Dalla UE un nuovo schema terapeutico per la degenerazione maculare senile essudativa

L’Unione Europea ha approvato un nuovo schema terapeutico per le iniezioni intravitreali anti-VEGF, usate per il trattamento dei pazienti affetti da degenerazione maculare senile essudativa. Da oggi sarà possibile estendere l’intervallo tra le iniezioni a seconda della risposta dei pazienti al trattamento. Una notizia che ci interessa particolarmente, poiché CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico – è sensibile al tema della Degenerazione Maculare Senile e si è fatto promotore, nel mese di febbraio 2018, della Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele di Milano e con il patrocinio della SOI – Società Oftalmologica Italiana, e del Ministero Della Salute. 

Cos’è la Degenerazione Maculare Senile

La Degenerazione Maculare Senile, come abbiamo già avuto modo di approfondire in un’interessante intervista al Dott.Matteo Cereda, medico oculista e retinologo presso il Centro Ambrosiano Oftalmico, è una patologia tipica dell’età avanzata che porta ad un progressivo deterioramento della macula, la parte centrale della retina che si trova proprio in corrispondenza della pupilla. E’ sulla macula che vi è la maggiore concentrazione di quei fotorecettori che ci consentono di vedere perfettamente non solo le forme, ma anche i colori. In virtù di questa posizione così centrale sulla retina, una macula affetta da degenerazione maculare senile porta ad una visione centrale sfocata ed imprecisa, mentre la visione periferica, compatibilmente con lo stato di salute visiva del paziente, rimane buona. Esistono due tipologie di degenerazione maculare senile, una detta atrofica o secca, l’altra essudativa o umida. La degenerazione maculare senile atrofica è particolarmente insidiosa e molto difficile da trattare. Al contrario, per la degenerazione maculare senile essudativa, detta anche neovascolarizzazione coroideale, esiste un trattamento efficace, che consiste in una serie di iniezioni intravitreali.

Cos’è la Degenerazione Maculare Senile Essudativa e in cosa consiste il suo trattamento

La Degenerazione Maculare Essudativa si ha quando, sulla coroide, ovvero la membrana sottostante la retina, si verifica una crescita anomala di vasi sanguigni. Nonostante la retina e la coroide siano separati dall’epitelio pigmentato, accade che questi vasi riescano ad attraversarlo ed a raggiungere la macula. Ecco allora che il paziente vede male a livello centrale, percependo le immagini come sfocate e spesso distorte. La proteina responsabile di questo sviluppo anomalo di vasi sanguigni prende il nome di VEGF, mentre il farmaco che si usa iniettare nel bulbo oculare per contrastare l’avanzamento della patologia è detto anti-VEGF.

Trattamento anti-VEGF contro la Degenerazione Maculare Senile Essudativa

Il trattamento anti-VEGF contro la Degenerazione Maculare Senile Essudativa prevede che al paziente vengano somministrate tre dosi di farmaco, una al mese, tramite iniezione intravitreale, per i primi tre mesi di trattamento. A seguire, si faranno altre iniezioni, per arrivare a 6-8 iniezioni nell’arco del primo anno. Negli anni a seguire, le iniezioni si diradano ulteriormente. Nei giorni scorsi l’Unione Europea ha approvato un nuovo schema di trattamento relativo alla frequenza delle iniezioni intravitreali anti-VEGF, stabilendo che l’oculista potrà decidere di diradare le somministrazioni già a partire dal primo anno di trattamento, coerentemente con la risposta del paziente al farmaco. Ferme restando le prime tre iniezioni su cadenza mensile, l’oculista potrà valutare se diradare le somministrazioni allungando i tempi dalle due alle quattro settimane in più rispetto al protocollo fino ad oggi applicato.

Fonte: Bayer.de

Benessere visivo: età dopo età, ecco tutte le tappe della prevenzione

Per vivere bene e a lungo non esistono pozioni miracolose, ma sicuramente c’è un piccolo grande segreto, ormai sempre più accettato e condiviso, ovvero la prevenzione. Prevenire qualunque tipo di disturbo o patologia o coglierlo al suo esordio consente di evitare o per lo meno porre un limite agli eventuali danni che questo può provocare. Questa regola vale naturalmente anche per la salute oculare: non vi è periodo della vita in cui non sia opportuno sottoporsi ad una visita oculistica specialistica per un controllo generale dello stato di salute dell’apparato visivo. Ad ogni età, insomma, il suo controllo. Vediamo quali sono le tappe imprescindibili. 

