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Prevenire la maculopatia: a tavola si può?

La maculopatia senile è una patologia oculare piuttosto insidiosa che è fondamentale trattare opportunamente e mantenere costantemente monitorata. Stando ai numeri, ad oggi la patologia colpisce il 10-13% degli adulti over 50 in Europa, Asia, Australia e Nord America. Le opportunità terapeutiche non mancano, e pur tuttavia il mondo della scienza non cessa di interrogarsi ed andare alla ricerca di nuove soluzioni ancor più performanti e risolutive per il trattamento della maculopatia. Nel frattempo, un aiuto per prevenire la maculopatia ci arriva dalla buona tavola. Parola di scienza.

Due parole sulla maculopatia degenerativa senile

La maculopatia degenerativa senile è una patologia oculare che interessa la parte più centrale della retina. Il suo nome è macula, e si trova proprio in corrispondenza della pupilla. La macula è deputata al corretto funzionamento della visione centrale nonché della percezione dei colori. Nei pazienti affetti da maculopatia degenerativa senile, la macula va incontro ad un progressivo deterioramento con conseguente perdita della capacità di svolgere le sue funzioni. Questo accade perché i fotorecettori presenti sulla sua superficie vanno incontro a decadimento e morte. Il risultato è una visione centrale sempre più compromessa mano a mano che la patologia avanza. Ove non trattata opportunamente, la degenerazione maculare senile può condurre a cecità.

Rimandare gli appuntamenti con la prevenzione per mancanza di tempo o per paura di contrarre altre patologie può essere controproducente e favorire un peggioramento anche importante del quadro clinico. Questo vale per la degenerazione maculare senile ma anche per altre patologie oculari, come il glaucoma.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Perchè la dieta può essere un valido alleato, e in che modo

Anche se la buona tavola non può metterci al riparo da qualunque patologia, è sicuramente un buon punto di partenza. Al fine di prevenire la maculopatia, due ricerche scientifiche hanno sottolineato il ruolo dell’alimentazione nell’aiutare a ridurre significativamente il rischio di sviluppare la patologia o nel rallentarne la progressione. I due studi, chiamati AREDS e AREDS2, hanno indicato una serie di elementi nutritivi che, se assunti regolarmente, possono portare benefici alla macula ed all’apparato visivo più in generale. Eccoli:

  • vitamina C
  • vitamina E
  • zinco
  • omega3
  • luteina
  • zeaxantina

Si tratta di preziosi elementi nutritivi contenuti in buona parte delle verdure di stagione, ma anche nel pesce, nei cereali e nella frutta sia fresca che secca. Anche senza ricorrere necessariamente agli integratori, dunque, una dieta ricca e varia è sicuramente d’aiuto nel prevenire la maculopatia.

Fonte: Fondazione Macula

Opportunità di trattamento della maculopatia

Come detto, la dieta è sicuramente un valido aiuto per mantenere l’occhio e la macula in salute e per prevenire la maculopatia. Tuttavia, la degenerazione maculare senile, ove manifesta, va trattata con opportune terapie farmacologiche. In questo senso, due sono i fattori che possono determinare di una prognosi favorevole:

  • una diagnosi tempestiva
  • l’aderenza alla terapia indicata dallo specialista

Ad oggi la terapia più efficace per il trattamento della patologia nella sua variante essudativa è data dalle iniezioni intravitreali. La terapia si basa sulla somministrazione cadenzata e periodica di un farmaco contenente una proteina capace di inibire il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), responsabile dello sviluppo di neovasi a livello sottoretinico. Per ciò che concerne la variante atrofica della patologia, sono al vaglio della scienza altre opportunità di trattamento.

La degenerazione maculare senile atrofica ha un esordio lento e subdolo. Talvolta può evolvere nella forma essudativa della patologia. Ma non accade mai il contrario.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

Cosa sono le iniezioni intravitreali

Le iniezioni intravitreali sono minuscole punturine eseguite all’interno dell’occhio. Nonostante l’idea di sottoporsi a tale trattamento possa risultare sgradevole, il fastidio è davvero minimo ed il beneficio è tangibile e scientificamente comprovato. Le iniezioni intravitreali sono eseguite in ambiente sterile e sicuro da mano esperta. La cadenza è rigorosa ed è fortemente sconsigliato soprassedere rispetto agli appuntamenti fissati dallo specialista.

Presso i centri d’eccellenza è possibile cominciare il trattamento con iniezioni intravitreali non appena si riceve la diagnosi. Un tempismo che gioca a favore della prognosi.

