Post intervento di cataratta: indicazioni generali

La dilatazione dell’aspettativa di vita, i grandi progressi in ambito igienico-sanitario, le innovazioni nel campo della tecnologia e della scienza dei materiali, la maggior conoscenza e consapevolezza anche tra i non addetti al lavori in merito all’importanza della prevenzione e della cura delle patologie, hanno portato l’intervento di cataratta ad essere una delle procedure chirurgiche maggiormente eseguite al mondo. Chi si appresta ad eseguirlo sarà sicuramente bene informato in merito ai suoi aspetti pratici, così come degli indubbi vantaggi che esso offre. E che dire invece del post intervento? Vediamo assieme quali accortezze avere e come comportarsi nel post intervento di cataratta.

Post intervento di cataratta: cosa aspettarsi

L’intervento di cataratta per come è eseguito oggi nei centri d’eccellenza è una procedura del tutto indolore e di breve durata. Non ha nulla di traumatico ed è affrontabile anche dai pazienti più timorosi. E, anzi, la lista dei vantaggi offerti dall’operazione di cataratta compensa di gran lunga i lievi disagi che è possibile sperimentare durante e dopo la sua esecuzione.

Nei minuti immediatamente successivi all’intervento di cataratta, è possibile provare un leggero fastidio nei confronti della luce ed una sensazione di prurito o bruciore oculare. Sono disturbi del tutto normali e transitori. Nei giorni seguenti all’intervento, questi fastidi solitamente svaniscono. Tuttavia, è necessario attenersi a quanto indicato sul documento post operatorio rilasciato dal chirurgo. Riassumiamo assieme quali sono i consigli generali riguardo i comportamenti da mettere in atto nel post intervento di cataratta.

Accortezze da mettere in atto nel post intervento di cataratta

Ecco le piccole attenzioni necessarie per prendersi correttamente cura della propria salute oculare in occasione dell’intervento di cataratta e nei primissimi giorni dopo l’intervento:

  • il giorno dell’intervento, indossare un buon paio di occhiali da sole sino a quando non cala la sera. E’ necessario avere sottomano gli occhiali con voi già dal mattino, in modo da indossarli non appena l’intervento è concluso;
  • si consiglia di usare gli occhiali da sole anche durante la prima settimana successiva all’intervento;
  • è poi fondamentale attenersi strettamente alle indicazioni terapeutiche e farmacologiche indicate dal medico sul documento rilasciato al termine dell’intervento;
  • durante il riposo notturno, invece, è bene indossare la mascherina oculare protettiva fornita in fase di dimissione.

Cosa fare e non fare durante le due o tre settimane successive all’intervento:

  • assumere i farmaci prescritti;
  • evitare di sollevare pesi o praticare sport o hobby che possano mettere a repentaglio la salute oculare;
  • non bagnare gli occhi durante la doccia, ed evitare bagni di mare o in piscina;
  • non dormire con il volto rivolto verso il cuscino;
  • evitare di strofinarsi gli occhi;
  • evitare di esporsi direttamente alla luce del sole senza occhiali da sole;
  • non vaporizzare lacche o fragranze vicino al viso;
  • non usare make up per occhi.

Com’è facile intuire, il post intervento di cataratta è una fase delicata ma non impossibile da affrontare. Qualche cautela in più e qualche giorno di pazienza, ed è possibile cominciare a godere degli straordinari benefici che l’intervento di cataratta offre oggigiorno.

L’intervento di cataratta è un’occasione straordinaria per recuperare una visione di alta qualità

Superata la fase delicata del post intervento, è possibile recuperare da subito una visione che possiamo definire “in HD”. Perché? Perché una volta sostituito il cristallino naturale oramai opacizzato, si torna a vedere come ci si era scordati di poter fare. Colori nitidi, forme precise. Il mondo assume contorni nuovi e in altissima definizione. Non si dimentichi che l’occhio umano ha, per natura, una definizione di gran lunga maggiore di molte macchine fotografiche.

I cristallini artificiali sono personalizzabili e adattabili a qualunque esigenza visiva

Se a questo fattore aggiungiamo il fatto che l’intervento di cataratta è anche un’occasione preziosa per correggere eventuali difetti visivi preesistenti, le possibilità di miglioramento della propria qualità visiva sono davvero molto vaste.

Grazie ai cristallini artificiali dotati di potere diottrico, oggi non v’è difetto visivo che non sia correggibile in modo permanente assieme alla cataratta. Miopia, ipermetropia, astigmatismo e persino presbiopia anche di forte entità possono trovare soluzione grazie ad una vasta gamma di cristallini artificiali altamente personalizzabili.

Non ci sono limiti d’età per pensare di recuperare una capacità visiva ottimale

E poiché l’intervento è di durata breve, totalmente indolore e (nei centri d’eccellenza) ad alto apporto tecnologico, non vi sono limiti d’età per pensare di affrontarlo in serenità. Anzi, si tratta della scelta giusta da compiere per fare della terza età una fase di ritrovata giovinezza.

Vuoi saperne di più?

Ti è stata diagnosticata la cataratta e devi affrontare l’intervento? Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione con una gamma di soluzioni ad altissimo apporto tecnologico ed un team di medici tra i migliori nel settore. Saremo lieti di prenderci cura della tua salute visiva e di fornirti tutte le informazioni di cui hai bisogno. Il nostro centralino è a disposizione dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191.

Retinopatia diabetica: questione di fenotipi?

La retinopatia diabetica è una patologia oculare particolarmente insidiosa, nonché una delle maggiori cause di ipovisione grave (e persino cecità) al mondo. Stili di vita sani e prevenzione sono, in questo senso, dei preziosi assi nella manica dai quali non bisognerebbe mai prescindere. Ma c’è di più. Secondo i risultati di una ricerca scientifica, esiste una correlazione ben precisa tra fenotipo di appartenenza e modalità di progressione della retinopatia diabetica correlata al diabete di tipo II. A seconda del fenotipo, è possibile indicare la percentuale di rischio di sviluppare altre complicanze pericolose per la salute oculare. Vediamo assieme i dettagli di questa interessante ricerca scientifica. 

