco di retina si verifica quando la retina si stacca parzialmente dalla superficie interna del bulbo oculare. Non è un’evenienza comunissima, ma conviene comunque sapere di cosa si tratta. Anche perché, se dovesse verificarsi, è bene non indugiare e contattare con urgenza l’oculista o il pronto soccorso. Il distacco può interessare qualunque area della retina, sia essa periferica oppure centrale (come la macula): nella maggioranza dei casi, il distacco parte dalla periferia. Quando avviene il distacco, al di sotto della retina si viene a formare del liquido e, più il tempo passa, più si corre il rischio che i fotorecettori presenti in quel punto rimangano danneggiati.

Le cause del distacco di retina possono essere molteplici:

  • una trazione vitreoretinica, che accade quando il vitreo si scolla dalla retina ma rimane adeso in alcuni punti: si forma allora una trazione e talora una rottura della retina, a cui segue poi il distacco. Quasi sempre, si hanno contemporaneamente miodesopsie (addensamenti del collagene che si trova all’interno del bulbo oculare);
  • la miopia forte è un fattore predisponente, in quanto il bulbo è lungo, la retina è sottile ed il vitreo è fluido;
  • un evento traumatico di una certa entità che interessi il bulbo oculare;
  • concomitanza delle cause sopracitate.

Come si manifesta il distacco di retina?

Il distacco di retina si manifesta quasi sempre con la comparsa di una tenda scura su un lato del campo visivo, spesso preceduta da un’accentuazione delle mosche volanti (strani pallini o filamenti che fluttuano davanti al campo visivo), oppure da improvvisi flash luminosi sempre all’interno del campo visivo, ma quasi sempre nella zona del distacco. Negli stadi più avanzati, o quando il distacco interessa anche la macula, la parte più “preziosa” della retina, si ha una netta riduzione della vista.

Quali sono le opzioni di trattamento?

Il distacco di retina si può trattare in modi differenti, che dipendono anche dal motivo che l’ha causato. Tra le soluzioni elenchiamo:

  • la chirurgia episclerale eseguita attorno al bulbo, cioè all’esterno;
  • la vitrectomia, rimozione della sostanza gelatinosa situata internamente al bulbo: chirurgia all’interno dell’occhio;
  • i trattamenti con uno speciale laser chiamato Laser Argon – capace di “saldare” la retina qualora sia solo rotta e non ancora staccata.

Nuove future frontiere di trattamento per le patologie retiniche

Come detto, oltre al distacco, sono innumerevoli i problemi cui membrana retinica può andare incontro. Ed anche in questo settore, il mondo della scienza è costantemente alla ricerca di soluzioni terapeutiche innovative, efficaci ed avanguardistiche. In particolare, recentemente un team di studiosi italiani ha testato una nuova “retina liquida”, una soluzione acquosa all’interno della quale si trovano delle nanoparticelle fotoattive che, una volta iniettata, sarebbe capace di colmare i vuoti causati dall’assenza di fotorecettori degenerati da patologie quali la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare senile. Naturalmente si tratta di soluzioni ancora al vaglio degli studiosi, che però ci danno la misura dell’impegno dei ricercatori italiani nel produrre soluzioni terapeutiche che guardano al futuro.

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Miopia grave: cause, rischi, soluzioni

Miopia grave - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

La miopia è il difetto visivo più diffuso in tutto il mondo. Solo in Italia, ne sono affette oltre 12 milioni di persone. All’interno di questo cospicuo gruppo, vi sono persone affette da miopia lieve e persone invece affette da miopia grave (detta anche miopia elevata, o miopia forte). Non sempre è facile convivere con la miopia, specie nella sua forma più grave. Quali sono le caratteristiche e le cause della miopia grave? Quali rischi comporta? E’ risolvibile in modo permanente? Rispondiamo ad alcune domande sul tema.

Miopia grave: cosa si intende?

