Curiosità sugli occhi

3 curiosità che forse non conosci sugli occhi

curiosità occhi - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

I nostri occhi rappresentano davvero tutto il nostro mondo. Ci permettono di vedere, cosa che spesso diamo un po’ per scontata almeno fino a quando non cominciano ad avere qualche problema, ma anche di comunicare una vasta gamma di emozioni. Con un solo sguardo. Perché in fondo è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Eppure vi sono tante altre piccole grandi curiosità che non tutti sanno. Vediamone insieme 3.

1 – Gli occhi hanno una capacità visiva ad alta risoluzione

La prima curiosità sugli occhi ha in qualche modo a che fare con la tecnologia. E’ la tecnologia che imita l’occhio umano, oppure viceversa?
Per molti aspetti è facile paragonare il funzionamento dell’occhio umano a quello di una macchina fotografica, ma per molti altri no. E questo è il caso dei pixel. Mentre nel caso di una fotocamera i pixel sono disposti in modo perfettamente allineato su un piano orizzontale, nel caso dell’occhio la risoluzione non è “piana”, ma bensì “angolare”. Volendo eseguire un calcolo relativo alla risoluzione del nostro occhio, questo dovrebbe tenere in considerazione il numero elevatissimo di fotorecettori presenti sulla retina, la loro collocazione e la loro densità. Altri fattori da tenere in considerazione sono per esempio la quantità di luce, la distanza dagli oggetti osservati, le fibre nervose che trasmettono l’informazione luminosa al cervello, il “lavoro” del cervello stesso. Tutti questi elementi “complicano” l’analisi, e ci  fanno comprendere che l’occhio umano è uno strumento di gran lunga più sofisticato, più preciso e più delicato di una macchina fotografica. Tuttavia, volendo applicare il concetto di pixel al nostro apparato visivo, dovete sapere che toccheremmo quota 576 Megapixel. Una visione ad alta risoluzione, insomma!

2 – Gli occhi possono essere di due colori differenti

Vi è mai capitato di vedere una persona con gli occhi di due colori differenti? Non è molto comune, ma capita. Il termine scientifico di questo fenomeno è  “eterocromia”. L’eterocromia si verifica quando, all’interno dell’iride, vi sono quantità di melanina differenti. La melanina è responsabile del colore della nostra pelle, ma anche di quello dell’iride. Vi sono anche casi in cui all’interno della stessa iride vi siano colori diversi, dovuti ad una disomogenea distribuzione della melanina. Diverso è il caso degli albini, che hanno gli occhi di colore vicino al rosso perché sono totalmente privi di melanina. E’ bene sapere comunque che l’eterocromia generalmente non porta con sé alcun disturbo né alcuna patologia oculare, ma è puramente una caratteristica estetica.

3 – L’ultima curiosità sugli occhi…

L’ultima curiosità riguarda l’ammiccamento. L’ammiccamento è un riflesso involontario che consente all’occhio di mantenersi ben lubrificato e sempre ben protetto dalle aggressioni esterne. E’ talmente involontario, che spesso non ci facciamo nemmeno caso. Ma avete un’idea di quante volte ammicchiamo nell’arco di una giornata? E nell’arco di un anno? E’ presto detto! L’occhio umano ammicca circa 17 volte al minuto, e ben oltre i 5 milioni di volte l’anno! Inoltre, sommando tutti gli ammiccamenti di una giornata, scopriremo che l’occhio rimane chiuso per ben 2 ore anche durante le ore di veglia.

 

Avocado: le proprietà per la vista

avocado - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Nonostante l’avocado non figuri tra i sapori classici della dieta mediterranea – il regime alimentare da prediligere per uno stile di vita sano sotto il segno della salute – si tratta di un frutto che non dovrebbe mai mancare in cucina. Se vi capita di adocchiare un paio di avocado maturi mentre fate la spesa, il consiglio è dunque quello di portarli a casa. Farete un regalo al vostro palato ed alla vostra salute, non ultima quella oculare. 

Avocado: perché fa così bene anche alla vista

L’avocado è un frutto tropicale molto ricco di grassi e di vitamina E. Rispetto ai frutti che fanno maggiormente capolino sulle nostre tavole, come le mele e le pere, l’avocado contiene meno acqua e meno zuccheri. Per le sue proprietà nutrizionali è più assimilabile alla frutta secca ed ai semi oleosi.