1 – Le visite dell’infanzia

Quando arriva un bambino in famiglia, si tende a dare un pò per scontato che i suoi occhi, in quanto giovani e “nuovi”, siano praticamente perfetti. Potrebbe anche non essere così, ecco perché un controllo della vista in età infantile può aiutare a valutare lo stato di salute dell’apparato visivo del piccolo, ed il suo grado di “maturazione”. Non dimentichiamo che la vista dei bambini è in continua evoluzione dalla nascita fino ai sei anni, e che solo a sei anni la visione giunge a 10/10. Le visite oculistiche dell’infanzia che conviene programmare sono dunque 3:

entro la quarta settimana d’età

questa visita è fondamentale per accertarsi che il piccolo non abbia malattie oculari congenite, ovvero acquisite sin dalla nascita. Tra le malattie congenite ricordiamo la cataratta, il glaucoma oppure una retinopatia.

entro il primo – secondo anno di vita

in questo periodo il bambino può andare incontro al cosiddetto “occhio pigro” ovvero, pur in assenza di patologie rilevanti, potrebbe usare prevalentemente un occhio a scapito dell’altro. Di conseguenza, l’apparato visivo si sviluppa in modo asimmetrico: diagnosticare un occhio pigro per tempo è fondamentale per effettuare un trattamento adeguato.

intorno ai 5 -6 anni

si consiglia di controllare la vista quando il bambino sta per fare il suo ingresso nel mondo della scuola. Un rendimento scarso, cefalee frequenti o altri problemi possono essere il segnale che il bambino non vede bene e fatica a seguire le lezioni. Il controllo in età prescolare o scolare consente di individuare e se necessario correggere la presenza di eventuali difetti refrattivi come miopia, astigmatismo e ipermetropia.

Le visite della giovinezza e dell’età adulta

durante l’adolescenza

l’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, per l’organismo in generale ma anche per l’apparato visivo. Può capitare che in questo periodo esordiscano dei difetti refrattivi, come la miopia, e dunque sia necessario intervenire di conseguenza. Si ricordi che una miopia che esordisce a 10-12 anni tende a progredire e ad assestarsi intorno ai 20-25 anni, dunque un adolescente miope va tenuto controllato e monitorato con una certa frequenza fino a quando il difetto non trova una sua stabilità.

18 anni, la patente (e non solo)

a 18 anni si consiglia di sottoporsi ad una visita oculistica specialistica prima del conseguimento della patente. Inoltre, molti giovani a 18-20 anni cominciano ad affacciarsi al mondo del lavoro, avendo a che fare con videoterminali per diverse ore al giorno. Un controllo della vista è quel che ci vuole per assicurarsi un rendimento lavorativo adeguato alle proprie aspettative.

il controllo dei 40 anni

anche se al giorno d’oggi a 40 anni si è ancora tutto sommato giovani, l’apparato visivo potrebbe cominciare a presentare qualche problema. Ci riferiamo alla presbiopia, difetto visivo che fa il suo esordio tipicamente intorno a quest’età, e che consiste in una difficoltà nella lettura. La presbiopia si risolve con l’uso di una lente adeguata ma non risolutiva in modo definitivo. Ecco perché è bene ripetere il controllo della vista ogni tre o quattro anni. Non dimentichiamo, inoltre, che la globalizzazione della tecnologia e l’uso quotidiano e costante dei dispositivi elettronici mettono a dura prova il nostro apparato visivo proprio perché lettura e scrittura sono all’ordine del giorno. Intorno ai 40 anni può fare il suo esordio anche la Sindrome dell’Occhio Secco, che si manifesta prevalentemente tra le donne quando l’organismo si prepara alla menopausa portando con sé una serie di sintomi e cambiamenti talvolta meno percettibili, altre volte più evidenti.

Le visite della terza età

dai 60 anni in su

nel corso dell’ultimo secolo, l’allungamento della vita media ha fatto sì che alcune patologie strettamente connesse all’età matura si facessero sempre più presenti tra la popolazione. Un controllo ogni due o tre anni a partire dai 60 anni in su consente di affrontare la terza età con serenità e di trattare eventuali patologie tempestivamente. Tra le patologie tipiche di questa fascia d’età ricordiamo la degenerazione maculare senile e la cataratta (che oggi è operabile con successo ed è uno degli interventi più praticati al mondo), ma anche il glaucoma.

Una regola per tutti

Arrivare preparati alle varie tappe della nostra vita, leggere molto, tenersi informati, accettare serenamente le sfide che la nostra esistenza ci offre e soprattutto fare tanta prevenzione sono i segreti per mantenersi in salute e per non incorrere nei danni spiacevoli che alcune patologie possono portare con sé.

