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Intervento di cataratta: benefici per gli occhi e per la mente

L’intervento di cataratta è una procedura chirurgica indolore, di breve durata ed altamente sicura. Non vi è motivo per non affrontarla al cospetto di una diagnosi di cataratta. Ed anzi, i motivi per non attendere troppo ad eseguirla sono innumerevoli. E la scienza lo conferma: operarsi di cataratta apporta indubbi benefici sul piano della salute visiva, ma anche per la mente. Scopriamo assieme fino a che punto.

Perché non rimandare mai l’intervento di cataratta

L’intervento di cataratta è una di quelle procedure capaci di migliorare sensibilmente ed inaspettatamente la nostra capacità e qualità visiva. Ciò che spesso manca rispetto a questo intervento è la conoscenza dei suoi notevoli e comprovati benefici lato paziente. Riassumiamoli brevemente. L’intervento di cataratta:

  • restituisce una qualità visiva ottimale al netto dei disturbi tipici dati dalla opacizzazione del cristallino (contorni poco nitidi, qualità dei colori impoverita, visione complessiva imprecisa);
  • consente di correggere anche i difetti visivi preesistenti (miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia), regalando una inedita indipendenza dagli occhiali da vista.

Non rimandare l’intervento di cataratta significa godere di questi benefici quanto prima, ma non solo. Una cataratta particolarmente matura porta con sé un cristallino maggiormente ispessito ed indurito. Si tratta di caratteristiche che:

  • rendono più difficoltosa l’estrazione del cristallino durante l’operazione di cataratta;
  • predispongono l’apparato visivo allo sviluppo di altre patologie oculari, a causa dell’aumento di pressione intraoculare che si verifica nell’occhio quando il cristallino occupa più spazio del dovuto o si deteriora all’interno dell’occhio stesso.

Altri benefici offerti dall’intervento di cataratta

I latini dicevano mens sana in corpore sano. E avevano ragione. Diverse ricerche scientifiche si sono poste il problema di indagare il legame esistente tra benessere visivo e salute cerebrale. I risultati di queste indagini sono davvero sorprendenti.

Un team di studiosi dell’Università di Washington ha scoperto che chi soffre di patologie oculari degenerative è maggiormente predisposto a sviluppare anche patologie neurodegenerative. Tra queste, varie forme di demenza, oltre al forse più noto morbo di Alzheimer. Stando alle percentuali, si parla di un 40%-50% di probabilità in più rispetto a chi ha un apparato visivo sano.

Tra le patologie oculari degenerative prese in esame nella ricerca scientifica appena citata c’erano la retinopatia diabetica, il glaucoma e la degenerazione maculare senile. A seguito di questa prima indagine scientifica, che non prendeva in esame l’opacizzazione del cristallino, i ricercatori hanno deciso di andare oltre.

Un nuovo studio, pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica Jama, ha dunque posto in correlazione l’opacizzazione del cristallino con le patologie neurodegenerative (demenza e morbo di Alzheimer). Protagonista ancora una volta la University of Washington School of Medicine, dove è stato condotto lo studio. Stando ai risultati, estrapolati dall’osservazione di un campione di oltre 5000 pazienti, l’intervento di cataratta riduce del 30% le probabilità di sviluppare una patologia neurodegenerativa nei 10 anni successivi alla sua esecuzione.

Perché l’intervento di cataratta riduce il rischio di sviluppare una patologia neurodegenerativa?

I ricercatori hanno cercato le motivazioni scientifiche della correlazione esistente tra intervento di cataratta e patologie neurodegenerative. Le ipotesi non sono mancate:

  • le difficoltà sensoriali (difficoltà visiva o uditiva) sono tradizionalmente correlate ad un rischio aumentato di andare incontro a patologie neurodegenerative. Curare il benessere visivo esercita un effetto positivo sulla salute cerebrale riducendo il rischio di ammalarsi di demenza;
  • l’opacizzazione del cristallino inibisce il passaggio della luce dalla pupilla verso la retina. Eppure, sulla retina vi è una sostanza chiamata melanopsina che regola il ritmo sonno-veglia e ci difende dal decadimento cognitivo. Consentire alla luce di penetrare sino alla retina non è solo cruciale per la funzione visiva, ma anche per il benessere cerebrale.

