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TAC dopo intervento di cataratta: si può fare?

Tra le domande più frequenti sull’operazione di cataratta vi sono quelle che fanno riferimento al “dopo”. Ovvero, a tutto ciò che si può o non si può fare nel periodo post operatorio. E tra queste, non mancano mai quelle che riguardano eventuali esami diagnostici. E’ possibile sottoporsi ad una risonanza magnetica? E a una TAC? Approfittiamo dunque per rispondere proprio al dubbio che molti dei nostri pazienti esprimono rispetto all’eventualità e alla necessità di sottoporsi ad una TAC dopo l’intervento di cataratta.

Che cos’è la TAC? E’ un esame che comporta dei rischi?

La TAC – Tomografia Assiale Computerizzata – è un esame diagnostico approfondito che si prescrive di solito in seconda battuta dopo eventuali radiografie o ecografie. Si esegue tramite somministrazione di raggi X nelle porzioni del corpo che si intende indagare. I raggi X utilizzati per una TAC sono percentualmente maggiori rispetto a quelli necessari per l’esecuzione di una comune radiografia, ma rimangono sempre entro i limiti di sicurezza per la salute umana. Naturalmente si prescrive solo se strettamente necessaria, ma, come detto, non comporta alcun rischio.

Chi è affetto da cataratta può sottoporsi ad una TAC?

Molti pazienti affetti da cataratta – specie laddove la cataratta sia ad uno stadio iniziale – temono che l’esame diagnostico predisponga ad un peggioramento della patologia oculare. Tuttavia, il loro timore non trova fondamento scientifico, né conferma nella realtà. Non c’è motivo di temere che la cataratta peggiori a seguito dell’esame. Sicuramente peggiorerà, come accade naturalmente, in virtù del tempo che avanza o della concomitanza di una serie di fattori predisponenti. Ma il peggioramento non sarà imputabile alla TAC. Ricordiamo, ad ogni modo, che è bene eseguire l’intervento di cataratta il prima possibile a seguito della diagnosi.

E’ possibile sottoporsi alla TAC dopo l’intervento di cataratta?

L’intervento di cataratta non è una controindicazione all’esecuzione della TAC

Un’altra domanda frequente è relativa all’esecuzione della TAC dopo l’intervento di cataratta. Ebbene, essere portatori di cristallini artificiali non è una controindicazione né un limite all’esame. Chi si è sottoposto all’intervento di cataratta può sottoporsi all’esame diagnostico senza timore che le proprie lenti intraoculari o più in generale l’apparato visivo ne siano compromessi.

Vuoi saperne di più?

Ti è stata diagnosticata la cataratta o sei in procinto di sottoporti all’intervento per la sua rimozione? Vuoi conoscere più da vicino i diversi aspetti dell’intervento, sia per ciò che concerne il periodo pre operatorio che quello post operatorio? Vieni a trovarci: saremo lieti di fornirti tutte le delucidazioni che desideri. Chiamaci: il centralino del Centro Ambrosiano Oftalmico è a tua disposizione dal lunedi al venerdi 02 636 1191.

Detrazione spese sanitarie

Detrazione spese sanitarie - CAMO Centro Ambrosiano Oftalmico

Le spese sanitarie in regime pubblico e privato sono sempre detraibili, a patto che si seguano alcune semplici regole. Per detraibilità delle spese sanitarie si intende la possibilità di usufruire della detrazione Irpef del 19%. Un vantaggio non da poco che, di fatto, rende le visite specialistiche e le prestazioni sanitarie ancora più accessibili e a portata di cittadino. Questa opportunità si applica anche alle visite specialistiche oculistiche ed agli interventi di chirurgia oftalmica. Scopriamo dunque assieme in che modo prendersi cura della propria salute oculare approfittando di qualche comodità sul fronte fiscale.

Detrazione delle spese sanitarie con tracciabilità dei pagamenti

Per quanto riguarda le spese sanitarie sostenute presso strutture che operano in regime pubblico o misto, è sufficiente esibire il Tesserino Sanitario per ottenere il tracciamento di quanto eseguito ed è pertanto possibile continuare ad usare, ove lo si desideri, il denaro contante. Diverso è il caso delle strutture sanitarie che operano in regime privato. Il cittadino che desideri accedere alle prestazioni d’eccellenza di una struttura sanitaria privata potrà ugualmente usufruire della detraibilità Irpef del 19% ma sarà tenuto ad usare un metodo di pagamento tracciabile. Una comodità non da poco, insomma.