Come l’olio di oliva, anche l’avocado è ricco di acido oleico

L’avocado fa così bene perché è ricco di un grasso monoinsaturo chiamato acido oleico, lo stesso che si trova anche nell’olio extravergine di oliva. L’acido oleico è prezioso per la salute del sistema cardiovascolare perché tiene pulite le arterie. Uno studio condotto dall’Università di Edimburgo suggerisce che l’acido oleico sarebbe in grado di diminuire il rischio di sviluppare tumori al cervello. Lo studio è ancora in corso, ma i primi risultati sono stati molto incoraggianti.

Fonte: Ed.ac.uk.news

Avocado cibo per gli occhi

Oltre all’acido oleico, l’avocado contiene anche acido folico, rame, fosforo e diverse vitamine tra cui la vitamina A e la vitamina B2, carotenoidi (luteina, betacarotene, neoxantina ed altri) e flavonoidi, tutti davvero preziosi per la salute oculare.

Per esempio:

  • La vitamina A è importante perché favorisce il corretto lavoro dei fotorecettori ed il benessere della retina, aiuta la visione notturna e coopera ad una buona idratazione oculare;
  • La vitamina B2 protegge le mucose, e dunque la maggior parte dei tessuti oculari;
  • I carotenoidi contribuiscono a proteggere le strutture oculari dallo stress ossidativo e dunque dalle patologie che hanno a che fare con l’invecchiamento. La luteina è la componente principale del pigmento maculare, e quindi è fondamentale nel proteggere la macula dall’azione nociva dei raggi ultravioletti;
  • I flavonoidi esercitano un’ottima azione antiradicalizzante e dunque promuovono la corretta ossigenazione dei tessuti;
  • Il selenio è un potente antiossidante naturale.

Come scegliere un avocado maturo

Non sempre è facile acquistare frutti tropicali al giusto grado di maturazione, poiché siamo poco abituati al loro consumo. Ecco allora qualche consiglio sul da farsi.

Come capire se un avocado è al giusto punto di maturazione?

Osservate la buccia dell’avocado. Non deve essere gialla o verde chiaro, ma bensì di un bel colore verde brillante o o marrone lucido, a seconda della varietà. Deve essere uniforme, priva di ammaccature o macchie, e deve “rispondere” bene ad una leggera pressione del dito. Questo significa che il frutto non deve essere troppo sodo e nemmeno troppo molle, ma che toccandolo dovete percepire una discreta morbidezza. Se sentite qualcosa che si muove all’interno, vuol dire che il frutto è davvero troppo maturo, e che polpa e seme sono staccati l’uno dall’altro. Se vi capita di acquistare un avocado leggermente acerbo, tenetelo nella fruttiera un giorno o due (fuori dal frigo, naturalmente) e pazientate!

Come preparare e gustare un avocado: qualche idea

La ricetta che meglio identifica l’avocado è indubbiamente il guacamole, una golosa salsina di origine messicana che si serve solitamente con i nachos, ma che si usa anche per farcire a piacimento le famose tortillas. Se non avete voglia di avvicinarvi ai sapori messicani, potete gustare il vostro avocado come se fosse un frutto qualunque, sbucciandolo e tagliandolo a dadini. In alternativa, spazio alla fantasia: potete aggiungerlo alle vostre insalatone fantasiose oppure servirlo assieme a carne o pesce grigliato, o anche utilizzarlo per la preparazione di deliziosi toast.

Leggi anche: le uova aiutano a prevenire la maculopatia

e i benefici del caffè per la salute oculare 

 

Intervento agli occhi? Più musica, meno stress!

musica - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Ti hanno diagnosticato una patologia oculare e dovrai affrontare un intervento chirurgico? Niente paura. Oggi la tecnologia applicata alla chirurgia oftalmica consente di effettuare interventi sempre meno invasivi e sempre più computerizzati. Ma se un pò di paura ancora rimane, perché non ascoltare della buona musica poco prima di sottoporsi all’intervento? L’effetto rilassante è garantito. Parola di scienza. 