Dott. Matteo Cereda, Medico Oculista e Retinologo presso CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico

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Il Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 19.00 allo 02 6361191. Chiamaci per una visita oculistica specialistica per le patologie della retina: sarà nostra cura illustrarti nel dettaglio caratteristiche e benefici delle iniezioni intravitreali e rispondere alle tue domande sul tema. 

La corioretinopatia sierosa centrale

La corioretinopatia sierosa centrale è una patologia oculare che si caratterizza per un accumulo di liquidi al di sotto della regione centrale della retina. Si tratta di una malattia che nella maggior parte dei casi regredisce nel giro di alcuni mesi. Tuttavia, qualora la corioretinopatia sierosa centrale dovesse recidivare – eventualità che si manifesta in circa il 20% dei casi – esiste la possibilità che essa danneggi i fotorecettori e la capacità visiva del paziente. Cerchiamo di fare chiarezza sul tema.

Cos’è la corioretinopatia sierosa centrale

La corioretinopatia sierosa centrale è una patologia oculare che si manifesta quando si viene a perdere il corretto equilibrio tra coroide, epitelio pigmentato e retina. In condizioni normali, l’epitelio pigmentato, che si trova tra la coroide e la retina, impedisce il passaggio di liquidi verso quest’ultima. Quando la patologia si manifesta, al contrario, si ha un accumulo di liquidi provenienti dalla coroide verso la retina. Questa patologia non ha nulla a che vedere con la degenerazione maculare senile essudativa, che si caratterizza invece per la formazione di neovasi e per altre caratteristiche.

Quando e perché si manifesta la patologia?

La corioretinopatia sierosa centrale si manifesta solitamente ad un solo occhio e tende a regredire da sola nel giro di qualche mese. I sintomi sono difficoltà visiva, perdita della qualità visiva e della nitidezza dei colori. In generale è importante sapere che anche uno stile di vita piuttosto sregolato, caratterizzato da stress psicofisico, può predisporre all’insorgenza della patologia.

Come si diagnostica la corioretinopatia sierosa centrale

Gli esami fondamentali per la diagnosi della patologia sono la fluorangiografia e l’OCT.L’OCT è una sorta di tac della retina, un esame ad alto contenuto tecnologico, non invasivo, che consente di effettuare diverse scansioni della retina ed osservarla nei minimi dettagli. La fluorangiografia è un esame che consente di visionare una vera e propria mappa retinica previa iniezione di un’innocua sostanza fluorescente.

Quali sono le possibilità di trattamento?

Nel caso in cui la patologia tenda a recidivare e/o a diventare cronica, si possono valutare alcune possibilità di trattamento. Tuttavia, non esistono farmaci in grado di contrastare l’insorgenza della patologia o riassorbire efficacemente l’edema. Alcuni studi scientifici hanno peraltro dimostrato che l’assunzione di alcuni farmaci, come per esempio quelli a base di cortisone, sono controindicati per chi soffre di corioretinopatia sierosa centrale. (Fonte. AAOJournal.org) Di aiuto possono essere prodotti diuretici ad azione mirata per l’occhio e antiinfiammatori non steroidei. Nei casi più gravi, talvolta, può essere necessario fare una iniezione antivitreale.

Per quanto riguarda altre tipologie di trattamento, alcuni risultati incoraggianti sono stati ottenuti con il laser micropulsato, uno strumento di ultima generazione che invia impulsi brevissimi senza generare un effetto termico e dunque si rivela perfetto anche per trattare zone delicatissime come la macula.

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Maculopatia diabetica, è allarme

Il diabete è una patologia in forte crescita a livello globale, le cui conseguenze si riflettono negativamente sulla salute dell’intera popolazione mondiale, in termini di qualità di vita individuale, ma anche, più in generale, a livello sociale ed economico. Alla luce della portata di questo fenomeno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato il Programma Diabete, con l’obiettivo di ridurre al minimo le complicazioni causate dalla patologia e migliorare la qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti. Le parole d’ordine? Informare, sensibilizzare, prevenire. Non dimentichiamo che attorno al diabete “gravitano” una serie di patologie spesso poco conosciute, ma dalle conseguenze piuttosto gravi per chi ne è affetto. La maculopatia diabetica è una di queste. 

Il diabete, questo sconosciuto

Una recente indagine demoscopica condotta sulla conoscenza del diabete e delle sue possibili conseguenze ha evidenziato come gli italiani siano poco informati sulle caratteristiche e sulle conseguenze della patologia, anche laddove ne siano affetti. Ad aggravare il quadro, vale la pena di sottolineare che la maggior parte dei soggetti diabetici sono affetti da diabete di tipo II, ovvero da quella “variante” della patologia direttamente connessa ad uno stile di vita troppo sedentario e basato su abitudini alimentari sbagliate. Va da sé che informare, prevenire ed organizzare screening ed incontri informativi sul territorio sia fondamentale non solo per sensibilizzare la popolazione sul diabete, ma anche sulle patologie che esso può innescare.