Cosa si intende per metodo di pagamento tracciabile

Per metodo di pagamento tracciabile si intendono tutte le carte di debito o di credito, i bonifici bancari, i versamenti postali, gli assegni bancari e circolari e le carte prepagate. Tutte le forme di pagamento che non prevedono il contante, dunque. La franchigia prevista è di 129,11 euro, il che significa che oltre questa cifra è possibile, come si suol dire, “scaricare” la spesa sostenuta. E’ possibile pertanto accedere alla detraibilità in regime privato per sottoporsi a:

  • esami del sangue (presso centri diagnostici privati):
  • visite mediche specialistiche (presso strutture sanitarie private non convenzionate con il SSN)
  • esami, ricoveri, interventi (presso strutture sanitarie private non convenzionate con il SSN)
  • dispositivi medici come occhiali da vista, lenti a contatto ed accessori per lenti a contatto, ausili ortopedici e sanitari.

Il documento commerciale

Il cittadino che desideri recarsi presso una struttura sanitaria operante in regime privato per sottoporsi ad una visita specialistica, ad un esame diagnostico o a una prestazione chirurgica, sarà dunque tenuto a ricordare che per accedere alle detrazioni fiscali dovrà usare un metodo di pagamento tracciabile ed evitare l’uso del denaro contante. Ma non solo. E’ altresì fondamentale che la struttura sanitaria rilasci un documento commerciale – una ricevuta – che indichi la somma ricevuta e la modalità di pagamento prescelta. Qualora il documento commerciale non sia completo di tale indicazione, non sarà valido ai fini della detraibilità.

E per quanto riguarda le visite oculistiche e gli interventi di chirurgia oculare?

Gli interventi di microchirurgia oculare sono detraibili

Quanto affermato sopra vale anche per quanto riguarda le visite oculistiche specialistiche e gli interventi di chirurgia laser. L’intervento laser per la correzione della miopia o di altri difetti visivi così come l’intervento di cataratta sono dunque detraibili dall’Irpef per il 19% per la cifra che supera la franchigia di 129,11 euro.

E gli interventi di oculoplastica?

Abbiamo avuto più volte occasione di sottolineare come oculistica ed oculoplastica siano due branche della medicina oftalmica molto vicine e molto affini. Spesso, infatti, un recupero funzionale porta con sé anche un recupero di indole estetica, e vice versa. Se l’intervento di oculoplastica non è fine a se stesso ma è orientato ad un recupero funzionale dell’apparato visivo, rientra nella detrazione, come confermato dal Decreto Ministeriale 14 del 23 aprile 1981.

CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico: le convenzioni

Il Centro Ambrosiano Oftalmico opera in convenzione con alcuni tra i più conosciuti e prestigiosi enti assicurativi italiani. Un’altra opportunità preziosa, oltre a quelle sopracitate, per accedere alla medicina d’eccellenza.

Vuoi saperne di più?

Chiamaci dal lunedi al venerdi allo 02 6361191.

3 curiosità che forse non conosci sugli occhi

curiosità occhi - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

I nostri occhi rappresentano davvero tutto il nostro mondo. Ci permettono di vedere, cosa che spesso diamo un po’ per scontata almeno fino a quando non cominciano ad avere qualche problema, ma anche di comunicare una vasta gamma di emozioni. Con un solo sguardo. Perché in fondo è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Eppure vi sono tante altre piccole grandi curiosità che non tutti sanno. Vediamone insieme 3.