Occhi sani, cervello in forma: lo conferma la scienza

Tenere monitorata la salute del nostro apparato visivo è fondamentale per mantenere le funzioni cognitive al massimo della loro efficienza, anche in tarda età. E’ quanto confermato da un recente studio condotto dall’Università di Miami su un campione di persone anziane il cui obiettivo è stato quello di mettere in correlazione i disturbi visivi con il declino cognitivo. Difetti visivi, ma anche patologie come la cataratta e la maculopatia, non vanno sottovalutati, anzi. Monitorarli e curarli opportunamente regala al paziente, anche molto anziano, un’esistenza di qualità, fatta di autonomia nelle piccole grandi cose, serenità ed una ritrovata capacità cognitiva.

Gli ingredienti per invecchiare bene? Eccoli

La ricerca ha preso in esame oltre 2500 over 65 con lo scopo di capire se un declino delle capacità visive possa condurre o meno ad un conseguente declino anche di quelle cognitive. Quali sono, insomma, gli ingredienti per invecchiare bene? Sicuramente una dieta ben bilanciata con prodotti di stagione e pochi grassi, niente fumo, tanta vita all’aria aperta, esercizio fisico, una vita sociale attiva, tanta lettura sono solo alcuni dei segreti per invecchiare in modo sereno e tenersi alla larga da tante patologie tipiche dell’età avanzata. Ma non solo: stando all’esito della ricerca in questione, anche correggere i difetti visivi e sottoporsi periodicamente a controlli della vista ed a screening di prevenzione in merito alle principali patologie dell’età matura – come la cataratta e la degenerazione maculare senile –  sono fondamentali per invecchiare bene e per tenere la mente in forma. Insomma, la vista eserciterebbe un’ottima influenza sul cervello: negli anziani oggetto dello studio infatti si è visto che mano a mano che la vista peggiorava, peggioravano anche le funzioni cognitive.

Gli studiosi non hanno dubbi: la salute visiva si ripercuote su quella cerebrale

La vista, insomma, se mantenuta nel suo stato ottimale, avrebbe un’ottima influenza sul cervello e sul buon andamento delle funzionalità cognitive. Più la vista è al massimo delle sue possibilità, più il cervello è vivace e le funzioni cerebrali sono al massimo delle loro. Una correlazione che non può che far bene ai pazienti di una certa età, che vedendo bene riescono a vivere meglio la loro quotidianità, la loro vita privata e sociale, sperimentando un senso di inclusione, di partecipazione e di interesse verso gli eventi che accadono sia nel loro quotidiano sia nel mondo. Vedere male ha un effetto negativo sulle funzioni cerebrali perché scoraggia l’anziano dal compiere alcune attività che trova difficili o addirittura insormontabili. Quando la vista non è “in forma”, leggere, informarsi, uscire in autonomia diventano imprese insormontabili che si finisce con il rinunciare a compiere, innescando un circolo vizioso che porta ad un progressivo calo delle capacità cognitive e porta ad un conseguente peggioramento delle funzioni cerebrali.

Vista in forma, mente in forma? Le soluzioni ci sono

Le soluzioni per disinnescare questo circolo vizioso che dai problemi visivi conduce direttamente ad un declino cognitivo esistono. E’ fondamentale che l’anziano si sottoponga periodicamente a controlli della vista anche quando pensa di non averne bisogno, con visite accurate volte a verificare anche l’eventuale presenza di alcune patologie tipiche dell’età senile, come la cataratta e la degenerazione maculare senile. Ad oggi l’intervento di rimozione della cataratta è uno dei più eseguiti non solo in Italia ma in tutto il mondo. Si tratta di un intervento di breve durata, che si effettua in regime ambulatoriale e che viene effettuato ogni giorno in completa sicurezza: pochi minuti che possono restituire al paziente una vista migliore in fatto di quantità, qualità, nitidezza, percezione dei colori e delle distanze. Perché la voglia di giovinezza passa anche attraverso gli occhi.

Fonte: Jama Ophtalmology

 

Più arance, meno degenerazione maculare senile

Giunge direttamente dall’Australia la notizia che più arance consumiamo, più saremmo in grado di tenere alla larga la degenerazione maculare senile. Il “merito” di questo beneficio è da attribuire ai flavonoidi, dei composti fitochimici con ottime proprietà antiossidanti. Vediamo di seguito i dettagli.

Degenerazione Maculare Senile, una patologia da non sottovalutare

La degenerazione maculare senile è una patologia tipica dell’età avanzata che colpisce la macula, ovvero la parte centrale della retina, dove sono collocati alcuni importantissimi fotorecettori responsabili della decodifica dei colori e della trasmissione dell’informazione luminosa al cervello attraverso il nervo ottico. Quando la macula si ammala e si deteriora, questa importante funzione viene meno. Inoltre, poiché la macula è collocata proprio al centro della retina, il paziente perde sia qualità che quantità di visione centrale, mentre conserva intatta la visione periferica. La degenerazione maculare senile può essere di due tipi, secca e umida: la prima è molto più difficile da trattare, mentre per la seconda oggi la medicina mette a disposizione terapie interessanti. Ad ogni modo, è fondamentale sottolineare come un corretto apporto di sangue, ossigeno ed elementi nutritivi consenta alla retina ed alla macula di mantenersi sane e in forma il più a lungo possibile.