Ascoltare musica ha un effetto rilassante, anche in sala operatoria

Uno studio condotto dal professor Gilles Guerrier dell’Università Paris Descartes ha consentito di provare scientificamente l’effetto rilassante della musica su pazienti in procinto di sottoporsi ad un intervento di chirurgia oculare con anestesia locale. Lo studio ha preso in esame 62 pazienti, dei quali la metà ha potuto ascoltare la sua musica preferita nei 20 minuti prima dell’intervento, mentre l’altra metà non ha avuto modo di fare questo tipo di esperienza. I ricercatori hanno poi opportunamente misurato lo stato di ansia dei pazienti, registrando livelli decisamente maggiori nei pazienti che non avevano ascoltato musica nei minuti precedenti all’intervento. 

Fonte: s3-eu-west.amazonaws.com

Anche i chirurghi trovano la musica piacevolmente rilassante

Ti sarà sicuramente capitato di vedere in televisione, in qualche film o telefilm, un team di chirurghi intenti ad operare accompagnati da un sottofondo musicale. Non si tratta di fantasia cinematografica, ma di realtà. Anche nel mondo reale, infatti, la musica fa spesso capolino nelle sale operatorie. Ed anche in questo caso la scienza, attraverso uno studio mirato, ci conferma che i chirurghi che poco prima o durante un intervento ascoltano un pò della loro musica preferita, tendono ad avere performance migliori, più veloci e più precise.

Fonte: academic.oup.com

La tua opinione per noi è molto importante: dicci la tua!

Ti è mai capitato di ascoltare la tua musica preferita prima di una prova particolarmente importante o a ridosso di un intervento chirurgico praticato con anestesia locale? Ne hai potuto constatare i benefici? Facci sapere cosa ne pensi!

Intervento agli occhi in vista?

A prescindere dalla fruizione musicale o meno, un ultimo consiglio che possiamo darti per ridurre l’ansia in vista di un intervento di chirurgia oftalmica con anestesia topica è quello di metterti nelle mani di specialisti dotati di grande e comprovata esperienza nel settore. Un consiglio che potrebbe sembrare scontato, ma nel momento in cui dovrai sederti sul lettino operatorio, la presenza accanto a te di un chirurgo esperto e dotato della giusta empatia sicuramente farà la differenza.

Per saperne di più

Chiamaci dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191. Ti aspettiamo!

Luce blu, ecco perché è così dannosa per i nostri occhi

maculopatia - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Avevamo già affrontato tempo fa l’argomento dell’uso dei dispositivi elettronici in condizioni di poca luce, sottolineando come al diminuire della luce aumentasse il possibile danno al nostro apparato visivo. Oggi un nuovo studio comparso sulla rivista scientifica Nature entra ulteriormente nel merito dei danni che la luce blu emessa dai dispositivi elettronici può produrre ai nostri occhi. Il risultato? Un consiglio: non usare i dispositivi elettronici al buio e soprattutto non troppo a lungo. 

Ecco perché usare i dispositivi elettronici a letto fa male

Usare i dispositivi elettronici a letto o in condizioni di poca luce fa male ai nostri occhi per diversi motivi:

  • affatica la muscolatura oculare;
  • compromette la circolazione sanguigna dell’apparato visivo;
  • peggiora la percezione corretta sia delle immagini vicine che di quelle lontane;
  • causa la cosiddetta “cecità temporanea da smartphone”, specie se si privilegia l’uso di un occhio a discapito dell’altro (con la testa posata lateralmente sul cuscino, per esempio);
  • potrebbe favorire l’insorgenza di maculopatie;
  • compromette la qualità del sonno e del riposo.

Si tratta di una già lunga serie di ragioni piuttosto importanti e preoccupanti, che è bene non sottovalutare, e che da sole dovrebbero indurci a posare o meglio spegnere i nostri device elettronici preferiti quando ci rechiamo in camera da letto. Ma non finisce qui.