1 – Gli occhi hanno una capacità visiva ad alta risoluzione

La prima curiosità sugli occhi ha in qualche modo a che fare con la tecnologia. E’ la tecnologia che imita l’occhio umano, oppure viceversa?
Per molti aspetti è facile paragonare il funzionamento dell’occhio umano a quello di una macchina fotografica, ma per molti altri no. E questo è il caso dei pixel. Mentre nel caso di una fotocamera i pixel sono disposti in modo perfettamente allineato su un piano orizzontale, nel caso dell’occhio la risoluzione non è “piana”, ma bensì “angolare”. Volendo eseguire un calcolo relativo alla risoluzione del nostro occhio, questo dovrebbe tenere in considerazione il numero elevatissimo di fotorecettori presenti sulla retina, la loro collocazione e la loro densità. Altri fattori da tenere in considerazione sono per esempio la quantità di luce, la distanza dagli oggetti osservati, le fibre nervose che trasmettono l’informazione luminosa al cervello, il “lavoro” del cervello stesso. Tutti questi elementi “complicano” l’analisi, e ci  fanno comprendere che l’occhio umano è uno strumento di gran lunga più sofisticato, più preciso e più delicato di una macchina fotografica. Tuttavia, volendo applicare il concetto di pixel al nostro apparato visivo, dovete sapere che toccheremmo quota 576 Megapixel. Una visione ad alta risoluzione, insomma!

2 – Gli occhi possono essere di due colori differenti

Vi è mai capitato di vedere una persona con gli occhi di due colori differenti? Non è molto comune, ma capita. Il termine scientifico di questo fenomeno è  “eterocromia”. L’eterocromia si verifica quando, all’interno dell’iride, vi sono quantità di melanina differenti. La melanina è responsabile del colore della nostra pelle, ma anche di quello dell’iride. Vi sono anche casi in cui all’interno della stessa iride vi siano colori diversi, dovuti ad una disomogenea distribuzione della melanina. Diverso è il caso degli albini, che hanno gli occhi di colore vicino al rosso perché sono totalmente privi di melanina. E’ bene sapere comunque che l’eterocromia generalmente non porta con sé alcun disturbo né alcuna patologia oculare, ma è puramente una caratteristica estetica.

3 – L’ultima curiosità sugli occhi…

L’ultima curiosità riguarda l’ammiccamento. L’ammiccamento è un riflesso involontario che consente all’occhio di mantenersi ben lubrificato e sempre ben protetto dalle aggressioni esterne. E’ talmente involontario, che spesso non ci facciamo nemmeno caso. Ma avete un’idea di quante volte ammicchiamo nell’arco di una giornata? E nell’arco di un anno? E’ presto detto! L’occhio umano ammicca circa 17 volte al minuto, e ben oltre i 5 milioni di volte l’anno! Inoltre, sommando tutti gli ammiccamenti di una giornata, scopriremo che l’occhio rimane chiuso per ben 2 ore anche durante le ore di veglia.

 

Lenti a contatto medicinali: quale utilità?

lenti a contatto - CAMO - Centro Ambrosiano Oftalmico

Noi tutti siamo abituati a concepire le lenti a contatto come protesi da utilizzare per sopperire alle carenze visive. E se avessero invece un vero e proprio scopo terapeutico? Recentemente, Google e Novartis hanno annunciato che stanno lavorando alla la messa a punto di una nuova generazione di lenti a contatto con per monitorare i livelli di glicemia. Un’altra funzione decisamente interessante che le lenti a contatto potrebbero esercitare, è quella di rilasciare nanoparticelle di farmaci a livello oculare. 

Lenti a contatto medicinali o collirio?

Alcuni anni fa, i ricercatori dell’Università della Florida hanno realizzato delle lenti a contatto particolarmente morbide contenenti minuscole particelle capaci di rilasciare, lentamente e sul lungo periodo, diversi tipi di medicinali. Lo studio – pubblicato su American Chemical Society – partiva dal presupposto che molti farmaci oftalmici si disperdono con le lacrime stesse e dunque, anche se la posologia indicata dallo specialista viene rispettata, parte dell’effetto terapeutico si perde. Quanto alle tipologie di farmaci potenzialmente “rilasciabili” dalle suddette lenti, in quell’occasione i ricercatori avevano avanzato la proposta di sfruttare la nuova tecnologia per somministrare antibiotici o farmaci a base di vitamina E contro il glaucoma.

Fonte: News-medical.net

Lenti a contatto a rilascio di farmaci antistaminici? Sì grazie!