La miopia grave viene anche definita come malattia miopica o miopia patologica. A livello di diottrie, si indica come miopia grave una miopia a partire da 7-8 diottrie (la miopia misura l’entità del difetto: più il numero è alto, più la miopia è forte). La miopia forte può comportare a varie strutture dell’occhio e diminuire la quantità e la qualità della vista. Una difficoltà visiva particolarmente importante, dunque, che rende chi ne è affetto fortemente vincolato all’uso degli occhiali da vista.

Quali sono le cause della miopia grave?

La miopia, così come tutti gli altri difetti visivi (fatta eccezione per la presbiopia, che è più un difetto di accomodazione che esordisce intorno ai 40 anni), inizia spesso in età pediatrica e, dal suo esordio in avanti, progredisce: a volte si stabilizza con l’età adulta, altre volte invece progredisce anche più a lungo.

Le cause sono molteplici, e possono essere riassunte in questo modo:

  • genetiche;
  • ambientali;
  • endocrine;
  • etniche: ad esempio, nella popolazione asiatica la miopia ha un’incidenza molto elevata, intorno al 70%.

Insomma, chi soffre di miopia spesso ne è in qualche modo predisposto per motivi di familiarità o di genetica, ma anche l’ambiente in cui viviamo e le nostre abitudini (in primis l’uso massiccio dei device elettronici e gli anni trascorsi sui libri di scuola) possono rappresentare una leva che ne favorisce tanto lo sviluppo, quanto la progressione.

Soffrire di miopia grave comporta dei rischi?

Soffrire di miopia grave può comportare dei rischi, in quanto il bulbo oculare di chi ne è affetto tende ad allungarsi nel tempo, inducendo cosi alterazioni a varie strutture oculari. Questo accade perché il soggetto miope, avendo difficoltà nel vedere gli oggetti posti in lontananza, tende a mettere sotto sforzo tutto l’apparato oculare, di fatto deformando l’occhio. La costante tensione alla quale i tessuti sono sottoposti mette a dura prova anche le aree dell’occhio che non sono interessate dal difetto visivo, come il nervo ottico o la retina. Come conseguenza, il rischio è quello di sviluppare altre patologie oculari, anche gravi, come il glaucoma o la maculopatia.

Quando e perchè intervenire?

La miopia grave mette a dura prova chi ne è affetto, in quanto implica una difficoltà visiva molto importante con la quale dover fare i conti nel quotidiano. Se a questo sommiamo i rischi di sviluppare altre patologie, è evidente che il miope necessita di visite oculistiche frequenti. La miopia forte può anche essere corretta bene, ma è importante che il difetto abbia raggiunto una sua stabilità.

La miopia grave è trattabile? In che modo?

Ad oggi le soluzioni per la miopia grave sono diverse e spaziano da interventi laser sulla cornea (la parte anteriore dell’occhio), alla inserzione di piccole lenti entro l’occhio, a interventi capaci di risolvere contestualmente anche altre patologie oculari, come per esempio la cataratta.

Per fare solo un esempio, un paziente giovane con un grave difetto visivo potrà avere l’esigenza, con la correzione della miopia, di vedere senza veder compromessa la sua capacità accomodativa. Al contrario, un paziente più in là con gli anni, potrà valutare di ovviare anche ad un problema di cataratta (magari nella sua fase d’esordio), correggendo contestualmente anche la miopia grave.

Qual è il trattamento giusto per me?

Grazie ad una visita oculistica specialistica, accurata e approfondita, sarà possibile individuare quale sia la strada migliore da intraprendere compatibilmente con il proprio stato di salute oculare, con la propria età, lo stile di vita, le abitudini e le aspettative.

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Ritmi circadiani? Ci pensa la retina

ritmi circadiani - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Che l’occhio umano fosse un complesso e sofisticatissimo meccanismo in grado di farci apprezzare la bellezza del mondo nei minimi dettagli, era noto a tutti. Oggi scopriamo insieme che l’occhio riveste anche un’altra funzione, quella di regolare i ritmi circadiani. Per dirla in parole semplici, è l’occhio che regola il nostro orologio biologico, consentendoci di distinguere la notte dal giorno, il sonno dalla veglia, e di alternare correttamente periodi di attività a periodi di inattività. Il meccanismo che sta alla base di questa funzione così delicata è tutt’altro che semplice.