Ecco i risultati di un nuovo studio pubblicato recentemente su Nature

La luce blu favorisce la formazione di una molecola dannosa per la retina

In aggiunta ai motivi sopra citati per i quali sarebbe preferibile evitare l’uso prolungato dei device elettronici in condizioni di poca luce, citiamo oggi i risultati di un nuovo studio apparso sulla rivista scientifica Nature. La ricerca è stata condotta dal professor Ajith Karunarathne, dell’Università di Toledo nell’Ohio. Secondo il professore, la luce blu emessa dai dispositivi elettronici sarebbe responsabile della formazione di una molecola chimica particolarmente dannosa per le strutture oculari, con particolare riferimento alla retina. Questa molecola sarebbe tossica e sarebbe responsabile di diversi danni oculari particolarmente gravi, tra cui anche l’insorgenza della degenerazione maculare senile. A subire maggiormente il danno da parte della luce blu sarebbero i fotorecettori presenti sulla retina, cellule nervose molto importanti per il corretto andamento della funzione visiva, che verrebbero danneggiati in modo irreversibile proprio da questa molecola.

Fonte: Nature.com

Perchè la luce blu è pericolosa per i nostri occhi

La luce blu è pericolosa per i nostri occhi non solo per quanto dichiarato dal professor Karunarathne, ma anche perchè, vista la sua lunghezza d’onda, riesce a penetrare in profondità attraverso la cornea ed il cristallino fino alla retina. Inoltre, non essendo una luce calda, non innesca il naturale riflesso di restringimento della pupilla, e quindi l’occhio non è in grado di difendersi in alcun modo da essa.

Lenti a contatto medicinali: quale utilità?

lenti a contatto - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Noi tutti siamo abituati a concepire le lenti a contatto come protesi da utilizzare per sopperire alle carenze visive. E se avessero invece un vero e proprio scopo terapeutico? Recentemente, Google e Novartis hanno annunciato che stanno lavorando alla la messa a punto di una nuova generazione di lenti a contatto con per monitorare i livelli di glicemia. Un’altra funzione decisamente interessante che le lenti a contatto potrebbero esercitare, è quella di rilasciare nanoparticelle di farmaci a livello oculare. 

Lenti a contatto medicinali o collirio?

Alcuni anni fa, i ricercatori dell’Università della Florida hanno realizzato delle lenti a contatto particolarmente morbide contenenti minuscole particelle capaci di rilasciare, lentamente e sul lungo periodo, diversi tipi di medicinali. Lo studio – pubblicato su American Chemical Society – partiva dal presupposto che molti farmaci oftalmici si disperdono con le lacrime stesse e dunque, anche se la posologia indicata dallo specialista viene rispettata, parte dell’effetto terapeutico si perde. Quanto alle tipologie di farmaci potenzialmente “rilasciabili” dalle suddette lenti, in quell’occasione i ricercatori avevano avanzato la proposta di sfruttare la nuova tecnologia per somministrare antibiotici o farmaci a base di vitamina E contro il glaucoma.

Fonte: News-medical.net

Lenti a contatto a rilascio di farmaci antistaminici? Sì grazie!

Più recentemente, uno studio pubblicato su Cornea, ha dimostrato che è possibile anche somministrare farmaci antistaminici attraverso le lenti a contatto. Ci riferiamo alla molecola del ketitofene, normalmente prescritta e somministrata per il trattamento della congiuntivite allergica. I test condotti dagli studiosi hanno dimostrato i positivi effetti terapeutici derivanti dall’uso di lenti a contatto medicali a rilascio di farmaco antistaminico. Potrebbero essere presto disponibili sul mercato, insomma, delle lenti a contatto medicinali ad effetto antistaminico: l’ideale per chi soffre di congiuntivite allergica.

Lenti medicali sì, ma senza potere diottrico

Un sistema – quello del rilascio di nanoparticelle di farmaco tramite lenti a contatto – la cui potenzialità potrebbero essere davvero non sottovalutabili, e che potrebbe portare beneficio anche a pazienti affetti da diverse patologie oculari. Tuttavia, vale la pena di sottolineare che le lenti medicinali in questione non hanno anche un potere diottrico, e che non possono essere indossate assieme a quelle che normalmente si indossano per correggere le proprie carenze visive. Insomma: o l’una, o l’altra.