Più recentemente, uno studio pubblicato su Cornea, ha dimostrato che è possibile anche somministrare farmaci antistaminici attraverso le lenti a contatto. Ci riferiamo alla molecola del ketitofene, normalmente prescritta e somministrata per il trattamento della congiuntivite allergica. I test condotti dagli studiosi hanno dimostrato i positivi effetti terapeutici derivanti dall’uso di lenti a contatto medicali a rilascio di farmaco antistaminico. Potrebbero essere presto disponibili sul mercato, insomma, delle lenti a contatto medicinali ad effetto antistaminico: l’ideale per chi soffre di congiuntivite allergica.

Lenti medicali sì, ma senza potere diottrico

Un sistema – quello del rilascio di nanoparticelle di farmaco tramite lenti a contatto – la cui potenzialità potrebbero essere davvero non sottovalutabili, e che potrebbe portare beneficio anche a pazienti affetti da diverse patologie oculari. Tuttavia, vale la pena di sottolineare che le lenti medicinali in questione non hanno anche un potere diottrico, e che non possono essere indossate assieme a quelle che normalmente si indossano per correggere le proprie carenze visive. Insomma: o l’una, o l’altra.

Fonte. Healio.com

 

Voglia di immersioni? Sì, con le giuste precauzioni per gli occhi

La vista è un bene prezioso, non ci stancheremo mai di ripeterlo. Anche quando si è in vacanza e mentre si pratica il proprio sport o hobby preferito, è sempre di fondamentale importanza prendere le giuste precauzioni per proteggere e tutelare la salute dei nostri occhi. Gli amanti degli sport acquatici e nello specifico delle immersioni, dovranno avere alcune accortezze molto importanti. Vediamo quali sono. 

I paesaggi sottomarini, uno spettacolo da osservare in tutta sicurezza

Non vi è nulla di più bello di un “paesaggio” sottomarino popolato da una fauna ed una flora vivaci e colorati. I mari del mondo, in questo senso, offrono una gamma di spettacoli davvero irresistibili, soprattutto agli amanti delle immersioni. Concetti quali compensazione e pressione sono sicuramente già noti a chi ama dedicarsi agli sport acquatici quali immersioni con bombole o apnea. Ma cosa si prova e cosa succede agli occhi quando si è sott’acqua? Quali sono i rischi per l’apparato visivo? Cosa cambia con l’aumento della profondità? Cerchiamo di rispondere a questi quesiti.

Cosa succede se apro gli occhi sott’acqua?

L’occhio umano è “progettato” per stare a contatto con l’aria. Quando siamo sott’acqua senza occhialini o maschera, ed apriamo gli occhi, l’acqua agisce come una grande lente. Forme, colori e distanze assumono contorni differenti. Mano a mano che ci si immerge in profondità, per esempio, la luminosità diminuisce, fino ad arrivare ad un solo 2% a 40 metri circa. Analogamente, anche i colori diminuiscono, fino ad arrivare a vedere tutto di un grigio-verde uniforme. Anche la percezione delle distanze cambia: se si indossa una maschera, la sua lente mostrerà al sub un mondo più grande e più ravvicinato di quanto non lo sia in realtà.

E’ meglio indossare occhialini o maschere da immersione?

Se l’immersione avviene poco al di sotto della superficie dell’acqua, saranno sufficienti degli occhialini da nuoto; se invece si intende scendere a profondità maggiori, è bene munirsi di una maschera specifica. Non dimentichiamo che la quantità di aria contenuta negli occhialini non gioca a favore della compensazione: mano a mano che si scende, l’aria presente tra l’occhialino e l’occhio si comprime e genera una condizione di sottovuoto che può portare ad un “effetto ventosa” capace di innescare un edema palpebrale, o congiuntivale, emorragie sottocongiuntivali, retiniche e nasali. Se al contrario si indossa una maschera, è possibile ovviare alla comparsa di questi inconvenienti “compensando”, ovvero soffiando con il naso.

Quali sono i rischi per l’apparato visivo?

L’apparato visivo non è progettato per stare troppo a lungo sott’acqua, tuttavia con una buona esperienza in fatto di compressione e decompressione e con il giusto equipaggiamento – occhialini o maschera, a seconda delle necessità – si può godere della bellezza dei fondali marini in tutta sicurezza. Non dimentichiamo però, che nel caso abbiate subito recentemente interventi di chirurgia oftalmica, sarà bene chiedere consiglio all’oculista e seguire le sue direttive alla lettera. Lo stesso vale per chi soffre di patologie oculari di qualunque natura.