Cos’è la retinopatia diabetica e cos’è il diabete di tipo II

Prima di approfondire gli aspetti salienti della ricerca scientifica citata in apertura, spendiamo due parole sulla retinopatia diabetica e sul diabete di tipo II. La retinopatia diabetica è una patologia oculare che risente della diffusa debolezza dei vasi sanguigni causata dal diabete. Chi ne è affetto va incontro al deterioramento ed alla morte dei fotorecettori, come conseguenza di una insufficiente irrorazione sanguigna a livello retinico e di una perdita anomala di liquidi. Si tratta di un processo irreversibile, che può colpire tutta la retina così come la sua porzione più preziosa ed importante: la macula. In tal caso, si parlerà di maculopatia diabetica. 

Il diabete di tipo II è una patologia che solitamente si presenta in età già adulta e che si caratterizza per una iperglicemia persistente dovuta a due fattori:

  • una ridotta produzione di insulina da parte del pancreas
  • e/o una ridotta sensibilità del fegato all’insulina

A differenza del diabete di tipo I, non è una patologia autoimmune, ma è innescata da molteplici fattori. In particolare, stili di vita sedentari e poco propensi all’attività fisica e una dieta sbilanciata a favore di cibi grassi, molto elaborati e poco salutari rappresentano un fattore di rischio non trascurabile. Non a caso, molti pazienti affetti da diabete di tipo II sono in sovrappeso.

Retinopatia diabetica e fenotipi: quale connessione?

Stando ai risultati di una recente ricerca scientifica, lo studio dei fenotipi della retinopatia nei pazienti affetti da diabete di tipo II può dare indicazioni utili per predire la progressione della patologia. Per fare ciò, gli studiosi hanno monitorato la salute visiva di un gruppo di pazienti affetti da retinopatia diabetica per un periodo di 5 anni. I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi, corrispondenti a tre fenotipi differenti.

Individuazione dei fenotipi

Gli studiosi hanno misurato due parametri specifici in tutti i pazienti, chiamati MAT e CRT (rispettivamente turnover dei microaneurismi e spessore retinico centrale). A seconda dei valori riportati per ciascun parametro, i pazienti sono stati assegnati a 3 fenotipi differenti, A, B e C.

I risultati della ricerca

Gli studiosi hanno potuto rilevare che il fenotipo di appartenenza è un indicatore predittivo dell’andamento della patologia e del rischio più o meno alto di sviluppare le seguenti complicanze:

  • edema maculare diabetico
  • retinopatia diabetica proliferante

La ricerca scientifica si è rivelata preziosa per due motivi. Per il valore predittivo sopra descritto, ma anche perché ha evidenziato la straordinaria potenzialità di strumenti ed esami quali la tomografia ottica computerizzata (OCT) e la fotografia del fondo oculare. Grazie a questi strumenti diagnostici sofisticati e per nulla invasivi, è possibile oggi giungere ad una diagnosi tempestiva ed accurata della patologia. E, di conseguenza, a soluzioni di trattamento capaci di limitare fortemente l’impatto negativo che la retinopatia diabetica può esercitare sulla capacità visiva del paziente. In ultima istanza, ed alla luce di queste osservazioni, possiamo affermare che fare prevenzione e sottoporsi a percorsi di diagnostica mirata è fondamentale per invertire la tendenza attuale che vede un numero sempre maggiore di pazienti affetti da retinopatia diabetica in condizioni di grave deficit visivo.

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Prevenire la maculopatia: a tavola si può?

La maculopatia senile è una patologia oculare piuttosto insidiosa che è fondamentale trattare opportunamente e mantenere costantemente monitorata. Stando ai numeri, ad oggi la patologia colpisce il 10-13% degli adulti over 50 in Europa, Asia, Australia e Nord America. Le opportunità terapeutiche non mancano, e pur tuttavia il mondo della scienza non cessa di interrogarsi ed andare alla ricerca di nuove soluzioni ancor più performanti e risolutive per il trattamento della maculopatia. Nel frattempo, un aiuto per prevenire la maculopatia ci arriva dalla buona tavola. Parola di scienza.

Due parole sulla maculopatia degenerativa senile

La maculopatia degenerativa senile è una patologia oculare che interessa la parte più centrale della retina. Il suo nome è macula, e si trova proprio in corrispondenza della pupilla. La macula è deputata al corretto funzionamento della visione centrale nonché della percezione dei colori. Nei pazienti affetti da maculopatia degenerativa senile, la macula va incontro ad un progressivo deterioramento con conseguente perdita della capacità di svolgere le sue funzioni. Questo accade perché i fotorecettori presenti sulla sua superficie vanno incontro a decadimento e morte. Il risultato è una visione centrale sempre più compromessa mano a mano che la patologia avanza. Ove non trattata opportunamente, la degenerazione maculare senile può condurre a cecità.

Rimandare gli appuntamenti con la prevenzione per mancanza di tempo o per paura di contrarre altre patologie può essere controproducente e favorire un peggioramento anche importante del quadro clinico. Questo vale per la degenerazione maculare senile ma anche per altre patologie oculari, come il glaucoma.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Perchè la dieta può essere un valido alleato, e in che modo

Anche se la buona tavola non può metterci al riparo da qualunque patologia, è sicuramente un buon punto di partenza. Al fine di prevenire la maculopatia, due ricerche scientifiche hanno sottolineato il ruolo dell’alimentazione nell’aiutare a ridurre significativamente il rischio di sviluppare la patologia o nel rallentarne la progressione. I due studi, chiamati AREDS e AREDS2, hanno indicato una serie di elementi nutritivi che, se assunti regolarmente, possono portare benefici alla macula ed all’apparato visivo più in generale. Eccoli:

  • vitamina C
  • vitamina E
  • zinco
  • omega3
  • luteina
  • zeaxantina

Si tratta di preziosi elementi nutritivi contenuti in buona parte delle verdure di stagione, ma anche nel pesce, nei cereali e nella frutta sia fresca che secca. Anche senza ricorrere necessariamente agli integratori, dunque, una dieta ricca e varia è sicuramente d’aiuto nel prevenire la maculopatia.