Fonte. Healio.com

 

“Be My Eyes”, l’app solidale per non vedenti

app ipovedenti - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Si chiama Be My Eyes ed è un’applicazione capace di coniugare un alto contenuto tecnologico ad un forte senso di solidarietà e di voglia di aiutare il prossimo. Nulla di più utile e virtuoso, insomma. A inventarla, un signore danese ipovedente, che ha provato ad immaginare come sarebbe bello avere qualcuno che ti aiuta nei momenti di difficoltà, anche quando vicino a te non c’è nessuno. Vediamo di che si tratta.

L’obiettivo dell’inventore di Be My Eyes

L’inventore di questa applicazione si chiama Hans Jorgen Wiberg ed è danese. Non è uno scienziato, e nemmeno uno sviluppatore, ma un signore con un grave problema di ipovisione, che ha scelto di non rinunciare per nessun motivo al mondo alla sua indipendenza. Alla voglia di riuscire a fare le cose da solo. Per dimostrare agli altri, ma soprattutto a se stesso, di poter essere indipendente sempre e comunque. Di non dover sempre e comunque chiamare qualcuno perché venisse a casa ad aiutarlo nelle piccole mansioni quotidiane o lo accompagnasse in giro per la città. Di essere in grado di preparare una cena a sua moglie in autonomia, nonostante un campo visivo ridotto da 180° a soli 5°. E quale miglior mezzo per farlo, se non il grande protagonista del quotidiano di ognuno di noi, ovvero lo smartphone?

Come funziona Be My Eyes

Ecco la prova che il volontariato funziona. E fa bene.

Be My Eyes, che al momento è disponibile solamente per iPhone, è un’applicazione gratuita che consente di trasformare lo smartphone negli occhi di un utente ipovedente. Connettendosi all’applicazione ed inviando una richiesta d’aiuto, lo smartphone attiverà automaticamente la videocamera rivolta verso l’esterno e farà partire una chiamata verso una rete di volontari pronta ad entrare in soccorso del chiamante. In pratica, il primo volontario disponibile che accoglierà la chiamata potrà trasformarsi, grazie alla videocamera del chiamante, nei suoi stessi occhi, vedendo ciò che lui ha davanti, ed assistendolo nelle sue necessità. Un esempio virtuoso di come la tecnologia possa porsi al servizio del prossimo e di come si possa fare del sano volontariato anche senza investire troppo tempo nè allontanarsi da casa. Basta volerlo!

Il successo è già nell’aria: ma Dean guarda ancora più lontano

Anche se a prima vista Be My Eyes potrebbe sembrare l’ennesima applicazione al servizio di utenti con disabilità, il suo potenziale non è passato inosservato e ad oggi l’app ha superato quota 370mila iscritti. La preoccupazione di Hans non è quella di aumentare il numero degli iscritti, ma di aiutare concretamente tanti ipovedenti che oggi vivono in paesi come l’Africa o l’India dove si fa ancora troppo poca prevenzione e dove ancora si perde gran parte della propria capacità visiva a causa di patologie che altrove sono invece facilmente curabili. Un obiettivo ambizioso che va ad aggiungersi a quello già raggiunto della solidarietà via mobile.

Fonte: MobileAppDaily.com

Cataratta, le 5 domande più frequenti

La cataratta è l’opacizzazione del cristallino dovuta all’invecchiamento, ma non solo. Traumi oculari, malattie sistemiche, difetti congeniti, possono essere altre cause della cataratta. L’Organizzazione Mondiale Della Sanità stima che la cataratta sia la prima causa al mondo di cecità ed ipovisione: nel 2010, il 51% della popolazione non vedente su scala mondiale si trovava in tale condizione a causa della patologia in questione. Per fortuna, tuttavia, si tratta di un problema risolvibile. Ma vediamo di rispondere a 5 tra le domande più comuni sulla cataratta.

1 – Che cos’è la cataratta?

All’interno del nostro occhio vi è una piccolissima lente naturale che, in condizioni normali, quando l’occhio è sano, si presenta come perfettamente trasparente. Questa lente prende il nome di cristallino. Quando essa si opacizza (cosa che può accadere per diversi motivi, anche se il più comune è l’invecchiamento), si ha la cataratta, una patologia che conduce ad un abbassamento della visione, ad una riduzione della vista, ad un cambiamento nella percezione dei colori (che si fanno via via meno vividi e brillanti), e ad un generale fastidio in presenza di luci intense soprattutto durante le ore serali e notturne.