Cosa cambia con l’aumento della pressione e della profondità?

Come già spiegato, quando ci si immerge è importante essere dotati del giusto equipaggiamento e saper compensare adeguatamente, per evitare che la pressione presente nella mascherina o maschera vada a danneggiare gli occhi. Anche in fase di emersione è importante prestare attenzione alle variazioni di pressione: anche in questo caso il meccanismo di compensazione è fondamentale per prevenire danni oculari ma anche di tipo neurologico. Uno dei danni più noti in questo senso è l’embolia, che si può manifestare con visione doppia, alterazioni dal campo visivo ed altri sintomi.

E’ vero che gli occhi chiari sono più delicati?

Chi di noi riesce a rimanere indifferente davanti alla bellezza di un bel paio di occhi chiari? Che siano verdi, azzurri o grigi, gli occhi chiari sanno sempre conquistare. Ma è vero che sono più delicati degli occhi scuri? Che vanno maggiormente soggetti ad irritazioni e che vanno difesi dalla luce? E’ un mito da sfatare oppure è c’è un fondamento scientifico? Scopriamolo insieme. 

Occhi chiari o occhi scuri? Ecco svelato il segreto degli occhi più delicati

La parte colorata del nostro occhio prende il nome di iride. Il colore degli occhi si trasmette per via genetica e dipende dalla quantità di melanina presente nell’iride. Più melanina significa più colore, e dunque avremo occhi nocciola, marroni o neri. Gli occhi aventi meno melanina invece sono quelli chiari, grigi, azzurri e verdi. Poichè la melanina rappresenta la naturale difesa dell’occhio (ma anche della pelle) dai raggi solari, va da sè che gli occhi più chiari sono più soggetti a subire i danni dei raggi solari e del riverbero della luce. Tuttavia, al contrario di quanto accade per la nostra pelle, che produce melanina e diventa mano a mano più pigmentata con la progressiva esposizione ai raggi solari, non accade lo stesso per gli occhi, che invece non mutano mai di colore a seguito dell’esposizione al sole. Insomma, nel caso dell’iride non entra in gioco alcun meccanismo di autodifesa, ecco perché per chi ha gli occhi chiari è ancora più importante indossare occhiali da sole con una schermatura dai raggi UV.

Quali precauzioni mettere in atto se si hanno gli occhi chiari?

Chi ha gli occhi chiari è bene che abbia sempre con sè un buon paio di occhiali da sole, soprattutto se frequenta il mare o la montagna, o più in generale luoghi dove il riverbero è maggiore. Anche un buon collirio, in caso di irritazioni oculari, può essere d’aiuto: in questo senso fatevi consigliare dal vostro oculista di fiducia. Se non avete modo di ricorrere ad un collirio, potete prepararvi un impacco a base di camomilla, da applicare possibilmente con una garzina sterile sugli occhi.

 

Controllare il cellulare con il solo uso degli occhi? Oggi si può

Tutto ciò che ha a che fare con la capacità visiva, con gli occhi e con la loro salute ci interessa, ci appassiona e ci incuriosisce. Ancor di più se si tratta di notizie che chiamano in causa l’uso della tecnologia, alla quale noi in CAMO siamo molto legati, sia per l’indubbio apporto che essa offre alla nostra professione, sia per la capacità di aiutarci a volgere lo sguardo verso un futuro sempre più lontano, fatto di progresso e di benessere condiviso. La notizia che qui vi riportiamo nulla ha a che fare con la medicina oftalmica, ma ci è sembrata ugualmente interessante e, a suo modo, rivoluzionaria. Vediamo di che si tratta. 

Consultare il proprio iPhone con gli occhi. Magia o realtà?

