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Occhio pigro: tre cose da sapere

occhio pigro - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Vi sarà sicuramente capitato di conoscere qualcuno il cui figlio soffre di cosiddetto “occhio pigro”. Come si riconosce e soprattutto come si risolve questo problema visivo? Cerchiamo di conoscerlo più da vicino, includendo tre curiosità che forse non tutti conoscono sul tema.

Cos’è l’ambliopia o “occhio pigro”

L’ambliopia, comunemente nota con il nome di occhio pigro, è una condizione visiva tipica dei bambini. Il nome ambliopia deriva dal greco amblyos e os, che vuol dire, rispettivamente, “pigro” e “visione”. Il bambino affetto da occhio pigro, pur avendo un apparato visivo perfettamente sano e ben formato dal punto di vista anatomico, presenta una riduzione drastica della capacità visiva da parte di un occhio. Il responsabile dell’errore, tuttavia, non è però del tutto l’occhio, bensì in buona parte il cervello. Quest’ultimo, in presenza di un occhio che ha un difetto visivo nettamente maggiore di quello dell’altro occhio, privilegia l’occhio che lavora meglio e via via continua a prediligere l’informazione visiva che questo fornisce, trascurando sempre di più l’altro. Di conseguenza, l’occhio meno efficiente (e anche la parte di corteccia visiva addetta alla visione) non viene opportunamente stimolato e perde progressivamente la sua efficienza.

Tre cose che forse non sapete sull’occhio pigro

1 – Un videogioco per aiutare il bambino affetto da ambliopia?

I ricercatori dell’Università Mc Gill, a Montreal, in Canada, hanno messo a punto un videogame capace di aiutare i bambini affetti da ambliopia. In caso di diagnosi di occhio pigro, i medici oculisti prescrivono di occludere l’occhio sano per stimolare quello pigro a lavorare maggiormente. Il software che sta alla base dello sviluppo di questo videogame invece si basa sull’idea di far lavorare entrambi gli occhi contemporaneamente. In questo modo, si potrà stimolare il cervello ad incrementare l’acutezza visiva ed a comportarsi come farebbe normalmente. I ricercatori che hanno messo a punto il videogame garantiscono risultati interessanti dal punto di vista medico, e non solo.  Naturalmente il gioco offre anche una buona dose di divertimento per i più piccoli. Tuttavia, Dig Rush, questo è il suo nome, è ancora in attesa dell’approvazione della Food & Drug Administration americana e potrà successivamente approdare sui mercati non solo statunitensi, ma di tutto il mondo.

Fonte: Srl.mcgill.ca

2 – Può colpire entrambi gli occhi contemporaneamente

Sebbene la forma più diffusa di ambliopia sia quella monolaterale, esiste anche una forma bilaterale. Naturalmente si tratta di una forma più rara, ma l’ambliopia bilaterale, come suggerisce il nome stesso, interessa entrambi gli occhi, che soffrono contemporaneamente di una difficoltà visiva, legata quasi sempre ad una patologia e non a un difetto refrattivo.

3 – Ambliopia in età adulta: anche l’attività fisica è di aiuto

Non sempre è facile correggere e trattare un occhio pigro che è stato lungamente trascurato e che è ancora presente in età adulta. Tuttavia, una ricerca tutta italiana ha dimostrato la possibilità di trattare l’ambliopia anche quando il cervello è meno “plastico”, (come quello del bambino) cioè meno disposto a modificarsi in risposta a determinati stimoli. La ricerca, condotta dall’Università di Pisa in collaborazione con l’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha dimostrato come l’attività fisica riesca ad incrementare la produzione di una proteina, chiamata Bndf (Fattore neurotrofico derivato dal cervello), fondamentale per incrementare la plasticità del cervello. La ricerca, che ha dato esito positivo, è stata condotta proprio invitando alcuni pazienti adulti ambliopi a sottoporsi a sedute di cyclette con un occhio bendato, a più riprese nell’arco della giornata.

Fonte: ncbi.nlm.nih.gov

Leggi anche: quando portare i bambini dall’oculista? 

 

 

Benessere visivo: età dopo età, ecco tutte le tappe della prevenzione

Per vivere bene e a lungo non esistono pozioni miracolose, ma sicuramente c’è un piccolo grande segreto, ormai sempre più accettato e condiviso, ovvero la prevenzione. Prevenire qualunque tipo di disturbo o patologia o coglierlo al suo esordio consente di evitare o per lo meno porre un limite agli eventuali danni che questo può provocare. Questa regola vale naturalmente anche per la salute oculare: non vi è periodo della vita in cui non sia opportuno sottoporsi ad una visita oculistica specialistica per un controllo generale dello stato di salute dell’apparato visivo. Ad ogni età, insomma, il suo controllo. Vediamo quali sono le tappe imprescindibili. 