2 – La cataratta fa diventare completamente ciechi?

La cataratta è una patologia che progredisce con gradualità, fino a condurre, nei casi più gravi, alla cecità. Non a caso, fino a diversi decenni fa, non era inusuale imbattersi in persone anziane non vedenti proprio a causa di questa patologia oculare. Dunque la risposta è sì, la cataratta fa diventare completamente ciechi. Tuttavia, oggi l’evenienza di diventare ciechi a fronte di una cataratta è davvero rara. Oggi, si consiglia di operare la cataratta prima che questa impatti gravemente la capacità visiva del paziente, per diversi motivi.

  1. Non vi è farmaco o terapia al mondo in grado di arrestare o invertire la progressione della patologia, dunque conviene operare quanto prima per evitare di andare incontro ad una ipovisione capace di mettere a repentaglio la stessa sicurezza del paziente (si pensi ad incidenti domestici o stradali);
  2. Una cataratta ad uno stadio molto avanzato può pregiudicare il generale stato di salute dell’apparato visivo, innescando un aumento di pressione intraoculare, che potrebbe a sua volta danneggiare il nervo ottico.
  3. Anche l’aspetto psicologico ed emotivo del paziente riveste un ruolo di primo piano. La compromissione della capacità visiva dovuta alla scelta sconsiderata di rimandare l’intervento magari per il timore dello stesso, può portare il paziente a veder minata la propria autostima a causa della crescente difficoltà a svolgere anche le minime azioni del quotidiano. La sensazione di impotenza e la compromessa autostima fanno anche sì che il paziente si senta improvvisamente invecchiato, triste e frustrato. L’intervento di cataratta, insomma, possiamo dire che faccia bene al corpo ma anche allo spirito.

3 – La cataratta può venire a un occhio solo?

La cataratta è generalmente una patologia a carattere bilaterale, anche se solitamente fa la sua comparsa prima ad un occhio e successivamente all’altro. In alcuni casi eccezionali, quando la cataratta si presenta a causa di un evento traumatico, può colpire un solo occhio. L’intervento per la rimozione della cataratta, noto anche come intervento di facoemulsificazione, si esegue solitamente dapprima ad un occhio, e dopo poche settimane all’altro.

4 – Esiste una medicina per curare la cataratta?

Come già anticipato al punto 2, non esiste alcuna medicina per curare, risolvere, arrestare o invertire la progressione della cataratta. Sicuramente vi sono degli accorgimenti che, per quanto concerne la cataratta senile, possono aiutare a ritardarne la comparsa: ci riferiamo ad una dieta molto sana a base di alimenti di stagione e che preveda l’introduzione di molti liquidi, ad uno stile di vita basato sul movimento e sull’attività all’aria aperta e ad una generale inclinazione verso il buon umore e l’ottimismo. Tuttavia, si tratta solamente di consigli di indole generale, che nulla hanno a che vedere con la medicina. Quando la cataratta si presenta, l’unica soluzione esistente è l’intervento di facoemulsificazione. Si tratta di un intervento di ultima generazione che, nei centri d’eccellenza, si effettua grazie ad uno speciale strumento ad ultrasuoni, il facoemulsificatore, in abbinamento ad un moderno laser a femtosecondi. Due strumenti ad altissima precisione che garantiscono un intervento preciso, sicuro, di breve durata, quasi per nulla rischioso sia nella fase intra che post operatoria e che non prevede l’uso di lame o bisturi.

5 – La cataratta può tornare dopo l’intervento?

Dopo l’intervento la cataratta non ritorna, perché il cristallino opacizzato è stato rimosso e quello artificiale che è stato collocato al suo posto non è soggetto ad opacizzazione ed anzi, durerà per tutta la vita del paziente. Una rara evenienza che si può verificare a seguito dell’intervento è la “cataratta secondaria“, un’opacizzazione della capsula posteriore che contiene il cristallino artificiale, risolvibile grazie ad un intervento laser di breve durata.

Hai altre domande?