La maculopatia diabetica, una (pericolosa) conseguenza del diabete

Che cos’è la maculopatia diabetica

La maculopatia diabetica è una patologia oculare particolarmente grave ed insidiosa legata a doppio filo al diabete, sia esso di tipo I che di tipo II. Uno dei sintomi del diabete è una generale debolezza delle pareti dei vasi sanguigni, in particolare a livello di microcircolo. A livello oculare, questa debolezza si traduce in un insufficiente apporto di sangue ai vasi sanguigni presenti nella macula e nel rilascio di un eccesso di liquidi.

Perchè la maculopatia diabetica è pericolosa e come evitare che lo sia

L’edema maculare è pericoloso perché può danneggiare in modo grave ed irreversibile la capacità visiva del paziente, specie se non diagnosticato e non trattato in tempo. Non dimentichiamo che la maculopatia diabetica rappresenta una delle maggiori cause di cecità al mondo. Informarsi, leggere, avere curiosità verso il mondo che ci circonda e verso le patologie che ci interessano direttamente, adottare stili di vita dinamici, positivi e salutari è fondamentale per evitare di andare incontro a patologie potenzialmente invalidanti o per intervenire quanto prima laddove esse si manifestino.

Esistono i trattamenti per la maculopatia diabetica?

Oggi la maculopatia diabetica si può affrontare con diverse soluzioni terapeutiche:

  • le iniezioni intravitreali anti-VEGF;
  • un dispositivo intravitreale a rilascio di un farmaco cortisonico;
  • altri trattamenti laser.

Queste soluzioni hanno lo scopo di riassorbire l’edema, ma non di riparare ad eventuali danni ai fotorecettori. Ecco perché è fondamentale fare informazione ed intervenire con tempismo, specie in un’ottica di generale miglioramento della qualità di vita del paziente, soprattutto se questo è ancora molto giovane.

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Iniezioni intravitreali per il trattamento della maculopatia

La degenerazione maculare senile è una patologia che interessa la macula, ovvero la parte centrale della retina, quella situata nella parte più posteriore dell’occhio. Per la sua posizione centrale e per il fatto d’essere particolarmente ricca di fotorecettori – coni e bastoncelli – indispensabili per la corretta visione dei dettagli e dei colori – la macula svolge un ruolo fondamentale per il buon funzionamento dell’intero apparato visivo. Se nella sua forma secca o atrofica la degenerazione maculare senile è più difficile da trattare, la forma essudativa o umida invece lascia più spazio all’ottimismo. Le iniezioni intravitreali rappresentano infatti una soluzione efficace che consente di arrestare la progressione della malattia. Vediamo nel dettaglio di che si tratta. 

La degenerazione maculare senile di tipo umido

Nella sua forma di tipo umido, la degenerazione maculare senile si caratterizza per la crescita anomala di piccoli vasi sanguigni sia sotto che dentro la macula. La responsabilità di questa crescita anomala è di una molecola, chiamata VEGF. Fortunatamente, esistono dei farmaci in grado di bloccare l’azione di questa molecola e di conseguenza anche gli effetti che essa esercita sulla retina. Il paziente affetto da degenerazione maculare senile essudativa, infatti, sperimenta una progressiva difficoltà a nella visione centrale (quella che serve per leggere, guardare la televisione, guidare, etc) proprio a causa dell’azione che la molecola VEGF esercita sulla macula.

Il trattamento della degenerazione maculare senile di tipo umido: le iniezioni intravitreali

I farmaci anti-VEGF, così vengono chiamati, vengono iniettati direttamente nel corpo vitreo tramite una siringa con un ago sottilissimo, e consentono di arrestare la progressione della patologia. Il protocollo prevede che si eseguano dapprima 3 iniezioni a distanza ravvicinata, e che si prosegua poi con altre per un anno circa, fino ad arrivare a 6 o 7 iniezioni totali. Le iniezioni con farmaci anti-VEGF non rappresentano la cura definitiva per la degenerazione maculare senile di tipo umido, ma sicuramente consentono di arrestare l’avanzamento della patologia in modo determinante, offrendo al paziente la concreta possibilità di recuperare una buona capacità visiva e di mantenerla a lungo nel tempo.

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