Jet lag e cambi di abitudini: quanto malessere!

Vi siete mai chiesti come mai svolgiamo sempre le stesse azioni più o meno tutti quanti alle stesse ore? Perché mangiamo e dormiamo sempre nelle stesse fasce orarie? Sono solo convenzioni? Evidentemente no. E non solo: se le abitudini che diamo per assodate e consolidate fossero sconvolte e, per così dire, “invertite” anche solo per qualche giorno, andremmo incontro a malesseri e disturbi piuttosto spiacevoli.

Un esempio banale di questo tipo di malessere è il cosiddetto jet-lag, la tipica sensazione di scompenso che si sperimenta a seguito di un viaggio intercontinentale. Lo scompenso è dovuto al fatto che il nostro orologio biologico viene messo a dura prova. Conviene sapere che il concetto di orologio biologico non è affatto arbitrario, ma ha un fondamento scientifico che vede coinvolti i ritmi circadiani e, come anticipato, l’occhio umano

Ritmi circadiani: cosa sono?

Il nome ritmi circadiani deriva dal latino circa diem, cioè intorno al giorno. Per ritmi circadiani si intendono ritmi che si ripetono tutti i giorni ciclicamente – di 3 ore in 3 ore – nell’arco delle 24 ore in questo modo:

  • Durante le prime ore della giornata, tra le 6 e le 9 del mattino, i livelli di melatonina scendono ed i livelli di cortisolo aumentano. L’organismo si attiva e si rimette in moto dopo la notte;
  • Tra le 9 e le 12 i livelli di cortisolo raggiungono il picco massimo della giornata, segno che ci si può dedicare ad attività particolarmente impegnative, che richiedono veglia e concentrazione;
  • Tra le 12 e le 15 la digestione porta ad un calo di concentrazione;
  • Tra le 15 e le 18 si ha un aumento della temperatura corporea, l’ideale per svolgere attività sportive;
  • Tra le 18 e le 21 il corpo comincia a rallentare tutte le sue funzioni;
  • Tra le 21 e le 24 si ha la produzione di melatonina, che provoca il sonno;
  • La melatonina raggiunge il suo picco tra le 24 e le 3, orario durante il quale il sonno è maggiormente profondo;
  • Tra le 3 e le 6 i livelli di melatonina cominciano pian piano a calare e la temperatura scende: il nostro corpo si avvia verso il risveglio. 

L’alternanza tra luce e buio è fondamentale per il buon andamento e per il mantenimento di questi ritmi e di conseguenza di quello che usiamo definire il nostro “orologio biologico”. 

E cosa c’entra l’occhio con i ritmi circadiani?

All’interno del nostro occhio, nella retina, vi è una sostanza, chiamata melanopsina, che trasmette informazioni relative alla presenza di luce o meno proprio a quella parte del cervello incaricata di gestire e mantenere inalterato l’andamento dei ritmi circadiani. Questo accade perché la molecola della melanopsina è fotosensibile, cioè sensibile alla luce. Se il passaggio di informazioni relativo all’alternanza luce-buio venisse in qualche modo compromesso, ne deriverebbe una compromissione anche dei ritmi circadiani.

Legame tra melanopsina e ritmi circadiani: lo dice la scienza

A conferma di quanto sopra illustrato, citiamo due studi interessanti. Il primo, a cura del dott. Bruce O’Hara e dal titolo Role of Melanopsin in Circadian Responses to Light, ha confermato il ruolo centrale della molecola della melanopsina come recettore capace di regolare i ritmi circadiani; il secondo, a cura del dott. Steve Kay e dal suo team di lavoro, che ha invece provato, grazie ad una simulazione in laboratorio, che l‘assenza totale di melanopsina porta ad uno scompenso totale dell’orologio biologico. 

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Cataratta e diabete, quale connessione?

Cataratta e Diabete - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

La cataratta senile è una patologia oculare strettamente legata all’avanzare dell’età. Può comparire già intorno ai 50-55 anni, per progredire mano a mano che gli anni passano. Dati alla mano, si stima che ne soffra il 50% delle persone over 65. I fattori di rischio della patologia, oltre naturalmente all’età, sono la familiarità, i raggi ultravioletti, il fumo di sigaretta ed il diabete. Quale connessione esiste tra cataratta e diabete? Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine in merito a questo argomento.