I dettagli della ricerca

La ricerca che qui proponiamo è stata condotta dai ricercatori dell’Università di Sidney, che hanno monitoriato la dieta quotidiana di 2000 over 50 nel corso di 15 anni. Dalla ricerca è emerso che i pazienti che consumavano una o due porzioni di arancia al giorno, avevano il 60% in meno di possibilità di sviluppare la degenerazione maculare senile rispetto ai loro coetanei che invece non consumavano gli agrumi.

I flavonoidi, perché è importante assumerli attraverso la dieta

Leggendo le conclusioni della ricerca, verrebbe spontaneo pensare che sia la vitamina C la principale responsabile di questa eccezionale riduzione delle probabilità di ammalarsi di Degenerazione Maculare Senile. Al contrario, l’ottima ossigenazione dei capillari della macula va imputata ai flavonoidi, preziosi composti fitochimici aventi la capacità di esercitare un’importante azione antiossidante ed antitumorale naturale. Abbiamo già avuto modo di approfondire l’importanza dei flavonoidi e la loro presenza nel cioccolato. Oggi aggiungiamo al nostro “menù” le arance, raccomandando di programmare settimanalmente una dieta varia e ben bilanciata, ispirata ai sapori mediterranei e ricca di frutta e verdure sempre freschi, colorati e di stagione.

Fonte: Westmead Institute

 

 

Il Centro Ambrosiano Oftalmico premiato per la Prima Campagna di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia

Il nostro direttore scientifico, il dottor Lucio Buratto, ha ritirato nei giorni scorsi a Milano il premio “Le eccellenze dell’informazione scientifica e la centralità del paziente” – sezione speciale “Nutraceutici” – come riconoscimento per la Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia. Il premio, promosso da SIFI, azienda farmaceutica in ambito oftalmologico e promossa dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha l’obiettivo di sottolineare, elogiare e valorizzare quei progetti che, in ambito medico e farmaceutico, hanno avuto l’obiettivo di affermare in modo concreto la centralità del paziente, del suo benessere e della sua qualità di vita.

La Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, promossa e voluta dal Centro Ambrosiano Oftalmico in collaborazione con IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e patrocinata dal Ministero della Salute e dalla SOI, Società Oftalmologica Italiana, si è svolta dal 29 gennaio al 23 febbraio scorso in 17 città italiane. Lo scopo, quello di offrire alla popolazione una valida e concreta opportunità di informazione e di screening sulla maculopatia, una patologia dell’occhio che può condurre ad una grave carenza visiva qualora venga diagnosticata con ritardo o non opportunamente trattata.

Ricordiamo che la maculopatia è un deterioramento della porzione centrale della retina che si trova dietro alla pupilla, laddove la maggior parte dei raggi luminosi viene trasformata dai fotorecettori in informazione visiva. Il deterioramento, che porta ad un peggioramento sensibile della visione centrale, può essere dovuto a diversi fattori: uno di questi è l’invecchiamento, ed in questo caso si parla di degenerazione maculare senile. Informare, prevenire e trattare sono tre punti chiave fondamentali per consentire alla popolazione di innalzare la sua qualità di vita ed al Sistema Sanitario Nazionale di risparmiare sui costi. É questo il concetto che il dottor Lucio Buratto ha voluto esprimere nel ritirare il premio:

«Sono davvero soddisfatto e ringrazio la giuria di questo importante Premio ottenuto dalla nostra Campagna di prevenzione sociale e d’informazione verso i pazienti su una condizione delicata come la maculopatia – ha commentato il dottor Buratto -. Oggi, infatti, il problema della medicina contemporanea è che non vengono eseguiti sufficienti screening di prevenzione che consentano la diagnosi precoce, un trattamento tempestivo delle principali patologie e una conseguente corretta aderenza terapeutica. Tre elementi che portano ad un innalzamento della qualità di vita dei cittadini oltre che a un importante risparmio per il Servizio sanitario nazionale».

Un grande successo sociale, insomma, quello della Prima Campagna Nazionale di Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, che ha consentito a molti cittadini di conoscere e diagnosticare una patologia poco conosciuta, ma soprattutto di trattarla opportunamente per affrontare il futuro sotto il segno del benessere. Non resta ora che attendere la seconda edizione della campagna, affinché l’informazione circa la maculopatia continui ad essere opportunamente divulgata con l’obiettivo di avere una popolazione informata e soprattutto in salute.