Fonte: Fondazione Macula

Opportunità di trattamento della maculopatia

Come detto, la dieta è sicuramente un valido aiuto per mantenere l’occhio e la macula in salute e per prevenire la maculopatia. Tuttavia, la degenerazione maculare senile, ove manifesta, va trattata con opportune terapie farmacologiche. In questo senso, due sono i fattori che possono determinare di una prognosi favorevole:

  • una diagnosi tempestiva
  • l’aderenza alla terapia indicata dallo specialista

Ad oggi la terapia più efficace per il trattamento della patologia nella sua variante essudativa è data dalle iniezioni intravitreali. La terapia si basa sulla somministrazione cadenzata e periodica di un farmaco contenente una proteina capace di inibire il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), responsabile dello sviluppo di neovasi a livello sottoretinico. Per ciò che concerne la variante atrofica della patologia, sono al vaglio della scienza altre opportunità di trattamento.

La degenerazione maculare senile atrofica ha un esordio lento e subdolo. Talvolta può evolvere nella forma essudativa della patologia. Ma non accade mai il contrario.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Cosa sono le iniezioni intravitreali

Le iniezioni intravitreali sono minuscole punturine eseguite all’interno dell’occhio. Nonostante l’idea di sottoporsi a tale trattamento possa risultare sgradevole, il fastidio è davvero minimo ed il beneficio è tangibile e scientificamente comprovato. Le iniezioni intravitreali sono eseguite in ambiente sterile e sicuro da mano esperta. La cadenza è rigorosa ed è fortemente sconsigliato soprassedere rispetto agli appuntamenti fissati dallo specialista.

Presso i centri d’eccellenza è possibile cominciare il trattamento con iniezioni intravitreali non appena si riceve la diagnosi. Un tempismo che gioca a favore della prognosi.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

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Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191. Chiamaci per una visita oculistica specialistica per le patologie della retina: sarà nostra cura illustrarti nel dettaglio caratteristiche e benefici delle iniezioni intravitreali e rispondere alle tue domande sul tema. 

Alimenti per la vista: mangiar bene per vedere meglio

Durante il processo di invecchiamento i muscoli tendono a perdere tono, l’epidermide si fa meno elastica e mostra qualche macchiolina, l’apparato scheletrico diviene più sensibile e ce ne presenta il conto sotto forma di dolori articolari, mentre l’apparato digerente è sempre meno disposto a tollerare stili alimentari disordinati. E gli occhi? Ci avevate mai pensato? Anche l’apparato visivo invecchia insieme a noi. Non dimentichiamo che l’alimentazione sana aiuta a prevenire tante patologie, incluse quelle oculari. E ci può aiutare ad arrivare a tarda età con una vista il più possibile in forma. Scopriamo dunque insieme quali sono i migliori alimenti per la vista, capaci di proteggere i nostri occhi dall’insorgenza di patologie come la cataratta e la Degenerazione Maculare Senile.

Parola d’ordine: alimentarsi bene per preservare la salute oculare

Tra le innumerevoli ore trascorse di fronte ai supporti elettronici, lo smog, lo stress e la stanchezza, i nostri occhi sono sottoposti ad un carico di lavoro davvero notevole. Che spesso diamo per scontato. Nutrirsi correttamente, assumendo alimenti ricchi di vitamine ed antiossidanti, ci aiuta a contrastare l’influenza negativa di questi fattori, ed a prevenire l’insorgenza di alcune patologie tipiche dell’età, come la degenerazione maculare senile e la cataratta.

Mettere in tavola i migliori alimenti per la vista: da dove si comincia

In linea generale, alimentarsi correttamente significa evitare gli eccessi e prediligere frutta e verdura di stagione in abbondanza, in abbinamento a pesce azzurro e carne bianca. E bere molta acqua. Ottimi anche i semi oleosi, i cereali integrali, le farine non raffinate, i latticini magri e le uova. Da gustare con moderazione carni rosse, insaccati ed alcolici. La regola è quella di non privarsi mai di carboidrati, proteine, grassi. Sono i tre pilastri che consentono al nostro corpo di ricevere tutto ciò di cui necessita per produrre energia e per mantenersi in forma. E, naturalmente, di preservare la sua salute oculare.

A questa semplice regola si aggiunge l’importanza di fare un po’ di movimento all’aria aperta qualche volta la settimana: chi non è particolarmente sportivo, potrà optare per una lunga passeggiata a passo veloce. Un piccolo trucco che stimola il metabolismo e favorisce l’ossigenazione cellulare.

Alimenti per la vista: 3 gruppi di alimenti da tenere a mente

1 – Alimenti ricchi di carotene

I carotenoidi esercitano un’azione protettiva ed antiossidante nei confronti delle strutture oculari. Tra questi, spicca la luteina, un antiossidante presente naturalmente nella macula e nel cristallino. In generale, i carotenoidi si suddividono in alfa-carotenoidi e beta-carotenoidi: questi ultimi sono i più diffusi in natura. Il beta-carotene è fondamentale per la vista, con particolare riferimento alla visione notturna: una volta ingerito, si trasforma in vitamina A o retinolo. Analogamente, sono carotenoidi anche la zeaxantina e il licopene. I carotenoidi sono presenti in tutti gli alimenti di colore giallo, rosso e arancio, come le carote, la zucca, i peperoni, i pomodori e lo zafferano. Anche il tuorlo d’uovo è ricco di carotenoidi e di vitamina A. Per quanto riguarda il pomodoro, in particolare, conviene sapere che in cottura esso sprigiona ancor più licopene di quello presente a crudo (5 volte di più).

Il consiglio: non dimentichiamo mai di seguire la stagionalità degli alimenti per trarre il massimo beneficio da ciascuno di essi.

2 – Verdure a foglia

Le verdure a foglia sono ricche di vitamine, tra cui spiccano la C e la E. La vitamina C, in particolare, oltre ad essere fondamentale per il buon andamento di molte funzioni del nostro organismo (l’assimilazione del ferro, per esempio) svolge un’azione difensiva contro gli attacchi virali ed è in grado di rigenerare la vitamina E. In questo modo, difende i tessuti – anche quelli dei nostri occhi – dallo stress ossidativo causato dai radicali liberi. Una funzione preziosissima per il nostro benessere oculare, dal momento che le patologie oculari tipicamente connesse all’invecchiamento cellulare sono proprio legate allo stress ossidativo. Tra le verdure a foglia menzioniamo la lattuga, le cicorie, i radicchi, la scarola, i broccoli.