1 – Le visite dell’infanzia

Quando arriva un bambino in famiglia, si tende a dare un pò per scontato che i suoi occhi, in quanto giovani e “nuovi”, siano praticamente perfetti. Potrebbe anche non essere così, ecco perché un controllo della vista in età infantile può aiutare a valutare lo stato di salute dell’apparato visivo del piccolo, ed il suo grado di “maturazione”. Non dimentichiamo che la vista dei bambini è in continua evoluzione dalla nascita fino ai sei anni, e che solo a sei anni la visione giunge a 10/10. Le visite oculistiche dell’infanzia che conviene programmare sono dunque 3:

entro la quarta settimana d’età

questa visita è fondamentale per accertarsi che il piccolo non abbia malattie oculari congenite, ovvero acquisite sin dalla nascita. Tra le malattie congenite ricordiamo la cataratta, il glaucoma oppure una retinopatia.

entro il primo – secondo anno di vita

in questo periodo il bambino può andare incontro al cosiddetto “occhio pigro” ovvero, pur in assenza di patologie rilevanti, potrebbe usare prevalentemente un occhio a scapito dell’altro. Di conseguenza, l’apparato visivo si sviluppa in modo asimmetrico: diagnosticare un occhio pigro per tempo è fondamentale per effettuare un trattamento adeguato.

intorno ai 5 -6 anni

si consiglia di controllare la vista quando il bambino sta per fare il suo ingresso nel mondo della scuola. Un rendimento scarso, cefalee frequenti o altri problemi possono essere il segnale che il bambino non vede bene e fatica a seguire le lezioni. Il controllo in età prescolare o scolare consente di individuare e se necessario correggere la presenza di eventuali difetti refrattivi come miopia, astigmatismo e ipermetropia.

Le visite della giovinezza e dell’età adulta

durante l’adolescenza

l’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti, per l’organismo in generale ma anche per l’apparato visivo. Può capitare che in questo periodo esordiscano dei difetti refrattivi, come la miopia, e dunque sia necessario intervenire di conseguenza. Si ricordi che una miopia che esordisce a 10-12 anni tende a progredire e ad assestarsi intorno ai 20-25 anni, dunque un adolescente miope va tenuto controllato e monitorato con una certa frequenza fino a quando il difetto non trova una sua stabilità.

18 anni, la patente (e non solo)

a 18 anni si consiglia di sottoporsi ad una visita oculistica specialistica prima del conseguimento della patente. Inoltre, molti giovani a 18-20 anni cominciano ad affacciarsi al mondo del lavoro, avendo a che fare con videoterminali per diverse ore al giorno. Un controllo della vista è quel che ci vuole per assicurarsi un rendimento lavorativo adeguato alle proprie aspettative.

il controllo dei 40 anni

anche se al giorno d’oggi a 40 anni si è ancora tutto sommato giovani, l’apparato visivo potrebbe cominciare a presentare qualche problema. Ci riferiamo alla presbiopia, difetto visivo che fa il suo esordio tipicamente intorno a quest’età, e che consiste in una difficoltà nella lettura. La presbiopia si risolve con l’uso di una lente adeguata ma non risolutiva in modo definitivo. Ecco perché è bene ripetere il controllo della vista ogni tre o quattro anni. Non dimentichiamo, inoltre, che la globalizzazione della tecnologia e l’uso quotidiano e costante dei dispositivi elettronici mettono a dura prova il nostro apparato visivo proprio perché lettura e scrittura sono all’ordine del giorno. Intorno ai 40 anni può fare il suo esordio anche la Sindrome dell’Occhio Secco, che si manifesta prevalentemente tra le donne quando l’organismo si prepara alla menopausa portando con sé una serie di sintomi e cambiamenti talvolta meno percettibili, altre volte più evidenti.

Le visite della terza età

dai 60 anni in su

nel corso dell’ultimo secolo, l’allungamento della vita media ha fatto sì che alcune patologie strettamente connesse all’età matura si facessero sempre più presenti tra la popolazione. Un controllo ogni due o tre anni a partire dai 60 anni in su consente di affrontare la terza età con serenità e di trattare eventuali patologie tempestivamente. Tra le patologie tipiche di questa fascia d’età ricordiamo la degenerazione maculare senile e la cataratta (che oggi è operabile con successo ed è uno degli interventi più praticati al mondo), ma anche il glaucoma.

Una regola per tutti

Arrivare preparati alle varie tappe della nostra vita, leggere molto, tenersi informati, accettare serenamente le sfide che la nostra esistenza ci offre e soprattutto fare tanta prevenzione sono i segreti per mantenersi in salute e per non incorrere nei danni spiacevoli che alcune patologie possono portare con sé.