Vi sembrerà incredibile, ma uno studente americano – il suo nome è Matt Moss –  è riuscito a programmare un software che, tramite il tracciamento degli occhi, riesce a sostituirsi ai comandi digitali. Insomma, sbattendo le palpebre è possibile impartire un comando al proprio iPhone. Ma come è possibile tutto ciò? Immaginate che i vostri occhi siano collegati a due linee virtuali, che ad un certo punto naturalmente si incontrano. Immaginate anche che nel loro punto di incontro, sullo schermo del vostro iPhone, vi sia un cursore, che “ubbidisce” ai vostri occhi. Basterà un battito di ciglia ed il cursore farà click per voi. Incredibile no? Eppure è realtà. L’idea apre nuove possibilità soprattutto a chi soffre di alcuni tipi di disabilità, in particolare alle mani, ed ha gravi difficoltà nell’uso di smartphone e tablet. Insomma, tra comandi visivi e comandi vocali, presto i nostri smartphone non avranno più bisogno delle nostre mani per ubbidire ai nostri comandi, aiutandoci a fare chiamate, ricevere e mandare messaggi, trovare informazioni online e luoghi sulle mappe semplicemente aiutandoci con i cinque sensi.

Anche il sistema Apple Glass si basava sul tracciamento degli occhi

Prima che il giovane Matt proponesse al mondo la sua scoperta, il colosso di Cupertino stava già lavorando alla messa a punto di un sistema basato sul tracciamento degli occhi, chiamato Apple Glass. Anche questa tecnologia sarà perfezionata nei prossimi mesi, e forse farà la sua comparsa sul mercato tra il 2019 ed il 2020. In pratica, si tratta di un particolare occhiale dotato di telecamere ad infrarossi capace di tracciare il movimento degli occhi e di conseguenza di impartire comandi ad un display posto davanti al viso senza l’uso delle mani.

Quel che pochi anni fa poteva sembrare fantascienza sta dunque trasformandosi in realtà, una realtà che se a molti può sembrare futile, può invece rivelarsi di grande aiuto, come già accennato, per chi soffre di disabilità.

Fonte: Twitter

Cristallino sano? Mangiate tante gilgliacee

Ci è già capitato di affrontare altrove l’argomento dello stretto legame che sussiste tra salute ed alimentazione. E’ indubbio che “la salute vien mangiando”, ma vi sono forse alcuni alimenti che non ci verrebbe mai in mente di ricondurre al benessere di uno specifico organo del nostro corpo. Oggi vogliamo sottoporre alla vostra attenzione il legame esistente tra le gigliacee e la salute del cristallino. 

Cosa sono le gigliacee?

Le gigliacee o liliacee sono una famiglia di piante caratterizzate dalla presenza di bulbo o rizoma, ovvero di un ingrossamento sotterraneo. Appartengono alla famiglia delle gigliacee commestibili l’aglio, la cipolla, il porro, l’erba cipollina e l’asparago. Tra le gigliacee non commestibili troviamo invece una lunga lista di piante ornamentali, come i gilgi, i tulipani, i narcisi, le calle, i muscari e molti altri. Tornando a parlare delle gigliacee commestibili, solitamente esse sono l’ingrediente principe di tanti soffritti. Tuttavia, dopo aver letto queste righe, scoprirete che i benefici delle gigliacee sono davvero innumerevoli ed interessanti, a tal punto che vi verrà voglia di gustarle anche in altri modi.

Quali sono i benefici delle gigliacee?

In linea generale, le gigliacee hanno un notevole potere antinfiammatorio, antiossidante e antimicrobico. La loro azione benefica si apprezza sull’apparato respiratorio, sul sistema immunitario, sui tessuti e sugli annessi cutanei.

La cipolla

La cipolla offre i benefici sopra citati, e non solo. Essa aiuta a tenere bassi i livelli di glicemia, rinforza l’apparato scheletrico ed è un potente antiossidante, con grandi proprietà antitumorali. Contiene calcio, acido folico, antiocianine (la cipolla rossa), vitamina C, quercetina e molti altri “ingredienti” preziosi per la nostra salute. In breve, la cipolla è un potente digestivo, fluidifica il sangue, aiuta nei casi di cistite, tiene a bada la glicemia, i trigliceridi e il colesterolo.