Il consiglio: alternare i colori consente anche di alternare i principi nutritivi di ogni alimento. Via libera ad una dieta arcobaleno!

3 – La frutta

Concludiamo la nostra carrellata di alimenti per la vista menzionando la frutta. Anche la frutta non deve mai mancare in tavola. Largo ad agrumi, fragole, kiwi, papaya, frutti rossi ed a tutta la frutta secca. Tutta la frutta è ricca di vitamine, tra cui la vitamina C, la vitamina E, gli antiociani (altri elementi preziosi e antiossidanti), ma anche zinco e zolfo. I mirtilli, per esempio, sono davvero ricchi di antiociani, che proteggono la retina dalle radiazioni solari e ne rinforzano i vasi sanguigni.

Il consiglio: la frutta è l’alimento ideale anche per gli spuntini di metà mattina e di metà pomeriggio.

Infine: ebbene, il cioccolato aiuta a mantenere a lungo la salute degli occhi

Abbiamo parlato fino ad ora di alimentazione sana menzionando una piccola “hit” dei cibi virtuosi. Gli amanti dei dolci saranno felici di sapere che anche il cioccolato è un alleato prezioso per la salute oculare, in quanto ricco di flavonoidi. Si tratta di polifenoli capaci di rallentare i processi degenerativi e favorire l’ossigenazione dei tessuti. Consumare del buon cacao o cioccolato fondente (contenente almeno il 70% di cacao) aiuta dunque a proteggere sia la retina che il cristallino dai processi ossidativi che possono portare all’insorgenza della Degenerazione Maculare Senile e della cataratta. Da evitare, invece, il cioccolato al latte. Troppo ricco di zuccheri e con una scarsa percentuale di cacao.

Il consiglio: leggere bene le etichette aiuta ad acquistare il cioccolato migliore. Meglio evitare i prodotti con l’aggiunta di zuccheri, sali o altri ingredienti non necessari.

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Iniezioni intravitreali: quando servono?

Iniezioni intravitreali: quando sono utili - CAMO Centro Ambrosiano Oftalmico

Le iniezioni intravitreali rappresentano, ad oggi, l‘unico ed il più efficace approccio terapeutico nei confronti di alcune patologie retiniche anche particolarmente importanti e sul lungo periodo potenzialmente invalidanti. Tra queste, non possiamo non menzionare le maculopatie essudative. I farmaci utilizzati per questo tipo di trattamento prendono il nome di anti-VEGF ed è scientificamente comprovata la loro straordinaria efficacia, in particolare, nei confronti della degenerazione maculare senile essudativa. Approfondiamo assieme l’argomento, rispondendo ad alcune domande comuni sul tema con l’aiuto del Dott. Matteo Cereda, medico oculista, retinologo ed esperto in maculopatie presso il Centro Ambrosiano Oftalmico.

Come vede chi soffre di maculopatia?

Poichè la macula è la porzione centrale della retina che si trova proprio in corrispondenza della pupilla e del cristallino, va da sé che qualora essa si ammali, la porzione di campo visivo maggiormente compromessa sarà quella centrale. Di fatto, nelle maculopatie il paziente sperimenta una visione centrale progressivamente sfocata, imprecisa e poco definita. Rimangono inalterate invece le porzioni periferiche del campo visivo. Mano a mano che la patologia avanza, e se non opportunamente trattata, la visione imprecisa lascia il posto ad una vera e propria macchia cieca.

iniezioni intravitreali per maculopatia - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Dott. Cereda: Qualora si sospetti una maculopatia, è fondamentale agire tempestivamente, eseguendo l’OCT (Tomografia Ottica Computerizzata) ed, eventualmente, una fluorangiografia. Oltre, naturalmente, a una visita oculistica approfondita.

Quante iniezioni intravitreali si possono fare?

I farmaci anti-VEGF sono efficaci nel trattamento della degenerazione maculare senile di tipo essudativo a patto che si rispetti un protocollo di somministrazione ben preciso. Solitamente si eseguono 3 iniezioni nei primi 3 mesi di trattamento. A queste, fanno seguito altre 3 o 4 iniezioni nell’arco del primo anno di cura. Sarà poi necessario monitorare l’andamento della patologia nel tempo e stabilire come proseguire. In linea di massima, il primo ciclo di trattamento restituisce già risultati tangibili in termini di miglioramento della capacità visiva o comunque un rallentamento della progressione della patologia. Dal secondo anno in poi, e ove necessario, il numero di iniezioni diminuisce, fino ad assestarsi su un numero di iniezioni di circa 3 – 4 per anno, a seconda del paziente e della patologia.

Dott Cereda: un paziente affetto da maculopatia non diventerà mai cieco, salvo casi rarissimi.

Come si fanno le iniezioni intravitreali?

Le iniezioni intravitreali si eseguono in ambiente sterile previa anestesia in gocce. L’intera procedura ha una durata di pochi minuti. La sensazione che il paziente percepisce è quella di un leggerissimo pizzicotto.

Dott Cereda: le iniezioni intravitreali non sono dolorose né rischiose. Nonostante l’idea delle iniezioni intravitreali possa fare un po’ di impressione, è bene sapere che si tratta di una procedura ben più semplice di altre eseguite comunemente in chirurgia oftalmica, come l’intervento di cataratta.

Cosa fare e non fare dopo un’iniezione intravitreale?

Dopo una seduta di iniezioni intravitreali è possibile far ritorno serenamente alla propria abitazione. Si potrà lavare il viso normalmente facendo attenzione a non sfregare gli occhi né esercitare alcuna pressione a livello oculare. Non è necessario coprire gli occhi dunque è possibile leggere, scrivere, guardare la televisione. L’uso dell’asciugacapelli è concesso purché il getto dell’aria non colpisca direttamente gli occhi. Al contrario, si sconsiglia di sollevare pesi o fare sforzi fisici, così come di maneggiare strumenti pericolosi.