Usare lo smartphone al buio? Meglio di no

E’ oramai risaputo che l’uso eccessivo di dispositivi elettronici quali smartphone, tablet e computer non è un toccasana per i nostri occhi. Quando l’uso di questi device avviene in condizioni di scarsa luminosità, i possibili effetti negativi si amplificano. Vediamo quali sono i rischi e le conseguenze per il nostro apparato visivo. 

Gli apparecchi elettronici: compagni di lavoro ed “assistenti” inseparabili

Siamo nell’era dei device elettronici ed oramai l’abitudine di cercare informazioni e comunicare attraverso questi comodi strumenti ha soppiantato ampiamente l’uso di altri metodi più obsoleti e dal carattere meno immediato. Ecco perché trascorriamo molto tempo, durante le nostre giornate, utilizzando smartphone, tablet e computer. I device elettronici sono diventati i nostri compagni di lavoro ma anche i nostri assistenti personali, con i quali ci teniamo informati, contattiamo gli amici e molto altro. Non è infrequente, a fine giornata, dare un ultimo sguardo al cellulare proprio prima di dormire, nel buio della nostra stanza da letto, cercando qualche informazione di nostro interesse o facendo due chiacchiere in chat con un amico. Ma siamo sicuri che questa abitudine sia davvero così rilassante? O forse è il caso di chiudere la giornata lavorativa spegnendo i device elettronici che ci accompagnano durante il corso di essa, dedicandoci invece ad un altro tipo di attività? La risposta naturalmente è la seconda.

Consultare gli apparecchi elettronici a letto fa male, ecco spiegato il perchè

Uso notturno dei device elettronici e cecità temporanea da smartphone

L’uso dei dispositivi elettronici al buio o in condizioni di luminosità limitata affatica notevolmente la muscolatura degli occhi, compromette la buona circolazione sanguigna e peggiora sensibilmente la corretta percezione della visione da vicino e da lontano. Un fenomeno abbastanza comune, a questo proposito, è la cecità temporanea da smartphone, dovuta proprio all’esposizione intensa alla luce blu emessa dai dispositivi elettronici: una perdita di vista temporanea e reversibile immediatamente successiva all’uso di questi device, che avviene quando, posata la testa sul cuscino, si tende ad usare ed a sforzare un solo occhio per la consultazione e la lettura elettronica. Mentre l’occhio posato sul cuscino è adattato al buio, quello che sta consultando il dispositivo elettronico si trova nella condizione esattamente opposta, ovvero esposto ad una condizione di luce intensa. Una volta terminata la lettura e ripristinata la condizione di buio per entrambi gli occhi, quello che ha “lavorato” avrà bisogno di alcuni minuti per adattarsi alla nuova condizione, e si avrà dunque una condizione che è stata definita cecità temporanea da smartphone. Si tratta di una condizione temporanea e reversibile, anche se non dimentichiamo che l’uso eccessivo di tablet, smartphone e computer può anche causare problemi più seri: la luce blu infatti, può causare danni alla retina, ed in particolare sembra che possa contribuire all’insorgenza di maculopatie, come la degenerazione maculare.

La visione digitale peggiora anche la qualità del sonno

La visione digitale al buio, insomma, non è affatto un piacere, ma un compito gravoso per il nostro apparato visivo. Oltre ai danni che la visione digitale in condizioni di scarsa luminosità apporta al nostro apparato visivo, vi sono anche quelli relativi alla qualità del sonno. Trascorrere l’ultimo lasso di tempo prima di dormire impegnati nell’uso di un device elettronico infatti, comprometterebbe la qualità del riposo.

Prima di dormire, due chiacchiere o un buon libro

Il consiglio è dunque quello di tornare alle abitudini di un tempo, come quella di leggere un buon libro, uscire a fare due passi, chiacchierare con qualcuno, posando, almeno fino all’indomani, il proprio smartphone o il proprio tablet. Per fare un regalo al vostro apparato visivo, al vostro riposo ed al vostro benessere psicofisico in generale.

Le malattie della retina

La retina è una sottile membrana situata nel segmento posteriore dell’occhio: il suo ruolo è fondamentale in quanto è lei a ricevere i segnali luminosi ed a trasmetterli al nervo ottico. Ma cosa succede se la retina “si ammala”? Quali e quante patologie della retina esistono? Sono curabili? Ecco tutte le risposte. 

Che cos’è la retina?