In questo breve articolo abbiamo cercato di rispondere ad alcune tra le più comuni domande inerenti la cataratta. Se ne hai altre, se ti è stata diagnosticata la cataratta o è stata diagnosticata ad un tuo caro e desideri fare maggiore chiarezza sul tema, non esitare a contattarci. Siamo a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191.

L’intervento di cataratta può stabilizzare la pressione intraoculare

La cataratta ed il glaucoma sono due patologie oculari che possono causare una notevole perdita di capacità visiva, e che non infrequentemente possono essere concomitanti. La differenza tra le due sta nel fatto che, mentre i danni causati dalla cataratta sono risolvibili con un intervento, quelli causati dal glaucoma sono irreversibili. Alcune ricerche hanno provato come uno dei vantaggi dell’intervento di cataratta possa essere, in certi casi, una stabilizzazione della pressione intraoculare. Un vantaggio non trascurabile, se il paziente soffre anche di pressione intraoculare alta. 

L’intervento di cataratta restituisce qualità della visione e della vita

Oggi si tende ad operare la cataratta prima che questa sia molto evoluta, consentendo al paziente di recuperare rapidamente una buona qualità sia di visione che, più in generale, di vita. Nel corso dell’intervento di cataratta, il cristallino naturale, oramai opacizzato, viene rimosso dalla capsula che lo contiene e sostituito con una lente intraoculare. Esistono diverse tipologie di lenti intraoculari, chiamate anche cristallini artificiali, pensate per far fronte alle esigenze specifiche di diversi pazienti: in linea generale, tutte le lenti intraoculari usate nella moderna chirurgia oftalmica sono molto ben tollerate e non necessitano di dover essere sostituite nell’arco della vita di una persona.

Perchè operarsi di cataratta può stabilizzare la pressione intraoculare

Il dottor Berdahl JP, dell’Università del North Carolina, ha condotto uno studio per stabilire gli effetti che l’intervento di cataratta ha sulla pressione intraoculare. La conclusione è stata che in alcuni casi – specialmente nei pazienti che prima dell’intervento mostravano una pressione intraoculare alta – l’intervento di cataratta può influenzare positivamente la pressione intraoculare, anche se il meccanismo che sta dietro a questo miglioramento non è ancora stato indagato né chiaramente definito dal punto di vista scientifico. Tuttavia, alcuni pazienti con una pressione intraoculare alta, dopo l’intervento di cataratta non solo hanno sperimentato un costante abbassamento della stessa, ma hanno anche spesso potuto sospendere la terapia ipotonizzante. E’ bene precisare, tuttavia, che qualora l’eccessiva pressione intraoculare abbia generato danni al nervo ottico, non vi è terapia farmacologica nè intervento chirurgico che vi possa porre rimedio, cioè che possa far regredire i danni instauratisi.

Fonte: Ncbi.nlm.nih.gov

Richiedi maggiori informazioni

Vuoi sottoporti ad una visita oculistica specializzata ed accurata per accertare lo stato di salute del tuo apparato visivo? Vuoi conoscere più vicino l’intervento di facoemulsificazione? Chiamaci allo 02 6361191 dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00.

 

 

Sulla tavola di Natale tanta salute oculare

L’arrivo delle festività coincide sovente con qualche “strapazzo” dal punto di vista alimentare. Se da un lato trascorrere molto tempo a tavola insieme ai propri famigliari è un vero piacere ed è un’occasione che accade una sola volta l’anno, dall’altro è anche vero che nel giro di pochi giorni la routine dettata dal proprio abituale regime alimentare rischia di cadere nel dimenticatoio. Insomma, tra un assaggio e l’altro di pietanze che non sempre si ha occasione di consumare durante il resto dell’anno, le calorie aumentano, così come i chili di troppo. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Anzi, tra i classici dei cenoni natalizi, ci sono anche alcuni alimenti che fanno decisamente bene alla salute oculare. Ecco quali. 