Dott. Matteo Cereda - CAMO Centro Ambrosiano Oftalmico
Dott. Matteo Cereda, retinologo del Centro Ambrosiano Oftalmico

Come e quando avviene il recupero visivo?

Il recupero visivo dopo una seduta di iniezioni intravitreali è molto variabile. Può essere percepito già nelle ore dopo l’iniezione o può non essere percepito affatto, restituendo risultati tangibili solamente a trattamento avanzato. E’ altresì possibile sperimentare un immediato miglioramento della capacità visiva a livello centrale, che però poi tende a “regredire” mano a mano che i giorni passano. Tutto dipende dallo stato di avanzamento della patologia retinica, dai danni che questa ha già arrecato alla macula, allo stato di salute generale del paziente, alla sua età.

Dott Cereda: per mantenere i risultati ottenuti grazie alle iniezioni intravitreali, sarà necessario fare sempre iniezioni (anche se molto più distanziate nel tempo) negli anni successivi. Sarà quindi fondamentale essere seguiti dal proprio specialista che sottoporrà periodicamente il paziente agli opportuni controlli della sua salute visiva.

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Chiamaci dal lunedi al venerdi allo 02 6361191. Saremo lieti di rispondere alle tue domande sulle iniezioni intravitreali per la maculopatia.

Iniezioni intravitreali: parola d’ordine costanza

iniezioni intravitreali - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Le iniezioni intravitreali rappresentano il trattamento d’elezione per la cura delle maculopatie, un insieme di patologie che colpiscono la parte centrale della retina. Tra queste, una delle più comuni è la degenerazione maculare senile che, nella sua variante essudativa, trova beneficio nella somministrazione della proteina detta anti-VEGF. Attenzione però: la terapia produce effetti positivi solamente se praticata secondo i giusti tempi. Ecco perché la parola d’ordine è sempre costanza.

Cosa sono le iniezioni intravitreali con farmaco Anti-VEGF

Le iniezioni intravitreali sono piccolissime iniezioni praticate all’interno del bulbo oculare. Il materiale presente all’interno del bulbo non è vascolarizzato né innervato, dunque le iniezioni non sono dolorose. La proteina iniettata ha l’obiettivo di contrastare la proliferazione di neovasi sulla retina, dovuta proprio alla produzione incontrollata di una proteina, detta VEGF.

Come avviene la somministrazione delle iniezioni intravitreali

…e perchè la parola d’ordine è costanza

La somministrazione delle iniezioni intravitreali avviene tramite protocolli ben definiti. Si esegue un ciclo di 3 iniezioni iniziali con cadenza mensile, per poi proseguire il trattamento con altre somministrazioni sino ad arrivare ad un totale di 7 circa nell’arco del primo anno.

Concludere il primo anno di trattamento nel pieno rispetto del protocollo di cura e delle scadenze prestabilite è fondamentale per trarre beneficio dalle iniezioni intravitreali. Si ricordi, peraltro, che nonostante la proteina Anti-VEGF sia l’unica opzione di trattamento nei confronti della degenerazione maculare senile, essa non ne rappresenta la cura definitiva. I farmaci Anti-VEGF possono rallentare o bloccare l’avanzamento della patologia, ma mai in modo permanente. Un motivo in più per evitare di soprassedere o rimandare gli appuntamenti.

Come sapere se è necessario sottoporsi ad altre iniezioni intravitreali dopo il primo anno di trattamento?

Già dopo il primo ciclo di iniezioni intravitreali, solitamente il paziente sperimenta un miglioramento della qualità visiva. Naturalmente, però, tutto dipende dallo stato di avanzamento della patologia nel momento in cui si comincia ad intraprendere il percorso terapeutico. In generale, durante il trattamento il paziente è sottoposto a frequenti monitoraggi, che includono controlli dell’acuità visiva ed OCT (Tomografia Ottica Computerizzata). Tali controlli sono utili a valutare il buon andamento della terapia e, dopo i primi mesi, a definire il calendario delle successive iniezioni.

In CAMO trovi trattamenti d’avanguardia e in un ambiente sempre sicuro

CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico è stato uno dei primi centri privati in Italia (ed è tuttora uno dei pochi) ad ottenere l’autorizzazione ad eseguire le iniezioni intravitreali con farmaci certificati. In CAMO, le iniezioni sono praticate da specialisti dalla grande esperienza e perizia e ciascun paziente è seguito con tutta l’attenzione e la dedizione necessarie. Inoltre, tutti gli ambienti della clinica sono frequentemente sottoposti a sanificazione accurata, mentre i professionisti che vi operano si sottopongono a periodici tamponi rapidi antigenici. Non c’è dunque motivo per rimandare la terapia lasciando alla patologia il tempo per produrre danni irreversibili e per compromettere severamente la capacità visiva. 

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In CAMO è disponibile una visita oculistica specialistica per le malattie della retina. Puoi chiamarci dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191.

Malattie della retina: come difendersi

La retina è una membrana sottilissima posta internamente alla superficie del nostro bulbo oculare. Si tratta di una struttura molto delicata e preziosa, dalla quale dipende, in gran parte (anche se non esclusivamente) il buon andamento della funzione visiva. Sfortunatamente, e per vari motivi, la retina può ammalarsi. Quali sono le retinopatie più diffuse? Come difendersi dalle malattie della retina? E cosa dice la scienza in merito? Rispondiamo assieme a questi quesiti.

Malattie della retina e perché è bene che questa non si ammali

Perché la retina è così importante

Come detto in apertura, la retina è una struttura davvero preziosa. Si tratta di una membrana sottile, fittamente punteggiata di piccolissime cellule chiamate fotorecettori. I fotorecettori – coni e bastoncelli – hanno il compito di catturare l’informazione luminosa proveniente dall’esterno e convogliarla verso il nervo ottico sotto forma di impulso elettrico. Un ruolo cruciale, dunque, dal quale dipende il buon andamento dell’intera funzione visiva.

Malattie della retina: cosa sono le retinopatie

Se la retina si ammala, si deteriora o si danneggia, è possibile andare incontro a gravi e talvolta irreversibili difficoltà visive. Le patologie a carico della retina prendono il nome di retinopatie. Le retinopatie possono essere di vario genere, identificabili sulla base della causa che le ha innescate e dei loro sintomi.