Cataratta e diabete, ma non solo

Il diabete è una patologia sistemica piuttosto comune e molto insidiosa. Il termine sistemica si riferisce alla capacità della patologia di colpire il nostro organismo a più livelli, interessando più organi al contempo.

Gli organi o gli apparati maggiormente colpiti dal diabete sono:

  • il sistema cardiocircolatorio
  • i reni
  • il sistema nervoso periferico
  • gli occhi

I tipi di diabete mellito

Il diabete mellito si divide in due tipologie, di tipo 1 e di tipo 2. Mentre il diabete di tipo 1 è una patologia autoimmune che si caratterizza per la distruzione delle cellule pancreatiche deputate alla produzione di insulina ed al controllo dei livelli di glicemia nel sangue, quello di tipo 2 è caratterizzato da un’insufficiente produzione di insulina o da un difetto nel funzionamento dell’insulina stessa. Questo secondo tipo è molto più diffuso del precedente (9 casi su 10) ed è causato da stili di vita sbagliati, caratterizzati da forte sedentarietà e modelli alimentari scorretti.

Diabete e salute visiva

Il diabete è una patologia capace di pregiudicare la salute oculare. Le patologie che esso è grado di innescare sono principalmente la retinopatia diabetica e la cataratta, ma anche una particolare forma di glaucoma chiamato glaucoma neovascolare.

Perché il diabete causa retinopatia e cataratta?

Il diabete causa una generalizzata debolezza delle pareti dei vasi sanguigni e compromette il microcircolo sanguigno. Come sappiamo, il microcircolo sanguigno è fondamentale per la salute dei nostri occhi: tutte le strutture oculari traggono da esso il nutrimento e l’ossigeno per mantenersi sane, giovani, in forma ed efficienti molto a lungo. Non a caso una delle regole fondamentali per prevenire le patologie oculari connesse allo stress ossidativo ed all’invecchiamento cellulare è proprio quella di mangiare frutta e verdura e di bere molta acqua.

Cataratta e diabete

Come detto in apertura, la cataratta è maggiormente diffusa tra gli over 65, e la percentuale aumenta con l’aumentare dell’età. I dati mostrano incrementi ancora maggiori se riferiti ai pazienti diabetici. Diverse ricerche scientifiche hanno peraltro confermato che, nei pazienti diabetici, la cataratta ha un’incidenza maggiore e tende a manifestarsi anche più precocemente.

Cosa dice la scienza

In particolare, stando ad una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Eye e condotta da un team di ricercatori britannici, i pazienti – anche giovani – affetti da diabete hanno il doppio delle possibilità di contrarre anche la cataratta. Questo rischio aumenta drasticamente, diventando non più 2 volte, ma ben 6 volte maggiore, nel caso di pazienti diabetici affetti anche da maculopatia.

Cosa fare allora?

1 – Seguire le indicazioni del proprio diabetologo

E’ fondamentale che il paziente diabetico segua attentamente la terapia farmacologica e le indicazioni alimentari fornite dal medico che l’ha in cura. Seguire le indicazioni del medico significa rispettare esattamente quanto prescritto in termini di tempi, scadenze, posologia.

2 – Andare dall’oculista, anche in assenza di sintomi

Per ciò che concerne la vista, ed in virtù della consapevolezza che il diabete può mettere a seria prova il benessere visivo, è importante sottoporsi a periodici controlli presso uno specialista.

Il consiglio generale (che si può ritenere valido anche per i pazienti non affetti da patologie sistemiche), è quello di non aspettare di sperimentare qualche sintomo particolare o un calo della capacità visiva per recarsi dall’oculista. Al contrario, la visita oculistica dev’essere una buona abitudine da annotare in agenda assieme a tutti gli altri controlli specialistici.