La retina è una membrana molto sottile che riveste la parte interna posteriore del nostro bulbo oculare. Su di essa sono posizionati i fotorecettori, coni e bastoncelli, responsabili della ricezione degli impulsi luminosi e della loro trasmissione al nervo ottico, che a sua volta li condurrà al cervello trasformandoli in informazione visiva. Il meccanismo è simile a quello di una macchina fotografica tradizionale, e la retina è dunque paragonabile alla pellicola. Al centro della retina, proprio dietro alla pupilla, si trova la macula, una piccolissima ma importantissima zona, molto ricca di fotorecettori, deputata al riconoscimento dei colori. Quando “il meccanismo” funziona alla perfezione, non ci sono problemi. Diverso è il caso se la retina si ammala, si deteriora o si danneggia, come conseguenza di una patologia o di un trauma oculare.

Cosa succede se la retina si ammala? Quali sono le più comune patologie della retina?

La retina è molto delicata ed è fondamentale nel processo visivo, che può venire pregiudicato da un’eventuale patologia o da un trauma oculare. Alcune patologie della retina coinvolgono solamente la macula, e sono chiamate per questo maculopatie.

L’elenco delle patologie della retina è piuttosto vasto. Eccone alcune:

Le patologie sopra citate non sono risolvibili, come i difetti visivi, con l’ausilio di lenti, ma necessitano un’attenta valutazione ed un intervento medico, sia esso farmacologico o chirurgico. In CAMO siamo specializzati nel trattamento delle patologie retiniche ed incluso delle maculopatie, grazie ad un team di oculisti altamente specializzati ed al supporto di un moderno reparto di chirurgia del segmento posteriore.

Vuoi saperne di più?

Richiedi maggiori informazioni, ecco i nostri contatti:

  • CENTRO AMBROSIANO OFTALMICO P.zza Repubblica, 21 – 20124 Milano

  • TELEFONO 02 6361 191 Centralino attivo Lun-Ven dalle 9,00 alle 19,00

 

Cellule staminali per la cura della maculopatia essudativa: uno studio

 

E’ datato 19 marzo 2018 uno studio a cura del dottor Da Cruz, consulente presso il noto Moorsfield Eye Hospital di Londra, volto ad evidenziare i possibili vantaggi derivanti dall’uso di cellule staminali nella cura della maculopatia essudativa, la “variante” più aggressiva e temibile della famiglia delle maculopatie. 

E’ stato proprio il team di lavoro del Dottor Da Cruz ad usare le cellule staminali embrionali umane per curare la maculopatia senile di tipo essudativo. Come certo saprete, la maculopatia è una malattia degenerativa tipica dell’età senile che colpisce la macula, ovvero una delicata parte della retina situata proprio dietro la pupilla. Quando la macula si deteriora ed esordisce la maculopatia, si ha una progressiva ed inarrestabile perdita della visione centrale, mentre la visione periferica rimane buona. La variante atrofica oggi trova qualche terapia soddisfacente, mentre quella essudativa è più aggressiva e molto più difficile da trattare. Oggi però lo studio del Dr Cruz e del suo team regalano all’oftalmologia una scoperta dalla portata rivoluzionaria.

Un patch di cellule staminali embrionali umane

Grazie alla ricerca sopracitata, comparsa su Nature Biotechnology, è stato scoperto che è possibile realizzare un patch di cellule staminali embrionali umane da inserire nel bulbo oculare ed andare a collocare proprio sulla macula “malata”. Il patch, della misura di 6×3 mm, viene applicato proprio nella zona sottoretinica, al di sotto della fovea. La terapia è già stata testata su alcuni pazienti, che hanno potuto recuperare alcuni decimi di visus.

Aspettiamo che questa scoperta trovi applicazione nella pratica medica quotidiana

Come tutte le scoperte frutto di ricerca e di studio da parte di interi team di studiosi, anche questa avrà bisogno di ulteriore tempo ed altre sperimentazioni per entrare a far parte della pratica medica di routine per il trattamento della maculopatia essudativa. Quel che è certo, è che l’uso dell’applicazione delle cellule staminali embrionali umane apre grandi possibilità alla medicina oftalmica e non solo, e che ci aspettiamo ancora di sentirne parlare nel prossimo futuro.

Maculopatia e fluttuazioni ormonali: quale connessione?

Uno studio dal titolo “Effect of sex steroid hormone fluctuations in the pathophysiology of male- retinal pigment epithelial cells,” condotto dai ricercatori dello Sbarro Institute di Philadelphia e pubblicato sul Journal of Cellular Physiology mostra come le oscillazioni degli ormoni sessuali abbiano un’influenza sulla retina e siano in grado di predisporre allo sviluppo di alcune patologie della stessa, in primis della maculopatia.