1 – Retinopatia diabetica

Una delle forme più comuni e gravi di retinopatia è quella diabetica, legata a doppio filo alla presenza della suddetta patologia sistemica. Nella retinopatia diabetica, a causa della generale debolezza dei vasi sanguigni che caratterizza il diabete, si assiste ad un danneggiamento progressivo della membrana. Nelle forme meno gravi la retinopatia diabetica è reversibile, ma è molto importante trattare anche la patologia che l’ha innescata, rivolgendosi al proprio diabetologo di fiducia e seguendo la terapia prescritta. 

2 – Degenerazione maculare senile

Un altro tipo di retinopatia piuttosto comune è la degenerazione maculare senile, una patologia oculare che interessa la porzione centrale della retina, detta appunto macula. Nella degenerazione maculare senile, la porzione di campo visivo danneggiata è quella centrale. Questa malattia della retina può manifestarsi in due varianti, una detta essudativa o umida, l’altra atrofica o secca. In entrambi i casi, le cause sono l’avanzare dell’età in concomitanza con altri fattori di rischio. Tra i fattori di rischio segnaliamo, ad esempio, fumo, vita sedentaria, esposizione intensa e prolungata ai raggi ultravioletti, assunzione di determinati farmaci in modo continuativo. Se la variante essudativa è trattabile grazie alle iniezioni intravitreali, la variante atrofica è, al contrario, più difficile da curare. 

3 – Retinite pigmentosa

Infine, anche la retinite pigmentosa può essere piuttosto insidiosa. La sua causa è di tipo genetico e la conseguenza è un danno progressivo ai fotorecettori, con peggioramento della visione periferica e notturna. In questo caso il danno è irreversibile, anche se alcuni studi hanno evidenziato come l’intervento di cataratta possa portare ad un miglioramento del quadro clinico. 

Come difendersi dalle malattie della retina?

Chi si sta domandando come difendersi dalle malattie della retina troverà la risposta nel suo stile di vita. Se lo stile di vita è improntato all’alimentazione sana, ad un po’ di movimento e di vita all’aria aperta, al buon riposo, probabilmente si è già sulla strada giusta. Si ricordi di aggiungere a questi comportamenti virtuosi anche l’eliminazione del fumo e degli alcolici (o per lo meno la loro limitazione) e l’uso costante di un buon paio di occhiali da sole, anche in inverno.

Anche la scienza studia come difendersi dalle malattie della retina

Sono diversi i team di studiosi che in tutto il mondo impegnati nella ricerca di soluzioni capaci di proteggere la retina e persino di ripararla laddove danneggiata. Senza entrare nel merito di invenzioni sofisticate come l’occhio bionico o il trapianto di retina artificiale, segnaliamo due innovazioni particolarmente degne di nota che possono essere d’aiuto nella prevenzione e nella difesa nei confronti delle retinopatie.

RetCam3, la diagnostica al servizio dei prematuri

Alcune aziende impegnate nella ricerca scientifica e nella produzione di soluzioni d’avanguardia al servizio della medicina e della diagnostica hanno saputo mettere a punto strumentazioni uniche nel loro genere. Tra queste strumentazioni menzioniamo RetCam3, capace di diagnosticare con precisione la retinopatia del prematuro. Nei bambini nati pretermine, infatti, la retina non è sufficientemente vascolarizzata e, ove non trattata per tempo (solitamente con un trattamento laser), può subire un danno irreversibile.

Ringiovanire la retina con un’innovativa terapia genica: la risposta arriva da Harvard

Per quanto riguarda invece le ricerche scientifiche orientate all’individuazione di terapie mirate contro le malattie della retina, un gruppo di ricercatori dell’Harvard Medical School (USA) è riuscito a mettere a punto una terapia genica (per ora testata solamente sui topi), capace di offrire un effetto “ringiovanimento” proprio alle cellule della retina. L’effetto ringiovanimento si otterrebbe previa somministrazione di un “mix” di tre geni accuratamente selezionati dagli studiosi.

Vuoi saperne di più?

In CAMO abbiamo messo a punto una visita oculistica specialistica per le patologie a carico della retina. Siamo a tua disposizione. Chiamaci dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191.

Vista e diabete: un connubio da tenere “d’occhio”

Il diabete è una patologia ad ampissima diffusione: si stima infatti che ne soffrano, solo in Italia, 3 milioni di persone. Una cifra che, secondo le stime, è destinata a salire a 5 milioni nel 2030, con conseguenze enormi in ambito sociale e, non ultimo, economico. Oltre a curare il diabete seguendo con attenzione le indicazioni del medico, è fondamentale anche prendersi cura della propria salute oculare. Sì, perché non tutti sanno che il diabete può creare qualche problema anche agli occhi e che il connubio vista e diabete non è così infrequente come sembra. Cerchiamo di comprendere come, e perché.

Cos’è il diabete

A causa del diabete l’organismo non riesce a produrre insulina, l’ormone responsabile del controllo dei livelli di zuccheri nel sangue; oppure la produce, ma non riesce a farne buon uso. Si distingue, dunque, tra diabete di tipo 1 e di tipo 2. Se il primo è congenito, ovvero presente sin dalla nascita, il secondo, di gran lunga più diffuso, è invece causato da stili di vita sbagliati. Un’alimentazione povera in qualità e spesso troppo abbondante, in associazione con uno stile di vita eccessivamente orientato alla sedentarietà, rappresentano infatti fattori di rischio importanti per il diabete di tipo 2, e la ragione della sua massiccia diffusione. 

Vista e diabete: In che modo il diabete può minacciare la salute oculare?

Uno dei principali sintomi del diabete è quello di compromettere il buon andamento della circolazione sanguigna ed in particolare del microcircolo. Il microcircolo sanguigno è cruciale per la salute dell’apparato visivo, perché non vi è struttura oculare che non tragga ossigeno e nutrimento da esso. Laddove il microcircolo risulta inefficiente, l’occhio entrerà in uno stato di sofferenza.