L’operazione di cataratta restituisce uno stato emotivo positivo e ottimistico

In generale, e concludendo, operarsi di cataratta ove necessario è anche un vero e proprio toccasana per il proprio benessere emotivo. Tornare a vedere come prima o anche meglio di prima consente di vivere la terza età con un ritrovato senso di prontezza, autonomia e indipendenza. Non è infrequente, infatti, che la cataratta porti con sé una sofferenza emotiva che via via si fa più marcata: la percezione della propria incertezza motoria e delle difficoltà a misurare i propri movimenti nello spazio si ripercuote spesso anche a livello di stati emotivi non sempre positivi ed ottimistici.

Quando fare un caffè, prendersi cura di se stessi, fare la spesa o condurre un veicolo diventa difficoltoso, l’umore ne risente. E si fa spazio nell’animo un senso di desolazione e di spaesamento che con il tempo si tramuta in un umore costantemente depresso.

Accompagnare un proprio caro nel percorso di cura della cataratta

significa avere a cuore anche la sua salute emotiva

Risolvere e curare la cataratta non è solamente il primo passo ridimensionare il rischio di sviluppare patologie neurodegenerative. Ma è anche la strada giusta per recuperare ottimismo, positività, desiderio di autonomia e di indipendenza. Un aspetto importante che dovrebbe tenere in considerazione non solo il paziente che ne è affetto, ma anche chi se ne prende cura: per esempio, chi ha un genitore anziano affetto da cataratta e desidera vederlo vivere una terza età sotto il segno della serenità.

Intervento di cataratta: vuoi saperne di più?

Hai bisogno di ulteriori informazioni sull’intervento di cataratta? Hai un parente anziano e desideri prenotare una visita oculistica specifica per la cataratta? Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione: puoi chiamarci dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 19.00 il numero 02 636 1191.

La scienza dimostra il legame tra Alzheimer e patologie degenerative oculari

Mentre medici e studiosi di tutto il mondo sono alla ricerca delle cause che scatenano il Morbo di Alzheimer, oggi un team di ricercatori dell’Università di Washington ha individuato il legame tra questa insidiosa patologia neurocognitiva ed alcune patologie degenerative oculari. Ma vediamo i dettagli di questa scoperta. 

I dettagli dello studio che ha messo il correlazione alcune patologie oculari con il morbo di Alzheimer

Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Washington e pubblicato sulla rivista Alzheimer & Dementia, ha visto la partecipazione di 3877 pazienti dai 65 anni in su. Dalle ricerche è emerso che coloro che soffrivano di specifiche malattie degenerative agli occhi avevano tra il 40% ed il 50% di probabilità in più di sviluppare anche l’Alzheimer. I ricercatori hanno tuttavia specificato che questo non significa che chi soffre di una patologia degenerativa oculare svilupperà anche il morbo di Alzheimer o viceversa: significa piuttosto che chi soffre di determinate patologie oculari dovrebbe essere consapevole di avere più probabilità di andare incontro anche a forme di demenza. Una consapevolezza che naturalmente va estesa anche ai medici di base ed agli oculisti che hanno in cura questi pazienti.

Quali sono le patologie degenerative oculari correlate con il morbo di Alzheimer?

I ricercatori hanno evidenziato in particolare una correlazione tra la malattia di Alzheimer e 3 patologie oculari: degenerazione maculare, retinopatia diabetica e glaucoma. Tre patologie dai sintomi differenti ma che hanno in comune alcuni fattori di rischio, come l’età, uno stile di vita non sempre corretto (poca attività fisica e un regime alimentare poco sano o poco vario), oltre ai fattori genetici. La correlazione con il morbo di Alzheimer non è invece emersa nei pazienti affetti da cataratta.

Una correlazione che forse aiuterà gli studiosi a scoprire qualcosa di più sulle origini del morbo di Alzheimer

L’auspicio è che la correlazione tra le patologie degenerative oculari sopra citate e il morbo di Alzheimer sia d’aiuto agli studiosi impegnati nello studio delle origini di questa malattia neurocognitiva ad oggi ancora così insidiosa e poco conosciuta. Una speranza che ci si augura divenga presto realtà, dal momento che nel mondo vivono circa 50 milioni di persone affette da morbo di Alzheimer e che questo numero è destinato a triplicare di qui al 2050 (fonte Topmemory.org). Una cosa tuttavia è chiara: che forse è proprio vero che “gli occhi sono lo specchio dell’anima” e che a partire dall’osservazione degli occhi si possono evincere molte informazioni sullo stato di salute dell’individuo, inclusa la predisposizione ad alcune patologie.

Fonte: Alzheimer & Dementia