Ecco la teoria proposta dallo studio

Le fluttuazioni ormonali che avvengono durante l’invecchiamento dell’apparato riproduttivo insomma potrebbero essere in grado di condizionare anche l’invecchiamento della retina, e con esso le patologie ad essa connessa. Dati clinici alla mano, gli autori dello studio ne sono fermamente convinti. Lo studio – condotto dallo Sbarro Institute di Philadelphia diretto dal professor Antonio Giordano, già ordinario di Anatomia e Istologia Patologica presso l’Università di Siena ha l’obiettivo di cercare di capire se il genere maschile sia più o meno predisposto a sviluppare alcune patologie della retina, nello specifico la degenerazione maculare senile.

Dubbi sulla patogenesi della degenerazione maculare senile

La degenerazione maculare senile è una patologia ampiamente osservata, studiata ed approfondita dalla medicina e dalla ricerca. Tuttavia, la sua patogenesi non trova ancora spiegazione precisa. La degenerazione maculare senile è stata spesso associata all’ipertensione, all’ipercolesterolemia, all’obesità, all’invecchiamento, alla familiarità, all’arteriosclerosi, con risultati sempre incerti, molto probabilmente perchè causata da un incrocio di fattori.

Leggi anche: intervista al Dottor Cereda, esperto di maculopatia e patologie della retina

Lo studio del professor Giordano

Al fine di mimare gli effetti delle oscillazioni di estradiolo e progesterone tipici dell’invecchiamento, il dott. Giordano ha “bombardato” le  cellule dell’epitelio pigmentato retinico ad un’esposizione di questi ormoni “prolungata e cronica”. I risultati hanno mostrato come l’esposizione all’estradiolo porti alla morte ed alla necrosi delle cellule in questione.

Conclusioni

Nonostante i risultati dello studio, ad oggi l’influenza degli ormoni sessuali sul benessere dell’occhio non è ancora ben chiara, così come non è possibile affermare con totale certezza che vi sia una differenza di genere nello sviluppo delle patologie della retina ed in particolare della degenerazione maculare senile. E’ anche vero, che i fenomeni che sono alla base delle differenze di genere ed i meccanismi legati all’invecchiamento peculiari dei due sessi non andrebbero comunque ignorati in ogni caso. 

Quando la ricerca si occupa della popolazione

E’ sempre interessante approfondire e leggere – anche solo per curiosità – gli ultimi studi relativamente ai temi più attuali in fatto di salute. L’invecchiamento della popolazione – conseguenza diretta dell’incremento del benessere generale e dei progressi della tecnologia e della farmacologia – sta portando sempre più alla ribalta patologie direttamente connesse con l’avanzare dell’età come, nel nostro caso, la degenerazione maculare senile e la cataratta. Non a caso, oltre agli studi emergenti come quello sopra citato, anche a livello istituzionale si sta facendo molto per tutelare ed aiutare gli individui più avanti con gli anni, attraverso una serie di iniziative volte, in primis, alla prevenzione. Per fare un esempio su tutti, è in corso la Prima Campagna Nazionale per la Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, una grande occasione di prevenzione per gli over 50 di tutta Italia. Verifica subito la disponibilità nella tua città, e prenota oggi stesso il tuo screening gratuito.

Maculopatia: parla l’esperto. Intervista al Dottor Matteo Cereda

E’ in corso la Prima Campagna Nazionale per la Prevenzione e la Diagnosi della Maculopatia. Ma sappiamo davvero che cos’è la maculopatia? Per saperne di più, abbiamo rivolto alcune domande al dottor Matteo Cereda, medico oculista e retinologo di CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico. 

Dottor Cereda, ci può spiegare che cos’è la maculopatia?

La maculopatia è una malattia della macula, la parte centrale della retina, dove si trovano i fotorecettori, importanti cellule che ci permettono di riconoscere volti e colori. La maculopatia nel suo stadio iniziale si presenta spesso con dei sintomi non molto marcati: il paziente si accorge di percepire come leggermente distorte linee che invece dovrebbero essere dritte, come la carreggiata della strada, o uno stipite di una porta. Altre volte, la maculopatia si presenta come una macchia cieca ed offuscata proprio al centro del campo visivo.

La maculopatia è una malattia curabile?

Esistono varie  e diverse forme di maculopatia: alcune devono solo essere controllate e osservate nel tempo, altre invece possono essere curate, con dei farmaci o con degli interventi chirurgici. Le principali e più diffuse forme di maculopatia, sono rappresentate dalla degenerazione maculare senile e dalla maculopatia diabetica.

Dottor Cereda, quali sono gli esami che occorre fare quando si sospetta una diagnosi di degenerazione maculare senile?