Vista e diabete: quali patologie possono insorgere? 

  1. Retinopatia diabetica;
  2. Cataratta;
  3. Glaucoma neovascolare.

1 – Diabete e retinopatia

La difficoltà a livello di microcircolo causata dal diabete si ripercuote negativamente sulla retina, innescando una retinopatia. La retinopatia – specie se trascurata – è responsabile di un grave e talvolta irreversibile danno ai fotorecettori presenti sulla retina. Se la parte della retina danneggiata è la macula (cioè la sua porzione più centrale), si parlerà invece di maculopatia diabetica.

2 – Diabete e cataratta

Sono diverse le ricerche scientifiche che hanno messo in correlazione diabete e cataratta. In particolare, uno studio ha evidenziato come chi soffre di diabete abbia il doppio delle possibilità di sviluppare anche la cataratta (anche in giovane età, non dunque la cataratta senile). E non solo: se il paziente è già affetto anche da maculopatia, queste possibilità salgono a sei.

3 – Diabete e glaucoma neovascolare

Il glaucoma neovascolare può essere una conseguenza della retinopatia sopra descritta oppure – in virtù della difficoltà a livello di microcircolo posta in essere dal diabete – può causare una proliferazione di neovasi che impedisce il deflusso dell’umore acqueo, portando ad un aumento della pressione intraoculare.

Vista e diabete: prevenzione prima di tutto

Le patologie causate dal diabete possono avere conseguenze gravi ed irreversibili laddove il paziente non si prenda opportunamente cura della sua salute oculare. Per fare ciò è fondamentale recarsi dall’oculista annualmente o semestralmente (a discrezione dello specialista), anche in assenza di sintomi.

Inoltre, si consiglia di seguire un’alimentazione ricca e varia, includendo frutta e verdura di stagione e bevendo molta acqua. Infine, si raccomanda di praticare un po’ di attività fisica settimanalmente.

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Maculopatia e raggi UV: cosa c’è da sapere

Nessuno di noi è indifferente alla carica di buonumore che una bella giornata di sole porta con sé. Ce ne rendiamo conto in primavera, quando le giornate si allungano ed il sole comincia a scaldare un po’ di più. La voglia di uscire a passeggio, di sedersi su una panchina o semplicemente di approfittare degli spazi esterni di casa diviene irresistibile, e farsi scaldare corpo e anima dai raggi solari dopo un lungo e freddo inverno si trasforma in una vera e propria coccola. Eppure, i medici ci ammoniscono: attenzione a non esagerare. Fra loro, gli oculisti aggiungono: non dimentichiamo mai di indossare un paio di occhiali da sole di qualità. Anche in autunno e in inverno. Qual è la connessione tra radiazioni luminose e patologie oculari? E che legame c’è, in particolare, tra maculopatia e raggi UV? 

Radiazioni solari: quali sono e di che tipo

Anche se ai nostri occhi la luce del sole sembra tutta uguale, le radiazioni solari sono di vario genere. Tutto dipende dalla loro lunghezza d’onda e dalla loro frequenza. Al variare di questi fattori, varia il tipo di radiazione luminosa, che talvolta sarà calda, altre volte no; a volte sarà visibile, altre volte invece no. All’interno dello spettro luminoso, in particolare, vi sono alcuni raggi, chiamati ultravioletti, che si distinguono in UVA, UVB e UVC. Sono questi ad essere potenzialmente dannosi per gli occhi.

Il motivo per cui sono pericolosi è triplice:

  1. hanno una notevole lunghezza d’onda, quindi riescono a penetrare nel nostro occhio in profondità: fino alla macula, motivo per cui la maculopatia può essere anche legata ad un’eccessiva esposizione ai raggi UV;
  2. non hanno nulla a che fare con il calore, dunque spesso non ci rendiamo conto di essere esposti a questo tipo di raggi (che, peraltro, si fanno più intensi mano a mano che l’altitudine aumenta);
  3. sono invisibili, quindi il nostro occhio non innesca il naturale riflesso di difesa che è il restringimento della pupilla.

Anche la luce blu emessa dai dispositivi elettronici appartiene alla famiglia dei raggi ultravioletti potenzialmente dannosi per la salute oculare.

Due parole sulla maculopatia

Il legame tra maculopatia e raggi UV non è infrequente. La maculopatia è una delle patologie oculari che più spesso può essere causata dall’esposizione intensa ai raggi ultravioletti. Questo accade perché la radiazione luminosa provoca nei tessuti oculari uno stress ossidativo che porta alla degenerazione delle cellule retiniche. Un processo che causa un danno irreversibile, capace di compromettere irrimediabilmente la capacità visiva di chi ne è affetto. Nella maculopatia, poiché la macula è situata proprio al centro della retina, la compromissione avviene a livello di visione centrale, mentre la visione periferica rimane inalterata.

Per completezza, segnaliamo che esistono diversi tipi di maculopatia. Alcune non hanno nulla a che fare con le radiazioni luminose, come quelle su base ereditaria oppure quelle di tipo diabetico. Altre, come per esempio la Degenerazione Maculare Senile, trovano invece nell’esposizione alle radiazioni luminose un fattore di rischio (oltre all’età, naturalmente).

Non solo maculopatia

Altre patologie legate all’esposizione alle radiazioni ultraviolette

Oltre alla macula, vi sono altre aree dell’occhio che possono essere danneggiate da un’esposizione intensa ai raggi UV. Tra queste citiamo, oltre naturalmente a tutta la retina, la cornea, la congiuntiva ed il cristallino. A proposito di quest’ultimo, conviene sapere che le radiazioni ultraviolette possono essere considerate fattore predisponente anche per la cataratta. Infine, non possiamo non citare lo pterigio, una patologia oculare causata dall’esposizione intensa tanto al sole quanto al vento.

Le radiazioni nocive ci sono sempre:

in qualunque stagione e con qualunque tempo atmosferico

Per proteggersi dalle patologie oculari connesse all’esposizione alle radiazioni luminose si consiglia di indossare sempre gli occhiali da sole. Qualora ci si trovi in prossimità di specchi d’acqua o sulla neve, laddove dunque il riverbero amplifica l’intensità dei raggi UV, si consiglia di abbinare anche un berretto, e di evitare di trascorrere troppo tempo all’aperto durante le ore centrali della giornata. Tuttavia, si tenga presente che i raggi UV sono presenti nell’atmosfera tutto l’anno. Ciò significa che anche in città in una giornata grigia e piovosa i nostri occhi sono costantemente esposti alla loro azione.