La frutta secca

La frutta secca rappresenta non solo un alimento gustoso da sgranocchiare a fine pasto, ma anche una divertente compagnia che non può mai mancare durante i lunghi pomeriggi festivi trascorsi tra una tombola ed un gioco in scatola insieme a parenti ed amici. Essa contiene un’importante riserva di vitamina E, un antiossidante prezioso capace di aiutare a prevenire molte patologie oculari tipicamente connesse all’invecchiamento cellulare ed allo stress ossidativo, come per esempio la degenerazione maculare senile e la cataratta. Ma non finisce qui: la frutta secca contiene anche una buona quantità di Omega3, acidi grassi polinsaturi essenziali capaci di proteggere l’apparato visivo e favorirne il corretto funzionamento anche in condizioni di poca luce.

Il vino rosso

Anche se generalmente non bevete molti alcolici, molto probabilmente in occasione delle festività natalizie non saprete dire di no ad un buon calice di vino rosso, perfetto per accompagnare alcuni tra i piatti più caratteristici della tradizione gastronomica natalizia del nostro paese. Anche il vino rosso è un ottimo alleato della salute oculare, in quanto contiene resveratrolo, un antiossidante naturale capace di esercitare un’azione protettiva nei confronti delle strutture oculari, ritardandone l’invecchiamento.

Leggi anche: cataratta, ecco la top list dei consigli per prevenirla

Il cacao ed il cioccolato

Anche cacao e cioccolatini solitamente non mancano mai sulla tavola di Natale. Anche chi è a dieta, non dovrebbe porsi troppi problemi nel compiere qualche piccolo strappo alla regola ed a gustare qualche buon cioccolatino – a patto che contenga cioccolato fondente e minimo 70% di cacao –  in occasione delle festività natalizie. In primo luogo perché il cacao mette di buon umore, in secondo luogo perché è ricco di flavonoidi, antiossidanti naturali che esercitano un’eccellente azione antiradicalizzante e favoriscono la buona ossigenazione dei tessuti. Il cioccolato è dunque ottimo per proteggere la retina, il cristallino e tutte le strutture oculari dall’invecchiamento cellulare.

Leggi anche: ecco le mille virtù del cioccolato

Freddo e vento in arrivo? Ecco come proteggere gli occhi

Con l’arrivo della stagione fredda, sciarpe, cappelli e maglioni fanno capolino nei nostri armadi. Forse non ci avevate mai pensato, ma vi è solamente una parte del nostro corpo che esponiamo tutto l’anno ad ogni forma di intemperie: ci riferiamo naturalmente agli occhi. 

Cosa succede al nostro apparato visivo quando il clima si fa rigido e ventoso?

Qualche lacrima in più

Vi sarà sicuramente capitato di uscire a passeggio in pieno inverno e di notare che i vostri occhi lacrimano per il freddo intenso, tanto da dover ricorrere all’uso di un fazzoletto. E’ una reazione del tutto normale: il film lacrimale che protegge gli occhi dagli agenti esterni esercita un’azione protettiva anche dal freddo eccessivo.

Occhi rossi ed infiammati

Aria e vento possono anche portare ad un’infiammazione degli occhi ed in particolare dell’area congiuntivale. L’aria fredda ed il vento forte possono irritare la congiuntiva ed innescare sintomi simili a quelli della congiuntivite, che tuttavia è una patologia di tipo infettivo. Occhi rossi, infiammati e lacrimazione possono accompagnare anche un’infiammazione delle vie aeree superiori causata proprio dal freddo.

Come proteggere gli occhi da aria fredda e vento?

Anche se proteggere gli occhi da vento e aria fredda non sempre è facile, ecco alcuni consigli utili:

  • se vi spostate in moto o motorino, tenete la visiera del casco abbassata
  • anche la luce eccessiva ed il riverbero in caso di neve possono danneggiare gli occhi, dunque se necessario indossate un paio di occhiali da sole
  • poiché l’aria fredda secca gli occhi, se soffrite di Sindrome dell’Occhio Secco avrete ancor più bisogno delle vostre lacrime artificiali o del collirio che vi avrà prescritto il vostro oculista di fiducia
  • attenzione al make-up: se usate truccare gli occhi, acquistate sempre prodotti cosmetici di qualità con un buoni inci, anche perchè il vento potrebbe aumentare le possibilità che alcuni residui di make up – come ombretti in polvere o kajal – entrino negli occhi, causando irritazioni e bruciori.