Quando si sospetta una diagnosi di degenerazione maculare senile è necessario effettuare una OCT, una tac dell’occhio. Non è un esame pericoloso, ma anzi è un esame semplice e rapido, che consente di scattare delle fotografie della retina. Un altro esame fondamentale è la fluorangiografia: nella vena del braccio del paziente vengono iniettati dei coloranti che, viaggiando nel ciclo sanguigno, raggiungono l’occhio, e consentono di visualizzare piccoli vasi anomali che si sono eventualmente sviluppati al di sotto o all’interno della macula del paziente.

OCT e fluorangiografia sono esami fondamentali non solo per la diagnosi di degenerazione maculare senile, ma sono anche importanti per tenere monitorato l’andamento della malattia nel tempo.

Dottor Cereda, ci può dire quali sono le forme di maculopatia risolvibili con un intervento chirurgico?

Esistono alcune forme di maculopatia che possono essere affrontate chirurgicamente. Esse sono rappresentate dal pucker maculare, dal foro maculare e dalla trazione vitreo maculare. Tutte e tre queste patologie possono essere curate tramite un intervento chirurgico chiamato vitrectomia.

Il pucker maculare è una piccola e sottile membrana  trasparente che cresce sulla macula, si contrae e può provocare una deformazione della macula stessa. L’intervento chirurgico consente di eliminarla del tutto, riportando la macula alle sue condizioni normali.

Il foro maculare è un piccolo buco che si forma nella parte centrale della macula, la retina. In questo caso al corpo vitreo viene sostituito il gas, che agirà da tappo, andando a chiudere il foro.

La trazione vitreo maculare, infine, è una anomala contrazione del vitreo, il gel che riempie l’occhio. Questa contrazione provoca una trazione sulla macula, ed una sua deformazione. La rimozione del corpo vitreo allenta le trazioni in atto sulla macula.

E la maculopatia degenerativa senile invece come si cura?

Nella forma iniziale della degenerazione maculare legata all’età, il paziente non deve essere sottoposto ad alcun trattamento, ma solo seguito dal suo oculista di fiducia. Sono le forme evolute della maculopatia che invece devono essere affrontate e trattate. Esistono due forme distinte di maculopatia legata all’età: nella forma secca, si ha una progressiva ed inarrestabile perdita dei fotorecettori della parte centrale della retina. Per questa forma purtroppo non esistono delle terapie, anche se sono in corso di studio molti farmaci che forse in futuro aiuteranno a rallentare la malattia.

La forma umida invece può essere trattata e parzialmente curata. Questa forma di maculopatia è caratterizzata da una serie di piccoli vasi sanguigni che crescono sotto e dentro la macula in modo anomalo. La molecola responsabile della crescita di questi piccoli vasi si chiama VEGF. Esistono dei farmaci molto efficati chiamati anti VEGF che possono essere iniettati nell’occhio del paziente per bloccare la crescita di questi vasi sanguigni.

Ci può spiegare meglio cosa sono le iniezioni intravitreali?

Le iniezioni intravitreali sono delle iniezioni di farmaci che vengono eseguite direttamente nell’occhio. Si chiamano intravitreali perchè grazie a queste punture il farmaco viene iniettato direttamente nel corpo vitreo, il gel che riempie l’occhio. Queste punture vengono eseguite con un ago sottilissimo concepito apposta per quest’uso, e non sono dolorose. Il paziente sente solo un leggero pizzicotto.

Come già detto, le più importanti e diffuse terapie intravitreali oggigiorno sono i farmaci anti VEGF, che sono la cura più importante per la degenerazione maculare senile. Questi farmaci possono essere iniettati per 3 volte consecutive nei primi 3 mesi di terapia. Sarà poi l’oculista a valutare, nel corso del tempo, la necessità di ripetere le iniezioni. Solitamente sono necessarie 6 o 7 iniezioni nel primo anno di trattamento, dopodiché il numero delle iniezioni tende a diminuire anno dopo anno.

Dottor Cereda, molti pazienti malati di maculopatia legata all’età temono di perdere la vista. E’ una paura fondata?

Un paziente affetto da maculopatia legata all’età non diventerà mai cieco, o solo in rarissimi casi. Nelle fasi iniziali della malattia si verifica solo un calo della sensibilità della vista. Quando invece la malattia evolve, si presentano sintomi più distinti, come la visione di linee distorte oppure una macchia al centro del campo visivo. Proprio perché colpisce esclusivamente la parte centrale della retina, mentre la parte periferica rimarrà sana nel tempo, il paziente potrà sempre riconoscere gli ostacoli e muoversi nello spazio. Quindi solo in rarissimi casi il paziente diventerà cieco; normalmente non succederà.

Nel ringraziare il dott. Cereda per il suo tempo e le sue esaustive risposte, ti ricordiamo che puoi chiamare in qualunque momento il Centro Ambrosiano Oftalmico per prenotare un appuntamento. Di seguito i nostri contatti:

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