L’aglio

I benefici dell’aglio sono noti sin dalla notte dei tempi. Si pensi che Ippocrate, il padre della medicina moderna, usava prescrivere l’aglio ai suoi pazienti come “cura” per molte malattie. E ne aveva ben donde. L’aglio è ricco di vitamina C, vitamina B6, zolfo, selenio, ferro, zinco, acido folico. Le sue proprietà sono antinfiammatorie, detossinanti, antibatteriche. E’ ottimo per purificare il fegato, per abbassare la pressione sanguigna, è un antibiotico ed antivirale naturale, anticoagulante.

Perchè fanno bene al cristallino?

Le proprietà di aglio e cipolla sopra citate dovrebbero bastare da sole ad indurci ad aumentarne il consumo e ad introdurli nella nostra dieta settimanale. Ma la lista dei benefici di queste strepitose gigliacee non finisce qui, perché esse rappresentano anche un eccellente toccasana per la salute dei nostri occhi. E’ lo zolfo in esse contenuto il principale alleato per la salute della nostra vista, e nello specifico del cristallino. Questo prezioso elemento chimico aiuta il cristallino a mantenersi sano conferendogli più forza e resistenza. Insomma, se volete evitare il più possibile o ritardare l’insorgenza della cataratta, vi consigliamo di introdurre più gigliacee nella vostra dieta.

Qualche ricetta a base di gigliacee per il benessere del vostro cristallino

Per concludere, non ci resta che suggerirvi qualche ricetta davvero golosa ed irresistibile per introdurre più agliacee nella vostra dieta.

Aglio

  • Salsa Tzaziki (è una salsa di origine greca, deliziosa su crostini, a base di aglio ma molto fresca, per via della presenza dei cetrioli)
  • Pici all’aglione (è un primo piatto tipico della regione Toscana: si tratta di uno spaghettone condito con un sugo di aglio e pomodoro)
  • Spaghetti aglio, olio e peperoncino: un classico della mezzanotte, da rivalutare anche a pranzo.

Cipolla

  • Focaccia alle cipolle (una focaccia molto soffice farcita con cipolle o porri precedentemente stufati)
  • Onion rings: deliziosi anelli di cipolla panati e fritti
  • Confettura di cipolle agrodolce: perfetta con i formaggi stagionati

 

Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Prevedere chi soffrirà di perdita di memoria studiandone gli occhi? Forse sì

Un recente studio condotto da Jennifer Deal – medico ricercatore della J.Hopkins University di Baltimora (Maryland) – e pubblicato su Neurology nel febbraio del 2018, ha mostrato come i soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave intorno ai 60 anni siano più predisposti a sviluppare problemi neurologici e di perdita di memoria intorno agli 80 anni, se paragonati ai loro coetanei aventi un apparato visivo perfettamente sano. 

Lo studio ha coinvolto 12.317 persone, le quali sono stati sottoposte ad una serie di test di memoria ed esercizi di apprendimento in tre momenti differenti: all’inizio della ricerca, dopo sei anni, e dopo 20 anni. Di queste oltre 12 mila persone, a soli 3 anni dall’inizio della ricerca, 11.692 non mostravano segni di retinopatia, 365 mostravano segni di moderata retinopatia e 256 avevano invece una grave retinopatia.

L’esito della ricerca

I soggetti aventi una retinopatia da moderata a grave hanno ottenuto un punteggio minore ai test di apprendimento e memoria ai quali sono stati sottoposti dopo 20 anni, rispetto ai loro coetanei aventi un apparato visivo sano. 

Osservare l’occhio per osservare il cervello

Lo studio, pubblicato in Neurology il 28 febbraio 2018, ha dimostrato dunque che una retinopatia moderata o grave intorno ai 60 anni predispone allo sviluppo di problemi di memoria intorno agli 80 anni. Alla base dello studio vi è l’idea che il declino cognitivo sia causato dai piccoli vasi sanguigni presenti nel cervello, che però sono impossibili da fotografare e monitorare. Perchè allora non osservare i vasi sanguigni presenti nell’occhio?

Insomma, l’integrità della retina sarebbe l’unità di misura dell’integrità dei vasi sanguigni del cervello, e ci consentirebbe di stimare lo stato di salute di un organo che non sempre è facile esaminare, permettendoci altresì di valutare il declino cognitivo di ciascun soggetto.