3 – Mangiare sano e volersi bene

Infine, come già accennato sopra, non si dimentichi che alimentarsi correttamente, prediligendo frutta e verdura di stagione e bevendo molta acqua, è il primo passo per volersi bene e per prendersi cura attivamente della propria salute oculare.

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La rottura retinica: fattori predisponenti e soluzioni

rottura retinica - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

La retina è quella delicatissima membrana grazie alla quale l’informazione luminosa può tramutarsi in informazione visiva. Essa riveste internamente il nostro bulbo oculare ed è punteggiata di importantissimi fotorecettori. Quando la luce penetra nell’occhio attraverso la pupilla, colpisce i fotorecettori: in quel momento l’informazione luminosa viene convogliata al nervo ottico. Un passaggio fondamentale ed imprescindibile per il buon andamento della funzione visiva. Esistono, però, diverse patologie che portano ad un deterioramento della retina e ad un malfunzionamento dei recettori. Se la retina si lacera si parla invece di rottura retinica. Cerchiamo di capire quando questo può avvenire, e come si possa porvi rimedio.

Cos’è una rottura retinica?

Come accennato la retina è una membrana preziosa e sottile che, in condizioni normali, è ben aderente ad un’altra membrana, ad essa sottostante: la coroide. La coroide è fondamentale per la buona salute della retina in quanto è particolarmente ricca di vasi sanguigni. Va da sé che essa nutre la retina di tutto l’ossigeno del quale essa ha bisogno per mantenersi perfettamente funzionante. Quando la retina – per un motivo di tipo traumatico oppure patologico – si lacera, si parla di rottura retinica. La rottura può poi determinare un vero e proprio distacco della retina dalla coroide: si parlerà allora di distacco di retina.

Quali sono i sintomi della rottura retinica?

La retina può staccarsi dalla coroide parzialmente e progressivamente, oppure in modo molto più impattante. Dipende naturalmente dalla natura del problema che causa la rottura.

Di seguito, ecco i sintomi tipici della rottura retinica:

  • nessun dolore;
  • flash o lampi luminosi improvvisi all’interno del campo visivo;
  • comparsa improvvisa di corpi mobili che fluttuano nel campo visivo;
  • visione alterata e poco nitida;

A chi può capitare una rottura retinica?

Come detto, la rottura retinica può avere cause differenti e per questa ragione può capitare davvero a tutti.

I fattori predisponenti possono essere:

  • una miopia molto accentuata;
  • una trazione vitreo-retinica, cioè un distacco dovuto a una trazione meccanica del corpo vitreo nei confronti della retina;
  • una familiarità con problemi oculari ed in particolare con il distacco di retina;
  • un intervento chirurgico all’occhio;
  • un trauma oculare dovuto per esempio ad un incidente;
  • alcune patologie sistemiche, come per esempio il diabete, che essendo responsabile di una retinopatia diabetica, può innescare anche un distacco.

La rottura retinica è curabile?

Fortunatamente la rottura retinica è curabile. Per trattare opportunamente una rottura retinica, è molto importante che la diagnosi sia il più tempestiva possibile. Lasciar passare troppo tempo prima di recarsi dall’oculista potrebbe favorire un peggioramento della rottura, innescando un possibile distacco di retina. Dunque, se hai una miopia molto forte, se hai preso un colpo all’occhio o una pallonata al volto, se soffri di diabete, non rimandare l’appuntamento dall’oculista.

Per quanto riguarda le possibili soluzioni delle rotture retiniche, elenchiamo:

  • trattamento laser: grazie ad un particolare laser chiamato argon laser, è possibile “saldare” la retina nella sua posizione corretta, trattando le rotture in modo efficace.
  • nel caso in cui la rottura abbia causato un distacco di retina, l’unica soluzione è l’intervento chirurgico.

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Miopia nei bambini: il sole può contribuire alla prevenzione

miopia bambini - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Acqua e sole sono due elementi imprescindibili per il buon andamento della vita sulla terra e per il benessere di noi esseri umani. Il sole, in particolare, regola alcune funzioni fondamentali del nostro organismo e ci aiuta a mantenerci in salute. Non solo: secondo una ricerca scientifica, i suoi raggi benefici sono fondamentali anche per la salute oculare dei nostri piccoli, perché favoriscono il rilascio di un neurotrasmettitore che li proteggerebbe dalla miopia. Insomma, più sole, meno miopia: naturalmente, con le opportune precauzioni. 

