La presbiopia oggi: perché non rassegnarsi

Che cos’è la presbiopia oggi? Quanto ne sanno gli italiani sul tema? La sua comparsa è davvero segno dell’età che avanza impietosamente, privandoci del dinamismo che invece sentiamo ancora come una necessità impellente? Questi ed altri temi sono stati affrontati da Lucio Buratto, Vira Carbone ed Alessandra Ghisleri durante la conferenza stampa sull’indagine “Gli italiani e la presbiopia”, condotta da Euromedia Research su un campione di individui tra i 40 e i 60 anni. Scopriamo assieme cosa è emerso dall’indagine.

Presbiopia come sinonimo di vecchiaia incipiente: sì, no, forse?

Quanto ne sanno gli italiani in merito alla presbiopia, il disturbo visivo tipico dell’età adulta che esordisce poco dopo i 40 anni e che conduce ad un graduale peggioramento della vista da vicino? Quel noioso disturbo che porta ad allontanare sempre di più la fonte di lettura dal viso, nel tentativo di mettere a fuoco caratteri, scritte, etichette, giornali e quant’altro?

Stando ai risultati dell’indagine, la maggior parte degli intervistati

  • sa dare una definizione del disturbo (64%), affermando che si tratta di un problema visivo che si risolve con l’uso degli occhiali da vista
  • associa con una certa facilità la presbiopia al concetto di vecchiaia (75,5%)

Alla luce del dato importante secondo il quale la presbiopia è molto spesso associata al tempo che avanza, emerge anche come gli intervistati siano abbastanza predisposti a farsi influenzare dalla sua insorgenza (45%) ed a modificare stili di vita ed abitudini quotidiane in accordo con le nuove “abitudini” visive (53%). Ma è davvero necessario? Forse no.

Oggi non è più necessario rassegnarsi alla presbiopia

E’ il Dottor Lucio Buratto stesso, Direttore Scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico, a fornirci una risposta quanto mai esaustiva: “Il messaggio importante per la cittadinanza è che, oggi, non c’è nessuna ragione per rassegnarsi a convivere con la presbiopia. Correggerla può portare a grandi vantaggi al benessere individuale”.

In questo contesto si rivela dunque fondamentale informare le persone circa le possibilità di correzione permanente della presbiopia. Possibilità concrete e realizzabili a qualunque età, ed applicabili sia nelle fasi d’esordio del difetto visivo (in età adulta), sia in età matura ed avanzata.

Ed è proprio ai più giovani (45-65enni) che il dottore si rivolge, definendoli “giovani presbiti”: perché sentirsi improvvisamente vecchi quando non lo si è affatto? Oggi i tempi sono cambiati e l’età adulta è, di fatto, una seconda giovinezza, fatta di dinamismo, interessi, sport, vita sociale. Per questo motivo, non ha senso rassegnarsi passivamente all’uso di ausili esterni per la visione.

Risolvere la presbiopia in modo permanente: quanto ne sanno gli italiani?

La moderna oftalmologia oggi guarda al futuro con grande ottimismo. Non v’è disturbo o patologia per il quale studiosi, ricercatori ed oftalmologi di tutto il mondo non si siano impegnati nel ricercare soluzioni veloci, efficaci, indolori ed altamente risolutive. Nel caso della presbiopia, queste soluzioni esistono e sono una realtà tangibile. Ma stando ai risultati dell’indagine, il 53% degli italiani non ne è a conoscenza. Un dato particolarmente importante, specie se si considera che, come detto in apertura, la presbiopia è vissuta come segno di invecchiamento.

Informare, dunque, è d’obbligo. Riassumiamo brevemente le opzioni correttive oggi disponibili per la presbiopia

  • tra i 40 e i 50 anni è possibile ricorrere ad un intervento laser eseguito sulla cornea (la parte anteriore dell’occhio), durante il quale è possibile anche correggere altri eventuali difetti visivi;
  • dopo i 50 anni, si propone un intervento che prevede la rimozione del cristallino naturale e la sua sostituzione con una lente intraoculare (IOL) dotata del potere refrattivo necessario al paziente. Il vantaggio in più, in questo caso, è che il paziente non si ammalerà mai di cataratta (i cristallini artificiali durano per tutta la vita).

Un’indagine interessante, dunque, che ci dà la misura del fatto che sovente non ci si prende cura come si potrebbe della propria salute visiva non tanto per pigrizia, ma per scarsa informazione.

Dati Euromedia Research

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