Limiti della ricerca

La ricerca della quale vi abbiamo parlato oggi, nonostante sia davvero interessante ed innovativa, non è esaustiva e sicuramente apre la strada ad un’ulteriore serie di studi sulla connessione tra lo stato di salute dell’occhio e quello del cervello e sull’uso dell’occhio come “indicatore” della situazione cognitiva degli individui. Inoltre, Jennifer Deal ha sottolineato come un potenziale limite della ricerca abbia sede nel fatto che, per ciascun individuo, è stato preso in esame un solo occhio.

Fonte: www.aan.com

Maculopatia e fluttuazioni ormonali: quale connessione?

Uno studio dal titolo “Effect of sex steroid hormone fluctuations in the pathophysiology of male- retinal pigment epithelial cells,” condotto dai ricercatori dello Sbarro Institute di Philadelphia e pubblicato sul Journal of Cellular Physiology mostra come le oscillazioni degli ormoni sessuali abbiano un’influenza sulla retina e siano in grado di predisporre allo sviluppo di alcune patologie della stessa, in primis della maculopatia.

Ecco la teoria proposta dallo studio

Le fluttuazioni ormonali che avvengono durante l’invecchiamento dell’apparato riproduttivo insomma potrebbero essere in grado di condizionare anche l’invecchiamento della retina, e con esso le patologie ad essa connessa. Dati clinici alla mano, gli autori dello studio ne sono fermamente convinti. Lo studio – condotto dallo Sbarro Institute di Philadelphia diretto dal professor Antonio Giordano, già ordinario di Anatomia e Istologia Patologica presso l’Università di Siena ha l’obiettivo di cercare di capire se il genere maschile sia più o meno predisposto a sviluppare alcune patologie della retina, nello specifico la degenerazione maculare senile.

Dubbi sulla patogenesi della degenerazione maculare senile

La degenerazione maculare senile è una patologia ampiamente osservata, studiata ed approfondita dalla medicina e dalla ricerca. Tuttavia, la sua patogenesi non trova ancora spiegazione precisa. La degenerazione maculare senile è stata spesso associata all’ipertensione, all’ipercolesterolemia, all’obesità, all’invecchiamento, alla familiarità, all’arteriosclerosi, con risultati sempre incerti, molto probabilmente perchè causata da un incrocio di fattori.

Leggi anche: intervista al Dottor Cereda, esperto di maculopatia e patologie della retina

Lo studio del professor Giordano

Al fine di mimare gli effetti delle oscillazioni di estradiolo e progesterone tipici dell’invecchiamento, il dott. Giordano ha “bombardato” le  cellule dell’epitelio pigmentato retinico ad un’esposizione di questi ormoni “prolungata e cronica”. I risultati hanno mostrato come l’esposizione all’estradiolo porti alla morte ed alla necrosi delle cellule in questione.

Conclusioni

Nonostante i risultati dello studio, ad oggi l’influenza degli ormoni sessuali sul benessere dell’occhio non è ancora ben chiara, così come non è possibile affermare con totale certezza che vi sia una differenza di genere nello sviluppo delle patologie della retina ed in particolare della degenerazione maculare senile. E’ anche vero, che i fenomeni che sono alla base delle differenze di genere ed i meccanismi legati all’invecchiamento peculiari dei due sessi non andrebbero comunque ignorati in ogni caso. 

Quando la ricerca si occupa della popolazione

E’ sempre interessante approfondire e leggere – anche solo per curiosità – gli ultimi studi relativamente ai temi più attuali in fatto di salute. L’invecchiamento della popolazione – conseguenza diretta dell’incremento del benessere generale e dei progressi della tecnologia e della farmacologia – sta portando sempre più alla ribalta patologie direttamente connesse con l’avanzare dell’età come, nel nostro caso, la degenerazione maculare senile e la cataratta. Non a caso, oltre agli studi emergenti come quello sopra citato, anche a livello istituzionale si sta facendo molto per tutelare ed aiutare gli individui più avanti con gli anni, attraverso una serie di iniziative volte, in primis, alla prevenzione. Per fare un esempio su tutti, è in corso la Prima Campagna Nazionale per la Prevenzione e Diagnosi della Maculopatia, una grande occasione di prevenzione per gli over 50 di tutta Italia. Verifica subito la disponibilità nella tua città, e prenota oggi stesso il tuo screening gratuito.