Stare al sole, con giudizio, fa bene

Nelle pagine di questo sito abbiamo parlato diverse volte dell’effetto potenzialmente dannoso dei raggi UV per la salute oculare. In realtà, i raggi UV rappresentano solamente una parte dello spettro solare. L’esposizione moderata e graduale ai raggi solari – con un’opportuna protezione della pelle e degli occhi – può esercitare diversi effetti benefici sul nostro organismo. Non a caso, vi sarà capitato di notare che alcune patologie dermatologiche tendono a migliorare durante la stagione estiva. Ma anche il nostro stesso umore ne trae beneficio.

Leggi anche: come proteggere gli occhi dei bambini in vacanza.

Perché il sole fa bene al corpo ed allo spirito?

In generale, il sole è importante perché regola il buon andamento dei ritmi di sonno e veglia, perché aiuta a combattere il cattivo umore e la depressione, e perché stimola la produzione di molti ormoni, fondamentali per il buon funzionamento di pancreas, tiroide e ghiandole sessuali. Entrando nel dettaglio, il sole fa bene perché stimola il rilascio di cortisolo, dopamina, serotonina, e stimola la produzione di vitamina D. Ecco, in breve, quali sono gli effetti positivi di queste sostanze sul nostro organismo:

  • cortisolo: è un ormone avente funzione antiinfiammatoria;
  • dopamina: ha un ruolo importante nel controllo dei ritmi veglia-sonno, dell’umore, ma anche della memoria;
  • serotonina: stimola il buon umore, infatti è anche chiamata ormone della felicità;
  • vitamina D: è importante per la salute delle nostre ossa. Si rivela utilissima per le persone più anziane o per le donne in menopausa.

Bambini: una corretta esposizione ai raggi solari può prevenire la miopia?

Come accennato in apertura, il sole può esercitare un effetto benefico anche sulla salute oculare dei più piccoli. Questo accade perché i raggi solari stimolano la produzione di dopamina. Quando il piccolo si espone alla luce solare, si ha un rilascio di dopamina proprio a livello delle strutture retiniche. Secondo alcuni studi, questo neurotrasmettitore sarebbe in grado di inibire l’allungamento dell’occhio tipico dei pazienti affetti da miopia. Insomma, nei pazienti in età evolutiva, una buona e corretta esposizione alla luce solare potrebbe contribuire a contrastare la comparsa della miopia. Ricordiamo, tuttavia, che anche se trascorrere molto tempo all’aria aperta fa indubbiamente bene ai nostri piccoli, non sempre è possibile evitare la comparsa di un difetto visivo come la miopia. La ragione è presto detta: alla base della miopia c’è spesso anche una componente ereditaria.

Leggi anche: la miopia nei bambini, domande e risposte

Al sole sì, ma con moderazione

Ricordiamo che l’esposizione ai raggi solari – tanto dei piccoli quanto degli adulti – va dosata e gestita con moderazione. Ecco alcuni accorgimenti che consigliamo sempre di seguire:

  • evitare di esporsi al sole nelle ore centrali della giornata;
  • fare uso di una buona lozione solare (un fattore di protezione coerente con il proprio fototipo, ma di norma sempre meglio medio-alto);
  • rinnovare la lozione protettiva di tanto in tanto, specie dopo i bagni in mare o in piscina;
  • indossare un paio di occhiali da sole con lenti di qualità;
  • usare un copricapo (questo consiglio vale soprattutto per i bambini);
  • bere molto, per reidratare il proprio organismo e tenersi al riparo da colpi di calore.

Come prendersi cura del benessere visivo dei bambini

Il consiglio dunque è quello di far giocare i bambini il più possibile all’aria aperta e, al contrario, di limitare il tempo trascorso in ambienti chiusi giocando con i device elettronici. In questo modo, si favorirà il rilascio di dopamina a livello delle strutture oculari, ma non solo. Giocare all’aperto, abituare gli occhi a guardare in tutte le direzioni e ad ammirare forme e colori differenti, è una vera e propria ginnastica oculare che aiuta l’occhio del piccolo a svilupparsi nel miglior modo possibile.