Conclusioni

La maculopatia, così come la cataratta ed altre patologie oculari, può essere causata anche da un’esposizione prolungata ed intensa alle radiazioni luminose nocive. L’occhio è un insieme di strutture delicatissime e preziose, che è fondamentale preservare sul lungo periodo con cura ed attenzione. Tuttavia, capita sovente di ricordarsene quando insorgono i problemi. Al contrario, mettere in atto stili di vita virtuosi, alimentandosi correttamente, cercando di tenere a bada lo stress e, nel caso delle radiazioni luminose, indossando un buon paio di occhiali da sole, è sicuramente la strada giusta da intraprendere.

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Vista dopo i 40 anni: come cambiano i nostri occhi

vista dopo i 40 anni - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Nel periodo della nostra vita che va dai 20 fino ai 40 anni la nostra capacità visiva rimane, con o senza difetti visivi, tutto sommato stabile. Dai 40 anni in poi le cose iniziano a cambiare e ad evolversi. Talvolta impercettibilmente, altre volte meno. Come cambia la vista dopo i 40 anni? Quali sono i difetti visivi e le patologie che comunemente compaiono mano a mano che il tempo passa? Facciamo il punto della situazione.

Il primo ospite sgradito: la presbiopia

Fino ai 40 anni circa, a meno che non vi siano già altri difetti visivi, a nessuno verrebbe mai in mente di non riuscire più a leggere il giornale, a lavorare al computer, ad utilizzare facilmente lo smartphone. Eppure, un bel giorno, ci si rende conto che per riuscire in quelle piccole e tutto sommato banali azioni si è costretti ad allontanare leggermente l’oggetto dal viso. Che cosa è cambiato? E’ successo che la presbiopia ha fatto capolino nella nostra vita. Rassicuriamoci, è del tutto normale, e succede quasi a tutti.

Presbiopia: con l’avanzare dell’età, il cristallino, la minuscola lente situata all’interno dell’occhio, perde la sua flessibilità. E viene meno quella che gli esperti chiamano capacità di accomodazione, cioè di spostare in modo naturale ed involontario il fuoco da lontano a più vicino. Gli ipermetropi e gli astigmatici sono i primi a rendersi conto di aver sviluppato anche la presbiopia, mentre i miopi compensano togliendosi gli occhiali, almeno per i primi tempi.

Come si risolve la presbiopia: Con gli occhiali da vista in modo temporaneo, oppure con un semplice intervento laser, simile all’intervento per la correzione dei difetti visivi con tecnica FemtoLASIK. In alternativa, esiste anche la sostituzione del cristallino così come avviene per la cataratta, oppure l’inserimento di lenti intracorneali.

La cataratta

La perdita di efficienza del cristallino è legata a doppio filo all’insorgenza della presbiopia, ma non solo. Con l’avanzare del tempo (già intorno ai 55 – 60 anni) il cristallino perde sempre di più la sua trasparenza, si indurisce e si ispessisce. Il risultato è una visione dei colori e delle forme sempre più incerta e meno nitida. Segno che siamo affetti da cataratta.

Cataratta: è la progressiva ed irreversibile opacizzazione del cristallino.

Come si risolve la cataratta: non esiste terapia farmacologica per rallentare o migliorare l’opacizzazione del cristallino. L’unica soluzione è la sostituzione del cristallino con una lente intraoculare artificiale (intervento di facoemulsificazione).

Degenerazione maculare senile

Non sempre la progressiva incertezza della visione è causata dalla cataratta. A volte ad invecchiare assieme a noi è la macula, la porzione centrale (preziosissima e delicatissima) della nostra retina. E allora, le difficoltà visive si sperimenteranno proprio a livello di visione centrale, mentre per quanto riguarda la visione periferica ci sembra tutto sommato di vedere ancora bene. Questa patologia prende il nome di degenerazione maculare senile.

Degenerazione maculare senile: è un deterioramento progressivo dei fotorecettori presenti sulla macula. Si può presentare in due varianti, una detta essudativa (umida), l’altra atrofica (secca). La prima è trattabile grazie alle iniezioni intravitreali.

Come si risolve la maculopatia: la maculopatia senile di tipo essudativo si risolve con delle punturine indolori chiamate iniezioni intravitreali, a base di un farmaco specifico per la patologia. La variante atrofica della patologia è invece più difficile da trattare.

Glaucoma

I 40 anni rappresentano un po’ il giro di boa della salute oculare, ed è proprio a questa età che può fare la sua comparsa, in sordina, una patologia oculare chiamata glaucoma. Perché in sordina? Il glaucoma inizialmente è asintomatico, dunque può capitare di esserne affetti inconsapevolmente. L’incidenza non è altissima ma può capitare. E’ bene dunque non dimenticare di sottoporsi a periodici controlli della salute oculare.

Glaucoma: è un aumento della pressione intraoculare che, a lungo andare, può danneggiare le strutture oculari con particolare riferimento al nervo ottico. Il risultato è una perdita irreversibile della propria capacità visiva.

Come si risolve il glaucoma: Il glaucoma si può trattare farmacologicamente grazie ad una terapia ipotonizzante a base di specifici colliri: è molto importante, in questo caso, seguire molto attentamente la terapia. A volte si rende necessario un piccolo intervento di chirurgia oculare per favorire l’abbassamento della pressione intraoculare (trabulectomia).

Insomma, l’età che avanza può mettere a dura prova la nostra salute oculare. Ciò non significa che ci si debba allarmare. Affrontare l’età adulta e matura con la giusta dose di serenità è fondamentale per vivere bene. A tal fine, il consiglio è quello di prendersi cura di se stessi, programmando anno dopo anno una serie di controlli della propria salute – inclusa quella oculare – onde prevenire e se necessario intervenire tempestivamente nei confronti di eventuali patologie.

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