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Miopia, la parola all’esperto: intervista a Lucio Buratto

miopia - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

La miopia è il difetto visivo più diffuso al mondo. Fattori genetici, endocrini, razziali, ambientali, sono sicuramente tra i responsabili di un fenomeno che sta assumendo sempre più i contorni di “un’epidemia”. Con essi, forse anche uno stile di vita sempre più incline all’uso di device elettronici per diverse ore al giorno e molti più anni trascorsi sui libri di quanto non si facesse qualche decennio fa, a scapito del tempo trascorso all’aria aperta. Ma cosa si può fare per “arginare” il fenomeno? Ed una volta scoperto di essere miopi, quali sono le soluzioni possibili? Abbiamo rivolto qualche domanda al nostro direttore scientifico, il dottor Lucio Buratto. 

Dottor Buratto, ci può spiegare cos’è la miopia?

In un occhio sano, i raggi luminosi penetrano nell’occhio attraverso la cornea ed il cristallino e vanno a focalizzarsi sulla retina, generando una visione normale. Quando l’immagine non va a fuoco sulla retina, ma cade davanti ad essa, si ha un difetto visivo chiamato miopia. Il risultato è che il soggetto miope riesce a vedere bene da vicino, ma ha delle difficoltà nella visione da lontano. La miopia in molti casi si corregge con un occhiale da vista oppure con una lente a contatto; in altri, invece, si può ricorrere ad un trattamento laser.

Chi può andare incontro a miopia?

La miopia è un difetto visivo che può colpire praticamente tutti, e che oggi è davvero molto diffuso. Può fare il suo esordio in età pediatrica, e progredire con l’avanzare del tempo. Solitamente i difetti visivi trovano una loro stabilità dopo i 20 anni circa, ed è allora che si può valutare di intervenire con il laser per correggerla. Oggi sono sempre di più i bambini affetti da miopia, complice uno stile di vita che li tiene molto più incollati ai videogiochi ed ai libri, in ambienti chiusi. Se un bambino strofina gli occhi, sembra impacciato o nervoso, avvicina molto gli oggetti al viso per vederli, forse non vede bene. Il consiglio che diamo generalmente è di fare una visita dal medico specialista oculista e poi cercare di fare tanta prevenzione sin dall’infanzia.

Quali sono le tecniche di correzione della miopia?

La miopia molto lieve si può correggere ottimamente con un occhiale da vista oppure con lenti a contatto. Quando il difetto comincia a diventare più impattante, è associato ad altri problemi visivi (come astigmatismo, per esempio), o il paziente semplicemente “vive male” il suo rapporto con gli occhiali, si può e si deve valutare di intervenire con un trattamento laser. Le tecniche che attualmente usiamo per la correzione della miopia da lieve a media sono chiamate PRK e Femto-Lasik. Sono entrambe sicure ed indolori, e consentono al paziente di recuperare un’ottima capacità visiva e di poter fare a meno degli occhiali.

Dottore, e se la miopia è molto forte?

In caso di miopia forte, detta anche malattia miopica, si ricorre ad altre tecniche, che intervengono non più (o non solo) sulla cornea. In tal caso, se il paziente è di età inferiore ai 40-50 anni, si può inserire nell’occhio una piccola lente (simile ad una lente a contatto), se di età superiore si può prendere in considerazione l’impianto di un cristallino artificiale dopo aver rimosso quello umano che solitamente a questa età lavora poco. Nel caso di una miopia molto forte o associata ad altri difetti visivi, ogni singolo caso andrà valutato con attenzione, ma le soluzioni ci sono quasi sempre.

E se si soffre anche di altri difetti visivi?

Chi soffre di altri difetti visivi concomitanti alla miopia, può ugualmente valutare con uno specialista la possibilità di sottoporsi ad un intervento per la correzione permanente di tutti i difetti in un’unica soluzione.